Paradigma - Appunti di lezione 30 PDF

Title Paradigma - Appunti di lezione 30
Author Natalia Fulvio
Course Scienze dell'educazione e della formazione
Institution Università degli Studi di Perugia
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Summary

parla un po' in generale della nostra società nei nostri tempi che è un po' brutta perché c'è il razzismo, l'etnia, poi c'è la devianza, i gruppi sociali, il suicidio, lo status e il ruolo, la stratificazione sociale e la mobilità sociale, poi ho parlato un po' l'origine della sociologia...


Description

CHE COS’E’ UN PARADIGMA? La parola paradigma (dal greco paràdeigma) è stata utilizzata da Platone nell’accezione di “modello” e da Aristotele nell’accezione di “esempio”. Nel linguaggio comune ancora oggi significa modello fondamentale ed esemplare (pensiamo al paradigma di coniugazione dei verbi). Nelle scienze e in sociologia assume un diverso significato: è un orizzonte teorico di riferimento, che accomuna una scuola o corrente di pensiero. Il paradigma è una prospettiva teorica che orienta una scienza, una prospettiva condivisa e riconosciuta da una comunità di scienziati di una determinata disciplina. Detto altrimenti, è il punto di vista (teorico) da cui osserviamo e conosciamo la realtà, un punto di vista che forgia ciò che vediamo e il modo in cui lo comprendiamo. Pensate di osservare un quadro ad occhio nudo, e poi con un visore con lenti di ingrandimento, oppure di osservare un panorama da una finestra al primo piano, e poi da una finestra al sesto piano, la stessa realtà cambiando prospettiva apparirà diversa. Lo stesso avviene a livello teorico cambiando paradigma scientifico. Il paradigma a cui si aderisce indirizza la teoria e la ricerca riguardo: alla scelta dei fenomeni rilevanti da studiare; alla formulazione delle ipotesi; ai metodi e alle tecniche di ricerca empirica necessari. Senza un paradigma una scienza non ha orientamenti né criteri di scelta, perché tutti i criteri, i problemi e le tecniche diventano ugualmente rilevanti. Il paradigma è una guida che fornisce agli scienziati una prospettiva con cui guardare alla realtà. Con il paradigma lo scienziato acquisisce contemporaneamente un orizzonte teorico, metodi e criteri. Esso è qualcosa di più ampio di una teoria, è una visione del mondo, una finestra mentale, una griglia di lettura che precede l’elaborazione delle specifiche teorie. Attenzione a non confondere paradigma e teoria. Sono in rapporto tra loro, ma sono concetti differenziati. Il paradigma sta a monte delle teorie, è una prospettiva di sfondo, con portata generale, entro la quale le teorie vengono elaborate. Esempi: la teoria dei moti orbitali ellittici dei pianeti si colloca all’interno del paradigma copernicano; la teoria del suicidio di Durkheim si colloca all’interno del paradigma della struttura 1 ; la teoria della lotta di classe di Marx si colloca all’interno del paradigma del conflitto. Mentre le teorie cercano spiegazioni, i paradigmi forniscono modi di cercare. I paradigmi in sé non spiegano nulla, ma danno le cornici logiche entro cui creare le teorie. I paradigmi e le teorie si intrecciano nella ricerca dei significati della vita sociale. La nozione di “paradigma scientifico” è stata proposta da Thomas Kuhn, fisico, storico e filosofo della scienza statunitense, che nel 1962 scrisse un saggio in proposito, dal titolo La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Kuhn si interroga su come procedano le scienze nella storia e nota che vi sono fasi in cui c’è consenso tra la comunità di scienziati di una determinata disciplina rispetto al paradigma da seguire, cioè c’è accordo su quali debbano essere gli assunti di base di

natura epistemologica, teorica e metodologica che guidano la disciplina stessa (fasi di scienza “normale”), e vi sono fasi in cui, sotto la spinta di crescenti dati “anomali” legati ad esempio a nuove possibilità di rilevazione tecnologica, un paradigma entra in crisi e comincia la ricerca di nuove prospettive teoriche (fasi di “rivoluzione scientifica”) fino a che nuovo paradigma riesce ad affermarsi stabilmente. Questo passaggio da un paradigma all’altro attraverso una “rivoluzione scientifica” è tipico delle scienze fisico-naturali. Un esempio eclatante e molto noto è, nelle scienze astronomiche, il passaggio dal paradigma tolemaico che partiva dall’assunto di base che la Terra fosse al centro dell’universo, al paradigma copernicano, che considera invece il Sole come elemento centrale di un sistema di pianeti tra cui la Terra che orbitano attorno ad esso. Nella storia della sociologia non notiamo passaggi definitivi da un paradigma a un altro, poiché non è possibile individuare un paradigma predominante che sia, cioè, condiviso da tutti i sociologi. È però possibile individuare, da un punto di vista storico, alcuni paradigmi fondamentali che hanno indirizzato la ricerca sociale (es. paradigma del conflitto; paradigma dell’azione; paradigma della struttura; paradigma di genere2 , ecc.). In alcuni periodi, un paradigma può aver avuto più successo di altri, ma nessuno è stato definitivamente abbandonato. La sociologia è pertanto una disciplina multi-paradigmatica, più paradigmi sono presenti all’interno di questa disciplina, a seconda della corrente o scuola sociologica a cui si aderisce. Un’ultima precisazione: per definire un paradigma, si associa ad esso un sostantivo qualificante (tipo conflitto o integrazione o struttura), cioè si fa riferimento a dei concetti-chiave, dei concetti che si considerano strategici per la comprensione della realtà sociale. Possiamo quindi aggiungere, rispetto a quanto detto finora, che un paradigma agisce attraverso la promozione/ selezione dei concetti dominanti per la lettura e comprensione della società, che escludono o subordinano i concetti che sono loro antinomici. In questa accezione, possiamo individuare paradigmi che agiscono non solo nelle scienze, ma in generale nei modelli di pensiero di una certa civiltà o cultura, che promuovono i concetti dominanti dell’intellegibilità del mondo (non solo della comprensione della realtà sociale), attraverso i quali comprendere la realtà in generale e compiere prioritariamente alcune operazioni logiche a discapito di altre. Di questi paradigmi spesso non siamo consapevoli, perché agiscono sotterraneamente, li assorbiamo attraverso la socializzazione e l’educazione quasi senza accorgercene. Ad esempio, quello che Edgar Morin3 ha definito “il grande paradigma d’Occidente”, cioè il paradigma della razionalità, formulato da Cartesio e affermatosi nella storia europea a partire dal XVII secolo, dà il primato alla ragione (come razionalità astratta e universale)4 rispetto alle altre potenzialità dell’umano, quali la sensibilità, le emozioni, le passioni, l’intuizione (aspetti pertinenti alla sfera non-razionale); e dà il

primato alla disgiunzione che diventa l’operazione logica sovrana, rispetto alla congiunzione. Il paradigma cartesiano disgiunge in primo luogo il soggetto e l’oggetto, la res cogitans e la res extensa, e a seguire l’intera realtà viene letta attraverso disgiunzioni, dicotomie polari: spirito/materia; anima/corpo; natura/cultura; quantità/qualità; libertà/determinismo; ragione/sentimento e così via. Questo approccio ha influenzato notevolmente il pensiero e la cultura occidentale e per secoli è stato l’approccio prevalente. In sintesi, esistono paradigmi nelle scienze, sia le scienze fisico-naturali, sia le scienze umane e sociali, ed esistono paradigmi come prospettive e modelli di pensiero prevalenti in una determinata cultura. Ciò significa che tutti noi, un qualche modo, anche se non siamo scienziati/studiosi di una determinata disciplina, abbiamo a che fare con i paradigmi, consapevolmente o meno....


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