Lez 10 - Appunti di lezione lezione 10 PDF

Title Lez 10 - Appunti di lezione lezione 10
Course Linguistica italiana
Institution Università della Calabria
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Summary

L’unità di studio della sintassi è il sintagma: inteso come gruppo di parole che svolge la stessa funzione. Il sintagma si colloca a livello intermedio tra le singole parole e le frasi....


Description

Il termine sintassi deriva dal greco antico, significa “organizzazione, associazione” e infatti la sintassi studia proprio il modo in cui le parole si combinano per formare delle frasi. L’unità di studio della sintassi è il sintagma: inteso come gruppo di parole che svolge la stessa funzione. Il sintagma si colloca a livello intermedio tra le singole parole e le frasi. Maria è uscita= possiamo già distinguere due sintagmi. Maria rappresenta quello che viene definito il sintagma nominale; è uscita invece lo chiameremo sintagma verbale. Abbiamo detto che il sintagma sono gruppi di parole, una o più parole che svolgono la stessa funzione in questo caso il sistema nominale è costituito soltanto dalla parola Maria ma avrebbe dovuto anche essere costituito da + parole. Altro esempio: il papà di Maria mangia la pizza con calma= in questa frase possiamo individuare il sintagma nominale rappresentato da : il papà di Maria e da un sintagma verbale: mangia la pizza. A differenza dell’esempio precedente il cui sintagma era rappresentato da una sola parola nel secondo esempio abbiamo gruppi di parole che svolgono la stessa funzione. Inoltre i sintagmi non solo sono costituiti da parole che svolgono la stessa funzione ma rappresentano anche una unità sintattica coesa perché per esempio se noi proviamo a modificare l'ordine di questi elementi del sintagma nominale “il papà di Maria” se proviamo a spostare le parole all'interno dello stesso sintagma otterremo delle frasi che non sono ben formate. In questo senso non possiamo modificare l'ordine interno del sintagma ma possiamo entro certi limiti spostare tutto il sintagma all'interno di una frase, ad esempio possiamo spostare il sintagma verbale prima del sintagma nominale: mangia la pizza con calma, il papà di Maria in questo caso però vediamo come il sintagma nominale si sia comportato proprio come un'unità compatta xk quando lo abbiamo spostato abbiamo spostato queste parole tutte insieme quindi in questo senso possiamo dire che i sintagmi rappresentano una unità sintattica coesa. All'interno con sintagma e possiamo individuare una struttura di tipo gerarchico prendiamo come esempio il sintagma verbale “mangia la pizza con calma” all'interno di questo sintagma possiamo individuale una parola fondamentale naturalmente rappresentata dal verbo mangia quindi dal punto di vista gerarchico mangia rappresenta la testa del sintagma, la pizza che rappresenta il sintagma nominale e con calma invece rappresenta il sintagma preposizionale. Il sintagma nominale in questa frase “il papà di Maria”: la testa del sintagma cioè la parola fondamentale sarà il papà; di Maria viene definito un modificatore del nome. Possiamo quindi rappresentare la nostra frase attraverso una struttura ad albero in cui abbiamo “il papà” che rappresenta il sintagma nominale, di Maria il sintagma preposizionale, poi abbiamo il sintagma verbale costituito dal verbo mangia, dal sintagma nominale con funzione di complemento oggetto, la pizza, e dal sintagma preposizionale con calma. Quindi all’interno la frase è rappresentata da un sintagma nominale a sua volta scomponibile in: sintagma nominale e sintagma preposizionale e il sintagma verbale a sua volta scomponibile in sintagma nominale del complemento oggetto e il sintagma preposizionale. Esistono anche i sintagmi aggettivali e i sintagmi avverbiali per esempio ho mangiato la pizza molto velocemente, molto velocemente rappresenta il sintagma avverbiale. Finora abbiamo parlato di frase senza però darne una definizione precisa Diciamo che è difficile definire il concetto di frase ed esistono diverse definizioni che variano in base alla prospettiva che assumiamo, ad esempio secondo la grammatica tradizionale una frase è una sequenza autonoma di parole di senso compiuto circoscritta da due pause; secondo la prospettiva della linguistica novecentesca la frase è l'ambito, il contesto in cui si realizzano relazione di accordo e di reggenza. Vediamo che cosa si intende per accordo e reggenza: “il cappello rosso è scomparso” nel sintagma nominale “il cappello rosso” possiamo individuare un accordo all'interno dello stesso sintagma in quanto “cappello” è un nome

maschile singolare, “ rosso” che un suo attributo è maschile singolare. In questo senso si realizza un accordo tra nome e attributo, la stessa cosa Infatti succede se noi volgiamo al plurale i capelli rossi il nome cappelli plurale comporterà anche l'accordo dell'attributo che sarà anche questo plurale. In questo senso L'accordo è una proprietà che consente un elemento della frase di trasferire i propri tratti morfologici ad altri elementi. Quindi il nome cappello Ha trasferito al suo attributo rosso i propri tratti morfologici quindi maschile singolare. Inoltre se osserviamo anche il sintagma verbale vedremo come il soggetto Controlla la persona del predicato. Nel senso che se il soggetto è singolare anche la persona del predicato sarà al singolare, la stessa cosa per il plurale: “i cappelli rossi sono scomparsi” automaticamente la persona del predicato quindi è al plurale poiché il soggetto è al plurale. La reggenza invece x esempio il verbo leggere solitamente è seguito da un oggetto diretto quindi ad esempio leggo un libro= oggetto diretto è senza preposizione; al contrario il verbo pensare regge un oggetto indiretto quindi con preposizione ad esempio penso a te e in questo caso quindi il verbo leggere ha selezionato la funzione sintattica dell'elemento che controlla. Quindi il verbo leggere è seguito da un oggetto diretto senza preposizione, il verbo pensare invece è seguito da una preposizione quindi pensare a. Dobbiamo fare una distinzione tra enunciato e frase: la frase secondo la linguistica novecentesca è il contesto in cui si realizzano l'accordo e la reggenza e più In generale una frase secondo quest'ottica consiste nel riferire un'informazione espressa da un predicato, da un verbo. L’enunciato invece è l'unità minima del testo nell'ambito degli studi di pragmatica. Un enunciato è visto come un atto comunicativo del parlante Ad esempio se dico “hai” questa interazione può rappresentare da sola un annunciato in quanto è associata ad uno scopo comunicativo ad esempio segnalare dolore. Quindi non vi è la presenza necessaria di un predicato per definire un enunciato ma sufficiente anche la sola interazione hai. Frase semplice: per chiarire la differenza tra frase semplice e frase complessa= una frase semplice “Andrea guardo un film” quanti predicati possiamo individuare all'interno di questa frase: uno ovvero guarda; se prendiamo un altro esempio “Andrea guarda un film e mangia la pizza mentre Alberto legge un libro” in questo caso possiamo individuare più predicati e quindi più proposizioni che non sono autonomi dal punto di vista sintattico quindi in generale una frase complessa è costituita da più proposizioni che però non sono autonome dal punto di vista sintattico. Per comprendere la frase semplice introduciamo un nuovo modello grammaticale: in genere siamo abituati a pensare alla grammatica e all'insegnamento della grammatica in particolare in termini di analisi logica e grammaticale, tuttavia esistono anche altri modelli che si allontanano da questo tipo di analisi e propongono una nuova visione, un nuovo modo di concepire la frase. Uno di questi modelli è il modello valenziale che vede nel verbo il centro sintattico della frase questo modello nasce grazie a un linguista Tesnier verso la fine degli anni 50 e uno degli elementi che di Maggiore novità di questo modello è rappresentato dall'idea della centralità del verbo nella costruzione della frase. L’ idea di questa centralità viene espressa attraverso la metafora della Valenza, termine preso dal linguaggio della chimica, e la valenza è definita come la capacità di un verbo di entrare in combinazione con un certo numero e un certo tipo di elementi linguistici, tipicamente dei nomi, e di legarli a sé per formare una frase. Allo stesso modo per cui la valenza di un elemento chimico è definita come la capacità di quell'elemento di combinarsi un numero prefissato di atomi di altri elementi per formare una molecola. Tesnier parla del verbo come una sorta di atomo dotato di Uncini che può esercitare la sua attrazione su un numero più o meno levato di attanti cioè gli attori a seconda del numero di legami cioè la valenza di cui dispone. Vediamo in che senso il verbo è centrare e in che senso lega a sè un numero prefissato di elementi: quindi rispetto alla grammatica tradizionale, il modello valenziale vede nel verbo

l’elemento centrale nella costruzione della frase; la grammatica tradizionale invece aveva posto maggior rilievo sul soggetto. Quanti e quali elementi sono necessari al verbo correre per avere significato per costruire una frase che abbia un significato?= possiamo sicuramente dire che il verbo correre ha bisogno di un elemento, di un elemento che ha funzione di soggetto. Quindi possiamo dire che si tratta di un verbo che ha bisogno di una valenza cioè di un elemento per completarsi. Altro esempio la frase “Piove” qui non abbiamo bisogno né di un elemento che svolga la funzione soggetto, né di uno che svolga la funzione di oggetto xk in questo caso il verbo piovere non ha delle valenze, non ha degli elementi che possono legarsi ad esso. Altro esempio “Marco insegue” questa frase risulta incompleta perché il verbo inseguire ha bisogno di un elemento che è rappresentato da un soggetto e da un altro elemento che è rappresentato dall'oggetto: insegue chi o che cosa. Quindi questa frase se noi consideriamo il verbo come elemento centrale non è completa in quanto il verbo inseguire non ha stabilito quei legami necessari per la costruzione della frase. Invece se diciamo Marco insegue Carlo abbiamo 2 elementi legati al verbo. Quindi il verbo in base all'evento che descrive coinvolge un certo numero di partecipanti, qsti partecipanti vengono definiti argomenti del verbo abbiamo visto l'argomento soggetto e l'argomento oggetto questi legami mi prendono il nome di Valenza. Il verbo piovere è un verbo atmosferico ed è zerovalente cioè è del tutto autosufficiente non ha bisogno di nessuno argomento quindi non abbiamo bisogno né di un argomento oggetto né di un argomento soggetto per questo lo definiremo zerovalente; il verbo correre è un verbo monovalente Cioè ha bisogno di un solo argomento: l’argomento soggetto; il verbo inseguire ha bisogno di due argomenti argomento soggetto e l'argomento oggetto e per questa ragione finiremo bivalente. Inoltre un verbo in base all'evento descrive crea legami differenti con gli altri elementi della frase Quindi ad esempio il verbo leggere nella frase” Carla legge un libro” noi possiamo utilizzare il verbo leggere anche senza un oggetto Quindi un senso assoluto Oppure possiamo aggiungere un oggetto, un argomento oggetto e quindi in questo caso il verbo sarà bivalente in quanto creerà un legame con l'argomento soggetto e l'argomento oggetto altrimenti lo definiremo monovalente cioè quando viene utilizzato in senso assoluto senza l'oggetto e diremo semplicemente Carla legge. Altro esempio “Mario ha regalato un fascio di rose a Lucia” qui possiamo individuare oltre al verbo quanti elementi sono legati al verbo, possiamo individuare l'argomento soggetto Mario, l'argomento oggetto un fascio di rose e poi un altro elemento a Lucia argomento oggetto indiretto in quanto è presente una preposizione a. Il verbo regalare ha quindi bisogno di tre argomenti: un soggetto, un oggetto diretto e un oggetto indiretto e di conseguenza lo possiamo definire un verbo trivalente Cioè ha bisogno di tre argomenti. Ci sono verbi che possono attirare a sé anche un numero maggiore di argomenti ad esempio il verbo tradurre nella frase “Lucia ha tradotto il testo dall'inglese all'italiano” vediamo che il verbo tradotto è legato all'argomento soggetto Lucia, il testo argomento oggetto e poi abbiamo altri due argomenti oggetto indiretti : dall'inglese all'italiano. In questo caso possiamo individuare in totale 4 argomenti questa ragione definiremmo da tradurre tetravalente in quanto ha bisogno di 4: un argomento soggetto, un oggetto diretto e due argomenti indiretti. All'interno di una frase dobbiamo individuare anche il nucleo che è costituito dal verbo e dai suoi argomenti che sono quindi elementi necessari. Ad esempio nella frase “piove” il nucleo è rappresentato dal verbo, nella frase “Marco corre” rappresentato dall’argomento soggetto e dal verbo, nella frase “Lucia insegue Marco” il nucleo sarà rappresentato dall’argomento soggetto e dall’oggetto diretto; nel verbo tradurre il nucleo è rappresentato il verbo e dagli altri elementi o dagli altri argomenti ad esso legati quindi l'argomento

soggetto, l'argomento oggetto e i due argomenti oggetto indiretto. Nella frase oltre al nucleo possiamo individuare anche degli elementi extranucleari che arricchiscono le informazioni presenti nel nucleo: ad esempio posso dire “Andrea prepara la pizza” =questo è il nucleo della frase invece volentieri, sabato sera in cucina, insieme alla mamma Tutti questi elementi sono extra nucleari in quanto non sono collegati direttamente al nucleo Ma arricchiscono le informazioni presenti nel nucleo. Esempio: con passo svelto, la bambina stava percorrendo il buonumore il corridoio: la frase nucleare è la bambina stava percorrendo il corridoio. Il gatto dorme in cucina da due ore: la frase nucleare è il gatto dorme. Nella frase ieri Maria ha prestato un libro a Giorgio: possiamo individuare Maria ha prestato un libro a Giorgio. Come abbiamo visto negli esempi precedenti in italiano la struttura, l'ordine degli elementi all'interno di una frase segue in genere un ordine ben preciso ovvero prima abbiamo il soggetto esempio Maria, poi il verbo mangia, una mela l'oggetto. In questo caso avremo un ordine che viene definito soggetto verbo oggetto, in generale questo ordine viene definito non marcato cioè quello che utilizziamo con più frequenza. Tuttavia dobbiamo aggiungere che nel parlato questo ordine è spesso alterato per esempio possiamo dire una mela mangia Maria quindi possiamo alterare l'ordine dei costituenti. I costituenti frasali ovvero- soggetto- verbo e complementi. Abbiamo detto prima che italiano Il soggetto determina l'accordo con il verbo, se il soggetto è singolare la persona del predicato sarà al singolare. Distinguiamo però diversi tipi di soggetto: ad esempio nella frase “Andrea mangia” Andrea è l’agente Cioè colui che compie l'azione e ne è responsabile. Nella frase “Andrea Sogna” Andrea è definito come l'attore cioè l'entità che realizza l'azione ma non la controlla. Nella frase “Andrea è stato svegliato” in questo caso Andrea è definito il paziente cioè l'entità che subisce gli effetti dell'azione, e infine nella frase “Andrea soffre di insonnia” Andrea è definito come soggetto esperiente cioè l'entità che sperimenta un certo stato d'animo. Individuare il soggetto in queste frasi: “emozionante è l'unica definizione per quel film” ; “prudentemente è il solo modo per gestire la situazione”: nella prima frase emozionante rappresenta il soggetto della frase Quindi possiamo avere anche un aggettivo emozionante che funge da soggetto nella frase; allo stesso modo prudentemente è un avverbio quindi in questo caso il soggetto è costituito dall’avverbio. Prima abbiamo detto che il soggetto determina la persona del predicato però soprattutto nell’italiano parlato possono verificarsi fenomeni cioè informazione di frasi in cui il verbo non concorda sintatticamente con il soggetto quindi non vi è una concordanza di tipo sintattico ma un tipo di concordanza che viene definita a senso quindi per esempio “hanno partecipato al sondaggio una decina di studenti” il verbo, la persona del predicato è al plurale nonostante il soggetto sia al singolare, una decina. Nello scritto bisogna rispettare una concordanza sintattica. Tuttavia da un lato abbiamo la grammatica tradizionale che si pone le costituenti frasali ovvero soggetto, verbo e complementi. I complementi sono definiti dalla grammatica tradizionale come costituenti che completano la frase, ma uno dei dati negativi di questa classificazione dei complementi è sicuramente la troppe distinzioni, si tratta di una classificazione molto corposa e molto spesso i criteri di classificazione non sono chiari; dall'altro lato abbiamo la grammatica valenziale che invece offre un modo nuovo, diverso di concepire l’organizzazione della frase a partire dal verbo al quale si legano argomenti ed elementi circostanziali quindi non abbiamo dei complementi ma argomenti ed elementi circostanziali del verbo: ad esempio prendiamo la frase “Io abito a Roma” Secondo la grammatica tradizionale a

Roma rappresenta un complemento di luogo quindi un elemento che completa la frase; nella grammatica valenziale Invece questo complemento di luogo rappresenta un argomento necessario al verbo abitare per essere saturato in quanto non possiamo dire Sinceramente io abito in quanto questo complemento di luogo è necessario al verbo per avere significato, di conseguenza vediamo come una prospettiva della grammatica valenziale ci aiuti meglio a chiarire l'idea della centralità del verbo a partire da esempi concreti. I tipi di frase semplice: possiamo distinguere le frasi dichiarative, interrogative, esclamative, imperative, ottative. Esempio le frasi: “piove”, “fosse Piove”, “non piove” sono frasi dichiarative cioè esprimono un grado di verità rispetto a quanto detto nell’enunciato; una frase dichiarativa può essere sia affermativa: piove, sia negativa: non piove oppure può essere dubbio incertezza attraverso l'uso di forse; le frasi interrogative si dividono in interrogative sincere che a loro volta comprendono le domande totali Sì/ no Per esempio alla domanda hai finito di studiare? E richiedono una risposta affermativa o negativa; domande con alternativa quindi interrogative disgiuntive ad esempio “Preferisci il vino o la birra?”; domande parziali che sono introdotte da elementi come: Cosa, dove quando, e poi abbiamo le interrogative orientate che sono le domande retoriche: “ pensi che io sia uno stupido?” risposta attesa naturalmente e no. Le frasi imperative invece esprimono una richiesta di azione, sia un ordine, un'istruzione, un permesso quindi possiamo dire che l'emittente è dominante Rispetto al ricevente. Quindi un esempio di frasi imperative sono x esempio: “Apri la porta” “finiscila” “Dimmi la verità”. Abbiamo poi le frasi esclamative che si dividono in totali e parziali. Le esclamative totali non presentano elementi esclamativi , per esempio possiamo dire “È stata una sorpresa grandissima” non vi sono elementi esclamativi ma utilizziamo un'informazione esclamativa; poi abbiamo le esclamative parziali che sono invece introdotto da un elemento per esempio che” che bella sorpresa”. Le frasi ottative ad esempio;” magari superarsi l'esame” “Magari avessi superato l'esame” le frasi ottative o desiderative esprimono desiderio, auspicio e speranze e solitamente sono rette dal congiuntivo imperfetto o del congiuntivo trapassato....


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