6 EPICA CLASSICA PDF

Title 6 EPICA CLASSICA
Course Scienza politica
Institution Foundation Università di Mantova
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EPICA CLASSICAA...


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ILIADE – CANTO VI Prima parte – Glauco e Diomede Continuano gli scontri tra Troiani e Achei. Al momento, sembra che i Troiani abbiano la peggio e stiano fuggendo mentre gli Achei siano in vantaggio. Non sembra che l'aiuto promesso da Zeus sia sopraggiunto. Gli Achei stanno vincendo. Uno dei tanti figli di Priamo ed Ecuba, Eleno, si rivolge ad Ettore, eroe per eccellenza, e ad Enea (che ha un ruolo secondario nell’Iliade ma sarà protagonista dell'Eneide). Enea sta combattendo al fianco di Ettore contro gli Achei. Eleno è un sacerdote, un indovino. Come prima richiesta si rivolge a loro per esortarli a fermare con il loro valore e la loro capacità di parlare la fuga dei Troiani, altrimenti le cose finiranno male per la città di Troia. Come seconda richiede di recarsi in città per invitare le Troiane e, in primo luogo, la loro madre Ecuba, a rivolgere preghiere alla dea Atena (che è contro i Troiani, ma loro non lo sanno). Ettore, che è il grande eroe di Troia e incute timore agli Achei quando lo vedono, torna in battaglia e riesce a fermare la fuga dei Troiani: il combattimento diventa così più equilibrato. A questo punto, il canto si focalizza su un duello. Le azioni di massa avvengono tramite duelli generalmente tra personaggi di un certo livello sociale, aristocratici. Il duello è tra Glauco e Diomede. Glauco non è Troiano, ma alleato dei Troiani, mentre Diomede è greco.Il II libro si conclude presentando i combattenti dello schieramento greco e di quello Troiano con elenchi e cataloghi, espediente poi imitato anche in altri poemi. Anche Virgilio, quando Enea sarà giunto in Italia, farà l'elenco dei combattenti contro i Troiani di Enea.Nel colloquio antecedente il duello Diomede non conosce Glauco, e volendo sapere con chi ha a che fare,chiede a Glauco di presentarsi. Glauco narra chi è partendo da lontano, dagli antenati, e per parecchi versi fa tutta la storia della sua famiglia, fino a giungere a sé stesso. Giungono alla conclusione che gli antenati di Glauco erano stati ospiti degli antenati di Diomede, e per questo senso dell'ospitalità (anche se non erano stati direttamente loro ospiti l'uno dell'altro) si rifiutano di combattere l'uno contro l'altro, e si scambiano anche dei doni, tra cui armi, animali e così via.Vi sono esempi più significativi nell'Odissea, quando Odisseo sarà ospite di diversi personaggi che lo accoglieranno, con l'unica eccezione del ciclope Polifemo. Lì Odisseo si richiamerà alle leggi dell'ospitalità, ma Polifemo non vi si atterrà. Mangia le carni degli uomini di Odisseo, e mangerebbe anche lui se non fosse stato per una sua astuzia.Nomi caratteristiciOltre alle formule, un altro espediente linguistico è la similitudine, cioè un paragone (fatto spesso anche in Dante nella Divina Commedia). Vi è la similitudine tra gli uomini e le foglie degli alberi. È il primo esempio nella letteratura occidentale, poi tornerà tantissime volte. Vi sarà nell'Eneide, nella Divina Commedia e in chissà quanti altri testi.Gli uomini sono come le foglie verdi sugli alberi: mentre queste ingialliscono e cadono, così fanno le generazioni degli uomini, che cominciano con la gioventù, si irrobustiscono, invecchiano indebolendosi epoi muoiono, sostituiti da altre generazioni. Seconda parte – Ettore e AndromacaEttore ed Enea fermano la fuga dei Troiani, che stanno resistendo, ed Ettore fugge dentro le mura della città di Troia per parlare con la regina, sua madre, Ecuba. Parla con Ecuba per pregare la dea Atena, per far sì che sia favorevole ai Troiani. Sono le donne a doversi recare nel suo tempio a pregarla, perché gli uomini stanno combattendo, e devono anche portarle un dono: il peplo, una veste femminile lunga ricamata. Il poeta ci fa però sapere che la dea Atena non accetta quelle preghiere, perché era ostile ai Troiani dal momento in cui Paride non aveva scelto lei come dea più bella. Ettore si reca alla casa del fratello Paride (che in questo canto viene anche chiamato Alessandro), il quale sta lucidando le armi in casa. Con lui ci sono le schiave e la moglie Elena (moglie

perché in realtà era ancora sposata con Menelao), che stanno tessendo. Ettore entra in casa e inveisce contro il fratello Paride, perché non è sul campo di battaglia. Paride riconosce di essere un vile, e anche Elena lo attacca, insultando poi anche sé stessa chiamandosi cagna, pentita per aver sposato un uomo così. Man mano che la guerra procede i Troiani capiscono che la guerra è stata scatenata a causa di Elena, detestandola profondamente. Elena è consapevole di trovarsi in questa situazione. Invita Ettore a sedersi, ma Ettore ha fretta di andar via: Ettore invita però Alessandro (Paride) ad andare sul campo di battaglia. Ettore è sposato con Andromaca, donna di una cittadina nei dintorni di Troia, con cui ha un figlio chiamato Astianatte da tutti, ovvero principe della città, anche se il suo vero nome era Scamandrio, chiamato così perché quasi considerato un dono del fiume Scamandro. Andromaca non era Troiana ma veniva da un’isola vicina, isola saccheggiata da Achille. In quel saccheggio Achille, oltre a far bottino, aveva anche ucciso il padre e i fratelli di Andromaca. Andromaca la ritroveremo poi alla fine del poema, quando intonerà il lamento funebre dopo che suo marito Ettore sarà stato ucciso da Achille. Ettore torna a casa e viene informato dalle schiave che Andromaca è già uscita con il bimbo e la balia. Si incontrano quindi più avanti, preso le porte Scee della città, dove però il bimbo non riconosce il padre a causa dell’armatura indossata: Ettore si toglie quindi l’elmo per farsi riconoscere da lui. Ettore dice ad Andromaca che il suo posto è in casa, che per quanto riguarda la guerra ci penseranno lui e i suoi compagni, e se la morte sopraggiungerà sarà perché l’avrà voluto il destino Il destino è un tema frequente in Omero, e non riguarda solo gli uomini ma anche gli dei, tra i quali anche Zeus. Nemmeno loro potranno andare contro il destino.Si chiude con queste parole e con il congedo di Ettore il VI canto dell’Iliade, congedo in cui Ettore si allontana con Paride verso il campo di battaglia....


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