M. Fusillo - Fra Epica e Romanzo PDF

Title M. Fusillo - Fra Epica e Romanzo
Course Storia dell'arte contemporanea
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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Massimo Fusillo – Fra epica e romanzo 1) L’OSSESSIONE PER L’ORIGINARIO EPICA Forma originaria per eccellenza perché fonda l’identità nazionale Monolita statico, chiuso al passato e cristallizzato Comunione perfetta tra poeta e pubblico, unità primigenia, da cui derivano altre opere Genere spontaneo e aurorale, temi elevati e tipicamente maschili. Vi si riconosce un intero popolo Genere più codificato e canonico Inaugura il sistema letterario (ultimo vero poema epico è il Paradiso perduto di Milton)

ROMANZO Condannato ad essere frammentario, deve essere superato da nuove forme che corrispondano più all’utopia Rappresenta il dinamismo, che possiede uno spirito antiautoritario e con uno spirito antigerarchico

Nasce quando la scrittura è ampiamente in uso, legato alla nascita di una dimensione borghese più sentimentale. Tipicamente femminile Genere più fluido e aperto Nascita tardiva del romanzo

Il ruolo di prototipo è attribuito al Don Chisciotte, per la dissonanza tra eroe e mondo L’epica è un flusso di eventi dotato di una stabilità Il romanzo deve incanalare la propria materia disorganica intrinseca: l’inizio e la fine sono aperti in uno schema più rigoroso Il termine romanzo non esisteva nelle lingue classiche, ma esistevano dei generi che incarnavano il prototipo del romanzo moderno, come la mancanza di elementi fantastici e la presenza di una dimensione quotidiana. L’isolamento dell’eroe, la dimensione privata e sentimentale sono elementi presenti già in parte nella commedia ellenistica di Menandro. L’Odissea è un modello più adatto per la commedia e diventa quindi l’archetipo ideale per il romanzo (viaggio, esotismo, avventura, affetti privati e valori alti). Pare quindi che la forma più pura di epica sia l’Iliade, ma in realtà anche Achille, il suo protagonista, non incarna uno spirito collettivo, anzi le sue azioni sono emotive e poco coerenti con i codici del tempo. L’epica è il mezzo che l’occidente utilizza per auto legittimarsi. Nella storia dell’epica vi è una progressiva contaminazione con il mondo romanzesco: il tema dell’eros, estraneo al codice epico maschile, ma diventa centrale nelle Argonautiche (le storie di Giasone), cioè in piena età ellenistica. Nel poema cavalleresco e bretone (Ariosto) l’intreccio è ancora più stretto. La distinzione tra epica e romanzo è superabile se si smette di considerare i due generi come due entità fisse ed immutabili. In un genere come l’epica è più facile individuare delle costanti, ma per il romanzo è molto più difficile. La censura, nella storia ha sicuramente interessato di più il romanzo rispetto all’epica in quanto la seconda è avvolta da un’aurea sacrale derivata dalla sua funzione antropologica prima che letteraria. Il romanzo, per affermarsi, ha avuto bisogno di canonizzarsi come genere simile all’epica e poi per espandersi ha potuto lavorare sul pubblico e sulle sue necessità. 2) L’EPICA COME FORMA NOBILITANTE Il romanzo greco ha avuto un fioritura breve, ma intensa e che ha influenzato la letteratura fino al Seicento. Le opere romanzesche giunte a noi sono molto poche e l’ultimo sono le Etiopiche di Eliodoro. Il suo successo deriva dalla sua ibridazione con l’epica, in quanto riprende temi e stili dell’Odissea. Il fatto che questo scrittore sottoponga il romanzo greco ad una riscrittura filosofica ed epica supporta il racconto di una quotidianità “borghese”, per quanto essa potrà essere teatralizzata. Tra il Cinquecento e il Seicento, Eliodoro, viene letto come un prototipo di narrazione chiusa e compatta. Viene presa come modello da Tasso per la stesura della Gerusalemme. In quegli anni era preferita al romanzo per evitare la censura, in quanto il romanzo era visto come qualcosa di deviante. Nel Settecento Fielding definisce il romanzo come un’epica comica in prosa, sottolineando quindi la filiazione con il genere epico e il registro linguistico più basso. 3) L’EPICA PERDUTA E LA RICERCA ROMANZESCA L’abbassamento parodico del testo epico si ebbe in Petronio nel suo Satyricon. La natura frammentaria del testo che ci è giunto a noi rende difficile l’individuazione di un genere univoco e sicuro, ma viene imposta la lettura romanzesca e non satirica. Petronio non impone mai la sua visione e tutto il testo è una riscrittura in chiave grottesca dell’Odissea: 1

l’io narrante non riesce a distinguere realtà e finzione, cercando ossessivamente la tradizione epica: questo preannuncia il Don Chisciotte. La struttura narrativa del Don Chisciotte è lontana dalla drammaticità aristotelica, ma è basata sulla varietà e sulla digressione. L’epica è rispecchiata nel protagonista, il quale è caratterizzato da una grandezza eroica e sublime del cavalleresco. Non solo, l’incipit del viaggio, la discesa agli inferi e la percezione distorta del reale. Il testo di Cervantes è un’epica stravolta e patologica e crea il presupposto giusto per il gioco libero del romanzo. 4) L’EPICA COME TENTAZIONE ENCICLOPEDICA Ad un certo punto il romanzo divenne il genere egemonico degli stati nazionali moderni, mentre l’epica appare sempre più come un genere in disuso (ultimo tentativo da parte di Milton). Questo cambiamento avvenne tra la rivoluzione industriale e la rivoluzione borghese. L’epica è desinata a sopravvivere solo negli stravolgimenti eroicomici. Cambia l’idea stessa di epica: si abbandona la visione aristotelica compatta e diventa un flusso infinito di eventi autonomi. Questo cambiamento si ha nel momento in cui si inizia a sostenere che Odissea e Iliade siano il risultato di testi casuali aggregati tra di loro di diversi poeti. Dato che l’epica antica viene superata si deve cercare un corrispettivo moderno: sono quei testi monumentali ai limiti dell’illeggibile che Franco Moretti chiama Opere Mondo , proprio per la loro tendenza a condensare la totalità frammentaria dell’universo moderno. L’epica antica ci appare come una grande enciclopedia, in quanto racchiude un cosmo intero. L’epica moderna si pone l’obiettivo di aspirare ad una totalità attraverso tentativi, che si riveleranno dei fallimenti. Moby Dick di Melville è un’opera che può essere definita un’opera epica moderna: riesce a fondere diverse tradizioni antiche come il viaggio e la conquista per quanto riguarda l’epica antica, mentre ricerca un ordine trascendentale per quanto riguarda l’epica religiosa (Divina Commedia e Paradiso Perduto). Il fatto che Moby Dick venga considerata un’opera epica è determinato da due componenti: ricondurre al tema primario della caccia alla balena ad un ampio spettro di fenomeni, mentre il capitolo di coda risale all’Iliade, cioè l’impossibilità di esaurire il tema. L’Ulisse di Joyce viene considerato come un’epica del linguaggio, dove con epica si intende l’aspirazione alla totalità attraverso lo scorrere del racconto (non si conoscono gerarchie). 5) L’EPICA RITROVATA: “GUERRA E PACE” La crisi del romanzo inizia nel 1865, con Tolstoj quando chiese al suo editore di pubblicare le parti del suo romanzo senza però chiamarlo romanzo. L’autocensura da parte dello scrittore è solo una presa di distanza dal romanzo europeo familiare e borghese. Dopo la sconfitta di Napoleone nel 1812 il romanzo si diresse verso architetture più ampie e monumentali e tendeva a diventare l’epica del nostro tempo. Il testo di Tolstoj non aveva carattere celebrativo delle azioni sovietiche, nonostante le letture sbagliate: il vero eroe delle parti belliche sono i soldati stessi, dei quali vengono riportati i dialoghi in forma anonima e corale, seguendo una tecnica che deriva dall’Iliade. Già dal titolo si deduce che l’opera tende a stratificarsi e ad organizzarsi in bipolarità. L’epicità in questo testo si trova nella configurazione narrativa, che coinvolge tutta la visione del mondo e della storia che ha l’artista. Henry James, dal canto suo, propugnò una tesi aristotelica molto forte, basata interamente sulla concentrazione e sulla compattezza drammatica. In Guerra e Pace il narratore si introduce rinunciando ad ogni forma di teoria, mentre il lettore è bruscamente immesso in una conversazione da salotto. Quest’opera ha tre finali: uno aperto (che riprende l’Iliade, esso non è finito ma non preclude un senso di integrità), uno di tipo narrativo (che racconta i due matrimoni) e un terzo di tipo saggistico (riepiloga le tesi portanti di filosofia della storia). Se in età Rinascimentale l’epica era la norma e l’ordine allora il romanzo era considerato come trasgressivo e la repressione, in questo momento i termini sono invertiti. Quello che Guerra e Pace si pone di essere è un segno lampante che vi è profonda sintonia tra Tolstoj e l’epica omerica. 6) AFFRESCHI POSTMODERNI Il Novecento ha rimesso in discussione tutto il sistema dei generi e delle forme letterarie e il romanzo prende la strada della soggettivizzazione e poi dell’azzeramento metalinguistico, ma per trovare una forma di romanzo epico si deve aspettare il secondo dopoguerra. Alcuni dei recenti romanzi tentano di costruire un cosmo intero, a produrre un affresco totalizzante (iperromanzo). Un esempio di questi iperromanzi è Underworld di Don De Lillo del 1997, esso rimanda ad un tema primario: i rifiuti, una vera ossessione delle società ipertecnologiche. L’ossessione per l’epica in quanto forma originaria di racconto impronta ancora la storia del romanzo.

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