8 adl testo 2020 (produzione e vendita) PDF

Title 8 adl testo 2020 (produzione e vendita)
Course Genetica agraria e miglioramento genetico vegetale
Institution Università degli Studi di Perugia
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PRODUZIONE E VENDITA DEL LEGNAME

Per vendere è necessario costituire un lotto in grado di attirare l’attenzione dei compratori (circa 25-30 metri cubi). In buone condizioni, fino a 60-70 anni, il noce cresce in media dai 2,5 ai 3 cm all'anno sulla circonferenza (0,4-0,5 cm di diametro). Con un accrescimento di 3 cm/anno la circonferenza sarà di 2,10 m a 70 anni; se il tronco ha 3,5 m di altezza, si avrà una cubatura di 1,228 m3. Con un accrescimento di 2,5 cm/anno, si dovranno attendere 14 anni in più per ottenere le stesse dimensioni. Nei due casi, con dei tronchi relativamente corti (può essere vantaggioso, specialmente con il noce nero e l'ibrido) e con 80 noci per ettaro (ca. 11x11 m), la produzione media è superiore a 1 m3 ha x anno di legno destinato alla tranciatura. A questo si aggiungerà la produzione di legno d'opera proveniente dal secondo toppo o da grossi rami. Il ciclo colturale medio per il noce è di 40-50 anni, ma in condizioni ottimali di accrescimento già a 25-30 anni la pianta può essere commerciabile. La resa in valore è dunque superiore a quella delle altre latifoglie di qualità, ma per valorizzare al meglio questa produzione, si deve "saper vendere".

La vendita dei noci Quando non si è degli intenditori, è difficile apprezzare il valore di un tronco di noce che ha raggiunto le dimensioni di tranciatura. Il venditore, sempre occasionale (si vende al massimo qualche lotto di noce nella propria vita), si trova di fronte a dei professionisti che da anni acquistano e vendono noci. L'acquirente conosce i prezzi a seconda delle categorie e delle qualità; il venditore non ne ha che un'idea molto vaga. Inoltre, comprando in piedi, l'acquirente si prende il rischio di scoprire in seguito dei difetti non visibili esteriormente: al momento di fissare il prezzo, egli fa pagare caro questo rischio al venditore. 1

Per vendere convenientemente, si deve sapere classificare i tronchi in categorie di qualità e sapere stimare un prezzo per ciascuna categoria. In tale ottica è utile individuare i possibili acquirenti e conoscere le tendenze dei prezzi di mercato per scegliere le tecniche commerciali e il momento giusto in cui vendere. È nell'interesse del venditore occasionale rivolgersi a organismi professionali di vendita o ad esperti. Gli uni e gli altri hanno pratica di vendite, possono raggruppare i lotti di noci per attirare un maggior numero di compratori e stimolare la concorrenza. Salvo che nel caso degli arboreti a ciclo breve (in particolare pioppeti) dove il tempo a disposizione per vendere è limitato (massimo 1-2 anni), in arboricoltura da legno si ha il vantaggio di poter attendere il momento migliore per vendere, salvo necessità particolari. Oltre ai casi in cui si è costretti a vendere poiché i noci devono essere abbattuti per motivi imperativi (costruzioni, allargamento di strade, ecc.), vi sono numerose altre circostanze in cui la vendita è necessaria: •

quando gli alberi sono maturi: gli apici si seccano e cessano di crescere;



quando hanno subito danni: ferite al tronco, rotture di grossi rami che favoriscono la comparsa di marciumi;



quando, trattandosi di alberi destinati alla produzione frutticola, danno dei frutti di cattiva qualità;



quando hanno raggiunto una notevole dimensione (superiore ai 2 m di circonferenza, cioè più di 30 cm di diametro) e non crescono più; comunque, se gli alberi sono sani, si può attendere qualche anno prima di vendere poiché, anche se in apparenza non crescono, lo spessore relativo di alburno decresce, il che corrisponde ad un aumento del volume del legno di valore;



quando un diradamento si impone in piantagioni fitte: in tal caso, si deve vendere senza attendere oltre;



infine si vende quando si ha bisogno di denaro, ma è sempre un peccato vendere troppo presto un albero sano che cresce ancora, poiché più un albero è grosso e più il prezzo unitario (al m3) è elevato. La vendita del legname da lavoro può avvenire in diversi modi:

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vendita in piedi: preventivamente si calcolano le dimensioni degli alberi in piedi, utilizzando un cavalletto forestale per la misura del diametro e una tavola di cubatura per il calcolo del volume; si stima quindi la qualità del legname, suddiviso in almeno due assortimenti (trancia o sfogliatura e carpenteria) e si stabilisce un prezzo di vendita in piedi dei diversi assortimenti. Si ribadisce che è opportuno per tali operazioni affidarsi a un professionista di fiducia. Il costo della prestazione professionale del consulente (pari al 5-10% del valore del lotto) sarà più che compensato dall’incremento di valore che un capace professionista riuscirà a spuntare nel collocare il prodotto sul mercato. Si mettono quindi in concorrenza diversi compratori. Il vantaggio della vendita in piedi è che chi compra si accolla il rischio che la qualità del legname non sia quella prevista e gli oneri dell’esbosco. Per contro, proprio perché chi compra affronta vari rischi, il prezzo di vendita è più basso;



vendita di legname allestito: il venditore effettua l’intera utilizzazione e alla fine prepara dei lotti omogenei per qualità, dimensione, ecc., misurati in modo preciso. Anche in questo caso si invitano vari acquirenti, magari in un’unica occasione, effettuando una vera e propria asta (anche in questo caso, è fondamentale il ruolo di un professionista). Il prezzo di vendita in questo caso sarà anche notevolmente superiore perché l’acquirente corre molti meno rischi. Gli arboreti, come visto, possono produrre anche parecchia legna da ardere. Questa può essere venduta a pezzi (se di specie a legname duro, quali il carpino bianco) o triturata (per caldaie a legno cippato ad alimentazione automatica). Nel caso della legna da ardere a pezzi la vendita è più semplice: il prodotto ha un prezzo che varia poco da specie a specie; il mercato è vivace (frequenti sono le compravendite) e il quantitativo che anche una piccola proprietà può porre in vendita è significativo. La legna da ardere a pezzi può essere venduta in vari modi e avere di conseguenza prezzi molto variabili: -

vendita del lotto in piedi: dopo aver stimato la massa legnosa ritraibile la si vende ancora in piedi. In questo caso i rischi sono numerosi: può accadere infatti che venga sottostimata la massa 3

ritraibile e che l’utilizzatore arrechi gravi danni al terreno e alle piante a legname pregiato ancora in piedi; -

vendita alla parte: chi vende si accorda con chi taglia; quest’ultimo paga “in natura”, lasciando al proprietario una parte di quanto tagliato; i rischi sono gli stessi illustrati sopra;

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vendita su strada, in catasta: il proprietario utilizza in prima persona o fa utilizzare a una ditta specializzata la legna, prepara le cataste forestali a piè di strada e vende a metro stero le cataste;

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vendita posta a casa: in questo caso il proprietario cura anche il trasporto fino alla destinazione finale della legna; la legna può essere tagliata in tronchetti di un metro o già ridotta a misura definitiva e spaccata. Visto che la legna viene caricata su un carro o su un camion, la si può pesare con precisione. La legna cippata, invece, è ancora poco richiesta. La domanda si attiva solo laddove nascono centrali termiche o termoelettriche alimentate a cippato.

La vendita degli altri prodotti non legnosi e dei servizi degli arboreti è molto più complicata. Ecco alcuni casi: •

vendita del diritto di pascolo per le api: solitamente si chiede all’apicoltore nomadista che viene a sfruttare le fioriture il pagamento di una data cifra per ogni alveare portato (qualche euro);



vendita di prodotti officinali (ad esempio corteccia di frangola): va sempre preliminarmente verificata l’esistenza di un acquirente disposto a pagare un prezzo sufficientemente remunerativo; il lavoro di raccolta e preparazione del prodotto va sempre eseguito secondo le indicazioni fornite dal compratore;



vendita della creazione di habitat per la selvaggina: come già riportato, il servizio deve essere riconosciuto dal soggetto che riceve il beneficio, in questo caso ad esempio una riserva di caccia o un ATC (Ambito Territoriale di Caccia);



vendita del servizio di depurazione dell’acqua: l’impianto deve essere idraulicamente interconnesso con il corpo idrico da difendere o depurare; il

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servizio deve essere riconosciuto dal soggetto che riceve il beneficio (ad esempio soggetto preposto alla depurazione delle acque); •

vendita del servizio di sicurezza idraulica: l’arboreto deve essere piantato su un’area alluvionabile in modo da permettere all’acqua di sommergerlo in caso di una piena (cassa di espansione); il servizio deve essere riconosciuto dal soggetto che riceve il beneficio (ad esempio soggetto preposto alla gestione dei fiumi).

È molto difficile che, a fine ciclo produttivo, i fusti degli alberi si presentino tutti uguali, sia per dimensioni sia per caratteristiche estetico-tecnologiche. Sarà quindi molto probabile che nello stesso impianto si possano trovare contemporaneamente fusti da trancia, da segati di vario pregio e da biomassa. Man mano che ci si avvicina alla fine del ciclo produttivo è quindi importante cominciare a valutare la possibile destinazione d’uso e il valore potenziale degli alberi della piantagione. Quando si sa valutare l'altezza del tronco da lavoro, la stima del volume è una operazione facile. I noci hanno spesso dei tronchi corti ed è facile misurare in piedi la cubatura reale prendendo la circonferenza (o il diametro) a metà del tronco. Il volume si misura in metri cubi reali. Mediamente, un tronco di 30 anni, in condizioni favorevoli, può produrre 0,5 m 3 di legname. Il valore di un noce è difficile da stimare perché intervengono un gran numero di fattori: la grossezza, la lunghezza, i vari difetti, lo spessore dell'alburno e il colore. Questi fattori influiscono a volte sulla classificazione (sega o trancia) e sul prezzo del metro cubo. I principali difetti dei noci che causano un declassamento o una perdita pressoché totale del valore sono: •

i marciumi: a volte i noci sono vuoti, come risultato di ferite al tronco, alle radici o di una sramatura troppo tardiva;



i cretti da gelo;



i nodi, specialmente se sono grossi e marci;



i corpi estranei (ferraglia, chiodi, ecc.)



la mancanza di rettilineità del fusto e la fibra torta; 5



lo spessore dell'alburno; questo spessore corrisponde a quello degli ultimi 10-14 accrescimenti: influisce molto sul prezzo. Infatti, l'alburno viene eliminato al momento della tranciatura; • l'innesto a metà del tronco.

In particolare, si ricercano lungo il fusto elementi visibili sulla superficie, che indichino la presenza di alterazioni del legno di origine biotica, in grado potenzialmente di comprometterne la funzionalità meccanica o estetica: gallerie di insetti, necrosi, corpi fruttiferi fungini, cretti da gelo e ferite o monconi di rami con evidenti attacchi di carie (colorazioni anomale dovute a marciumi). Il tronco da lavoro potenziale deve avere, come più volte ricordato, una lunghezza minima di 2,5 m. La lunghezza del tronco da lavoro è generalmente condizionata: nella parte inferiore dalla presenza di difetti (curvatura del fusto o danni di origine meccanica), nella parte superiore dalla presenza di pseudo-verticilli di rami, in corrispondenza dei quali il fusto evidenzia una brusca rastremazione (riduzione del diametro superiore al 30%). Nel tronco da lavoro il fusto può presentare una deviazione dalla rettilineità relativa ad un solo piano di curvatura. Inoltre la deviazione massima dalla rettilineità non deve superare il 10% della lunghezza relativa alla porzione di fusto interessata dalla curvatura stessa. Se con L si indica la porzione di fusto interessata dalla curvatura e con s lo scostamento massimo dalla rettilineità, il valore che deriva dall’applicazione della formula s/L*100 non deve mai superare il 10%, altrimenti il futuro tronco da lavoro non potrà soddisfare i requisiti minimi di lavorabilità. Come sopra riportato, oltre alle dimensioni e all'assenza di difetti, il colore del legno è stato a lungo un fattore importante di qualità. I moderni processi di colorazione artificiale del legno ne hanno ridotto l'importanza. I legni venati hanno un grande valore (venatura nera). Sfortunatamente la venatura non la si vede all'abbattimento ed è molto difficile stimarla in piedi. Si ritiene che gli alberi cresciuti su terreno calcareo, con la corteccia molto fessurata e ad accrescimento non troppo rapido possano avere delle venature nere. Si stimano molto meglio difetti e qualità vendendo gli alberi abbattuti; i rischi sopra menzionati non esistono praticamente più per l'acquirente, il che permette al venditore di essere più esigente sul prezzo.

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In tal caso, si ribadisce che i grossi noci non si tagliano rasente il suolo come gli altri alberi, ma viene estirpata anche la ceppaia. Il primo passo consiste nell’individuare la porzione di fusto da cui è possibile ritrarre un assortimento di interesse commerciale. Successivamente le osservazioni si concentreranno su questa parte per individuare i difetti che comunemente condizionano l’appartenenza di un assortimento alle seguenti quattro classi di qualità: •

Qualità A: assortimento destinabile alla trancia o sfoglia (il più pregiato e a maggior valore aggiunto);



Qualità B: assortimento destinabile alla falegnameria di pregio;



Qualità C: assortimento destinabile alla falegnameria andante;



Qualità D: assortimento per produzione di cippato e legna da ardere (il meno pregiato e a minor valore aggiunto).

In genere, in impianti ben condotti, l’assortimento tondo da trancia non supera, in volume, il 20-25% dei fusti da lavoro. La restante parte della produzione può essere trasformata, con percentuali variabili, in segati per mobili, segati per imballaggi e biomassa per pannelli di legno, per calore ed energia o per lavorazioni chimiche. I fattori che influenzano la classificazione per le prime tre classi sono principalmente due: •

la presenza di nodi sani, che coincide con la presenza di rami verdi oppure già secchi ma privi di marciumi;



la rettilineità del fusto nei casi in cui la deviazione massima sia compresa tra 0-10%.

Il nodo viene considerato come difetto quando esplica la sua influenza oltre al cilindro centrale di 10 cm di diametro. Per alcune specie la presenza di cicatrici relative a interventi di potatura possono dare problemi di interpretazione. Ad esempio: nel caso in cui esse si presentino su porzioni di fusto aventi in quel punto diametri prossimi ai 10 cm. In questi casi, se la cicatrice appare come una sottile fessura la ferita dovrà considerarsi chiusa e l’influenza del difetto esaurita entro i limiti di accettabilità. Se, invece, la cicatrice appare di forma circolare o ellittica, significa che la pianta necessità di ulteriore tempo per ricoprirla e

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quindi, che il difetto andrà ad interessare il fusto oltre i limiti dell’ipotetico cilindro centrale descritto in precedenza. In presenza di più rami o nodi su un singolo tronco da lavoro, occorre sommare i valori misurati. Se la somma supera i 60 mm per metro, il tronco da lavoro risulterà in classe C. Se la somma è compresa tra i 15 ed i 60 mm per metro il tronco da lavoro appartiene alla classe B. Se la somma è minore di 15 mm il tronco da lavoro è in classe A. In presenza di più rami qualora la somma parziale superi il valore limite di 60 mm non occorre procedere con la misura dei restanti nodi. Ci sono poi casi in cui, pur non evidenziandosi sul fusto alcuna cicatrice, sono presenti rigonfiamenti pronunciati e localizzati. Nella maggior parte di questi casi ci troviamo in presenza di un moncone di ramo ricoperto che al momento della segagione del tronco da lavoro evidenzierà sulla superficie la presenza di nodi di grandi dimensioni che per alcune specie (ad es. noce) sono associati a colorazioni anomale. Come già descritto, lo scostamento dalla rettilineità può risultare determinante nella valutazione della presenza o meno del tronco da lavoro potenziale: qualora la curvatura si presenti secondo più piani o quando superi il valore soglia del 10%: in tali casi il tronco da lavoro non ha interesse commerciale. In presenza di un tronco da lavoro potenzialmente utile la misura della curvatura deve essere abbastanza accurata soprattutto se si deve discriminare tra le classi A e B. Se la curvatura misurata è compresa tra il 10% ed il 2%, l’assortimento verrà collocato in classe C. Nel caso invece che sia compresa tra 1% e 2% si posizionerà in classe B. Nel caso poi che sia minore di 1% il tronco da lavoro apparterrà alla classe A.

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