9. Nona lezione: Exechias, orificeria, bronzistica, toreutica, tesoro dei Sifni, cratere Vix PDF

Title 9. Nona lezione: Exechias, orificeria, bronzistica, toreutica, tesoro dei Sifni, cratere Vix
Course Storia dell'Arte Classica
Institution Università degli Studi di Padova
Pages 6
File Size 203.5 KB
File Type PDF
Total Downloads 22
Total Views 125

Summary

Argomenti affrontati: Exechias, orificeria, bronzistica, toreutica, tesoro dei Sifni, cratere Vix...


Description

Storia arte classica 21/10/2020 Ceramografo Exechias il quale rappresenta il massimo livello nella ceramica a figure nere. Predilige temi tratti dal mito. (Achille e Aiace; Achille e Pentisilea; suicidio di aiace tutto da Vluci 540 a.C. pinax funerario figura si gira verso lo spettatore 530 a.C.) Slide 39 Particolare della kylix ad occhioni (diventa una maschera di chi la usa): sul piede della kylix c’è la firma I ceramografi cominciano ad avere coscienza della loro bravura (in età arcaica; pensa al fatto che nel vaso fransua la firma del vasaio, Ergotimos, e del pittore, Kleitias, viene messa ben due volte!) e mettono la firma Interno: iconografia innovativa: nave di Dioniso con pirati Tirreni che non riconoscono la divinità di Dioniso che allora per punizione li trasforma in delfini Albero della nave è albero di vite Trovata a Vulci Esterno presenta la decorazione ad occhioni mostruosi e sotto un ansa: due gruppi di figure di eroi armati che combattono per recuperare il corpo di un compagno morto in battaglia Vernice nera, sovra-pintura rossa per caratterizzare le armature e tecnica dell’incisione. Ad Exechias sono attribuiti dei frammenti di un pinax funerario: processione funeraria. Interessante è che la prima figura il cui volto viene raffigurato frontalmente!!!! Caratteristica rara (solo la Gorgone perché il suo sguardo pietrificava! ) Altro pinax: esposizione del corpo del defunto, scerna di prothesis: figure femminili e maschili si muovono attorno a una cline su cui è deposto il corpo del defunto, una donna accarezza la testa del defunto: gestualità tipica delle situazioni di funerali. Donne hanno abito lungo e incarnato chiaro, mentre gli uomini sono rappresentati interamente con la vernice nera: mani in alto e nei capelli. Inserimento di iscrizioni che riproducono i suoni del dolore: le urla di dolore che queste figure esprimevano nei confronti della situazione. Pinax funerario: la donna centrale (quindi ha un ruolo di primo piano) ha il capo coperto (elemento significativo: le figure che sono velate sono o già morte o in una situazione di grande sofferenza; perché il velo è un elemento di chiusura. Questa è una iconografia chiusa perché non solo è tutta velata ma anche la mano sorregge il mento. Ciò indica riflessione, pensiero. È chiusa nel suo mantello con questa postura tipica delle scene da lutto: spesso Penelope viene raffigurata in questo modo oppure lo stesso Achille nelle scene della morte di Patroclo.) La donna centrale ha un ruolo importante rispetto a tutte le altre figure femminili (lo capiamo dai volti bianchi) Bambino: forse la donna è morta di parto. La situazione del parto era rischiosa per le donne per cui le divinità presiedono alla situazione del parto (artemide brauronia) ed il parto era il motivo principale per cui le donne morivano in giovane età. I pinakes sono realizzati in terra-cotta, con fori per essere appesi alle fronde degli alberi o ai muri. Nel museo archeologico nazionale di Atene si conservano dei bellissimi pinakes che vengono dalla località di Pitsà. Pinakes in legno. Il fatto che siano in legno è un fatto eccezionale perché esso è un materiale deperibile (per questo abbiamo perso tutta la grande pittura su tavola). Tale manufatto è importante anche per l’ottima conservazione della policromia. Scena di sacrificio: altare, processione verso altare, ragazzo porta ovino dedicato alla divinità. Il legno raramente si conserva: nel 6 sec i pittori greci dipingono su tavole lignee (le fonti letterarie ci parlano di grandi pittori che hanno realizzato grandi opere su tavole di legno) ma il legno è un materiale deperibile per cui quasi mai si conservano manufatti pittorici prodotti su supporto lignei per cui questi pinakes di Pitsà in legno sono unici.

Il legno doveva essere preparato per poi essere dipinto. Altro elemento interessante è lo stile pittorico: quando osserviamo la ceramografia siamo condizionati: incisione: la vernice viene incisa dallo stiletto. Il fondo della tavoletta è bianco-giallognolo, le figure venivano realizzate con la linea di contorno nera e le parti interne vengono riempiti con pigmenti dati a campitura piena non c’è ancora chiaro scuro o sfumature; tutte le figure sono di profilo e statiche (non c’è l’immagine di ¾) non c’è ombra luce. Le tavole di Pitsà sono un gruppo di tavolette votive in legno risalenti al VI secolo a.C. trovate in una caverna nei pressi del villaggio di Pitsà, nelle vicinanze di Sicione in Grecia, nel 1935[1]. Mentre sono stati trovati numerosi esemplari di pinakes in altri materiali, principalmente terracotta, ma anche in bronzo e oro, queste sono un esempio unico di pittura su tavolette in legno della Grecia antica. Sono conservate presso il Museo archeologico nazionale di Atene.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto] Le tavole sono sottili pannelli in legno di cipresso, coperti di gesso e dipinte a tempera, i cui colori brillanti si sono sorprendentemente ben conservati. I colori sono stati usati come riempimento delle linee di contorno delle figure, senza ombreggiature o graduazioni di alcun tipo. Il buon stato di conservazione è dovuto al deposito di cristalli di calcare sulla superficie e ad una frana che bloccando l'ingresso della caverna ha impedito l'ingresso dell'aria[2]. La maggior parte dei dipinti più antichi sono affreschi o pitture su ceramica, ma è noto che la pittura su tavola era tenuta in maggior riguardo. Solo pochi esemplari sono sopravvissuti fino ai nostri giorni e i miglior dipinti su tavola antichi sono i Ritratti del Fayyum e il Tondo severiano, di epoca romana. Le tavole di Pitsà sono di gran lunga il più antico esempio di questa tecnica ad essere sopravvissute e l'unico della pittura su tavola greca[2].

Tavoletta A [modifica | modifica wikitesto] La prima tavoletta mostra un corteo sacrificale. La processione è arrestata di fronte ad un altare posto sulla destra e sotto a cui è acceso un fuoco. A fianco dell'altare una donna regge con la sinistra un disco di terracotta su cui sono posti gli strumenti sacrificali, una pisside al centro e due oinochòai (vaso) ai lati, mentre con la destra regge la prochòos (brocca) per la libagione[1]. La donna indossa un peplo dorico senza maniche sopra a un himàtion ed è incoronata con un ramo di mirto. La segue immediatamente un ragazzo (probabilmente uno schiavo) che conduce la vittima sacrificale, una pecora legata con una corda rossa. Il ragazzo indossa un himàtion rosso ed è anch'esso coronato di mirto. Seguono quindi due musici, il primo suona una lira a sette corde e il secondo un aulòs (flauto)[1]. Chiudono la processione tre donne che portano rami fronzuti. Le prime due indossano un peplo azzurro con himàtion rosso, mentre l'ultima è completamente avvolta dall'himàtion[1]. Sulla tavoletta sono ancora visibili parte di alcune iscrizioni in Dialetto dorico, scritte nell'antico alfabeto corinzio, sono sopravvissute: sopra alle donne è scritto il loro nome (Ethelonche è l'officiante vicina all'altare, il nome della seconda donna non è leggibile, mentre le ultime due sono Euthydika e Eukolls). Un frammento di frase incompleto ἀνέϑεκε ταῖς νύμϕαις dedica l'offerta alle ninfe[3] , mentre in alto a destra un altro frammento o Κορίνϑιος conteneva probabilmente il nome dell'autore della tavoletta. In base a vari elementi, tra cui lo stile di pittura, la forma dei vasi che compaiono nel quadro e lo stile delle iscrizioni si può datare la tavoletta al 540-530 a. C.[1]

Negli ultimi decenni del 6 sec avviene una grande invenzione: tecnica a figure rosse. Definitivamente soppianta la tecnica più antica a figure nere. Le figure vengono risparmiate, cioè lasciate del colore dell’argilla mentre il fondo viene dipinto di nero. Per prima cosa si fa il contorno delle figure poi si riempie la parte dello sfondo con la vernice nera. I dettagli interni vengono realizzati con le setole di un pennello (pennelli costituiti anche da un unico pelo di animale data la finezza delle linee)

Questa tecnica non utilizza lo stiletto ma il pennello che fa risaltare meglio la volumetria delle figure: nel momento in cui per esempio vien reso l’addome di una figura o un muscolo realizandolo con il pennello la linea sarà più morbida e quindi più naturale (con stiletto è difficile fare linee curve) I particolari vengono resi in modo più naturalistico con il pennello. Il pittore di Andokides (525 a.C. anfora bilingue con Eracle banchettante) ha la caratteristica di realizzare una serie di vasi dipinti con entrambe le tecniche: una faccia tecnica a figure rosse, altra faccia a figure nere. Anfora “bilingue” ultimi decenni del 6 sec; tema iconografico è Eracle banchettante, disteso sulla kline con in mano il kantaros davanti a lui Atena. Faccia dipinta a figure nere: è come se il ceramografo avesse più pratica con questa tecnica infatti sono presenti più figure, la scena è più ampia, vi è una visione più allargata e la gestualità è più espressiva. Figure rosse: dà più volume ai due personaggi rappresentati. In questa tecnica che poi si diffonde in tutto il 5 sec ac (tutti i ceramografi dipingono con questa tecnica) abbiamo il vasaio Euphronios (i suoi vasi li datiamo tra il 510 e il 500 a.C.), uno dei vasai più famosi che opera con questa tecnica. Lui inizia come ceramografo/pittore poi la ricostruzione della sua attività sembra all’inizio del 5 sec lui prosegue la sua attività come vasaio proprietario di una grande bottega. Cratere a calice con Hypnos e Thanatos che sollevano il corpo di Sarpedonte, principe della Licia, figlio di Zeus, ucciso da Patroclo nella guerra di Troia. Sonno e Morte sono le due personificazioni alate che sollevano il suo corpo e lo conducono con la guida di Hermes nell’aldilà nel regno di Ade. Morte di Sarpedonte e suo passaggio al regno dei morti. La scena è anche caratterizza da due figure di guerrieri che ambientano il contesto in cui si svolge la morte. Due divinità, più Hermes (capello alato) Hermes è la figura che accompagna le anime nel regno dei morti. Sarpedonte è ferito: segni delle ferite, rivoli di sangue. Scena di grande dimensione occupa l’intera superficie del vaso. Non abbiamo più vari registri ma un unico episodio sul lato principale del vaso e riesce a dare l’idea dello sviluppo dei piani: in primo piano Sarpedonte e sullo sfondo Hermes: profondità di campo. Sul lato B del vaso invece c’è un altro contesto narrativo, meno caratterizzato: non abbiamo un protagonista. Guerrieri achei che si stanno armando: sono tre guerrieri che sono rappresentati nell’azione di indossare le armi: quello centrale è già armato di tutto punto, gli altri due invece si stanno armando quello di sx sta indossando gli schinieri, quello di dx si piega per sollevare da terra il pesante scudo. Le figure sono in movimento, è un movimento complesso (non è la corsa in ginocchio dell’età orientalizzante) ma il corpo si flette per indossare uno schiniero o per alzare uno scudo da terra. Quindi vi è un certo dinamismo e tutto ciò è possibile grazie alla tecnica a figura rosse. Un manufatto di questo tipo è molto significativo perchè una figura di questo tipo ricorda certe situazioni (discobolo di Mirone: atleta rappresentato mentre lancia il disco) Scopri l’errore di questa slide Eracle e il gigante Anteo; viene da Cerveteri (ambito italico etrusco). Autore Eufronio Grande dinamismo; dettaglio Eracle (capelli neri), Anteo (baffi barba capelli rossi) Modo in cui è reso l’addome e il petto di Anteo, muscolatura della gamba di Eracle Linee sottilissime fatte forse con un solo pelo di cinghiale. Ceramografi abili nella resa di linee molto sottili.

Il particolare dell’incrocio dei due corpi è coadiuvato dall’utilizzo della tecnica a figure rosse; con la tecnica delle figure nere sarebbe stato difficile forse impossibile. Resa della capigliatura di Eracle: modo in cui è concepita la sua capigliatura va oltre il modello della capigliatura arcaica (non ci sono più trecce!!!) La maniera di fare i capelli con corona di ricciolini è tipica del 5 sec la capigliatura è un elemento poco naturalistico. Ma nel caso di Anteo rende le linee della barba baffi e capelli in modo naturalistico. Ricciolini fatti con la punta del pennello. Ceramografi di questo tipo dovevano essere molto giovani (ottima vista!!) lavoro di grande minuzia. Ad Eufronio si è attribuito uno psykter un contenitore per il ghiaccio Interessante il soggetto: è una scena di banchetto: giovani donne (soggetto strano: le donne non partecipano ai banchetti- solo flautiste, musiciste, etere, prostitute) ma qui abbiamo donne nude a banchetto. Per avere un nudo femminile bisogna aspettare alla fine dell’età classica. Queste sono etere. Epinetron presenta un’applique di terracotta con busto di donna e sul fregio che corre lungo la base dello strumento sono rappresentate scene di filatura all’interno dell’oikos (colonnina, cornice) Altro ceramografo: pittore di sosias: achille e patroclo kylix Achille ha barba e viene fasciato da patroclo. Scena è complessa dal punto di vista delle posizioni dei personaggi. Viene da Vulci. 490 ac prima guerra persiana, hydria, Pittore di Cleofrade : fregio interamente decorato che corre in tutta la parte superiore del vaso; presa di troia; tale soggetto viene rappresentato anche sulle metope del Partenone. Cassandra rappresentata nuda si rifugia nei pressi della statua di Atena, il palladio. La profetessa chiede aiuto alla dea ma Aiace Oileo non ha alcun riguardo prende la donna per i capelli e le fa violenza. Due aiaci (armi di Ulisse e poi lui si suicida) (punito da Atena e Posidone con la morte in mare) Spregiatore degli dei, durante la notte della presa di Troia non esitò a violentare la profetessa Cassandra nei pressi dell'altare di Atena. La stessa Cassandra cercò anche di resistere aggrappandosi al simulacro della vergine Pallade Atena, ma con violenza Aiace trascinò via la ragazza facendo cadere anche la statua. Per questo motivo, Atena punì tutti i combattenti greci rendendo loro difficile il ritorno in patria. (Dopo la cerimonia funebre, entrambi gli eroi reclamano il diritto di tenere per sé le armi di Achille come riconoscimento del loro valore: alla fine, dopo alcune discussioni, è Odisseo a spuntarla e Aiace, accecato dal dolore, decide di vendicarsi dei responsabili del verdetto la sera stessa.Al suo risveglio, impazzito a causa di un incantesimo lanciatogli da Atena, si lancia contro un gregge di pecore e le massacra, credendo di uccidere gli Atridi, ovvero Agamennone e Menelao.Rientrato in sé, si vede coperto di sangue e capisce che cosa abbia in realtà fatto: perduto in questo modo l'onore, preferisce suicidarsi piuttosto che continuare a vivere nella vergogna. Si lancia sulla spada che Ettore gli aveva donato alla conclusione del loro duello.)

-Coppa attica a figure nere da Vulci: il ceramografo realizza lo stesso schema iconografico: cassandra vicino a statua di Atena. Tale iconografia ricorda Achille e Pentesilea. -Anfora più tarda prima metà del 4 sec: ceramografo rende spazio in maniera realistica, architettura richiama il tempio di Atena, Cassandra indossa peplo e abbraccia la statua; vicino a lei a dx ancella in fuga; aiace in nudità eroica afferra Cassandra per i capelli come nell’hydria del 490. Schema iconografico nato nel 6 sec e che continua nel corso del 4!!! Bronzistica toreutica e oreficeria

Dalla metà del 6° secolo a.C. si sviluppa la tecnica della cera persa cava; tale tecnica permette di realizzare statue più grandi con minore impiego di materiale bronzeo. Le fonti ricordano due nomi Teodoro e Roikos nativi di Samo La tecnica vien utilizzata inizialmente per manufatti di piccole dimensioni: suonatore di flauti da Samo alta 42 cm Slide: nucleo di argilla rivestito di cera che definisce il manufatto (pieghe veste capelli volto), stessa statua di argilla rivestita di cera viene dotata di tubicini, canali e un foro e viene rivestita della camicia cioè lo strato esterno di argilla che copre tutto anche i canali. Nucleo cera camicia esterna. Il tutto viene messo dentro il forno e a quel punto con il calore … fuori esce dai canali e vien fatto colare il bronzo. Il bronzo andrà ad occupare lo strato che era della cera. L’artigiano tira fuori dal forno tutto il manufatto, rompe la camicia esterna e quello che trova è statua di bronzo con chiodi distanziatori canali A quel punto va a lavorare di fino: vengo tolti i canali di fusione. Dove ci sono buchi applica bronzo a freddo. Cosa rimane da fare? Dentro rimane il nucleo dell’argilla; gli artigiani entravano dentro la statua con degli arnesi lunghi e cercavano di togliere l’argilla perché appesantiva la statua ma in alcuni punti la terra di fusione rimane (ad esempio nelle braccia). Testa di zeus da olimpia fusione a cera persa cava: parte degli occhi è cava perché normalmente gli occhi venivano realizzati usando altri materiali: ciglia foglie di argento, iride era resa con .. policrome, pasta vitrea; denti di avorio(bianco); labbra lamine di foglie di rame (rosso). Le statue di bronzo quindi avevano un colore!! Il cratere di Vix: 6 sec ac. Manufatto con fregio di quadrighe di opliti, 1.63 metri di altezza tecnica di fusione. Altra tecnica usata molto è quella criso- elefantina: superfice esterna in oro e avorio. Qui è totalmente annerito ma inizialmente era bianco: parti del corpo che erano visibili. Mentre con la foglia doro venivano resi i dettagli della capigliatura e degli ornamenti. Erano statue molto complesse da realizzare e sono polimateriche: grandi impalcature di legno e tutta la superficie esterna in oro e avorio veniva sostenuta dall’armatura in legno. Queste statue non si sono mai conservate a causa del legno. Occhi sono policromi; si è conservata la foglia doro e le parti in avorio: mani testa piedi: la parte in legno è andata perduta. Con questa tecnica erano state realizzate la statua di Atena Parthenos all’interno del Partenone e lo Zeus di Olimpia dentro il tempio di Zeus ad Olimpia entrambe opere di Fidia. A Olimpia c’era la bottega di Fidia Policromia come elemento che caratterizzava statue in bronzo (cigli di argento, occhi in pasta vitrea, denti in avorio, labbra rosse grazie a foglia di rame) marmo (policromia: colore steso a secco e armi cioè scudo lancia spade elmo in bronzo polimatericità) e criso-elefanine ma anche negli edifici!! Tesoro dei Sinfi a Delfi: 530-525; ordine ionico Piccolo “tempio” caratterizzato da fregio continuo cfr slide. Due figure che tenevano il tempio, cariatidi; il colore rimane nei punti più interni del fregio nella parte più interna degli sudi. Si conserva il colore rosso usato per dettagli delle armi. Il fondo doveva essere azzurro ma si è perso. Linguaggio arcaico: volti gesti capelli lunghi. Erodoto (III, 57-58): dedicato dagli abitanti dell’isola di Sifno, arricchitisi grazie alle miniere d’argento

Il Tesoro dei Sifni è un edificio ionico, distilo in antis con due cariatidi, costruito intorno al 530-525 a.C., donato nel santuario di Apollo a Delfi dalla città di Sifno.

Erodoto [1]narra che gli abitanti della piccola isola di Sifno nelle Cicladi, diventati ricchi grazie allo sfruttamento di miniere di metalli preziosi, vollero erigere un tesoro a Delfi Descrizione Il Tesoro dei Sifni era un edificio distilo con due cariatidi in sostituzione delle colonne poste tra i muri laterali del pronao; un notevole fregio - il primo esempio noto di fregio narrativo continuo in quella che diventerà la sua posizione canonica negli edifici ionici - corre al di sopra dell'architrave, serrato tra cornici di foglie e di boccioli di loto; il fregio affronta temi diversi in ognuno dei quattro lati (i nomi dei personaggi mitologici sono stati dipinti sullo sfondo) :[5]una Gigantomachia sul lato nord, il giudizio di Paride sul lato ovest, il Concilio degli dei che dall'Olimpo assistono alla Guerra di Troia sul lato est e il Ratto delle Leucippidi (figlie di Leucippo, re della Messenia) da parte dei Dioscuri sul lato sud. Il frontone a ovest, corrispondente alla facciata di ingresso, raffigurava scene della battaglia di Troia e il frontone a est (l'unico rimasto) raffigura la Contesa del tripode delfico tra Apollo e Eracle. Stile Ai fregi del Tesoro dei Sifni hanno collaborato due diverse officine: il frontone e i fregi meridionale e occidentale (quello anteriore) presentano tratti ionici[2], e sembrano essere opera di uno scultore più anziano, ...


Similar Free PDFs