Analisi Al cor gentil rempaira sempre amore PDF

Title Analisi Al cor gentil rempaira sempre amore
Author Santa Pennestri
Course Lettere Moderne
Institution Università di Bologna
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analisi del testo...


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Analisi del testo: "Al cor gentil rempaira sempre amore" di Guido Guinizzelli Scheda dell'opera • • • • •

Autore Guido Guinizzelli Titolo dell'Opera Rime Data Seconda metà del XIII secolo Genere Poesia lirica Forma metrica Canzone di sei strofe, composte di dieci versi endecasillabi e settenari. Schema delle rime ABAB cDc, EdE

Testo della poesia 1. Al cor gentil rempaira sempre amore 2. come l’ausello in selva a la verdura; 3. né fe’ amor anti che gentil core, 4. né gentil core anti ch’amor, natura: 5. ch’adesso con’ fu ’l sole, 6. sì tosto lo splendore fu lucente, 7. né fu davanti ’l sole; 8. e prende amore in gentilezza loco 9. così propïamente 10. come calore in clarità di foco. 11. Foco d’amore in gentil cor s’aprende 12. come vertute in petra prezïosa, 13. che da la stella valor no i discende 14. anti che ’l sol la faccia gentil cosa; 15. poi che n’ha tratto fòre 16. per sua forza lo sol ciò che li è vile, 17. stella li dà valore: 18. così lo cor ch’è fatto da natura 19. asletto, pur, gentile, 20. donna a guisa di stella lo ’nnamora. 21. Amor per tal ragion sta ’n cor gentile 22. per qual lo foco in cima del doplero: 23. splendeli al su’ diletto, clar, sottile; 24. no li stari’ altra guisa, tant’è fero. 25. Così prava natura 26. recontra amor come fa l’aigua il foco 27. caldo, per la freddura. 28. Amore in gentil cor prende rivera 29. per suo consimel loco 30. com’ adamàs del ferro in la minera.

31. Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno: 32. vile reman, né ’l sol perde calore; 33. dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»; 34. lui semblo al fango, al sol gentil valore: 35. ché non dé dar om fé 36. che gentilezza sia fòr di coraggio 37. in degnità d’ere’ 38. sed a vertute non ha gentil core, 39. com’aigua porta raggio 40. e ’l ciel riten le stelle e lo splendore. 41. Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo 42. Deo crïator più che [’n] nostr’occhi ’l sole: 43. ella intende suo fattor oltra ’l cielo, 44. e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole; 45. e con’ segue, al primero, 46. del giusto Deo beato compimento, 47. così dar dovria, al vero, 48. la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende 49. del suo gentil, talento 50. che mai di lei obedir non si disprende. 51. Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?», 52. sïando l’alma mia a lui davanti. 53. «Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti 54. e desti in vano amor Me per semblanti: 55. ch’a Me conven le laude 56. e a la reina del regname degno, 57. per cui cessa onne fraude». 58. Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza 59. che fosse del Tuo regno; 60. non me fu fallo, s’in lei posi amanza».

Parafrasi affiancata 1. Al cuore nobile corrisponde sempre l’amore, 2. come l’uccello nel bosco torna fra il verde; 3. la natura (v. 4) non creò l’amore prima del cuore nobile, 4. né il cuore nobile prima dell’amore: 5. non appena fu creato il sole, 6. subito lo splendore risplendette, 7. e non risplendette prima della creazione del sole; 8. e l’amore prende posto nella nobiltà d’animo 9. in modo così naturale 10. come il calore nel chiarore del fuoco. 11. Il fuoco dell’amore si accende nel cuore nobile 12. come le proprietà positive in una pietra preziosa, 13. in cui la proprietà non discende dalla stella 14. prima che il sole la renda una cosa nobile; 15. dopo che il sole (v. 16) ha tirato fuori,

16. grazie alla sua forza, ciò che in lei è vile, 17. la stella le dà valore: 18. così, il cuore che è stato reso dalla natura, 19. eletto puro e nobile, 20. lo fa innamorare della donna, simile alla stella. 21. L’amore dimora nel cuore nobile per la stessa ragione 22. per la quale il fuoco sta in cima alla torcia; 23. lì, chiaro e sottile, splende a suo piacimento; 24. non gli si adatterebbe un altro modo di essere, dal tanto che è indomabile. 25. Così l’indole cattiva 26. va contro l’amore, come fa l’acqua, essendo fredda (v. 27: “per la freddura”), con il fuoco, 27. che è caldo. 28. L’amore prende dimora nel cuore nobile, 29. come in un luogo che gli è simile, 30. come il diamante nel minerale del ferro. 31. Il sole colpisce il fango per tutto il giorno: 32. eppure, esso resta vile e il sole non perde il suo calore; 33. dice l’uomo superbo: “Sono nobile di stirpe”; 34. lo paragono al fango, (paragono, invece) al sole la vera nobiltà: 35. perché non si deve credere 36. che la nobiltà risieda al di fuori del cuore, 37. nella dignità ereditata, 38. se non si ha un cuore nobile incline alla virtù, 39. come l’acqua si lascia attraversare dal sole 40. ed il cielo contiene le stelle e la loro luminosità. 41. Splende nell’intelligenza angelica 42. Dio creatore, più di quanto risplenda il sole ai nostri occhi: 43. essa conosce il suo creatore al di là del suo moto celeste 44. e, facendo girare il cielo, comincia ad ubbidirgli; 45. e allo stesso modo che subito segue 46. il giusto compimento del disegno di Dio, 47. così dovrebbe ispirargli, in verità, 48. la bella donna, dopo che risplende agli occhi 49. del suo innamorato, tal desiderio 50. di non staccarsi mai dall’obbedienza a lei. 51. Donna, Dio mi dirà: “Che presunzione hai avuto?” 52. Quando la mia anima starà davanti a Lui. 53. “Hai attraversato il cielo e sei giunto fino a me 54. e hai preso me come termine di paragone per un amore vano: 55. perché le lodi si addicono solo a Me 56. e alla regina del vero regno (la Madonna), 57. grazie alla quale svanisce ogni inganno”. 58. Potrò rispondergli: “Aveva l’aspetto di un angelo 59. del Tuo regno; 60. non commisi un peccato, se indirizzai a lei il mio amore”.

Parafrasi discorsiva

Al cuore nobile corrisponde sempre l’amore, come l’uccello nel bosco torna fra il verde; la natura non creò l’amore prima del cuore nobile, né il cuore nobile prima dell’amore: non appena fu creato il sole, subito lo splendore risplendette, e non risplendette prima della creazione del sole e l’amore prende posto nella nobiltà d’animo in modo così naturale come il calore nel chiarore del fuoco. Il fuoco dell’amore si accende nel cuore nobile come le proprietà positive in una pietra preziosa, in cui la proprietà non discende dalla stella prima che il sole la renda una cosa nobile; dopo che il sole ha tirato fuori, grazie alla sua forza, ciò che in lei è vile, la stella le dà valore: così, il cuore che è stato reso eletto dalla natura, puro e nobile, lo fa innamorare della donna, simile alla stella. L’amore dimora nel cuore nobile per la stessa ragione per la quale il fuoco sta in cima alla torcia; lì, chiaro e sottile, splende a suo piacimento; non gli si adatterebbe un altro modo di essere, dal tanto che è indomabile. Così l’indole cattiva va contro l’amore, come fa l’acqua, essendo fredda, con il fuoco, che è caldo. L’amore prende dimora nel cuore nobile, come in un luogo che gli è simile, come il diamante nel minerale del ferro. Il sole colpisce il fango per tutto il giorno: eppure, esso resta vile e il sole non perde il suo calore; dice l’uomo superbo: “Sono nobile di stirpe”; lo paragono al fango, (paragono, invece) al sole la vera nobiltà: perché non si deve credere che la nobiltà risieda al di fuori del cuore, nella dignità ereditata, se non si ha un cuore nobile incline alla virtù, come l’acqua si lascia attraversare dal sole ed il cielo contiene le stelle e la loro luminosità. Dio creatore splende nell’intelligenza angelica più di quanto risplenda il sole ai nostri occhi: essa conosce il suo creatore al di là del suo moto celeste e, facendo girare il cielo, comincia ad ubbidirgli; e allo stesso modo che subito segue il giusto compimento del disegno di Dio, così in verità la bella donna, dopo che risplende agli occhi del suo innamorato, dovrebbe ispirargli tal desiderio di non staccarsi mai dall’obbedienza a lei. Quando la mia anima starà davanti a Lui, Dio mi dirà: “Che presunzione hai avuto? Hai attraversato il cielo e sei giunto fino a me e hai preso me come termine di paragone per un amore vano: perché le lodi si addicono solo a Me e alla regina del vero regno (la Madonna), grazie alla quale svanisce ogni inganno”. Potrò rispondergli: “Aveva l’aspetto di un angelo del Tuo regno; non commisi un peccato, se indirizzai a lei il mio amore”.

Figure Retoriche •

Allitterazioni

della “r”: “al cor gentil rempaira sempre amore” (v. 1); della “l”: “l’ausello in selva, sole, splendore, lucente… sol, lì, vile, stella, li, valore…”; della “c”: “come“; calore; clarità” (v. 10); della “p”: “petra preziosa” (v. 12); della “d”: “dé dar” (v. 35); “dar dovria” (v. 47); “Donna Deo” (v. 51); •

Chiasmi

“né fe’ amor anti che gentil core, / né gentil core anti ch’amor, natura” (vv. 3-4); •

Metonimia

“gentilezza” (v. 8); •

Similitudini

“come l’ausello in selva a la verdura” (v. 2); “così propiamente / come calore in clarità di foco” (vv. 9-10); “come vertute in petra preziosa” (v. 12); “a guisa di stella” (v. 20); “per tal ragion sta ‘n cor gentile / per qual lo foco…” (vv. 21-22); “come fa l’aigua il foco / caldo per la freddura” (vv. 26-27); “com’adamas del ferro in la minera” (v. 30); “com’aigua porta raggio / e il ciel riten le stelle e lo splendore” (vv. 39-40); •

Figura etimologica

“’nnamora / Amor” (vv. 20-21); “splendore / splende” (vv. 40-41); “reina regname” (v. 56); •

Perifrasi

“suo fattore” (Dio) (v. 43); “regina del reame degno” (Maria) (v. 56); •

Anafore

“come…come…come…com’” (vv. 2-10-12-30-39); “così” (vv. 9-18-25-47); “Amor…amore” (vv. 21 e 28); “né…nè” (vv. 3-4-7); •

Anastrofi

“né fe’ amor anti che gentil core / né gentil core anti che amor, natura” (vv. 3-4); “del ferro in la miniera” (v. 30); “d’angel sembianza” (v. 58); •

Enjambements

“natura / recontra” (vv. 25-26); “foco / caldo” (vv 26-27); “splende / del suo gentil” (vv. 4849).

Commento Guido Guinizzelli, legato nella produzione precedente, alla poesia siculo-toscana, soprattutto grazie a questa canzone, è considerato un grande innovatore nella tradizione poetica italiana. Infatti, la canzone si può considerare il manifesto programmatico dello Stil Novo. Il tema

centrale è quello della “gentilezza”, ossia la nobiltà, che non dipende dalla nascita, bensì dal valore della persona: ossia, si può anche appartenere a una famiglia di sangue nobile ed essere vili come il fango. Si tratta di un tema già presente nella poesia cortese, ora ripreso in un contesto del tutto diverso. Guinizzelli, infatti, è un “borghese”, un giudice, che, nella società urbana fiorentina del Duecento, aspira a legittimare la propria ascesa sociale, elaborando una nuova concezione della nobiltà rispondente ai propri interessi: la nobiltà non è più ereditaria, ma dipende soltanto dall’”altezza dell’ingegno”. Ciò che nobilita il cuore è l’amore vero e puro, spirituale, che eleva e raffina l’anima; si tratta di un amore (che, in questo contesto, significa anche il saper scrivere poesie d’amore) che trova la sua sede naturale nel cuore “gentile”. Nella prima strofa, il poeta afferma vigorosamente l’identità tra l’amore e il cuore gentile, che sono inscindibili; nella seconda, si ribadisce questa identità, sottolineando che la donna oggetto d’amore libera l’uomo da ogni bassezza e lo eleva; nella terza, poi, con un paragone con il fuoco, il poeta ripete che l’amore dimora per natura nel cuore nobile, mentre un’indole volgare è contraria all’amore. La quarta strofa afferma il concetto chiave: la nobiltà d’animo non è ereditaria, bensì dipende dai meriti personali di ciascuno; nella quinta strofa, poi, è introdotto un altro tema fondamentale, quello della donna-angelo, che, con la propria bellezza, suscita nell’amato il bene e la virtù. Infine, nell’ultima strofa, si immagina che l’uomo sappia giustificare davanti a Dio l’amore per la donna, che non è stato peccaminoso, proprio perché la donna aveva le sembianze di un angelo. L’argomentazione del poeta è ricca di paragoni filosofici e scientifici, tant’è che questo testo si può considerare un vero e proprio trattato filosofico in poesia, sia nella forma sia nel contenuto. In ogni strofa, infatti, con un procedimento tipico della trattatistica medievale, compare un’analogia tra il principio amoroso da dimostrare e uno del mondo fisico: la virtù della pietra preziosa infusa dalle stelle, il fuoco che tende a salire per la sua stessa natura, il diamante che attira il minerale del ferro. Nella quinta strofa, invece, il paragone diventa di tipo teologico: le intelligenze angeliche obbediscono a Dio, come l’amante deve obbedire all’amata. La donna, infatti, è comparata ad un angelo, cioè ad un messaggero di Dio, la cui bellezza va cercata al di là delle apparenze fisiche: pertanto, amarla ed obbedirle è come amare e obbedire a Dio. La donna è stata creata per elevare e nobilitare il cuore dell’uomo. La novità di questo testo è la presentazione di una teoria organica e strutturata sull’amore: il cuore gentile è la potenza, irrinunciabile, in mancanza della quale non può avvenire nessuna trasformazione in atto, l’amore è l’atto, la donna chiude il cerchio, perché è colei che innesca il processo di passaggio dalla potenza all’atto (tecnicamente, nel linguaggio aristotelico qui sotteso, la “causa efficiente”). L’amore viene sempre designato con immagini che richiamano il sole, la luce, le stelle, il calore ed è sempre collegato alla sfera dell’”elevazione” verso il cielo; ad esso, si contrappone il campo semantico antitetico del “freddo”, connesso, invece, ad immagini vili e basse come quella del fango. Il fuoco (caldo) si riferisce al «cor gentile»; l’acqua (freddo) si riferisce invece alla «prava natura». A livello lessicale sono presenti elementi tipici del precedente linguaggio poetico: gallicismi come «rempaira», «rivera», «asletto»; forme provenienti dalla tradizione siciliana e provenzale come «core» e i sostantivi astratti in -anza («amanza») e in -ura («verdura», «freddura»). Tuttavia nel complesso il lessico appare piano, lontano dalla ricercata varietà della poesia precedente, riconducibile a Guittone d’Arezzo. Tipicamente bolognesi sono le forme «dise» e «presomisti». Rilevante anche il ricorso al supporto linguistico del latino («laude», «fraude»). Viene ripresa la tradizione provenzale delle cablas capfinidas, cioè del collegamento tra una stanza e l’altra tramite la ripetizione della stessa parola o l’impiego di termini legati da figura etimologica. A parte la quinta stanza, complessa e di interpretazione incerta, la sintassi è abbastanza piana e lineare, soprattutto se confrontata con quella delle poesie precedenti....


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