Appunti di psicologia generale per esame di stato PDF

Title Appunti di psicologia generale per esame di stato
Course Psicologia generale
Institution Università del Salento
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Appunti di psicologia generale da utilizzare per preparare l'esame di stato abilitante alla professione di psicologo...


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LA MEMORIA Definizione, principali teorie ed esperiment È uno dei temi maggiormente studiati nel corso degli anni nella ricerca psicologica ed è definita come la capacità degli esseri viventi di conservare le informazioni per poterle in seguito recuperare e riconoscere, che richiede una attiva rielaborazione dei contenuti e non una passiva ricezione di essi. Non è un deposito di dati ma un complesso processo di codifica, immagazzinamento e recupero delle informazioni. La fase della codifica fa riferimento al modo in cui l’informazione da apprendere viene elaborata; successiva è la fase dell’immagazzinamento che fa riferimento al modo in cui l’info che è stata elaborata viene trasferita in memoria; l’ultima fase riguarda invece il recupero dal sistema di memoria dell’informazione immagazzinata. Il contenuto recuperato è l’esito di un processo di rielaborazione delle informazioni e non una fedele riproduzione dell’informazione originaria. L’inizio dello studio scientifico della memoria coincide con le ricerche di Ebbinghaus, il quale utilizzò il metodo sperimentale per studiare la formazione delle associazioni, che secondo l’approccio associazionista, cui fa riferimento, sono alla base dell’apprendimento. A lui contemporaneo fu il funzionalista James, il quale operò una distinzione tra memoria primaria e memoria secondaria. Con l’avvento del comportamentismo l’approccio di James fu abbandonato. I comportamentisti infatti credevano che il comportamento si dovesse indagare esclusivamente attraverso metodi oggettivi, e non facendo riferimento alla coscienza o ad altre ipotetiche strutture interiori cui faceva riferimento James. A partire dagli anni ’50-’60 si passò ad una concezione multimodale della memoria, che si opponeva a quella che la considerava un processo unitario. Un orientamento teorico che ha contribuito a questa concezione e le ha attribuito un ruolo centrale nella gestione e organizzazione dell’info è lo Human Information Processing (HIP) i cui principali esponenti sono Atkinson Shiffrin e Tulving. Il modello proposto dai primi due considera la memoria un processo multimagazzino formato da tre registri attraverso i quali l’info fluisce in modo sequenziale. Il primo magazzino è un registro sensoriale, a capacità limitata, dove l’info viene conservata per un breve periodo e codificata dai processi attentivi, un magazzino di MBT, a capacità limitata anch’esso, che trasferisce l’info tramite la reiterazione al magazzino di MLT, che ha invece una capacità più ampia. I magazzini sensoriali maggiormente studiati dai ricercatori sono il magazzino iconico, che mantiene le info visive e il magazzino ecoico che mantiene quelle acustiche. Prove a sostegno dell’esistenza del magazzino iconico provengono dagli esperimenti di Sperling, il quale presentava una tabella di 12 lettere, disposte su 3 righe e 4 colonne, per un brevissimo tempo, e successivamente chiedeva ai soggetti di ricordarne quante più possibile. I soggetti riuscivano a riferire 4 o 5 delle 12 lettere, ma erano convinti di averne viste più di quante erano stati in grado di riferirne. In un esperimento successivo faceva seguire dopo ogni presentazione della tabella un segnale acustico che indicava quale delle tre righe doveva essere riferita. Il numero di lettere rievocate dipendeva dall’intervallo tra la presentazione della tabella e l’emissione del segnale acustico. La teoria multi- magazzino presenta diversi punti deboli quali l’assunto secondo cui esiste un solo magazzino di MBT e un solo magazzino di MLT. Questa affermazione sembra poco plausibile ad esempio se si pensa all’enorme varietà di info immagazzinate nella MLT. Inoltre attribuisce molta importanza alla reiterazione come processo principalmente coinvolto nell’immagazzinamento, che raramente viene impiegato nella vita quotidiana, senza il quale è comunque possibile l’acquisizione di sempre nuove informazioni. Un tentativo importante di formulare un modello di MBT più adeguato proviene da Baddeley e Hitch i quali hanno sostituito il magazzino di MBT con un costrutto più complesso, la memoria di lavoro, composta da un esecutivo centrale, cioè un sistema attentivo che integra le informazioni, un circuito fonologico e articolatorio, che mantiene le info in forma fonologica, utilizzato per la reiterazione, ed è composto da un sistema di controllo articolatorio, e da un taccuino visuo- spaziale che mantiene info di tipo visivo e spaziale. Il modello assume che ciascuna delle 3 componenti funzioni in modo relativamente separato dalle altre. È stato applicato con successo a compiti di ragionamento aritmetico, mentale e verbale, a compiti di lettura, oltre che a quelli di memoria. Il modello di MBT è stato applicato con successo quasi esclusivamente a compiti di memoria. Per valutare la MBT sono stati usati compiti di span di memoria, in cui veniva chiesto ai

soggetti di ripetere una lista di elementi nell’ordine in cui erano stati presentati. I contenuti mediamente trattenuti erano 7 più o meno 2 e la velocità di recupero dipendeva dal numero di informazioni presentate. Successivi esperimenti consistevano nel chiedere ai soggetti di ripetere le parole incluse in una lista di elementi senza rispettarne l’ordine. Furono verificati due effetti. L’effetto primacy, che è la tendenza a ricordare meglio i primi item di una lista e l’effetto recency, per cui si ricordano meglio gli ultimi item di un elenco. Gli item che venivano ricordati in misura minore erano quelli che occupavano una posizione centrale, i quali non erano più presenti nella MBT ma non avevano avuto il tempo di passare nella MLT. Tulving ha classificato la MLT in memoria dichiarativa e non dichiarativa. Fanno parte della prima la memoria episodica, una memoria autobiografica che fa riferimento a eventi o esperienze specifiche della vita di ciascuno e contiene info spazio- temporali che spiegano quando e dove l’info è stata appresa, e la memoria semantica, che riguarda conoscenze generali, trascendendo le condizioni del contesto in cui è avvenuto l’apprendimento della traccia. La memoria dichiarativa è invece una memoria procedurale, legata alla reale attuazione di un compito, verificabile e accessibile solo attraverso l’esecuzione di un’azione, è un insieme di abilità difficilmente traducibili in proposizioni ma non è solo il ricordo di abilità motorie. Ambit applicatvi In ambito clinico la memoria ha un ruolo centrale nella diagnosi di alcuni disturbi come: amnesia, il morbo di Alzheimer, le psicosi, la sindrome di Korsakoff ecc. In particolare la teoria di Atkinson e Shiffrin è in grado di spiegare alcuni aspetti del fenomeno dell’ Alzheimer ed in particolare la degenerazione dei vari registri di memoria. L’Alzheimer è una forma di demenza degenerativa e irreversibile ad esordio principalmente senile che colpisce pensiero, memoria e comportamento. Tale forma di demenza degenerativa procede in modo sequenziale andando da forme più lievi che colpiscono la MBT, causando disorientamento e difficoltà ad acquisire nuove informazioni, a forme intermedie in cui vengono intaccate conoscenze sia generali, che di eventi specifici a causa della degenerazione della memoria episodica e semantica, a forme più gravi che riguardano la memoria procedurale e che causano difficoltà nel mettere in atto comportamenti automatici di vita quotidiana. Nella sindrome di Korsakoff il paziente ha un buon ricordo immediato, ma una totale incapacità ad immagazzinare le info nella MLT. (Disturbi nella MLT non coinvolgono la MBT). Sempre in ambito clinico, deficit mnestici possono essere spiegati ricorrendo al costrutto di difese psichiche ed in particolare a quello di rimozione. Il ricordo di un evento traumatico o l’idea connessa alla soddisfazione di un desiderio riprovevole può essere respinta dal campo della coscienza grazie all’impiego attivo di energie psichiche. Nel corso di una seduta psicoterapeutica o durante il sonno le energie della rimozione si indeboliscono, tanto da permettere il riemergere di contenuti e immagini mentali inconsci. Un altro ambito applicativo riguarda il potenziamento della memoria e della sua efficacia tramite mnemotecniche, che permettono sia di facilitare la memorizzazione di contenuti specifici, sia di acquisire dei metodi da utilizzare successivamente in diverse situazioni. Nell’ambito della psicologia forense spesso la memoria è l’unica fonte di informazione su quanto presumibilmente accaduto. Si presta particolare attenzione alla falsa memoria, poiché nella rievocazione di fatti, in caso di testimonianze i ricordi sono soggetti a rielaborazioni. Nell’ambito della psicologia scolastica, la teoria tripartita dello HIP e quella dei livelli di elaborazione trovano applicazione nelle metodologie da utilizzare per memorizzare i contenuti. Metodi di indagine della memoria Per quanto riguarda i metodi d’indagine è possibile citare il metodo sperimentale inferenziale attraverso il quale i processi mentali vengono esperiti dalle loro conseguenze direttamente osservabili. I processi mentali sottostanti la memoria vengono studiati attraverso le prestazioni dei soggetti quando apprendono liste di parole o numeri. L’esame di memoria può anche essere efficacemente realizzato tramite specifici test come la WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale) che, tra gli altri fattori, permette di valutare la MBT attraverso compiti di span di memoria (memoria di cifre tramite ripetizione diretta e inversa), attraverso prove di ragionamento aritmetico, in cui è importante ricordare quanto viene riferito dallo sperimentatore per poi eseguire il compito di ragionamento, la MLT e l’apprendimento remoto attraverso la prova del vocabolario, in cui si chiede al soggetto di fornire una spiegazione dei termini riferiti dallo sperimentatore; un altro test

utilizzato nella pratica clinica per valutare la memoria è il MMSE (Mini Mental State Examination), di facile e rapida somministrazione. È un test che viene utilizzato per valutare l’efficienza del funzionamento intellettivo e la presenza di deterioramento cognitivo. Valuta in particolare la memoria a breve termine, tramite la rievocazione immediata e differita di tre termini riferiti dallo sperimentatore e la memoria di lavoro. Il reattivo della figura complessa di Rey, in cui si chiede al soggetto di copiare e di riprodurre a memoria una figura geometrica, valuta la memoria visiva e di lavoro. È un test percettivo- visivo e viene utilizzato per distinguere i casi di insufficienza mnemonica dai problemi di organizzazione visuo- motoria. Con pazienti affetti da schizofrenia, per l’esame della memoria viene utilizzata la BACS (Brief Assesment of Cognition in Schizophrenia), attraverso prove di rievocazione immediata in cui lo sperimentatore legge una lista di parole e successivamente chiede al soggetto di rievocarne quante più possibile, senza rispettare l’ordine di presentazione. Memoria e apprendimento Esiste un accordo generale sull’idea che i processi che hanno luogo durante l’apprendimento esercitano un effetto importante sulla MLT. Una teoria sistematica che mette in relazione i due costrutti e che si è basata su questa idea è la teoria dei livelli di elaborazione di Craik e Lockhart. I due autori sostengono che l’informazione immagazzinata nella MLT dipende dai processi attentivi e percettivi messi in atto durante l’apprendimento. Essi hanno affermato che esistono vari e differenti livelli di elaborazione dell’informazione: ad un livello più basso lo stimolo viene elaborato dal punto di vista delle sue caratteristiche fisiche, ad un livello più alto, l’elaborazione è più profonda e coinvolge il significato dello stimolo. L’assunto teorico centrale è che una elaborazione più approfondita dà luogo ad una traccia mnestica più dettagliata, stabile e duratura nel tempo rispetto ad una elaborazione più superficiale. Una info passerà velocemente nella MLT se è connessa con le informazioni precedentemente acquisite, se è emotivamente significativa, se è chiara, ordinata e precisa. L’info viene quindi immagazzinata grazie alle sue caratteristiche strutturali e non tramite la reiterazione, come sostenuto da Atkinson e Shiffrin. Per memorizzare un contenuto è necessario che sia sottoposto ad una profonda elaborazione e rielaborazione, poiché solo le conoscenze approfondite, rielaborate e integrate con il proprio patrimonio culturale possono essere meglio ricordate. MEMORIA ED EMOZIONI La teoria psicodinamica freudiana spiega come eventi particolarmente traumatici, contenuti dolorosi e inaccettabili o idee connesse alla soddisfazione di un desiderio riprovevole, grazie all’azione di energie psichiche possono essere trasferiti al di là della coscienza per poi riemergere in particolari situazioni in cui le energie della rimozione perdono la loro forza come una seduta psicoterapeutica, il sonno, l’ipnosi o attraverso le libere associazioni. Il rapporto tra memoria ed emozione ha assunto una grande importanza in seguito al fiorire della ricerca ecologica sul ricordo degli eventi autobiografici emotivamente intensi e traumatici. Le neuroscienze servendosi di strumenti come la risonanza magnetica funzionale hanno rilevato come la sola aspettativa di andare incontro ad un’esperienza poco piacevole attiva due importanti aree cerebrali legate alla memoria: l’amigdala, associata al consolidamento della memoria emotiva e l’ippocampo, associato alla memoria episodica a breve termine. Inoltre i ricercatori hanno notato che più è intensa l’attesa dell’evento emotivo, più solido sarò il ricordo dell’evento, una volta che questo sia avvenuto. Ciò va a creare un circolo vizioso pericoloso per lo stato mentale della persona, perché più è solido il ricordo, tanto più questo si riproporrà, generando stati d’ansia e di paura anche a distanza di molto tempo. Una teoria che associa i due costrutti è quella dell’Associative Network Model di Bower secondo la quale l’emozioni influenzano il ricordo e costituiscono i nodi centrali di una rete associativa, connessi alle idee, agli eventi e all’attività neurovegetativa. In un esperimento Bower fece apprendere a dei soggetti una lista di parole quando questi avevano un umore positivo, e un’altra lista quando avevano un umore negativo. La rievocazione è risultata migliore nei casi in cui l’umore che dominava durante la rievocazione corrispondeva all’umore che dominava durante l’apprendimento.

METODI DI INDAGINE Il Benton Visual Ritention Test permette di accertare le turbe della memoria e di valutare la percezione spaziale. Il Reattivo della figura complessa di Rey è un test visuo- percettivo in cui si chiede al soggetto di copiare e riprodurre a memoria una figura geometrica. Valuta l’attenzione, la capacità di ritenzione a breve termine e quella visuo- motoria e l’organizzazione percettiva, la memoria visiva e di lavoro. È utilizzato per le analisi neuropsicologiche. Il colloquio è un altro strumento che permette di indagare il vissuto emotivo e come questo sia legato ai vari ricordi. Il Test di memoria comportamentale di Rivermead valuta le abilità necessarie per un congruo funzionamento dei processi di memoria nella vita di tutti i giorni. È composto da 11 test elaborati sulla base dell’osservazione clinica dei pazienti e delle difficoltà riferite più frequentemente dai pazienti affetti da deficit mnestici. AMBITI APPLICATIVI In ambito clinico i 2 costrutti sono connessi con i disturbi psicopatologici: negli psicotici gravi ad esempio le difficoltà di ritenzione a breve termine sono connesse con una difficoltà di attenzione verso il mondo esterno. Nell’amnesia post- traumatica l’effetto dell’intensità emozionale ostacola il recupero di ricordi traumatici o fa rivivere il trauma in modo intrusivo. Nell’ambito della psicologia giuridica emozioni e memoria sono connessi nella sindrome dei falsi ricordi. Molto spesso i cosiddetti ricordi rimossi di traumi infantili che emergono durante le sedute di psicoterapia risultano essere assolutamente falsi o suggeriti involontariamente dallo psicoterapeuta.

L’APPRENDIMENTO Può essere definito come l’insieme di processi che provocano dei cambiamenti relativamente duraturi nel potenziale comportamentale dell’individuo e permettono allo stesso di acquisire una migliore conoscenza e un migliore adattamento all’ambiente. La sua funzione è proprio quella di rendere l’individuo maggiormente adatto all’ambiente in cui vive. L’apprendimento è presente negli organismi più semplici in forme elementari e nell’individuo può essere intenzionale, cioè volontario e consapevole o accidentale, inconscio e involontario. È orientato e motivato per cui non può essere ridotto ad uno sterile meccanismo di acquisizione di contenuti privi di un significato emotivo e adattivo. L’approccio che maggiormente si è occupato di apprendimento è quello comportamentista, che ha studiato l’apprendimento tramite l’associazione stimolo- risposta. I suoi principali esponenti sono Pavlov, il quale ha introdotto il concetto di condizionamento classico, Thorndike, a cui si deve il concetto di apprendimento per prove ed errori e Skinner, che ha ripreso gli studi di Thorndike sul condizionamento operante. Il condizionamento classico di Pavlov consiste nell’associare, in maniera contigua, uno stimolo nuovo ad uno stimolo incondizionato, in grado di provocare una risposta innata e incondizionata. Il nuovo stimolo diventerà uno stimolo condizionato in grado di provocare la risposta originaria, che sarà definita condizionata e non innata. In questo paradigma non si apprende un nuovo comportamento ma si impara a fornire una risposta già nota a stimoli che di solito non stimolano tale risposta. Studi successivi al condizionamento classico invece hanno studiato forme di apprendimento più complesse, in cui lo scopo è quello di apprendere un comportamento nuovo. Skinner studia il comportamento di un topo in una gabbia (Skinner box) dotata di due sistemi: un sistema di leva che se premuto fa cadere il cibo e un sistema che registra il numero di volte in cui si preme la leva e gli intervalli tra una pressione e l’altra. Per prove ed errori il topo preme il giusto meccanismo che gli permette di arrivare al cibo. Al diminuire del numero di intervalli tra una pressione e l’altra si può dire che si è verificato un condizionamento operante, dove la specifica risposta prodotta dall’animale viene rinforzata. L’azione diventa intenzionale dato che il topo agisce sull’ambiente per ottenere il rinforzo. Con rinforzo intendiamo qualsiasi evento che aumenta la probabilità di comparsa della risposta. Teoria alternatva sull’apprendimento (teoria sul Problem Solving) L’approccio gestaltista ha messo in evidenza come l’apprendimento avvenga attraverso un meccanismo intuitivo che richiede una ristrutturazione cognitiva dei dati dell’esperienza per giungere alla soluzione del problema. A questo proposito è possibile citare gli studi di Kohler sull’apprendimento per insight, che permette di giungere alla soluzione di un problema tramite un meccanismo intuitivo. Secondo Kohler il modello stimolo- risposta teorizzato dall’approccio teorico comportamentista non è in grado di spiegare gli apprendimenti complessi. L’intuizione è una risposta immediata e improvvisa e una conoscenza antiassociazionista che non richiede un’organizzazione in processi associativi delle abilità motorie, linguistiche e percettive. Per dimostrare la propria teoria Kohler effettua degli esperimenti su alcuni scimpanzé: il primo scimpanzé costruisce una struttura formata da 4 casse che gli permette di arrampicarsi per raggiungere delle banane. Lo scimpanzé intuisce che per raggiungere le banane è necessario arrampicarsi, per cui costruisce con gli elementi a sua disposizione una struttura che gli permette di raggiungere il suo obiettivo. Il secondo scimpanzé era posto in un gabbia, all’interno della quale vi era un piccolo bastoncino. All’esterno della gabbia si trovano delle banane e un bastone più lungo rispetto a quello presente nella gabbia, che è possibile recuperare solo attraverso l’impiego del bastone più corto. Lo scimpanzé dopo aver provato ad avvicinare le banane con il bastone più piccolo presente nella gabbia e con altri mezzi in suo possesso e non essendoci riuscito, intuisce che il bastone più corto gli permetterà di avvicinare il bastone più lungo. Appena il bastone è a portata di mano lo afferra e si procura le banane. Lo scimpanzé ha così intuito in maniera inatte...


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