Appunti lezione Farinella PDF

Title Appunti lezione Farinella
Course Teoria della percezione e psicologia della forma
Institution Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
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Appunti lezione Farinella - lezioni anno 2020/21...


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Teoria della percezione e psicologia della forma 05/03/ 2021

La psicologia della forma è una denominazione che nasce in Germania, fa riferimento a una precisa teoria della percezione. Ne esistono più di una, è una teoria che determina un campo del sapere. Teoria → indica nel linguaggio comune, un’idea nata in base ad una qualche ipotesi rispetto alla realtà. Ha un carattere di astrazione in cui si contrappone una pratica. E’ un sistema deduttivo e ha lo scopo di spiegare dati già posseduti, parte da dei principi e ne ricava una serie di conseguenze. Il significato etimologico scopriamo che teoria deriva dal greco e vorrebbe dire “osservo” , quindi è composto da thèa e horào, vorrebbe dire lo stare osservando, l’osservazione. Se è vero questo, ed è vero, lo sguardo teoretico è uno sguardo che è una sorta di teologia, che rimanda alla osservare. Questo tipo di osservazione parte da un presupposto, si guarda le cose da un punto di vista separato rispetto all’oggetto che prendo in causa. Andare a teatro per i greci vuol dire cogliere gli aspetti nessi, la logica del comportamento svolto sul palcoscenico, questo grazie al fatto che quello che accadeva lì può essere osservata nella sua totalità, questa possibilità permette di arrivare a capire ciò che accade di volta in volta, capire il nesso dell’azione scenica nella sua totalità. La teoria sarebbe questo sguardo disinteressato che osserva le cose così come sono. Se la teoria è un atteggiamento di distanziamento come uno spettatore a teatro, dove il coinvolgimento non è diretto, ma la guardo e capisco il senso di quello che accade, la teoria prevede questo sguardo distanziato dall’oggetto. La teoria nel linguaggio comune si parla di astratto proprio per questo distanziamento, mentre la parte pratica ci si approccia all’oggetto. Si capisce perché un sistema deduttivo con dati già posseduti, dove a teatro posso dedurre il senso. Lo sguardo che noi adotteremo nei confronti della percezione, che va a coincidere con la psicologia della forma, è uno sguardo fenomenologico, questa parola vuol dire fenomeno e logos cioè il linguaggio, discorso. Sarebbe un discorso su ciò che è fenomeno, cioè quello che appare. Lo sguardo fenomenologico vuol dire parlare di qualcosa che è inerente all’apparire, la teoria della percezione intesa in senso fenomenologico non è una teoria, ma bensì una presa di coscienza di quello che vorrebbe dire pensare e conoscere. (E. Husserl). Non è una teoria perché in senso fenomenologico la teoria è una comprensione e non una teoria. Quindi vuol dire che la teoria della percezione è una teoria sui generis perché prevede un coinvolgimento nei confronti di un oggetto di cui si parla. La percezione è questo coinvolgimento preteoretico all’oggetto stesso ??. La psicologia è una disciplina che è diventata di dominio collettivo, viene confusa con la psicanalisi. Deriva dal greco, composta da psyché e logos ovvero discorso, studio intorno all’anima. Il termine psyché vuol dire animos ovvero soffio, vento. La psiche è anche una tipologia di specchio, cioè uno specchio che viene usato per abbellirsi, in quanto specchio nel guardarci è come se guardassimo la nostra anima, l’anima è qualcosa che non si può vedere ma specchiandoci possiamo vederla. Gli occhi sono lo specchio dell’anima. L’anima è qualcosa che si riflette nello specchio e si mostra e gli occhi sono quel luogo in cui l’anima si mostra. Questo gioco di riflessi semantici di rimanda al fatto che se gli occhi hanno la capacità di riflettere, riflettono anche ciò che sta fuori dall’occhio. Gli occhi sono anche ciò che permette di riflettere anche ciò che sta fuori. L'occhio in questo senso possiamo tornare al senso etimologico del termine pupilla, è un diminutivo di pupula che è diminutivo di pupa che vorrebbe dire bambola, che ritroviamo dentro l’occhio. L’anima ha la capacità di riflettere le cose, Aristotele in un testo De Anima, c’è scritto che l’anima e mondo sono la stessa cosa. E’ il luogo delle forme, è in qualche maniera tutte le cose, c’è un legame tra il dentro e il fuori (anima - mondo, soggetto - oggetto). La psicologia moderna nasce con la modernità, il discorso di aristotele è un punto di vista antico, quella moderna è una psicologia parla delle dinamiche interne dell’individuo e parla di: - le dinamiche interne dell’individuo - i rapporti che intercorrono tra quest’ultimo e l’ambiente - i processi mentali che incorrono tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte. Christian Wolff parla per la prima volta di psicologia e non più di anima nel 1732 con Psychologia empirica.

Wundt e Brentano hanno alcune contrapposizioni. (me la sono persa)

Intenzionalità pone la relazione tra il pensato e il pensare, tra la rappresentazione e il rappresentato ecc… Husserl è stato allievo di Brentano e svilupperà il concetto di internazionalità con il concetto di fenomenologia.

SOGLIE PERCETTIVE Il concetto di soglie possiamo ritrovarlo in vari campi, in neuropsicologia e psicofisica, la soglia percettiva è la soglia di percezione al di sotto della quale uno stimolo sensoriale non viene avvertito, ci sono vari metodo per misurarlo. La soglia è una sorta di misura della sensibilità.

Soglia è un luogo di incontro e scambio: di confine, di passaggio, di luogo dove l'identità si mescolano. La soglia è il confine, come se fosse una porta dove avviene uno scambio. Essendo come porta significa passaggio tra mondo esterno e interno. Il guardiano ha il potere di tenere lontani gli intrusi dalla porta, in alcune culture. La porta come soglia significa anche uno spazio segreto con la capacità di nascondere il potere.

Thauma. La filosofia tra meraviglia e inquietudine La filosofia sarebbe amore per la sapienza, il filosofo è colui che non ha sapienza e la ricerca, è un amante della sapienza. Non va a scavare dentro il suo significato originale però, rendendola un discorso che verte sulla conoscenza, ma le cose non stanno così. Thauma → meraviglia in greco, legato al verbo thaumazein cioè provare meraviglia. Questo lo troviamo anche in Aristotele, allievo di Platone, dove dirà che gli uomini prendono l’idea di filosofare dalla meraviglia. E’ il principio da cui scaturisce la curiosità nei confronti di cosa ha più complessità, se noi traduciamo questi termini come meraviglia, pensiamo al filosofo come qualcuno con la bocca aperta che si meraviglia solamente, ma la filosofia non è questo. Thauma vuol dire anche angosciato, terrore per la vita. Nella lingua greca si collega a qualcosa di minaccioso, si riferisce allo scoprire del divenire di tutte le cose, la paura di fronte alla consapevolezza che il mondo è sottoposto ad un ciclo continuo di nascita e morte. Tutti noi quando siamo bambini, chiede continuamente il perché delle cose, gli adulti quindi rispondono se hanno voglia alla ragione per cui succedono, ad un certo punto se il bambino ha uno spirito filosofico, gli adulti dicono “è così e basta”, si pone limite al perché. Questo fatto ripiega sul fatto che le cose stanno così e da lì nasce dallo stupore del bambino, questo suo domandare è dominato da un angoscia inconsapevole della morte. Se le cose stanno così allora la filosofia non è solo amore per la sapienza, ma è anche qualcosa che nasce dallo Thauma e dalla paura della morte. Originariamente filosofia contiene filos cioè attenzione, e dal verbo filein cioè amare, avere cura. Quel filos dobbiamo intenderlo come aver cura, e questo si abbina a sofia che vuol dire chiaro, luminoso. Se il filos è aver cura e sofia chiaro e luminoso, allora philosofia sarebbe cura per ciò che è in luce. Allora se le cose stanno così si comprende perché la fenomenologia è discorso intorno al fenomeno, è un tentativo di tornare all’origine del significato della filosofia, perché fenomenologia contiene fenomeno che vuol dire mostrarsi, apparire, ciò che appare.

Apparenza / Verità (realtà) Noi confondiamo verità con realtà, e l’apparenza in opposizione alla verità, ma non è così. Mera apparenza (Schein) / L’apparire

L’apparire è visibile sia la realtà che l’apparenza, quindi qualcosa che appare per ciò che è e per ciò che non è (mera apparenza). L'apparire è un orizzonte che non può essere oltrepassato, il mondo è l’orizzonte invalicabile, nel momento in cui moriamo usciamo dal mondo. Noi siamo realismo ingenuo, questo è dovuto al fatto che:

Una delle tante definizioni di Martin Heidegger, è che:

Non si può scindere la filosofia dell’essere umano, l’uomo si accorge di quel chiarore di cui poi si dimentica, che poi il chiarore tornerà. Ciò che rende possibile che le cose appaiano viene visto perché vediamo prima le cose che sono in luce. Ciò che appare indica tutto ciò che appare, qualsiasi cosa che appare prende il nome di ente, che indica ogni cosa. E’ il termine più generico che indica le cose, ente è anche qualcosa come Dio cioè intangibile. Noi siamo nell'atteggiamento naturale, ovvero quando il chiarore tornerà, prestiamo più attenzione all’ente piuttosto che al chiarore. Dobbiamo distinguere l’essere dall’ente, noi ci dimentichiamo dell’essere quando pensiamo all’ente.

Guardare il video LEZIONE 1 - Monticelli Spiegazione di Husserl 12/03/2021

Non dobbiamo separare ciò che appare ( quello che ci è dato ovvero l’oggetto) dal suo apparire nei vissuti

soggettivi ( come essi ci appaiono ). ↻Osservabile ⇆ osservato ⇆ osservatore↺ L'osservatore è all’interno dell’osservabile, questa è la circolarità, siamo sempre visti dal mondo e noi vediamo il mondo. Questo nostro vedere ed essere visti si da in determinati rapporti con certe modalità d’essere.

Nel mondo è già contenuto nella materia, basta liberarla con uno sguardo capace di stabilire tale forme.

Con l’esistenza, abbiamo una comprensione dell’ ( è ) perché il soggetto si presenta in una determinata maniera ed esiste. L’essenza invece è una qualità, un attributo, determina un genere, una specie ( es: La rosa è un fiore ). Indipendemente che la rosa esista o non esista davanti a me, la rosa resta sempre un fiore e non cambia la cosa, in un certo senso abbiamo trovato una definizione del fiore. Quindi ( è ) porta ad una esistenza e ad un’essenza. Quando parlo dell’essere parlo della totalità delle cose che sono, quindi c’è un riferimento ad un concetto più generico. Essere in greco si dice tho on, quindi le varie cose che stanno al mondo e partecipano all’essere ( noi gli alberi ecc), sono enti. C’è un legame tra gli enti e l’essere, perché gli enti fanno parte dall’essere e siamo tutti accomunati dall'essere, qui c’è la possibilità di determinare tutto ciò che è. Per la Fenomenologia l’essere è l’apparire. La mente rispecchia le cose così come sono e così’ rientriamo nelle verità. Conoscere significa rapportare le cose reali ad affiancare le cose conosciute, portando alla divisione tra essere dell’essere proprio ed essere dell’essere conosciuto. Ma noi per primo incontriamo l’ente, non l’essere → se è vero che l’essere è in tutte le cose allora:

Il principio di non contraddizione è uno dei principi fondamentali della logica, una penna non può essere un libro, la penna è la penna e non è un libro.

To ti en einai Quod quid erat esse → ciò che era l’essere questo. Es: questa è una matita → ciò che l’essere è questo → l’essenza è ciò che permettere ciò che è questa matita, precedenza logica dell’esistenza. L’essere della matita è l’unione di grafite e legno, e questa è la matita. Il chiedersi che cosa si l’ente (la matita) (la definizione, ciò che è) equivale a interrogarsi intorno alla ousia. Essenza che fa segno al logos, al discorso, si dice nel discorso, che a sua volta, rimanda all’interrogazione sul perché dell'ente e del suo indubitabile apparire, su ciò che lo manifesta così e non altrimenti.

19/03/2021

Il problema dell’essere: la questione della percezione deve essere ricondotta all'essere altrimenti non si capiscono alcune cose che diamo per scontato. L’essere è un termine generico, è qualcosa che è il fenomeno più concreto, per questo non si manifesta come le cose.

Ma noi per primo incontriamo l’ente (le cose) e non l’essere, quando ci interroghiamo su qualsiasi cosa che c’è nel mondo scopriamo che questa interrogazione avviene nel linguaggio e allora questa scoperta che abbiamo fatto fa sì che cerchiamo una corrispondenza tra il linguaggio e ciò che è una cosa è. Cerchiamo una definizione di che cos’è una determinata cosa. La tradizione ha formulato questa questione, quindi ciò che è l’essenza di qualche cosa precede la sua esistenza, perché determinante rispetto alla verità. Il chiedersi cosa sia l’ente alla vuol dire interrogarsi attorno all’essenza, ora l’essenza è concepita come qualcosa di stabile e permanente, l’essenza dell’essente (la matita non è la penna). L’essenza si manifesta nella definizione, nel linguaggio. Per noi essere vuol dire sia esistenza che essenza, in particolar modo vengono pensati alla semplice presenza. Questo perché incontriamo prima le cose, non l’essere. Se ci riferiamo all’essere come esistenza, allora assumiamo un atteggiamento empirista, l’ente e le cose sono davanti a noi non possiamo fare altre che riflettere le cose così come sono davanti a noi. Le idee risiedono in un’altro mondo che è accoglibile con la mente, non si ricava l’idea delle cose guardandole, ma c’è già un'idea preesistente che la mente cogli ed è capace di conoscere la realtà delle cose. se pensiamo l’essere come stabilito, allora la nostra idea di essere che fa leva sull essenza. La mente è pensata come una mente costitutiva che illumina le cose e non si limita ad accogliere le cose.

Per la fenomenologia, fenomeno non è la copia della cosa, ma è esattamente come si rappresenta la cosa.

L'intuizione categoriale o visione d’essenza. Husserl dice che l’essenza e l’esistenza trovano un punto d’incontro. Oltre all’intuizione sensibile (vedo la cosa davanti a me), nel momento in cui vedo un oggetto vedo anche l’oggetto, riconosco il libro perché ho la forma innata dell’oggetto.

Differenza tra Husserl e Heidegger Heidegger dice che l’essere è concepito come qualcosa di presenta, a questa concezione di essere di casca anche Husserl, quest'ultimo ha l’intuizione di dire che l’essere si può cogliere e non è un processo della mente. Eh mi sono persa nel blu dipinto di blu ma parlano di suono

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Anche i sentimenti sono soggettivi, secondo Hausser, il tendere del sentimento è verso qualcosa di appreso e sentito, come qualcosa che è legato alle emozioni. Quando m'innamoro si dice che l’amore non ha occhi, noi vediamo quella persona diversamente da chi non è innamorato, cogliamo aspetti che altri non possono vedere. Questi sono aspetti che ti fanno portare a vedere le cose sotto un’altra luce.

L’intenzionalità supera la dicotomia tra soggetto e oggetto, ha un suo modo per interagire.

IL LINGUAGGIO E LE COSE

02/04/2021

CORPO VIVENTE Il corpo vivente è l'essere di Heidegger. Ascoltare il video della lezione n°4. L’esserci è presso l’ente, l’uomo è sempre già nel mondo. esistendo l’uomo è l’essere nel mondo, è sempre presso l’ente e le cose. L’asserzione sulle cose è secondaria rispetto all’essere presso le cose. Il giudizio, la parola, la frase indica l’asserzione. Il concetto di spazio è astratto, nasce in quanto l’uomo è già spazialità, quindi un'apertura (essere nel mondo), stare nell'apertura non vuol dire che sta come tutti gli altri enti. Tutti gli uomini sono essere nel mondo, l’asserzione è essere con gli altri (enti se li considero come oggetti presenti). L'altro esserci è presente se io lo considero così, entrambi però non siamo solo presenti, ma comprendendo l’esserci possiamo parlare. L’essere presso non è un essere accanto a, l’oggetto non ha consapevolezza di essere vicino a qualcos’altro, non comprendono l’essere. Lo schema Sd si chiama così perché va da soggetto e soggetto, la conoscenza è qualcosa che proviene dal mondo esterno e va a finire all'interno.

Questo sistema si può complicare, perché la scienza lo complica.

L'oggetto fisico (stimolo distale = è un qualche cosa che si riduce a stimolo, oggetto esterno. Questo processo è una risposta a uno stimolo esterno). Distale perché è distante dall’occhio (recettore sensoriale), in mezzo ci sono delle linee tratteggiate che sarebbero la luce, che permette di diventare stimolo prossimale. Attraverso la luce riesce a diventare prossimale e avvicinarsi alla traduzione e all’integrazione cromatica. Quello stimolo proveniente dall’esterno subisce una trasformazione perché a questo livello riceviamo stimoli dalla luce facendoli diventare stimoli elettrochimici, e attraverso all'integrazione di rete arriva alla corteccia visiva primaria dove le cellule preposte alla trasduzione operano una serie di atti e processi che danno adito al rendimento percettivo (oggetto fenomenico). Questo è un metodo per rendere più complesso uno schema SD. C’è una relazione tra causa ed effetto, quindi la percezione è questo, l’oggetto viene messo in relazione e il soggetto diventa un quasi oggetto perché tra i due c’è una relazione di causa-effetto. L’effetto è il rendimento percettivo, ovvero l’immagine che ho nella mente.

E’ gia presenta nella retina e ha decodificato l’energia elettromagnetica proveniente dall’esterno e con giochi di rimandi ottici-geometrici entra nell’occhio.

La versione 3d avviene grazie alla visione binoculare, il fenomeno non è come quello della fenomenologia, qui il rendimento fenomenico è un processo che avviene grazie a noi.

Fotometria = misurazione della luce.

Assorbimento: la luce è trattenuta e in parte trasmessa (percezione del colore). Riflessione: la luce che colpisce una superficie cambia traiettoria (percezione dell'oggetto)( si creano le ombre). Organizzazione ottico-geometrica. L’occhio e la formazione dell’immagine: il sistema visivo in quanto l’occhio è un recettore visio formato da diverse parti con diverse funzionalità.

Dall’occhio al cervello: la trasmissione neuronale e integrazione di rete (chiasma ottico, corpo genicolato). Il cervello: la corteccia visiva.

Il rendimento percettivo - oggetto fenomenico resta un punto interrogativo. Lo schema di prima può essere applicato ad una macchina che percepisce, ad esempio un robot.

16/04/21

“La narrazione scientifica divulgativa quando si inclina?” ( possibile domanda all’esame ) -Quando si parla della fotografia di Shatz (?) -Quando parlano del senso del tatto e della pelle. Quando ci sono gli stomp (?) quelli che ballano, c’è una dimensione corale, dicono che non è possibile percepire se non nell’insieme -E’ quando parla il non vedente, che dice di non aver bisogno di vedere perché vive già in un’altro modo.

La visibilità. La visibilità è ciò che permette di vedere o non vedere. E’ il luogo che i regimi di luce ( le aperture dell’essere ) si manifestano attraverso i dispositivi. Vediamo il come del vedere, ciò che effettivamente lo rende possibile.

A partire dal concetto di apertura originaria arriviamo a questa conclusione:

Esempio: Il partenone si vede in maniera diversa perché una determinata apertura dell’essere la fa vedere come diversi modi, inizialmente come un tempio e poi come qualcosa di diverso. La storicità della percezione, la percezione è mediata storicamente. Ricade all’interno della visibilità

Queste sono due citazioni importanti di Marx. La percezione varia a seconda dellle teoria (saperi) e dei momenti storici.

Rispetto all’esempio del partenone, riusciremo a capire quale dispositive ci permette di vedere il partenone rispetto ad un certo regime di luce. “L’arte non ripete le cose visibile ma rende visibile”

Rende visibile la visibilità perché non è una cosa che posso vedere se non attraverso un dispositivo, è la condizione che ci permette di vedere. L’arte ci aiuta con questa cosa, ne abbiamo bisogno.

23/04/21


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