Appunti lezione Teatro greco e latino PDF

Title Appunti lezione Teatro greco e latino
Course Storia Del Teatro Greco E Latino
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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appunti del corso di storia del teatro greco e latino....


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STORIA DEL TEATRO GRECO E LATINO DOCENTE: ELISABETTA MATELLI CORSO SEMESTRALE: I MODULO A. A.: 2021-2022 Lezione 5 ottobre: introduzione al corso Partiamo da qualche definizione. Anzitutto, la definizione minima di ‘teatro’ -> definiamo ‘teatro’ lo spazio che offre lo spettacolo (theama + radice etimologica: la parola italiana ‘teatro’ come quella latina theatrum derivano dal termine greco theatron -stessa radice di theaomai ‘guardo’ e theama ‘spettacolo’-: l’origine più remota è la radice indoeuropea thaut, che esprime l’idea del meravigliarsi, del sorprendersi -thaumaston in greco significa ‘sorprendente’ -> nesso tra il concetto di ‘teatro’ e la ‘meraviglia che si ha dalla spettacolarità, dal guardare la spettacolarità’ -> importanza per il teatro di creare meraviglia nello spettatore; se il teatro annoia, non è teatro) di un’azione (drama) davanti a un pubblico-spettatore. Per avere ‘teatro’ sono dunque necessari almeno: 1. Uno spazio scenico Per il mondo greco, assumeva anche una particolare architettura -> forma semicircolare ‘a conchiglia’ -coylon/cavea- dove si trovavano i sedili degli spettatori -> gli spettatori si vedevano tra loro e vedevano contemporaneamente la rappresentazione + idea che la platea ‘abbracci’ il palco scenico. + evoluzione dello spazio scenico e delle architetture dei teatri nel corso della storia. 2. Un attore che compie un’azione a cui è attribuibile un senso cfr. Aristotele: “azione mimetica” rispetto alla realtà in cui viviamo. 3. Uno spettatore I principali generi letterari del teatro greco in età storica possono essere individuati in: 1. Tragedia In latino tragoedia, in greco tragôdia termine che si riconosce composto dalla parola tragos (‘capro’) e odè (‘canto’), dunque ‘canto del capro’). Cosa significa? La risposta a questa domanda non è facile perché equivale in un certo senso alla soluzione del problema dell’origine della tragedia, su cui -dai tempi antichi (vedi Aristotele nella Poetica) - ci s’interroga. Le due interpretazioni possibili dell’idea di tragedia come ‘canto del capro’ sono: - Canto in occasioni di feste dionisiache in cui c’erano concorsi che premiavano il miglior canto con un ‘capro’. - Canto in occasione di feste dionisiache (che sempre richiedono un sacrificio di sangue: il sacrificio della vita che, attraverso la morte e il dono, porta ad altra vita -> le carni dell’animale immolato venivano poi mangiate) ove il culto richiedeva il sacrificio di un ‘capro’. In questa interpretazione, interessante è notare come, all’interno dei culti dionisiaci, il teatro vada a sostituire il capro sacrificato col sangue, cioè la rappresentazione di uno spettacolo tragico (in cui per definizione è sempre presente una vittima) va a sostituire, o, almeno, ad emulare, a cogliere il significato e a proporne una riproposizione, del sacrificio di sangue dell’animale (+ cfr. concetto del ‘capro espiatorio’: il capro espiatorio, la cui rappresentazione è sempre presente sia nelle commedie sia nelle tragedie antiche, è una realtà storicamente documentata e costituita dal sacrificio, inizialmente umano solo in un secondo momento animale, di una vita innocente per l’espiazione e la purificazione di una comunità) -> tragedia nel ruolo di ‘sacrificio espiatorio’ della comunità (cfr. Edipo re di Sofocle). 2. Commedia 3. Dramma satiresco dramma di genere misto, ovverosia un dramma con eroi tragici e un elemento comico -ad esempio, un coro di satiri- -> contesto di una tragedia ‘alleggerito’ da elementi di comicità + cfr. Alcesti di Euripide.

Lezione 7 ottobre: quadro storico Importanza dell’inquadramento storico [vedi slide: storia letteraria (1)] 1. Antica civiltà minoica preindoeuropea, di cui si ricordano in particolar modo i poli di Creta e del Peloponneso -civiltà dell’antico elladico-. Questa fase storico-antropologica si conclude con l’invasione dei micenei, una delle più antiche invasioni indoeuropee di cui abbiamo testimonianza storica. 2. Civiltà micenea, 1600-1100 a. C., tramontata forse per l’invasione indoeuropea dorica (i Dori furono una civiltà guerriera che occuperà soprattutto la zona del Peloponneso). La civiltà micenea sarà ricordata in modo significativo nei culti dionisiaci come civiltà ‘della natura, della vita’ (analogia con il dio Dioniso, divinità della vita, della natura, della trasformazione). 3. Segue il cosiddetto ‘medioevo ellenico’ (1000-800 a. C.): periodo in cui non abbiamo testimonianza storica dell’esistenza di una civiltà evoluta, nonostante sia indubbio che qualche forma di comunità esistesse. A fine

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dell’VIII secolo a. C., infatti, abbiamo le prime testimonianze dell’epica omerica e di alcune città-stato (in origine di assetto politico monarchico-tirannico) + Olimpiadi (data della prima Olimpiade: 776 a. C. -> importanza sia per interazioni tra le diverse città-stato sia a livelli cronologici, in quanto gli anni dell’epoca antica venivano nominati in base, appunto, all’Olimpiade -ogni quattro anni, ergo: “il secondo anno dell’Olimpiade” etc.- o attraverso la successione degli arconti eponimi, il cui nome indicava un determinato anno). Altro importante evento è quello della cosiddetta ‘colonizzazione greca’: quando gli indoeuropei di stirpe greca sono arrivati nelle coste della Ionia e del mar Egeo, ovverosia nella Grecia continentale e nelle isole, a un certo punto sono partite delle navi per colonizzare l’Italia (magna Grecia) e la Sicilia. Queste navi erano spesso navi di città che fuggivano, specialmente nel VI-V secolo a. C., dal dominio persiano (potere achemenide, Ciro, Dario e Serse in primis). Nonostante il tentativo di liberarsi da parte degli insediamenti e delle città-stato della Lidia e della Ionia, la cosiddetta ‘rivolta ionica’ (intorno al 500-490 a. C + cfr. caduta di Mileto nel 494 a. C.), i persiani avranno la meglio. Per il mondo greco, e per la città di Atene in particolare, inoltre, sarà importante evidenziare lo stretto legame tra politica e civiltà, binomio a cui si aggiunge anche la sfera artistico-teatrale. A tale riguardo, significative saranno le figure di: Pisistrato (tiranno che istituì ad Atene attorno al 535 a. C. le Dionisiache), Solone, Clistene. Fondamentali, poi, saranno le guerre persiane che seguono la ‘rivolta ionica’: guerre gravi, importanti condotte, dalla parte persiana, essenzialmente da Dario e suo figlio Serse e vinte, contro ogni previsione, dai greci grazie alle figure di due abilissimi strateghi, Milziade e Temistocle (cfr. I Persiani di Eschilo -> scarto tra potenza militare persiana e astuzia greca) -> battaglia di Salamina (480 a. C.). In generale, il concetto di polis è senza alcun dubbio il cuore pulsante della civiltà della Grecia antica. Anzitutto dobbiamo evidenziare che la polis è un elemento che presenta si delle caratteristiche di base, sia degli elementi eterogenei di diversa coniugazione. Il territorio greco, infatti, si struttura intorno a un fitto reticolo di influenza e di relazioni tra polis diverse, a tratti secondo spinte centripete (vedi guerre persiane), a tratti centrifughe (vedi le tendenze imperialistiche di Atene + opposizione Atene-Sparta e le guerre del Peloponneso). Seguirà a questo periodo, a cui facciamo risalire la stragrande maggioranza delle commedie e delle tragedie a noi pervenute, un’epoca di crisi rispetto all’espansione macedone: sarà sotto Alessandro Magno, infatti, che le polis greche perderanno la loro autonomia. Noi ci occuperemo essenzialmente dei secoli VI, V e inizio IV.

Lezione 8 ottobre: lineamenti storici e introduzione alla figura professionale degli attori I primi autori-attori del teatro greco:  Tespi Tespi, secondo la tradizione attica- e grazie al sostegno politico di Pisistrato, inventò la tragedia evolvendola dalle rappresentazioni cantate dei ditirambi (forma di canto innico, religioso nato in onore di Dioniso attorno al VII secolo a. C. Successivamente, con Arione di Metimna il ditirambo è diventato un canto che poteva riguardare anche miti non inerenti al dio. In generale, i ditirambi rappresentavano dei momenti di coralità con anche 50 cantanti -> importanza del canto di ditirambi per: affinamento della performance corale, inizialmente svolta in processione, poi nell’agorà in disposizione circolare. Inizia inoltre ad essere presente un pubblico che assiste a tali canti seduto -> dalla ritualità del canto religioso alla performance del canto in funzione estetico-artistica -> stretto legame religiosità e momento estetico-artistico) durante il periodo della tirannide di Pisistrato, il quale istituì formalmente i primi concorsi tragici durante le Grandi Dionisie (tra il 536/5-533/32 a.C.). Tespi fece sì che chi guidava i cori di canti in onore di Dioniso (il capo-coro), cominciasse a dialogare (parlando, non cantando) con il coro, che invece continuava a cantare e danzare, dando inizio al genere tragico greco. Da quel momento in poi nelle tragedie si alternavano momenti di dialogo a momenti di canto corale. Tespi utilizzava dunque un solo attore (se stesso), trasformandone l’identità con una maschera di biacca (il personaggio inizia a staccarsi dall’identità dell’attore che lo rappresenta, in quanto la maschera, che a quest’altezza cronologica non ha connotati specifici, ne nasconde al pubblico le fattezze). Come vedremo il cambio di maschera permette a un attore di trasformarsi in molteplici personaggi, che nelle trame di Tespi erano solo maschili.  Eschilo Eschilo nasce ad Eleusi nel 525 a.C. e muore a Gela nel 456. Introduce il secondo attore. La rudimentale maschera di lino e di biacca viene da lui arricchita con colori e tratti caratterizzanti il personaggio (es. colore pallido: per le maschere femminili, è sinonimo di pudicizia e onore; per le maschere maschili, è sinonimo di malattia, di tristezza) di carattere. Introduce anche l’uso dei coturni, cioè di calzari a forma di stivaletti propri del modo tragico. Dà inizio alle trilogie 'legate' di tragedie (Eschilo inizia le puntate di un mito in almeno tre momenti; sembra inoltre che Eschilo mettesse in scena in ogni giornata di composizione sempre tre tragedie e un dramma satiresco collegati dal punto di vista del racconto mitico). Compose drammi satireschi (cfr. Pratina, autore di soli drammi satireschi). Eschilo è importante in quanto, attraverso le sue innovazioni (secondo attore, trilogie legate), porterà le opere verso una maggiore azione scenica (trame più complesse). Esordì nel 499-496 a.C. (v. sotto). Queste date coincidono con la possibile costruzione (in muratura, non deperibile) del teatro di Dioniso ad Atene, con un’orchestra circolare e una

scena limitrofa (distinzione fisica tra coro e scena); fino a questo momento si avevano attestazioni di orchestre rettangolari (forma a quadrilatero) che non prevedevano una vera e propria scena ma solo una certa linearità del movimento del coro (canti con danze processuali, religiose). Quando il coro inizia a staccarsi dall’attore, con la creazione dunque di spazi d’azione appositi (orchestra e scena), vanno a specializzarsi e a strutturarsi rispettivamente anche i loro contenuti. Altra importante caratteristica di Eschilo è inerente ai membri del coro: in Eschilo abbiamo un coro di soli 12 elementi, solo successivamente aumentati a 15 da Sofocle. Opere rimaste: I Persiani (probabilmente parte di una tetralogia, 472 a.C.), Sette contro Tebe (467 a.C.) Supplici (463 a.C.), Prometeo incatenato (tra il 470 e il 460 a.C.). Orestea – unica trilogia conservata (rappresentata nel 458 a.C.): Agamennone, Coefore, Eumenidi.  Frinico Nel 511-508 a.C., Frinico, che aveva svolto un apprendistato presso Tespi ottiene una prima vittoria al concorso drammatico. Frinico per primo introdusse personaggi femminili: ciò significa che l’attore recitante poteva assumere la maschera femminile; di lui conserviamo 9 titoli: sette sue tragedie attingevano a vari filoni mitici (ad es. Alcesti, Egizi, Danaidi, Atteone, Pleuronie, Tantalo), mentre in altre due mette a tema fatti di storia contemporanea (Conquista di Mileto e Le Fenicie), fornendo -per questo genere- preziosi modelli a Eschilo per i suoi Persiani del 472 a.C. Nel 494 a.C. anno della ribellione di Mileto al dominio dei Persiani si conclude con la conquista della città Frinico mette in scena una tragedia di storia contemporanea La caduta di Mileto, che emozionò molto il pubblico greco facendolo cadere in lacrime: la città lo punì con l’ammenda di 1000 dracme (vedi Erodoto VI.21.2). Nel 476 a.C., imparata la lezione (non è possibile rappresentare teatralmente un fatto contemporaneo ancora troppo doloroso per il pubblico. In generale, si preferirà in futuro mettere in scena vicende epico-mitiche. La finzione su fatti storici tragici non è infatti mai accettata dal pubblico), Frinico mise in scena la tragedia Fenicie (ovvero le mogli degli alleati dei persiani che erano stati uccisi durante la battaglia di Salamina -> partecipazione emotiva del pubblico attraverso l’empatia per il nemico sconfitto -importanza di avere più punti di vista rispetto a un tema, in questo caso a una guerra- + cfr. nascita in quel periodo del concetto di doxa, opinione), di nuovo un dramma storico che parla di una sconfitta in guerra e dà voce alla prospettiva dei vinti, ma questa volta ambientato nel campo nemico (Frinico, dunque, fa piangere il pubblico ateniese sulla sconfitta del nemico, sconfitto dai greci -> successo di pubblico): nella Battaglia di Salamina pochi Greci avevano sconfitto la potente flotta persiana. avendo come corego Temistocle (che era stato lo stratego a cui si doveva la finale vittoria della guerra contro i Persiani). Eliano, Storia Varia 3.8 racconta che Frinico venne eletto stratego perché "in una certa tragedia aveva composto canti guerra appropriati ai danzatori di pirrica".  Sofocle Sofocle nasce nel 496 a.C. (generazione successiva a Eschilo) nel demo attico di Colono. Politicamente impegnato, amico di Pericle, ricoprì un'importante carica finanziaria (443-42), fu stratega insieme a quest'ultimo nella guerra contro Samo (441-40). Contribuì all'elaborazione della costituzione dei Quattrocento. Introdusse nella tragedia il terzo attore (il terzo attore lo vediamo anche in realtà nell’Orestea di Eschilo; in generale, trame sempre più strutturate e complesse). Pose fine alla trilogia 'legata’. Portò da 12 a 15 i coreuti. Perfezionò l'uso di scenografie (in particolare, si attribuisce a Sofocle l’introduzione sulla scena di tavole dipinte dette ‘pinakes’ -pochi dettagli minimalisiti, ergo non tavole descrittive quanto semmai evocative-, che rapidamente permettevano di mutare il contesto d’azione nel corso della singola giornata di competizione, in cui si dovevano succedere commedie, tragedie e drammi satireschi). Sofocle, inoltre, slegherà i momenti mitici nelle tragedie (poi in parte recuperati da Euripide). Scrisse 123 tragedie, di cui ne restano solo 7: Antigone (442/441 a.C .), Aiace (tra il 450 e il 440 a.C.), Edipo Re (tra il 430 e il 420 a.C.,) Elettra (tra il 420 e il 410 a.C.), Filottete (409 a.C., deus ex machina su lezione di Sofocle), Le Trachinie (tra il 420 e il 410 a.C.), ed Edipo a Colono (401 a.C.) tragedia rappresentata postuma). In tutto conquista 24 vittorie (n. b.: le giornate di competizione erano vinte secondo un principio meritocratico, secondo il giudizio del pubblico -> sorta di giuria popolare rappresentante l’intera popolazione attica), arrivando secondo in tutte le altre occasioni (+ rivalità).  Euripide Euripide nacque a Salamina 23 settembre 480 a.C. (data della vittoria di Salamina, il tema della tragedia Persiani), morì a Pella nel 406 a.C. La tradizione racconta che nacque a Salamina lo stesso giorno in cui avvenne la famosa battaglia, da una famiglia ateniese rifugiata sull'isola per sfuggire ai Persiani. Dal punto di vista formale, Euripide non porterà grandi innovazioni (mantenimento del numero degli attori). Introduce un maggiore utilizzo del deus ex machina, soprattutto nelle tragedie più tarde -> introduzione di grande portata drammaturgica: fino a questo momento, infatti, il finale delle tragedie era tipicamente la morte, catartica, di un personaggio; con Euripide, invece, vediamo che molte tragedie si concludono in realtà in modo positivo, senza la morte -> Euripide ci propone infatti tragedie dai forti colori emotivi che, però, non prevedono un finale propriamente tragico grazie a un intervento divino (deus ex machina) che risolve la situazione. Questa strategia fu molto criticata, in particolare da Aristotele. Nella visione religiosa di Euripide -nonostante fosse molto critico rispetto alla visione tradizionale religiosa greca-, infatti, non è possibile alcuna soluzione senza l’intervento divino (forti analogie con il cristianesimo degli esordi: dio che va verso l’uomo, che salva l’uomo) -> deus ex machina=intervento divino nelle vicende umane e loro risoluzione. Cominciò a partecipare a concorsi tragici a partire dal 455 a.C. (non esordio da giovane). Ebbe la sua prima vittoria nel 443-442 a.C. Scrisse 92 opere di cui sono giunte solo 19: Alcesti 438, vince il secondo premio, Medea 431, vince il

terzo premio, Ippolito 428, vince il primo premio, Gli Eraclidi fra il 430 e il 427; Andromaca fra il 429 e il 425; Ecuba 424; Le Supplici 423-421; Eracle 415; Le Troiane 415 , vince il secondo premio; Elettra 413; Ifigenia in Tauride 413; Elena 412; Ione forse 412; Le Fenicie fra il 411 e il 409, vince il secondo premio; Oreste 408; Ifigenia in Aulide 403, vince il primo premio; Le Baccanti 403 a.C., vince il primo premio. Reso (tragedia di scarso valore, scritta probabilmente da un imitatore nel IV sec. a.C.); Dramma satiresco Ciclope forse il 427 (parodia tragica con dei satiri nel coro -differenza rispetto ai drammi satireschi di VI secolo). Noi leggeremo Alcesti.

Lezione 12 ottobre: Dioniso e il teatro. Le feste dionisiache ad Atene Rappresentazioni grafico-artistiche dei tre generi teatrali: commedia, tragedia e dramma satiresco [vedi slide: I parte, Introduzione]: - Frammento cratere siciliano, Edipo Re [tragedia]: presenza sullo sfondo di una sorta di palchetto (siamo di fronte, dunque, alla raffigurazione grafica di una rappresentazione teatrale, tra l’altro suggerita anche dalla particolare postura dei personaggi rappresentati, chiaramente in atto di recitazione). Sono presenti complessivamente cinque personaggi: un uomo barbuto (chiaramente Edipo, riconoscibile specialmente grazie agli abiti -tunica lunga, spesse volte con sopra un himation o altra ornamentazione per i re-, alla postura e alla barba -tipica nelle raffigurazioni di un sovrano-); un uomo anziano (il messaggero da Corinto, riconoscibile grazie a: abito corto e mantello; bisaccia); due bambine (Antigone e Ismene, successive protagoniste di altre tragedie di Sofocle; interessante notare come in realtà nel testo originale della tragedia, durante la scena del messaggero di Corinto, non siano presenti le due bambine, che però in questa rappresentazione vengono aggiunte dall’artista; infine, sulla destra, dietro a d Edipo, vediamo una donna (Giocasta, avvolta in un mantello, evidentemente preoccupata). Siamo di fronte a delle maschere abbastanza realistiche che, pur nascondendo ed alterando la fisiognomica dell’attore, restano comunque naturali, non deformate o eccessivamente irrealistiche (a differenza delle maschere da commedia). Interessante analizzare cosa ci trasmettono le posture di questi personaggi (marcato linguaggio del corpo). - Cratere a campana, scena di commedia antica (mangiatori di dolci) [commedia] Il cibo è spesso protagonista delle commedie. Tutto quello che è legato alla fisiologia e alla materialità umana è tema di commedia. Evidenti sono le differenze tra le posture, la conformazione fisica, le maschere e i vestiti tra una scena di tragedia (vedi frammento dell’Edipo Re) e una scena di commedia (mangiatori di dolci): abiti corti; per gli uomini falli esposti (esibizione di organi genitali in funzione comica); deformazione dei volti, spesso volgari sgraziati (sia maschili sia femminili); etc. In questo caso interessante è soffermarci sul personaggio femminile (la donna che mangia i dolci): essa presenta infatti un volto decisamente volgare ma, a differenza degli altri personaggi (maschili), indossa un abito lungo; da ciò possiamo dedurre che sia una mezzana o una prostituta (l’abito lungo fa capire che frequenta ambiente di un certo livello, ma il volto n...


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