Il teatro di Gaetano Greco - Valentina Venturini PDF

Title Il teatro di Gaetano Greco - Valentina Venturini
Author Mariateresa Russo
Course Culture teatrali comparate
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Riassunto del libro: "Il teatro di Gaetano Greco" di Valentina Venturini, Napoli, Editoriale Scientifica, 2018. Utile per la preparazione dell'esame "Culture Teatrali Comparate"....


Description

IL TEATRO DI GAETANO GRECO - Valentina Venturini.! PARTE UNO. " Nato nel 1813, i pupi erano per lui strumenti di lotta, mezzo per fare coscienza e voce al popolo, nutrire ideali e accendere la speranza in un futuro diverso. A Palermo lo conoscevano tutti come Gaitano il buono, creatore di marionette armate. Sulla sua vita abbiamo comunque versioni sempre leggermente diverse a seconda della fonte di riferimento. Sappiamo comunque che il suo ramo di pupari si spostò definitivamente a Roma nel 1931 e i nipoti di Achille Greco sono nati tardi rispetto al nonno: uno di loro nacque un anno prima che morisse, e un’altra poco dopo che il nonno passasse il lavoro ad Ermenegildo, il padre. Fu il primo che si accostò ai pupi rudimentali e li curò. La vocazione alla rivoluzione è uno dei fili rossi che percorre l’anima di Greco, che lo distingue della sua categoria. Creati quelli che oggi conosciamo come pupi armati, Greco si adoperò per cercare sempre nuovi strumenti per ribellarsi alla tendenza naturale a farsi tradizione in poche mosse strategiche: armare i pupi, trasformarli in paladini e perfezionarli migliorandoli tecnicamente con congegni per dare movimento agli occhi e alla bocca. I pupi armati palermitani sono nati negli anni Trenta dell’Ottocento e negli anni Cinquanta si erano già fissati dei principi sulla tradizione e si era data vita ad un fortunato e praticato mestiere. Se così fosse, da cosa nasce il bisogno di Greco di rinunciare di tanto in tanto al suo teatrino e al suo pubblico stabile? Don Gaetano non fu il solo ad alternare nomadismo e stabilità, fu però l’unico ad aver avuto il coraggio di lasciare il suo quartiere senza temere di perderlo." Abbiamo a questo punto due identità diverse:! - Gaetano Greco palermitano;! - L’artista vagabondo che viveva del suo lavoro girovagando per i confini del Regno;! Il punto d’incontro tra queste è la passione.! Sembrerebbe essere Don Gaetano il fondatore dell’Opera dei pupi a Milano nel 1833, mettendo in scena gli episodi più famosi di Orlando Furioso e Chanson de Roland. L’intento della sua Opera era infondere nel pubblico sentimenti nobili ed eroici. Si racconta che quando Garibaldi entrò a Palermo chiese di essere accompagnato al teatro dei pupi nell’ora della rappresentazione. In un clima risorgimentale i pupi non erano più solo svago ma ansia di riscatto, rabbia degli oppressi. L’anima dei pupi divenne espressione sociale e spirito di riconquista. La missione del Don era educativa: per questo continuava a studiare accorgimenti e tecniche che gli consentissero di elevare il tono e giungere a conclusioni morali. Garibaldi divenne quindi personaggio protagonista degli spettacoli riguardo le sue gesta eroiche. Tradizione per Gaetano Greco è sinonimo di Storia, ma anche di Rivolta. Il teatro è una via per conservare la sete di un futuro che sembra impossibile.!

PARTE DUE. Il vero luogo del teatro a Palermo nel 1700 era nelle piazze e nei luoghi di pubblico passeggio, che prima in occasione delle feste e poi in determinati e prescritti periodi dell’anno si popolavano di piccoli teatri in legno, detti cassetti. I periodi: dall’8 gennaio a fine Carnevale e successivamente da giugno/luglio a fine ottobre. All’interno dei cassetti si svolgevano numerosissime attività di intrattenimento diverse. In questa realtà si ritrova il termine pupo con i suoi innumerevoli significati, si era soliti però aggiungere la specifica a filo. Il termine è usato come sinonimo indistinto di burattino; infatti burattino e marionetta ancora non avevano una distinzione tecnica.! I pupi palermitani nascono prima dell’Opra e si sviluppano ai margini della città. Si parla qui di pupi da fiera; riguardanti gli spettacoli che si sviluppavano ai margini della città prima che le marionette arrivassero nei teatri. A dettare le regole era il pubblico. Il lavoro era all’insegna di un continuo rinnovamento.! Fino al 1830 i pupari non corrispondevano ad una professione ma un’abilità quasi tutti i comici di teatro, oltre che a recitare, dovevano saper manovrare i pupi. Proprio a Napoli, le due forme di teatro avevano numerosi punti di contatto:! - Condividevano il palcoscenico;! - Rappresentavano le stesse opere;! - Usavano le stesse scene;! - Recitavano allo stesso modo.! Da qui sembra trarre origine il genere guerresco.! Greco torna poi a Palermo e lì arricchisce il contesto generativo dell’Opra di un altro elemento: la contiguità con le vastasate, commedie all’improvviso di carattere popolare che ripercorrono modelli scenici simili a quelli della Commedia dell’Arte. I vastasi (facchini, le vicende erano incentrate sulla loro vita quotidiana) erano trasportatori di ceste.! I Pupi Foraines furono inizialmente fratelli minori delle vastasate; le vastasate nacquero dalla necessità di rispondere all’assenza di un genere teatrale autoctono, di creare un’identità culturale siciliana. Quando ci fu il declino, molti decisero di diventare pupari. ! Ci sono due supposizioni su come Gaetano Greco abbia conosciuto/ inventato i pupi:! 1. Si dice che Greco fosse napoletano e avesse ripreso il teatrino dei pupi con fili (chiamati tutui per l’uso della civetta per la voce) proprio da Napoli, per poi importarli a Palermo;! 2. Si dice che Greco sia nato a Palermo ma abbia visto, per la prima volta, i pupi a Catania.!

Si dice comunque che con grande probabilità abbia inventato i pupi nel 1833, nello stesso anno in cui si sposò. Ebbe tre figli, di cui il grande Achille Greco.! Buona parte della storiografia preferisce partire dall’assunto che le marionette armate non siano un fenomeno siciliano, ma di importazione. Leggendaria la fuga da Catania a Napoli del contrabbandiere Giovanni Grasso, il quale sarebbe tornato nell’isola importando i pupi.! Più che di tradizione, per l’opera dei puoi sarebbe forse opportuno parlare di professionismo. Nel 1826 il Greco avrebbe cominciato a rappresentare a Palermo farsette con Pulcinella per poi aprire nel 1828 un teatrino con dei pupazzi a filo. Incominciò a studiare l’Orlando furioso ed in seguito lo tradusse in prosa e trasformò le sue marionette a filo in guerrieri. Era nata l’Opera dei Pupi.!

PARTE TRE. Don Gaetano aveva aperto la prima opra di pupi armati della Sicilia a Piazza San Sebastiano; pur avendo un teatrino stabile, Don Gaetano continuò ad alternare periodi di stanziali a periodi di nomadismo. Il Greco era un girovago, quando la concorrenza si faceva insistente, partiva. Non è dato sapere quando trasferì la sua sede a Piazza Nuova.! A Palermo per fare l’Opra bisogna essere almeno in due:! 1. Nella quinta di sinistra il puparo capo che muove i pupi più importanti, fa le voci e dirige lo spettacolo dando i segnali per le musiche, per le luci, per la battaglia e per l’altro oprante che è di fronte a lui;! 2. Nella quinta di destra l’altro oprante - puparo che muove il resto delle. Marionette.! Per i Greco, la preparazione allo spettacolo della sera rappresenta una delle fasi più importante del training quotidiano; le fasi del lavoro erano due:! 1. La prima in cui si studiava la mattina la storia da rappresentare la sera;! 2. La seconda in cui si divideva sempre uguale il tempo in cui la tela restava calata tra un atto e l’altro.! Durante il giorno fuori al teatro cartelli e cartelloni a riquadri annunciano la storia che sarà rappresentata la sera e durante lo spettacolo serale resteranno appesi fuori le porte ad annunciare l’argomento della recita in corso.! La sala è grande e si divide in due ordini:! 1. La platea, occupata dalle tipiche panche dell’opra;! 2. Una galleria laterale con dei palchetti.! Un tempo le musiche erano seguite dai violinisti. Greco sostituì i violini e venne usato il piano a fiato.!

Il teatrino di piazza Nuova rimane aperto tutto l’anno e se in estate l’incasso è minore, in inverno i proventi sono talmente alti da consentire una vita agiata. Ad ogni spettacolo si ripete un’apparizione che sembra risalire ai tempi di Don Gaetano: prima che il sipario si alzi sull’ultimo atto, fa il suo ingresso in scena un pupo in pago (non armato) che si toglie il cappello con la mano destra e si inchina al pubblico rimanendo piegato fino a quanto gli spettatori non sono pronti ad ascoltarlo. E’ il pupo Perdomani, la cui funzione è di annunciare l’argomento della puntata seguente e anche quella di raccontare l’antefatto della storia. Assolto il suo compito rimette il cappello ed esce di scena. I pupi di Gaetano erano straordinari, non solo per l’eccezionale abilità tecnica dei loro manovratori, ma anche per la ricchezza delle armature e per l’ingegnosità dei congegni. Le marionette del Greco erano rigide come pupari e nel combattimento morivano fuori scena. Don Alberto Canino pensò e creò delle marionette con tutti i movimenti possibili. La vera riforma di Don Libertu consiste particolarmente nella corazza e nell’elmo di metallo. Greco non mancò di apportare notevoli perfezionamenti ai pupi trovando il modo di farli sanguinare.!

PARTE QUATTRO.! Pupo deriva da pupus - pupi. Alcuni fanno risalire il termine alle pupae, bambole di terracotta con gli arti snodati che sono state rinvenute nelle tombe latine." " I Palermitani hanno:! - Corpo e gambe costruite in legno massiccio;! - Il ginocchio snodato;! - Possono sguainare la spada e riporla nel fodero per mezzo di un filo;! - Sfruttano la profondità scenica;! - I pupi sono manovrati dai lati.! I Catanesi hanno:! - Il ginocchio rigido;! - Tendono la spada sempre in pugno;! - Sfruttano la longitudinalità;! - Vengono manovrati dall’alto.!...


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