Appunti - Storia dell\'architettura II - L\'Art Nouveau - a.a. 2015/2016 PDF

Title Appunti - Storia dell\'architettura II - L\'Art Nouveau - a.a. 2015/2016
Course Storia dell'Architettura II
Institution Università degli Studi di Salerno
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Appunti - Storia dell'architettura II - L'Art Nouveau - a.a. 2015/2016...


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L’Art Nouveau Quello che va sotto il nome di Art Nouveau è un movimento che nasce in Belgio intorno agli anni ’80 dell’Ottocento. In architettura questa corrente si esprime con il rifiuto di stili storici appartenenti a epoche diverse: gli architetti si ispirano direttamente alla natura; preferiscono la linea continua che deve però essere curva e ondulata; credono che l’architettura non deve essere dissociata dalle altre arti. Comincia, inoltre, a nascere la concezione che l’architetto non deve disegnare solo la struttura dell’edificio ma anche l’arredamento, deve gestire, insomma, tutto il processo di creazione. Lo scopo di quest’ideologia è quello di dare vita a edifici di alta qualità applicando le tecniche della nascente produzione industriale. Art Nouveau è il termine usato per caratterizzare il movimento in Francia, ma questa corrente assunse nomi e caratteri diversi in tutti i paesi europei: Jugent Stil in Germania; Modernismo in Spagna, Modern Style in Inghilterra, Liberty in Italia; Secessione in Austria. Le origini dell’Art Nouveau sono da ricercare: - Nella ricerca di molti architetti ottocenteschi dell’imitazione e ricreazione delle forme naturali, in particolare attraverso l’uso del metallo; - Nelle arti grafiche (soprattutto in Inghilterra), e nei caratteri usati nelle stampe; - Nel movimento Arts & Crafts , a cui apparteneva William Morris, progettista della Casa rossa, in cui gli elementi più importanti dovevano essere la pianta e la disposizione interna: l’esterno ne doveva essere la conseguenza inevitabile. Morris disegnò tutti gli elementi della casa, dalla carta da parati ai pavimenti, ispirandosi alle forme della natura. Gli Arts & Crafts cercavano di recuperare l’artigianato artistico in maniera tale da contrapporsi alla recente e dirompente industrializzazione. Già in questa esperienza si nota come non vi siano riferimenti storici ma solo la ricerca di un buon modo di abitare, di elementi semplici; - Nell’arte orientale, riproposta in molte esposizioni londinesi della seconda metà dell’800. Prima della data ufficiale della nascita dell’Art Nouveau (1893) vi sono degli architetti i quali già sembrano applicare questo nuovo gusto: si ricorda ad esempio il frontespizio del libro sulle chiese di Londra di Mackmurdo del 1883, con delle rappresentazioni floreali, in particolare tulipani, che anticipò le espressioni artistiche più compiute della fine del secolo. Per definire l’Art Nouveau è possibile elencare una serie di temi molto vicini a quella che è la sensibilità di questo movimento: l’Art Nouveau è un movimento romantico che rifiuta il dominio della ragione prediligendo il sentimento; è una corrente che esalta l’individualismo, ed è infatti caratterizzata da espressioni architettoniche uniche per ogni città e diverse all’interno della carriera di uno stesso architetto; è un movimento antistorico,perché rifiuta il riferimento agli stili del passato, e sociale perché è un tipo di arte rivolta al popolo. Inoltre è una cultura che accetta fortemente il progresso e fa ricorso alle tecniche industriali più moderne, facendo uso dei nuovi materiali: sarà molto utilizzato il metallo, spesso lasciato a vista e modellato secondo forme curve e sinuose. Sia in Francia che in Belgio si tratta di un’arte che si ispira alla natura e agli elementi vegetali e floreali. Nei paesi anglosassoni, le forme sono più geometriche e rettilinee e perdono l’organicità dei disegni francesi e belgi: gli elementi sono più stilizzati e astratti. In Spagna è l’aspetto scultoreo a prendere il sopravvento sulla bidimensionalità. In Italia è un’architettura più storicista e molto floreale dal momento che il fiore è la matrice degli elementi decorativi.

Victor Horta Victor Horta è un architetto belga che studio all’Accademia delle Belle Arti di Bruxelles e che ebbe il merito di realizzare l’opera considerata il primo esempio di architettura Art Nouveau.

Casa Tessel (1893), Bruxelles Quest’edificio sorge su di un lotto abbastanza profondo e affaccia su di una strada con edifici tutti allineati ed ha la particolarità di presentare un avancorpo centrale che lo rende unico e diverso da quelli vicini. L’architetto decise di dividere la facciata in tre parti, tra le quali quella centrale, aggettante, è caratterizzata per l’utilizzo di elementi metallici, dipinti di verde, molti dei quali sono modellati già con il riferimento alle forme della natura, e rimandano a questo nuovo gusto. Il riferimento alle forme vegetali e floreali è ampiamente ripreso all’interno, nei sostegni, nelle scale, nella carta da parati, nei pavimenti. Qui decorazione e struttura sono coincidenti: l’elemento strutturale viene lavorato per essere non solo sostegno, ma anche decorazione e ornamento. Nella carta da parati della sala da pranzo si può notare una decorazione in stile inglese, a testimonianza che l’architetto conosceva questa tendenza, indice di una notevole circolazione delle informazioni. Casa del Popolo (1896-99, demolita nel 1964), Bruxelles In quest’opera il metallo è utilizzato strutturalmente e, allo stesso tempo, dal punto di vista decorativo. Il programma di questo edificio (sede del partito socialista belga) era quello di far diventare l’aria e la luce gli elementi fondamentali della realizzazione, in contrapposizione con gli edifici bui e insalubri delle abitazioni degli operai che avrebbero vissuto quel luogo. Il palazzo sorge su di un lotto che affaccia su una piazza, ed è delimitato da due strade che in maniera radiale confluiscono in quest’ultima. La costruzione presenta quindi una parte concava, una leggera parte convessa sulla quale è collocata l’entrata, e dei lati rettilinei. Il metallo utilizzato in facciata, che si adatta alle curve di questa, si sposa con altri materiali in maniera tale da sottolineare la presenza di elementi diversi. All’interno, il luogo più importante è rappresentato da un auditorium, collocato tra terzo e quarto piano, che, per una parte, è a sbalzo sul cortile esterno. La particolarità sta nell’utilizzo di travi incurvate che sostengono l’edificio ma che sono, al tempo stesso, delle decorazioni, e risiede anche nell’illuminazione paragonabile a quella delle cattedrali gotiche, il cui metodo costruttivo è echeggiato dalla disposizione dei pilastri metallici prima descritti.

Hector Guimard L’architetto più famoso dell’Art Nouveau francese è senza dubbio Hector Guimard. Fu allievo della Scuola delle Arti decorative e poi di quella delle Belle Arti e fu discepolo di Viollet-leDuc (nella Scuola del Sacro Cuore del 1855 aveva progettato, come sostegni per i piani alti, dei supporti a V ripresi dalle illustrazioni degli Entretiens di Viollet-le-Duc, depurati dai problemi strutturali che i progetti di quest’ultimo presentavano). Guimard diventò ben presto il rappresentante dell’Art Nouveau francese e divenne celeberrimo per il progetto delle entrate delle stazioni della nascente metropolitana parigina. Castel Berangèr, Parigi Nel progetto di quest’opera, Guimard sperimentò il nuovo gusto ispirato all’elemento floreale, ricorrendo all’uso del metallo. La forma di questo edificio ricorda i castelletti medievali; esso è collocato in una strada abbastanza grande con una facciata che dà su di una strada chiusa. La prima cosa che si può notare è l’utilizzo di materiali diversi (pietra, mattoni, metallo, pietra sbozzata) al fine di caratterizzare elementi differenti e ciò dà l’impressione di essere davanti a un collage di volumetrie. In origine la costruzione era stata adibita ad appartamenti in affitto. Giumard aveva viaggiato in Belgio ed era rimasto impressionato dalla Casa Tessel di Horta, in cui struttura e decorazione coincidevano in maniera straordinaria. Per questo motivo decise, in corso d’opera, di modificare concettualmente il suo edificio, che doveva essere abbastanza economico, che colpì i primi osservatori per la bizzarria delle forme e per la diversità rispetto all’omogeneità e la monocromia degli edifici haussmanniani. La volontà di Guimard è stata quella di creare un’opera

unica, e per far ciò realizzò, all’interno dello stesso edificio, piani diversi l’uno dall’altro, nelle finestre e nelle decorazioni. Contemporaneamente si nota la volontà, abbastanza razionalista, di mostrare, già a partire dalla facciata, la disposizione interna, come nelle finestre che illuminano la scala, disposte obliquamente. Guimard gestì tutto il processo di creazione dell’edificio, progettando anche gli arredi. Celebre è l’entrata principale, in metallo, in cui si ritrova il cosiddetto “colpo di frusta”, ovvero il passaggio repentino della decorazione dalla forma rettilinea a quella curva. È un edificio che si oppone profondamente al regolamento edilizio dell’epoca precedente che imponeva costruzioni tutte uguali e piatte. L’esperienza del Castel Berangèr condurrà Guimard a pubblicare un libro che farà da manuale e da repertorio per il disegno di questo nuovo tipo di decorazioni e di arredi. Ma l’apice della carriera Guimard lo tocca quando viene incaricato del progetto delle entrate della metropolitana. Vi erano tre categorie diverse: il modello semplice, il modello semplice coperto, e il modello chiuso con spazi adibiti a biglietteria e sala d’aspetto. Il modello semplice e le sue forme evocanti le ali di una libellula poteva essere l’elemento simbolico che rimandava alla velocità del nuovo mezzo di trasporto. Negli ultimi edifici realizzati, Guimard abbandonò le forme curvilinee prediligendo quelle geometriche. Nel progetto per la sua casa, che sorge su di un lotto triangolare con la vista su due lati, gli spazi disegnati, anche in pianta, sono curvilinei (come la sala da pranzo e il salotto), cercando di sfruttare l’irregolarità del lotto. Egli riuscì anche a ricavare due entrate, una per i proprietari e una per la servitù, differenti per dimensioni. L’edificio è realizzato con dei mattoni bianchi e la facciata è caratterizzata da una certa dinamicità. Nella strada laterale trovavano luogo la stanza della signora Guimard e il suo atelier: si nota come le aperture siano differenti da un piano all’altro per assecondare la volontà dell’architetto di creare qualcosa di unico Nel suo ultimo edificio progettato, la sinagoga a Rue Pavèe (1913), sia per la destinazione dell’edificio, sia perché era alla fine della sua carriera, Guimard pose un freno alla sua sconfinata fantasia e si orientò verso una maggiore geometrizzazione e astrazione delle forme. In Francia lo stile e il gusto Art Nouveau divenne sempre più carico e decorativo e sempre più orientato ad una dissociazione tra struttura e decorazione. Si ricorda il palazzo a 29 avenue Rapp a Parigi (1899-1901) di Jules Lavirotte, sulla cui facciata trova luogo un grande portale in stile floreale con dei fusti che partono dal basamento e arrivano quasi alla metà delle finestre del primo piano.

Charles Rennie Mackintosh (1868-1928) Rispetto alla situazione francese il caso inglese fu caratterizzato da dinamiche molto diverse e sarà impersonato dall’architetto scozzese C. R. Mackintosh. Studente alla School of Art di Glasgow, compì nel 1891 un viaggio in Italia, e tornato in patria acquisì fama come disegnatore di elementi di arredo. Il suo nome è associato alla realizzazione della nuova School of Art di Glasgow. School of Art (1899-1907, 1907-1909), Glasgow Per la realizzazione di quest’edificio, costruito poi in due fasi per ragioni economiche, fu indetto un concorso vinto da Mackintosh. In accordo con in direttore della scuola, l’intento del progetto sarebbe dovuto essere quello di dare un aspetto più culturale che tecnico alla scuola e di moltiplicare i luoghi di lavoro creativo per gli studenti. Il progetto doveva inoltre prevedere l’utilizzo di questi locali anche nelle ore serali e doveva perciò fronteggiare il problema dell’illuminazione artificiale, risolto poi con l’istallazione di lampade ad energia elettrica. Il lotto era di forma irregolare, in pendenza, ed era delimitato da due strade. Le tre facciate vennero concepite e disegnate come completamente diverse: in quella principale è collocata l’entrata mentre le facciate laterali sono state paragonate a due rocce che cadono sull’acqua con una certa possenza e

monumentalità, e presentano delle finestre collocate in maniera irregolare sui sette piani di altezza. Le facciate vogliono riprendere i modelli delle fortezze scozzesi e riproporre le torrette e gli avancorpi di questa tipologia. Le tre facciate che danno sulla strada sono tutte in granito locale mentre la quarta è in mattoni intonacati. La differenza tra prospetto est e prospetto ovest, realizzato dieci anni più tardi rispetto al primo, è notevole soprattutto per la presenza di elementi aggettanti e di bow window che corrispondono allo spazio della biblioteca. La facciata principale è quella che presenta maggiormente gli elementi che caratterizzano l’Art Nouveau. Nel prospetto della facciata si nota una certa asimmetria per la collocazione defilata della porta. Tutto il lavoro sugli elementi metallici, le balaustre, i terrazzi, rimanda a quelle figure ispirate alla natura proprie della corrente, anche se piuttosto tendenti alla geometrizzazione e all’astrazione. All’interno le aule da disegno erano separate da dei tramezzi spostabili, il che permetteva di modificare agilmente gli spazi interni, anticipando la pianta flessibile dell’architettura razionalista: l’idea dell’astrazione che smaterializza le forme della natura è riproposta nella disposizione interna. Ciò che differenzia Mackintosh dagli altri architetti che accettavano di buon grado il progresso e l’industrializzazione è che lui si sentiva ancora legato alla produzione artigianale dell’elemento unico, all’ideologia di Ruskin dell’opposizione alle nuove tecniche costruttive. Il lavoro di Mackintosh tende ad accentuare la bidimensionalità nei disegni e nelle facciate. Questa tendenza si troverà poi nell’architettura del movimento austriaco della Secessione mentre si contrapporrà alla modernismo scultoreo e volumico catalano. Si può dire che le idee e il modo di concepire l’architettura di Mackintosh accompagneranno e favoriranno la transizione, in Scozia e in Austria, verso l’architettura moderna.

Joseph Maria Olbrich Il caso austriaco è ugualmente importante. Tra gli esponenti della Secessione viennese è da ricordare J. M. Olbrich, un artista di origine ceca che aveva viaggiato in Nord Africa e in Italia, dove era rimasto colpito dalla solidità e dalla monumentalità degli edifici antichi; successivamente, aveva compiuto un apprendistato presso Otto Wagner. Il suo lavoro è una continua ricerca di mediazione tra la solidità e la monumentalità e la leggerezza. Tale leggerezza si materializza nella copertura a sfera del Palazzo della Secessione, la realizzazione più celebre di Olbrich. Palazzo della Secessione (1897-98), Vienna La Secessione è un movimento che si poneva in contrapposizione agli insegnamenti accademici e professava la necessità della collaborazione tra le arti e la voglia di infrangere la schematica differenza operata fino ad allora tra arti maggiori ed arti minori. L’edificio presenta delle pareti bianche e un impianto monumentale, sebbene sia costituito da volumi molto semplici. È finemente decorato ed è caratterizzato da ornamenti dorati, adoperati per accentuare la bidimensionalità. L’interno, relativamente semplice poiché si trattava di un luogo di riunione e di esposizione, era realizzato in maniera tale che non vi fossero pareti portanti per poterlo organizzare in funzione della destinazione d’uso. Nel 1902, venne allestita una mostra in onore di Beethoven, con la creazione di una scenografia degna di nota, e Gustav Klimt realizzò un fregio che correva lungo tre pareti dell’interno dell’edificio e che doveva rappresentare, in maniera allegorica, il contenuto della nona sinfonia (le tre Gorgoni, il gigante, la voluttà, la lussuria, l’incontinenza, l’angoscia, la redenzione impersonata dal coro che celebra la gioia come manifestazione del divino), in cui ritorna l’uso del dorato. L’altro grande architetto che partecipa inizialmente alla Secessione viennese è Otto Wagner, il quale nella stazione della metropolitana di Karlsplaz (1898-99) riproduce gli stessi temi dell’Art Nouveau della decorazione floreale, dell’uso del metallo lasciato a vista, della linea curva. Si nota tuttavia una maggiore propensione alla bidimensionalità e alla geometrizzazione.

Lo stile Liberty in Italia L’architettura italiana liberty (da Arthur Liberty, fondatore di una ditta di oggetti di arredamento di qualità ma con una produzione industriale) è anche detta anche stile floreale poiché è l’elemento floreale ad essere l’oggetto preferito di disegnatori ed artisti. Tra gli architetti italiani del movimento vi è Raimondo D’Aronco che costruì il padiglione centrale all’esposizione Internazionale dell’Arte contemporanea di Torino. Vi sono esempi di stile liberty ovunque in Italia: edifici molto carichi nella decorazione (Sommaruga, Palazzo Castiglioni, Milano) che esprimono una grande volontà di decorare sena cercare la coincidenza tra struttura e ornamento. Un altro architetto italiano liberty è Ernesto Basile la cui realizzazione più celebre è Villino Florio a Palermo (1899-1902). L’architettura liberty italiana non si distacca mai troppo dagli stili storici e anche in questo esempio, l’architetto fa quasi un collage degli stili storici che dovevano rimandare alle tappe dei viaggi e dei ricordi del suo committente, decorando il tutto con uno stile floreale che doveva dare il tocco liberty all’edificio. L’architetto si occupò della progettazione di ogni cosa della sua opera, dalla carta intestata del proprietario alle carte dei menu.

Antoni Gaudí (1852-1926) Antoni Gaudí è l’incarnazione del modernismo catalano. Le sue realizzazioni sembrano essere scaturite da due impulsi piuttosto contrastanti, il desiderio di far rinascere l’architettura locale e la spinta a cercare forme espressive completamente nuove: in questo, senza dubbio, grazie alle sue straordinarie doti di fantasia, Gaudí fu quasi unico. Nel 1873 entrò alla Facoltà di Architettura di Barcellona e nel 1878 cominciò ad esercitare la professione nella città catalana, dove, a partire dal 1883, diresse la costruzione della sua opera più celebre, la Sagrada Familia. Casa Batlò (1904), Barcellona Gaudí progettò quest’edificio per un ricco commerciante di tessuti che era alla ricerca di un architetto fantasioso che desse forma agli ambienti destinati alla sua attività e alla sua abitazione, utilizzando, però, un edificio preesistente. Gaudí, essendogli stato negato il permesso a demolire l’edificio in questione, manterrà solo la parte centrale della facciata di quest’ultimo e trasformerà tutto il resto, adibendo i locali per il commercio al piano terra, l’abitazione al primo piano e, ai piani superiori, tutti i restanti ambienti di servizio. Le sue forme sinuose e molto particolari hanno fatto si che fosse paragonato ad un palazzo sottomarino, la cui struttura portante è avvolta da una pelle scultorea; i balconi ricordano quasi la forma di una maschera: vi è un’immaginazione portata all’estremo, fattore condizionante dell’architettura di Gaudí, che rappresentò una eccezione sconvolgente all’interno della rigidità e della geometria degli edifici del Piano Cerdà. Gli stessi interni riflettono una fortissima ricerca del movimento che non si ritrova nelle composizioni geometrizzate degli altri architetti europei dell’Art Nouveau. Casa Milà (1906-1912) Questo grande palazzo fu progettato per una ricca coppia che voleva farsi costruire una edificio che rappresentasse la loro casata. L’edificio, chiamato, in maniera dispregiativa, dagli abitanti di Barcellona “la pedrera”, ovvero la pietraia, la cava, è ubicato lungo una strada molto importante del capoluogo catalano, fatta realizzare da Cerdà, e si oppone con i suoi angoli smussati alla regolarità degli edifici adiacenti. La struttura portante dei pilastri, che permette una disposizione interna molto libera, è avvolta da dei muri liberi scolpiti. La pianta si articola attorno a due grandi patii, uno ovale e uno circolare. Tale disposizione fu molto innovativa per l’epoca poiché i cortili, al tempo, erano solitamente molto piccoli. I due patii avranno quindi la funzione di due importanti cortili e le loro architetture sarà studiata al pari di quella delle facciate esterne...


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