Appunti su factual, reality, makeover TV PDF

Title Appunti su factual, reality, makeover TV
Author Alberto Lerta
Course Storia E Linguaggi Della Radio E Della Televisione
Institution Università degli Studi di Pavia
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FACTUAL, REALITY, MAKEOVER LO SPETTACOLO DELLA TRASFORMAZIONE NELLA TELEVISIONE CONTEMPORANEA

ATTRAVERSO LE TRASFORMAZIONI DELLA TV La parola factual è un modo veloce per indicare in tv tutto ciò che non è fiction. Viene associata a programmi di lifestyle e makeover che accompagnano la moltiplicazione dei canali nel nostro sistema televisivo, spostandosi dal daytime al prime time. Riprendono l’impalcatura della reality television, ma anziché ricreare realtà in vitro si rivolgono a tutti gli ambiti e interessi della società, cercando di fornire saperi d’insieme. Indicano l’interesse della tv per il quotidiano, l’ordinario, il vissuto della gente comune. Si attua un processo detto “naturalizzazione della sorveglianza”, ovvero si ricorre ad esperti che giudicano, commentano e osservano i protagonisti, aiutandoli a trasformarsi, a trovare una nuova identità. Questi programmi scavano nelle paure e nelle manie della contemporaneità e rappresentano la dialettica fra insoddisfazione e auto accettazione. Un segnale di successo del lifestyle e makeover (definito in Gran Bretagna come makeover takeover) è arrivato anche in Italia, dove l’importazione di format e la produzione di programmi si è moltiplicata. Ma qual è il ruolo dei programmi di makeover oggi?

IL LIFESTYLE NEL SISTEMA DEI GENERI TELEVISIVI Il genere è uno degli aspetti fondamentali delle produzioni e delle narrazioni; serve infatti a classificare i prodotti televisivi all’interno di categorie che siano di facile comprensione per il pubblico. Un elemento importante dei generi è che questi non sono categorie inerti, ma sono delle funzioni che possono essere attivate da tutti quelli che le usano nelle situazioni concrete. Per i generi televisivi si fa riferimento a due studi, uno di Creeber e l’altro di Grignaffini. Per Creeber gli studi sul genere televisivo sono condizionati dal concetto stesso di genere e dal modo in cui il concetto di genere è stato applicato alla tv, visto che questa ha sempre usato format provenienti da altri media. La definizione che si da al genere in televisione cambia in base a chi lo applica. Per gli spettatori il genere funziona come un informante: informa riguardo al prodotto che si apprestano a consumare. Per gli studiosi l’utilizzo del genere è un modo per restringere l’oggetto in analisi. Per i produttori il genere è necessario per definire un progetto produttivo in relazione agli altri prodotti. Caratteristica intrinseca del genere è l’ibridismo. Come sottolinea Grignaffini, i meccanismi di ibridazione sono oggi particolarmente diffusi, al punto che molti programmi televisivi sono il frutto di una miscela di elementi appartenenti a un genere consolidato con elementi di altri generi. A differenza del format, che riguarda prodotti originali, con copyright, esportati in franchising e venduti, il genere non possiede queste caratteristiche ed è più difficile infilarlo entro confini rigidi. Il format è una categoria produttiva con confini rigidi, il genere invece è il prodotto di una negoziazione fra produttori, testi e pubblici. Nonostante la difficoltà nel classificare i generi televisivi le guide tv, per favorire la fruizione agli spettatori, etichettano i prodotti televisivi. Raymond Williams parla di flusso come della “central television experience” e pensa alla tv come a un oggetto che presenta se stesso già in termini di programma, cioè come sequenze di unità temporalmente strutturale e marcate da chiari intervalli in cui vengono inserite pubblicità e promo di altri prodotti. Il flusso televisivo risulta dunque continuo, ma spezzettato in unità discrete, i programmi (lettura verticale). Studiare il genere in ambito televisivo vuol dire cercare di considerare una serie di fattori e dinamiche che determinano una continua sovrapposizione e mescolamento dei generi. Quindi lavorare sui generi significa 1

sia lavorare su categorie già etichettate che definirne di nuove. Il genere è infatti una strategia di marketing e uno strumento per regolare la produzione e la ricezione. La malleabilità dei generi è una delle caratteristiche principali di un prodotto televisivo. Come si inserisce la Lifestyle television (LT) all’interno di questo sistema? I programmi della LT sono da sempre parte della struttura più profonda della tv e strettamente legati a quella funzione pedagogica, culturale ed educativa che la televisione dei primi anni manifesta in maniera evidente, riprendendo i 3 pilastri formulati da John Reith (educare, informare, intrattenere). La LT si inserisce alla perfezione in questo quadro, tramite programmi la cui funzione è quella di fornire allo spettatore consigli per la vita di tutti i giorni, educandolo all’acquisto e all’uso di specifici prodotti, il tutto in forma dinamica e divertente, spesso caratterizzata dalla dimensione ludica del gioco e della sfida fra concorrenti. La LT ha creato una modifica nell’analisi dei generi televisivi. Grignaffini, ad esempio, si è concentrato maggiormente sull’aspetto funzionale dei generi suddivisi in macrocategorie corrispondenti ai 3 pilastri di Reith: fiction, intrattenimento, cultura/educazione, informazione. Questa suddivisione pone l’accento su ciò che i diversi programmi devono fare per lo spettatore e su ciò che lo spettatore può fare tramite il consumo di prodotti di queste categorie. Con la LT l’accento non si pone più sulla funzionalità dei generi, ma sui contenuti proposti (si sposta l’attenzione dalla funzione al contenuto), creando una zona ibrida fra intrattenimento ed educazione. Si tratta di una ibridazione tipica della tv contemporanea che rende i programmi televisivi più facilmente fruibili da pubblici variegati, ma al tempo stesso porta alla creazione di programmi sempre più caratterizzati da contenuti così specifici da essere indirizzati a ristrette nicchie di pubblico. Si creano dei sottogeneri legati ai temi trattati rivolti prevalentemente ad un pubblico femminile. Se una volta si tendeva a considerare un avvenimento veritiero solo perché questo passava tramite un processo di mediatizzazione (“l’ha detto la tv”) oggi, per la LT, non conta tanto quel che ha detto la tv, ma il fatto che ciò che la tv racconta sia vicino al nostro quotidiano e possa offrirci un modello di gestione del quotidiano. Quello che oggi risulta più importante nel sistema dei generi è ciò che lo spettatore può imparare e in seguito applicare alla vita di tutti i giorni. La LT è un macrogenere che si basa infatti sulla vicinanza con lo spettatore che ne diventa protagonista.

MAKEOVER TV Da oltre un decennio la televisione globale subisce un fenomeno di trasformazione, grazie all’espansione del mercato dei format che, negli anni 2000, è stata possibile grazie al successo ottenuto dai reality e dai game shows. Anche i format makeover seguono questo trend, anche se sono strettamente legati alla tv LT delle origini, quella degli anni 50 quando dopo la guerra si sentiva il bisogno di programmi che orientassero gusti, stili e vita e contribuissero al ridisegno di una identità nazionale. Come tutti i prodotti tv il makeover nasce dall’ibridazione di più generi: i lifestyle, i talk show, i reality. Il reality ci ha abituati a situazioni e dinamiche narrative legate alla trasformazione, al prima e dopo, raccontando l’inadeguatezza, i conflitti interiori e il processo di trasformazione e di svelamento delle novità con grandi esiti spettacolari per partecipanti, per il coach/conduttore e per il pubblico a casa, allontanandosi dalla radice “educational” tipica del lifestyle puro. La tv sfrutta appieno l’appeal della metamorfosi e nella sua attività mitopoietica (= capacità di inventare favole) attinge agli archetipi della narrazione, integrando pezzi di realtà nelle dinamiche tipiche del racconto di funzione. I format di successo sono sempre dei total makeover. Il processo di trasformazione è una delle costanti irrinunciabili dei format perché serve a creare “l’incantesimo televisivo”. Il “prima” e “dopo” a confronto, immortalati l’uno accanto all’altro nello split screen. I presupposti del genere makeover sono almeno due: 1) il bisogno/desiderio di perfettibilità della propria esistenza; 2. L’assunto implicito per cui sia necessario un consulto esterno, portatore di expertise. 2

Fra tutti, i surgical makeover sono forse i programmi che più colpiscono per l’uso intenso delle immagini (per es. con la rappresentazione degli interventi chirurgici) e per il potere delle storie, sovente casi umani fortemente condizionati nella propria esistenza da difetti fisici evidenti. La trasformazione ottenuta tramite la medicina estetica è una delle più sfruttate, ma anche le trasformazioni tramite dieta, esercizio fisico, trattamenti estetici e cambio di look tengono lo spettatore attaccato alla tv. Affinchè il format risulti efficace l’importante è che la trasformazione sia credibile, evidente e condivisa. Il perno della ritualità di questo cambiamento è lo specchio e se non c’è lo specchio, perché il cambiamento non riguarda il corpo, il divario fra prima e dopo viene comunque incorniciato da elementi formali che ne celebrano il rito di passaggio, come il bus in Extreme makeover: Home edition. L’ordinario è diventato l’oggetto di interesse prevalente della tv.

I CONTENUTI, LINGUAGGI, STRATEGIE. SNODI NARRATIVI, TEMATICI E VALORIALI DEI FORMAT E DELLE RETI CHE LI CONTENGONO

DECLINAZIONE DEL REALE DAL REALITY ALLA MAKEOVER TELEVISION Il desiderio di rappresentare la realtà per molto tempo non è stato istanza della tv italiana che prima seguiva una linea editoriale pedagogica e poi cercava di rappresentare una società ormai matura. Solo negli anni 80 la Rai ha fatto l’azzardata scelta, per attirare spettatori visto che era finito il suo monopolio, di “rappresentare la realtà attraverso la realtà” con programmi come Chi l’ha visto? o Telefono giallo, in onda su Rai 3. Sempre per catturare più spettatori la tv realtà sbarcherà sulle reti generaliste delle tv private sotto forma di reality. Inizialmente il reality si divide in due filoni, quello caritatevole e quello litigarello. Il primo ha un andamento manieristico che sfocia nel barocco, saccheggiando il repertorio della commedia: fratelli divisi alla nascita, malattie incurabili, ecc; il secondo comprende alterchi matrimoniali e condominiali. Si tratta di ricostruzioni e messe in scena più che di fatti veri. In una fase successiva, negli anni Novanta, il reality si dedica alla generazione di situazioni sperimentali in cui tensioni o litigi possano accadere o siano verosimili. Anche in questo caso ci sono due tipologie: la prima dominata dal concetto di casa, la seconda outdoor con isole e territori sperduti. In seguito il reality si differenzierà in due versioni: talent show e makeover. La prima più generalista rimarrà sulle reti ammiraglie; la seconda, più estrema, troverà la sua collocazione tipica nell’offerta satellitare a pagamento. Il talent show è una star making television. La tv diventa la scuola per formare con un duro tirocinio un gruppo di giovani aspiranti artisti o sportivi. I talent hanno una vocazione generalista e sono collocati in reti free-to-air. Intanto bisogna registrare l’arrivo del reale sulla tv a pagamento. Nella sua versione originale americana la tv a pagamento non è un grande contenitore di realtà. Soltanto in tempi recenti nelle reti di nicchia del satellite e del digitale terrestre compare un genere di grande successo e a basto costo, emblematico di una fase di fai-da-te e insieme di elevato narcisismo che vuole l’abbellimento a tutti i costi, della persona e della casa. La vecchia figura dell’esperto, con la sua funzione pedagogica, viene sostituita da una equipe sbrigativa che spiega poco e fa molto. Partendo dagli esempi più semplici fino ad Extreme makeover e alle sue varie incarnazioni il clima diventa post-reality e si congiunge alla favola: essere scelti per un’esperienza meravigliosa. 3

READY-MADE MAKEOVER: POLITICHE EDITORIALI, STRETEGIE D’OFFERTA E SCELTE DI ADATTAMENTO DEL LIFESTYLE NEL CONTESTO TELEVISIVO NAZIONALE La tv italiana degli anni Duemila ha introdotto un genere che nel contesto internazionale, soprattutto anglosassone, aveva ormai pienamente compiuto un percorso di abbandono dello schema educativo focalizzato sul consiglio in favore di uno esemplificativo e basato sulla trasformazione (makeover). La variabile presenza del factual entertainment nell’offerta delle reti nazionali è legata, oltre all’ampiezza dei diversi sotto-generi, al gusto nazionale e alla dinamica e all’origine produttiva dei programmi. Il broadcaster nazionale si trova in primo piano di fronte alla scelta fra make e buy, cioè fra l’ideazione -produzione di un prototipo locale (es. Clio make up, nato sul web e inseguito inserito nel palinsesto di Real Time) e l’acquisizione dei diritti di messa in onda di un prodotto realizzato in un altro Paese e importato (es. Cucine da incubo). La scelta fra produzione e ready-made spesso non avviene, ma si opta per una via intermedia: l’acquisizione di format internazionali per produrre versioni localizzate di un programma di successo. Ma, anche le scelte di adattamento e programmazione di un programma internazionale incidono profondamente sulla sua capacità di “localizzarsi” (di entrare in sintonia col pubblico, generare tendenza). Il ready-made di genere factual è riuscito a innovare il programma dell’offerta tv nazionale, soprattutto negli anni di passaggio dalla tv analogica a quella digitale. È stato una forma di offerta e mercato alternativa a quella generalista e gratuita del consolidato duopolio imperfetto (rai e mediaset) e ha manifestato margini di sviluppo tali da incidere su un bacino sociale, culturale ed economico più ampio. In pochi anni si assiste alla diffusione massiva della tv a pagamento, al passaggio al digitale terrestre e alla diffusione più consistente sia del pc domestico, sia della banda larga. I sistemi televisivi europei subiscono un processo di derogolamentazione che li affranca dai monopoli pubblici, aprendo la strada a una tv commerciale che s’alimenta in maniera più o meno massiccia di prodotto ready-made di importazione, soprattutto serie; l’evoluzione tecnologica consente la diffusione di piattaforme distributive alternative, i flussi di circolazione di contenuto si fanno decisamente più complessi con l’emergere di nuovi poli produttivi che rendono più articolato il mercato tanto dei ready-made quanto dei format. È il factual entertainment, più di ogni altro genere, che salda questa duplice condizione di domanda e di offerta. BRANDING FACTUAL. IL CONTRIBUTO DEL GENERE ALLA COSTRUZIONE DI IDENTITA’ DI RETE: La costruzione di brand (branding) è diventata una delle preoccupazioni principali per l’industria televisiva nell’età della convergenza digitale. L’incessante lavoro di costruzione di brand caratterizza oggi tutti gli aspetti della filiera televisiva. La produzione di un testo manifesta l’attitudine a fare del programma un marchio. Ogni contenuto, poi, è destinato a essere inserito in un palinsesto e più in generale in un certo contenitore di rete: nello scenario digitale, le reti costituiscono delle promesse per lo spettatore. L’attività del broadcaster in uno scenario digitale è soggetta a due gravi pericoli: 1. Una minaccia dal basso sta nell’attitudine dello spettatore a frammentare sempre più la propria attenzione e il proprio tempo di consumo. Competitor diretti sempre più numerosi e competitor indiretti ben più variegati rappresentano altrettante occasioni di consumo culturale. 2. Una seconda minaccia dall’alto per il broadcaster, che paradossalmente proviene dai prodotti stessi: il franchise program, cioè il programma forte, caratterizzato da una sua identità e una sua immagine. Il factual entertainment rappresenta quindi anche un caso estremamente significativo di come si possa concretamente strutturare la relazione fra brand di rete e brand di prodotto, e di come essa possa diventare l’occasione per rinnovare la relazione con il pubblico. La disponibilità sul mercato di contenuti di provenienza internazionale, soprattutto anglosassone, ha banalmente fornito la materia prima per la costruzione di palinsesti a budget più limitati rispetto a quelli delle reti generaliste. Il prodotto factual d’importazione ha poi costituito un territorio d’approvigionamento 4

di prodotto a lunga serialità e a basso costo. Se, da questo primo punto di vista, la rete funziona come contenitore che contestualizza il prodotto readymade, dal punto di vista esattamente speculare il prodotto factual d’importazione diventa un ulteriore, fondamentale tassello di costruzione dell’identità della rete. Ancora una volta il caso di Real Time è esemplare. SCHEDULING FACTUAL. LO SPAZIO IN PALINSESTO PER UN GENERE STRANIERO: La maggior parte del contenuto ready-made di importazione non finisce sulle grandi reti generaliste, ma nelle reti tematiche e mini-generaliste. Nelle reti generali, mini-generaliste o tematiche, il palinsesto è costruito sul modello anglosassone: qui i factual di importazione costituiscono un materiale perfetto per la loro modularità (episodi autoconclusivi, stagioni consecutive, spin off) e il loro formato (30 minuti o un’ora). La necessità di rivolgersi a un pubblico di nicchia, da conquistare e fidelizzare, porta questi canali a orientarsi verso aree di ascolto ancora inedite e a differenziarsi rispetto all’offerta generalista, puntando su orari altrove lasciati scoperti come la seconda serata, l’access prime time o il weekend ( Real Time). Prime time  molti programmi sono prodotti originali. Meno “importante” data la concorrenza forte delle generaliste, organizzato secondo un criterio tematico: il lunedì sera è dedicato alla salute, il martedì alla cucina, … Preserale  revalenza di prodotti internazionali + programmi organizzati a striscia. Daytime  con programmi organizzati a striscia. Weekend  sfruttamento intensivo di ciò che è andato in onda nella settimana + ready-made internazionale (sabato mattina dedicato al parenting). Emergono alcune costanti della programmazione di factual stranieri: la collocazione in momenti centrali (ma non troppo), l’alta replicabilità, l’organizzazione tematica della prima serata, le strisce quotidiane, la “rottura dell’ordine” nel weekend. Il factual d’importazione oscilla fra l’appuntamento importante e il filler (puro riempitivo di ore di programmazione). Un’ultima riflessione va dedicata alla tv generalista dove, a differenza di Gran Bretagna e Svezia, il factual e i prodotti di importazione in generale occupano ancora poco spazio nei palinsesti, e di solito in momenti scarichi come l’estate. SIMIL-SYNCH. FORME DI MEDIAZIONE LINGUISTICA E CULTURALE: Un prodotto televisivo ready-made straniero arrivato in Italia viene ricontestualizzato e modificato da un punto di vista visivo e sonoro. Il programma straniero va tradotto in italiano, ma la traduzione diventa sempre un adattamento, un tentativo di avvicinare il prodotto ai suoi nuovi spettatori, di ridurre il “salto” fra culture e abitudini diverse: ‘aggiustare’ giochi di parole, riferimenti alla vita quotidiana e ai costumi mediali del paese. Per i generi fiction il doppiaggio è la forma tradizionale di ‘mediazione nazionale’, per i generi non fiction il discorso si fa più complesso. Per avere l’impressione della veridicità + ridurre tempi/costi dell’adattamento: - sottotilolaggio  al testo originale sono sovraimpresse le traduzioni scritte delle battute di un dialogo (usato nei realiti di Mtv) - voice over  avviene un re-voicing in cui la trasmissione pronunciata da uno speaker parte con alcuni secondi di ritardo (delay effect) rispetto ai dialoghi originali, che rimangono parzialmente udibili in sottofondo (es. documentari, factual d’importazione). Parallelamente al successo e alla diffusione dei factual si è diffusa in questi anni una nuova forma di mediazione linguistica, il simil-synch  tipo modificato di voice over, ancora più vicino al doppiaggio classico, si elimina il delay effect e abbassa ulteriormente i volumi della voce originale sottostante, mentre i doppiatori da speaker diventano attori. Con la sua introduzione in alcuni programmi di Real Time è diventata standard. 5

Dopo una fase in cui il factual di importazione andava ‘’giustificato’’ da una presunta funzione documentaria, ora ha valore in sé, quasi come u...


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