Luigi Pirandello - Appunti su pIRANDELO PDF

Title Luigi Pirandello - Appunti su pIRANDELO
Author Caterina Fedeli
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Verona
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Appunti su pIRANDELO...


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LUIGI PIRANDELLO (Girgenti, 28 giugno 1867 - Roma, 10 dicembre 1936) Nacque in una località di campagna chiamata Caos. I suoi genitori avevano lasciato la città per sfuggire ad un’epidemia di colera. Io sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà perché sono nato in una nostra campagna che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del vocabolo greco chàos. A questa circostanza l’autore diede sempre importanza premonitrice.

BIOGRAFIA 

Nacque a Girgenti, oggi Agrigento, da famiglia di agiata borghesia il 28 giugno 1867.



Frequentò l’Università di Palermo per poi trasferirsi alla facoltà di Lettere a Roma, dove conobbe Capuana che lo avvicinò all’esperienza verista.



Nel 1889 pubblicò il primo libro di poesie, Mal giocondo.



Si trasferì a Bonn, in seguito a contrasto con un docente e si laureò nel 1891 in Filologia romanza con una tesi sul dialetto del suo paese.



Nel 1892 si stabilì a Roma, dedicandosi alla letteratura.



Nel 1893 scrisse il primo romanzo, Marta Ajala, pubblicato nel 1910 con il titolo L’esclusa.



Nel 1894 si sposò a Girgenti con Maria Antonietta Portulano, da cui ebbe tre figli, andando poi a vivere a Roma.



Nel 1897 iniziò il lavoro di docente, come supplente di Lingua Italiana al Magistero di Roma, dove divenne docente di ruolo nel 1908.



Nel 1903 un allagamento nella miniera di zolfo in cui il padre aveva investito tutto il suo patrimonio provocò il dissesto economico della famiglia.



La moglie ebbe una crisi di nervi da cui non si riprese più e che la portò alla follia.



La donna era ossessionata dalla gelosia e tormentava continuamente il marito.



Pirandello fu costretto ad integrare lo stipendio di docente intensificando la sua produzione di novelle e romanzi; lavorò anche per l’industria cinematografica che allora stava muovendo i primi passi, scrivendo sceneggiature. Nel 1910 si avvicinò al teatro con Lumie di Sicilia.



Dal 1915 si intensificò la sua produzione teatrale.



Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si collocò tra gli interventisti, poiché considerava l’ingresso in guerra una sorta di compimento del processo risorgimentale.



Il figlio Stefano, partito volontario, fu fatto prigioniero dagli Austriaci e il padre si adoperò invano per la sua liberazione. Questo episodio acuì la malattia mentale della moglie, tanto che Pirandello fu costretto a ricoverarla in una clinica fino alla morte.



Nel 1920 la sua produzione teatrale incominciò ad avere successo di pubblico.



Nel 1921 rappresentò Sei personaggi in cerca d’autore che rivoluzionarono il linguaggio teatrale.



Nel 1922 lasciò l’insegnamento e si dedicò interamente al teatro, seguendo anche le compagnie nelle tournees europee e americane.



Nel 1924 si iscrisse al partito fascista.



Dal 1925 visse un legame profondo con l’attrice Marta Abba, per la quale scrisse molti drammi



Nel 1929 si rese conto che il regime gli andava stretto e, pur senza una netta forma di rottura, incominciò a distaccarsene.



Nel 1934 vinse il Premio Nobel per la Letteratura.



Morì il 10 dicembre 1936 dopo che, assistendo alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu Mattia Pascal, si era ammalato di polmonite

VISIONE DEL MONDO 

Per Pirandello solo nel caos, nel disordine, c’è vita.



La realtà è perpetuo movimento, un flusso continuo; ciò che si stacca da questo flusso si irrigidisce e muore.



Imporre una forma al caos, assoggettarlo ad una legge, uccide la vita, le assegna un significato parziale e dunque ingiusto e riduttivo.



La conoscenza assoluta dunque non esiste o comunque è al di fuori della portata dell’uomo.



Ne consegue che TUTTO È RELATIVO e in continua metamorfosi.



Anche l’uomo è parte dell’eterno fluire della vita.



Ogni essere umano oggi è diverso da quello che è stato ieri e da quello che sarà domani.



L’uomo, però, tende a fissarsi in una realtà (la personalità) che si costruisce da sé e che non è altro che un’illusione. Ognuno crede di essere uno, identico per sé e per gli altri, ma in realtà ogni uomo è tanti individui, quante sono le persone che lo guardano.



Ogni forma che un individuo assume è una MASCHERA sotto la quale vi è un fluire di stati in perenne trasformazione. Ogni essere vivente non è mai uguale a se stesso, ogni stante subisce delle modifiche. L’IO non è più unico, ma frantumato. Dalla frantumazione dell’io consegue che non esiste più una realtà oggettiva, definita, univocamente interpretabile, bensì infinite realtà. Ciò determina nell’uomo inquietudine, smarrimento e dolore: i personaggi di Pirandello ben esemplificano questo stato d’animo



L’uomo pirandelliano soffre perché non ha un’identità, perché è nessuno e si sente solo, isolato dal resto della comunità umana. Tuttavia non riesce neppure ad identificarsi con le forme individuate dagli altri, che vede come trappole da cui deve liberarsi.



Da questo discorso consegue che alla base della visione della vita di Pirandello vi è sì una concezione vitalistica, ma anche il rifiuto delle forme di vita sociale, dei suoi istituti.



Pirandello è un anarchico insofferente ai legami creati dalla società; contro questi legami egli si scaglia e deride le convenzioni del vivere sociale.



La trappola per eccellenza è la famiglia, forma che imprigiona l’uomo opprimendolo; la famiglia è un mondo fatto di rancori, menzogne, odi, ipocrisie.



L’altra grande trappola indicata dall’autore è il lavoro, la condizione sociale, da cui però non si può uscire.



L’unica via di fuga dalla società è l’irrazionale, che può assumere vari aspetti: immaginazione, sogno; follia.



L’uomo che riesce ad evadere dalla realtà diviene un forestiere della vita che, avendo capito il gioco, si esclude volontariamente dalla società guardando vivere gli altri con atteggiamento “umoristico”, distaccato, di irrisione e pietà.



Contemplando la realtà da lontano, non prendendo parte alla «pupazzata collettiva» l’uomo pirandelliano riesce a cogliere l’assurdità, la mancanza di senso della vita e non si lascia coinvolgere dalle preoccupazioni.



Questo eroe straniato è il portavoce di Pirandello stesso, che rifiuta il ruolo di letterato attivo, impegnato, assunto dagli altri intellettuali del tempo, e si riserva un ruolo contemplativo.



La visione della via che ha l’autore siciliano porta al relativismo conoscitivo: non esiste una verità oggettiva, fissata a priori, ma ognuno dà la sua verità, che nasce dal suo modo di vedere le cose.



RELATIVISMO CONOSCITIVO



INCOMUNICABILITÁ



Gli uomini, avendo una visione diversa delle cose, non riescono a comunicare, ad intendersi, perché ciascuno fa riferimento alla realtà com’è per sé e non per gli altri.

POETICA 

La poetica pirandelliana si basa sull’umorismo ed è stata enunciata nel saggio L’umorismo del 1908.



Pirandello distingue tra comico e umorismo.



Il fine del comico è far ridere; la rappresentazione umoristica suscita invece una reazione più complessa, indecisa tra il riso e il pianto.



Inoltre, affinché scatti la visione umoristica, è necessario che l’uomo compia un’azione volontaria. Inerzia e azioni istintive non suscita una reazione umoristica.



L’autore fa un esempio: guardando una vecchia signora imbellettata e con i capelli tinti, si avverte che ella è il contrario di quello che dovrebbe essere un’anziana signora. Se si ragiona, però, si può arrivare a capire che quella signora cerca solo di trattenere l’amore del marito più giovane.



La prima impressione suscita l riso; è il comico, che Pirandello chiama avvertimento del contrario.



Quando subentra la riflessione si può cogliere il carattere contraddittorio e molteplice della realtà.



Grazie alla riflessione e all’atteggiamento umoristico si può cogliere il sentimento del contrario, che ci fa cogliere l’umana sofferenza, il fondo tragico. [ovviamente può anche essere il contrario: una situazione può apparire tragica, ma in sé celare qualcosa di comico]



Si continua a ridere, ma si comincia a provare pietà. Al riso iniziale si aggiunge dispiacere. Il riso dunque convive con il pianto.



Diventa un riso amaro, che è la risultante della visione umoristica.

PRODUZIONE La produzione pirandelliana comprende :  poesie  novelle  romanzi  teatro 

Pirandello si è dedicato alla poesia per oltre un trentennio, dal 1883 al 1912, rifiutando però le contemporanee correnti, quali Simbolismo, Futurismo, Espressionismo, a favore di forme e moduli tradizionali.



Tra le sue raccolte ricordiamo:



Mal giocondo del 1889, in cui il sogno di armonia classico si scontra con un presente in cui la scienza dissolve le illusioni;



Pasqua di Gea del 1891 che sviluppa il tema vitalistico, proponendo anche accenti tristi e malinconici;



Elegie renane del 1895;



Zampogna, 1901, in cui emerge un clima lirico all’interno del quale emergono spunti umoristici;



Fuori di Chiave, 1912, in cui l’umorismo stravolge e ribalta lo statuto lirico.



Pirandello scrisse novelle per quasi tutto il suo periodo di creatività, in particolare nei primi quindici anni del Novecento, perché poi si dedicò prevalentemente al teatro.



Le novelle erano per lo più occasionali, almeno all’inizio, e venivano scritte per riviste o quotidiani. A partire dal 1894 Pirandello incominciò a raggruppare le sue novelle in raccolte:



Amori senza amore del 1894;



due edizioni di Beffe della morte e della vita, del 1902 1 del 1903;



Quando ero matto del 1903



Berecche e la guerra del 1919

Nel 1922 progettò di raccogliere tutte le novelle in una raccolta di 24 volumi (ciascuno di 15 novelle) dal titolo Novelle per un anno. Finché visse riuscì a pubblicare solo 14 volumi.; il 15° uscì postumo nel 1936 col titolo Una giornata. Le novelle, che non seguono un ordine determinato, sembrano rinviare alla visione del mondo di Pirandello: un mondo disgregato in una infinità di aspetti precari, il cui senso complessivo sembra irraggiungibile. Nonostante ciò, all’interno del corpus si riescono ad individuare le novelle ambientate in Sicilia, in ambiente contadino. Le novelle siciliane si collocano tra: VERISMO DECADENTISMO Queste novelle, per l’ambientazione e i personaggi, sembrano rinviare al cima verista, ma in esse non vi è traccia dei dati documentai e dell’indagine scientifica, che invece caratterizzano la produzione di Verga. Di contro si registra una particolare attenzione per il folklore, per il sostrato ancestrale della terra siciliana (in ciò l’autore si avvicina al decadentismo, anche se è ben lontano dal desiderio di regredire in un mondo primitivo). I contadini che si muovono nei racconti di Pirandello sono deformati grottescamente e appaiono stravolti fin quasi alla follia. Accanto a questo filone, vi è poi quello delle novelle romane, fatte di personaggi del mondo piccolo borghese, frustrati dalla vita grigia che conducono. Anche in questo gruppo non vi è la volontà di fare uno studio sociologico, bensì il desiderio di rappresentare le trappole che rapprendono il movimento vitale in forme rigide. É proprio in queste novelle che emerge l’atteggiamento antiborghese di Pirandello, il suo rifiuto di ogni forma di società organizzata che spegne la spontaneità della vita. 

Nell’estate del 1893 Pirandello scrisse il suo primo romanzo, Marta Ajala, pubblicato nel 1901, in appendice al quotidiano La tribuna, con il titolo L’esclusa, ripubblicato in volume nel 1908.



Nel 1895 scrisse Il turno, storia di un innamorato che, per sposare la donna amata, deve spettare il suo “turno” dopo altri due mariti.



Nel 1904 pubblicò Il terzo romanzo, Il fu Mattia Pascal, in cui sono già presenti i suoi temi tipici. E’ il primo romanzo in cui applica la poetica dell’umorismo.



Tra 1906 e 1909 Pirandello lavora ad un quarto romanzo, I vecchi e i giovani, pubblicato parzialmente a puntate sulla “Rassegna contemporanea” nel 1909 e poi in volume nel 1913 (con i primi due siamo in piena ambientazione siciliana).



Nel 1911 pubblicò Suo marito, scritto nel 1909.



Al 1915 risale Si gira…, pubblicato su “Nuova Antologia” e poi in volume nel 1916. Nel 1925 il romanzo fu ripreso e riveduto e fu pubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio.



Per alcuni anni (tra 191 e 1925) Pirandello si dedicò esclusivamente al teatro, tuttavia lavorò ancora ad un ultimo romanzo, iniziato nel 1909 e terminato nel 1925. Quest’opera fu pubblicata su “La fiera letteraria” nel 1926 e poi, nello stesso anno, anche in volume: Uno, nessuno e centomila.

TEATRO 

L’esordio teatrale risale al 1910, quando, a Roma, furono rappresentati La morsa e Lumie di Sicilia.

In realtà già nel 1896 aveva scritto un dramma in tre atti, Il nibbio. 

Ma la sua carriera nel mondo del teatro inizia in realtà nel 1915, con la rappresentazione del primo dramma, rinominato Se non così.



Nel 1917 a Milano, Roma e Torino andarono in scena contemporaneamente Così è (se vi pare), Il berretto a sonagli, Il piacere dell’onestà.



L’accoglienza del pubblico fu oscillante.



Nel 1921 Sei personaggi in cerca d’autore furono fischiati a Roma, mentre vennero acclamati a Milano.



Il 1922 segnò l’inizio del successo internazionale: Sei personaggi in cerca d’autore fu rappresentata a Londra e il Piacere dell’onestà a Parigi ed Atene.



Da questo momento Pirandello si dedicò al teatro, seguendo le compagnie teatrali anche all’estero per controllare l’allestimento scenico.

La produzione pirandelliana si può dividere in cinque fasi:  fase naturalistica - drammi in dialetto, scritti per la compagnia dell’attore siciliano Angelo Musco. L’ambientazione è borghese, di impianto naturalistico; la vicenda è incentrata sui problemi della famiglia e del denaro. I drammi di questa fase sono verosimili e si basano sulla rappresentazione fedele della vita quotidiana. Le convenzioni borghesi, però, sono portate alle estreme conseguenze: i ruoli imposti dalla società, marito, uomo d’affari, etc. vengono assunti con estremo rigore, fino a giungere al paradosso e all’assurdo, rivelando la loro inconsistenza. A questa fase appartengono: 

Pensaci, Giacomino! del 1916



Così è (se vi pare) del 1917

 fase del grottesco - in questi drammi Pirandello sconvolge i due capisaldi del teatro naturalista: la verosimiglianza e la psicologia. Gli spettatori non hanno l’illusione di trovasi di fronte ad un mondo naturale, ma vedono un mondo stravolto, ridotto all’assurdo. Anche i personaggi risultano strani: sono contraddittori, appaiono sdoppiati, quasi delle marionette A questa fase appartengono: 

Il piacere dell’onestà del 1917



Il giuoco delle parti



Il berretto a sonagli del 1917

 fase del teatro nel teatro 

Sei personaggi in cerca d’autore del 1921



Ciascuna a modo suo del 1924, che propone il conflitto tra attori e pubblico



Questa sera si recita a soggetto del 1929, che mette in scena il conflitto tra attori e regista



Enrico IV del 1922.

 fase del pirandellismo – tra gli anni Venti e Trenta; lo scrittor rielabora in maniera stanca ed artificiosa emi già trattati in precedenza  fase del mito - l’autore cercava di portare sulla scena alcune vicende che potessero essere l’esempio moderno dei miti dell’antichità. Tra le opere di questo periodo ricordiamo: 

La nuova colonia del 1928



Lazzaro del 1929



I giganti della montagna, incompiuto.



Croce diede un giudizio molto negativo dell’opera di Pirandello, salvando solo alcune novelle , libere dagli “eccessi intellettualistici”



Fu molto apprezzato negli anni ‘30 in Germania, in particolare da Benjamin che giudicava favorevolmente il dissolvimento dei personaggi e delle trame



Negli anni ‘60 fu amato dai marxisti per il suo carattere antiborghese e per l’aspetto rivoluzionario dell’organizzazione narrativa



Negli anni successivi Pirandello è stato studiato e apprezzato in tutto il mondo e la sua fortuna continua anche oggi...


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