Arano pascoli PDF

Title Arano pascoli
Author Laura Rossi
Course Letteratura italiana
Institution Università del Salento
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ANALISI DE TESTO POETICO ARANO Giovanni Pascoli La poesia “Arano” fa parte della prima raccolta di liriche di Giovanni Pascoli: Myricae. Composta nel 1885 per le nozze del suo amico, è una tra le più antiche della raccolta e compare già nella prima edizione. “Arano” apre la sezione intitolata “L’ultima passeggiata”, che comprende una serie di poesie in cui il poeta immagina di passeggiare per i campi per l’ultima volta a fine estate prima di tornare in città e compone riportando ciò che osserva durante questa passeggiata. Si tratta di un madrigale, ovvero un breve componimento letterario di origine popolare e spesso di ispirazione pastorale. È composto da due terzine e una quartina di endecasillabi. Lo schema metrico comprende rime incatenate nelle terzine e alternate nella quartina (ABA CBC DEDE). Essendo una poesia di ispirazione pastorale, i temi rappresentati sono gli elementi di novità che pascoli apporta nella Myricae. Sono infatti componimenti ispirati alla vita campestre colta nelle varie stagioni, pullulano di particolari e al contempo descrivono aspetti di vita quotidiana come: i lavori nei campi, le ragazze che sfogliano il granturco o il canto del cuculo. Pascoli con la sua poesia voleva, infatti, sottolineare questa modestia e quotidianità di temi con frequente ricorso di termini precisi, tecnici e gergali. Questa poesia in particolare descrive una scena propriamente bucolica, di umile vita campestre in una stagione e in un paesaggio autunnale. Mentre alcuni contadini sono impegnati nell’arare i campi, il passero e il pettirosso ne spiano le gesta pregustando il momento in cui finalmente potranno beccare i semi sparsi e rimasti sulla superficie del terreno (“il passero saputo in cor già gode…..e il pettirosso”). Nella cornice campestre della poesia si sviluppano tre strofe, ognuna ad indicare un diverso aspetto: Nella prima strofa si descrive infatti il paessaggio nei suoi elementi fondamentali, attraverso una serie di notazioni visive a livello cromatico: un campo,il grigiore della nebbia, il rosso delle foglie di vite(roggio), che rimanda alla stagione, ovvero all’autunno. Nella seconda strofa, attraverso il verbo “arano”, l’attenzione si sposta sulle attività dei contadini impegnati nel lavoro dei campi. I loro gesti lenti e misurati trasmettono una sensazione di ritualità solenne e operosa. Nell’ultima strofa la scena viene osservata dal punto di vista di un passero e di un pettirosso che, in disparte, spiano il lavoro dei contadini pregustando allegramente il cibo che ricaveranno dai semi sparsi sul terreno: sul loro canto, indicato con un’onomatopea “il suo sottil tintinnio come d’oro” si chiude la lirica. Il testo è in apparenza una descrizione oggettiva e ricca di particolari. Tuttavia, già nelle prime liriche di Myricae, la scena viene filtrata attraverso una visione soggettiva, che vuole trasmettere sensazioni ed emozioni che suscita nell’animo del poeta. La realtà agreste descritta nel testo appare serena, dominata dall’uomo che svolge egregiamente il suo lavoro. Sul piano stilistico, sono già evidenti nel testo alcune caratteristiche tipiche del linguaggio pascoliano. Attento alle “piccole cose” della campagna, il poeta si sofferma sui particolari più minimi dando maggior rilievo alle note cromatiche (rosso dei pampani nella nebbia che richiamano il pettirosso) e utilizzando termini specifici per indicare gli elementi rurali. La lirica è costituita da un unico lungo periodo le cui parti non corrispondono alla scansione metrica. Troviamo, infatti, un lungo enjambement che colloca all’inizio della seconda strofa il verbo “arano” privo di soggetto. Un’altra onomatopea e similitudine è l’espressione “suo sottil tintinnio come d’oro” che va a riprodurre il canto dell’usignolo e paragona, inoltre il cinguettio del pettirosso al suono che producono le monete d’oro battendo sul metallo....


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