Architettura dell\'utopia, neoclassicismo, canova e david PDF

Title Architettura dell\'utopia, neoclassicismo, canova e david
Author Rosa Macchi
Course Storia dell'Arte Quinto Liceo Scientifico
Institution Liceo (Italia)
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L’architettura dell’Utopia Boullée Era, più che un architetto, un disegnatore di architetture: fece solo progettazioni di architetture che non realizzò mai. Desiderava ritornare alla volumetria pura nelle costruzioni, con la ripresa dei volumi per eccellenza (cubi, coni, cilindri, sfere) che compongono la realtà. Ciò è dovuto al fatto che egli visse durante il secolo dei lumi in Francia (mentre in Italia si stava costruendo la Reggia di Caserta). Le architetture da lui progettate sono chiamate dell’Utopia proprio perché non verranno mai costruite di fatto (utopos=senza luogo) probabilmente a causa delle tecniche costruttive ancora troppo indietro e inadatte all’edificazione di queste opere. Il Cenotafio di Isaac Newton In quest’opere si riscontra il fatto di volere indirizzare anche l’architettura alla razionalità e alla scienza. Il cenotafio, a differenza del mausoleo, è una struttura commemorativa che non contiene in sarcofago della figura a cui è dedicato. In particolare, questo era un omaggio che l’artista avrebbe voluto fare a Newton, noto scienziato luminare. Aveva immaginato una grandissima sfera poggiata su una gradonata fatta di cilindri concentrici, arricchita con folti alberi. La sfera, completamente cava, all’interno doveva essere affrescata con una volta stellata e, poiché mancavano le finestre, si doveva mettere una sfera armillare sospesa al centro che avrebbe illuminato tutto grazie a un foro sull’esterno. È interessante scoprire che oggi è stato possibile realizzare l’impossibile grazie all’avvento di nuove tecnologie, mentre allora no: pertanto, quest’architettura dell’utopia, è estremamente relativa ai tempi. L’enciclopedia Nel clima illuministico, durante il quale si ha fiducia nell’uomo che può risolvere i problemi grazie alla razionalità, è molto importante l’uscita dell’Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, scritta dagli studiosi e filosofi Diderot e D’Alembert, pubblicata in Francia nella metà del ‘700. Fu la prima ad avere una svolta razionale e illuministica. Per la portata delle innovazioni rivoluzionarie in essa contenute, i governi furono restii e dovette essere abbandonata poiché poteva essere un danno per i regimi monarchici. Giovan Battista Piranesi Fu un artista italiano che sostenne che l’arte romana non avesse nulla da invidiare all’arte greca, nel contesto del ritorno al passato del neoclassicismo. L’arte romana è stata importantissima: non ha copiato dall’arte greca, ma ne ha preso spunto e l’ha poi modificata; le tecniche dei romani furono insuperabili così come le ornamentazioni. Piranesi fu soprattutto un disegnatore che si soffermò soprattutto nell’analizzare i sistemi costruttivi usati dai romani: o Nelle fondamenta del mausoleo di Adriano sono raffigurati blocchi ciclopici che nascono da sottoterra e si innalzano in contrafforti (muri inclinati) sui quali l’artista pone uomini piccolissimi, a dimostrare la grandezza della capacità costruttiva romana. o Nelle carceri di invenzione, l’artista raffigura una serie di carceri, probabilmente ispirate alle vere, in cui sono inseriti elementi come scale che non portano da nessuna parte, quasi campate in aria, a dimostrare le capacità dei romani a fare qualsiasi cosa.

Neoclassicismo e Winckelmann Verso la fine del ‘700 comincia a essere rivalutato il classico e si giunge a una nuova corrente: il neoclassicismo, il cui impulso arrivò dagli scavi archeologici fatti a Pompei ed Ercolano, sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., da archeologi inglesi che esaltarono l’Italia a tal punto che molti collezionisti, nobili e cardinali, andarono a vederli. Winckelmann, bibliotecario in Germania, fu chiamato in Italia per riordinare la biblioteca e sistemare i reperti acquistati dei cardinali. Questo erudito studioso aveva una sua idea sull’arte, che mise per iscritto nei Pensieri sull’imitazione dell’arte greca nella pittura e nella scultura: l’arte greca è superiore. L’arte non deve sconvolgere l’uomo, suscitandogli emozioni contrastanti, ma deve essere ispirata a “UNA NOBILE SEMPLICITA’ E UNA QUIETA GRANDEZZA”, deve essere un “mare calmo che contiene delle correnti”. Secondo lui, l’unica arte riuscita ad arrivare all’equilibrio delle forme è proprio l’arte greca classica (si era ispirato ad alcune opere in particolare che secondo lui celebravano il meglio di essa, come Laocoonte, l’Apollo del Belvedere, ecc., tutte del periodo ellenistico, quando le città greche passano sotto

dominazione straniera, ma mantengono la loro superiorità diffondendo correnti che riprendono i maestri classici). L’arte romana non gli interessa: i romani hanno copiato dai greci. Pur non essendo un artista, Winckelmann ebbe sempre a che fare con l’arte: per rinnovarla allora avrebbe dovuto inventare una maniera originale, ma non avendola consigliò agli artisti di ispirarsi all’imitazione del classico. Però W. Non aveva viaggiato molto, perciò, non essendo mai stato in Grecia, fece l’apoteosi di un’arte che non conosceva! Infatti, le opere che prese in considerazione non erano altro che copie romane in marmo di opere greche in bronzo e perciò è possibile che siano state modificate dalle originali. Quando gli archeologi inglesi si recarono in Grecia e portarono alla luce i resti del Partenone, alla vista delle metope intrecciate di Fidia, massimo rappresentante dell’arte greca, pensarono si trattasse di falsi, poiché ormai si era diffusa la teoria di Winckelmann (l’arte greca era semplice e “grande”). Se nella scultura ci si deve riferire alle opere greche, nella pittura ci si deve riferire al Rinascimento Italiano, e in particolare a Raffaello, secondo Mengs e Winckelmann, che di lui apprezzava la grazia e la dolcezza. Tutti in questo periodo mancano di ispirazione.

Antonio Canova (1757-1822) Artista, architetto e scultore, è considerato dai critici d’arte importantissimo per essere soprattutto abile nella tecnica scultorea. Era innamorato dell’Italia: fu uno dei pochi a restare a casa sua, nonostante le proposte, anche di Napoleone, di spostarsi in Francia e arricchirsi, poiché non voleva essere privato della sua libertà di artista. Era un uomo buono e simpatico, già conosciuto, amato e acclamato al suo tempo. Lui prese spunto dai classici per creare un’arte innovativa e originale. Nella sua bottega faceva fare il grosso dei lavori ai suoi allievi e riservava per lui i dettagli e la sistemazione finale. Teseo sul Minotauro In quest’opera è rappresentato il momento successivo al trionfo di Teseo sul Minotauro (mezzo uomo, mezzo bestia), quando le tensioni del corpo si sono assopite e arriva il momento della riflessione. I corpi non sono perfettamente bilanciati con linee ortogonali: Canova vuole bilanciare tutto il gruppo scultoreo con una visione vagamente piramidale ricca all’interno di linee sinuose. Non è ispirata a nessun’altra opera in particolare: è originale. Amore e Psiche Si tratta della favola narrata da Apuleio ne L’asino d’oro di Psiche che, dopo essersi addormentata nel sonno eterno per aver contravvenuto agli ordini ricevuti da Venere di non aprire il vaso che stava portando che aveva ricevuto nell’Ade, viene risvegliata da Amore. Non ci sono linee rette e rigide, ma morbide. Al centro ci sono 2 circonferenze concentriche, identificate con le braccia dei due giovani. Anche le labbra non si toccano, si intuisce che il gesto successivo sarà il tenero bacio. L’atto è leggermente erotico (infatti Amore tocca il seno della bellissima donna), ma non suscita scandalo anche perché la posizione delle gambe di lei è molto elegante, anzi l’opera venne esaltata. Monumento funebre per M. Cristina d’Austria Maria Cristina di Sassonia era un’imperatrice morta giovanissima: il marito commissionò a Canova un monumento impostante dedicato a lei. L’opera, che si trova a Vienna, riprende il tema della piramide egizia (quella egizia era comunque un’arte del passato, anche se non in linea con quella greca, ma Canova era originale): un marmo piramidale ricopre il sarcofago caratterizzato dall’effige in alto del ritratto di profilo della giovane donna, incorniciato in una cornice di un serpente che si morde la coda (simbolo di eternità) e portato dalla Felicità celeste. Nella parte in basso vi è una grande porta nera (porta dell’aldilà) dal sistema trilitico, dalla quale fuoriesce un drappo su cui vanno in processione inesorabile personaggi di tutte le età (=> tutti dobbiamo morire) che testimoniano pietà; una lunga ghirlanda di fiori li unisce tutti. Al lato opposto si trova il genio funebre, mesto e appoggiato a un leone, simbolo del marito rimasto solo.

Jacques-Louis David Pittore francese, creò opere non molto in linea con il pensiero di Winckelmann: non si ispirò al Rinascimento o a Raffaello. Artista affermato in Francia, aveva partecipato a un concorso per studiare in Italia, meta ambitissima del gran tour e lo vinse: visitò perciò le città artistiche italiane che lo aiutarono a riscoprire l’arte; da questo momento si eserciterà moltissimo sui soggetti mitologici e su tematiche tipiche della romanità. Il Giuramento degli Orazi Durante il periodo monarchico, c’era la grande rivalità tra Roma e Albalonga, città che si scontravano spesso con grandi spargimenti di sangue; si decise a un certo punto di far scontrare solo 3 rappresentanti per ogni città: David rappresenta proprio questo scontro e, precisamente, il momento precedente alla lotta in cui il vecchio padre, al centro, consegna le spade ai figli e fa fare loro il giuramento (“vincere o morire”); dall’altro lato le donne piangono. L’ambientazione è l’interno di una domus romana (con tanto di archi). David trae spunto dalla romanità, ma era comunque un francese che considerava Napoleone un eroe che si sacrificava per gli altri, come il cives romanus. Qui gli uomini-eroi sono i 3 Orazi, appartenenti alla stessa famiglia, che combattono per Roma; gli altri 3 sono Curiazi, coloro che saranno uccisi. Morte di Marat Marat era stato un capo rivoluzionario. David gli fa un tributo per il suo eroismo: era rimasto ligio nelle sue idee di libertà ed era rimasto comunque umile, nonostante la fama di cui godeva. Quest’uomo soffriva di una malattia della pelle che gli imponeva di fare sedute immerso nella vasca da bagno: l’artista lo ritrae proprio nella stanza da bagno dopo essere stato assassinato da una donna, appartenente alla fazione opposta, Marie Anne Charlotte Corday, che si era fatta ricevere da lui con il pretesto di farsi scrivere una raccomandazione: accoltellato, muore dissanguato nella vasca, senza poter più uscire. Marat rappresenta l’eroe moderno che, per essendo morto, continua a vivere nelle sue idee. La donna invece è morta, resta di lei solo il coltello....


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