Arte - Arte PDF

Title Arte - Arte
Author Alessio D
Course Storia
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Arte...


Description

Ap Apollo ollo e Dafne è in assoluto , il lavoro più importante di Gian Lorenzo Bernini, eccezionale scultore del Seicento, si trova nella galleria borghese a Roma, Bernini Apollo e Dafne rappresenta senza dubbio l’opera più importante dello scultore, e rappresenta in modo schematico e semplice, l’eccezionale abilità dell’artista. Il soggetto della statua del Bernini si richiama all’Apollo e Dafne mito che è stato tramandato dal popolo greco fin dall’antichità, e in particolare dal poeta Ovidio nelle sue Metamorfosi; ecco Apollo e Dafne riassunto: la ninfa Dafne, presa di mira dall’innamorato dio Apollo, chiede al padre Peneo, una divinità fluviale, di essere trasformata in alloro per sfuggire al dio che la insegue. La sua richiesta viene subito esaudita, e così la ninfa viene trasformata in alloro. La più importante delle Bernini sculture, ovvero questa di Dafne e Apollo, non fa altro che rappresentare il momento di massimo pathos della storia: l’esatto istante in cui il corpo di Dafne sta mutando per diventare fronde e corteccia d’albero. Gli elementi che distinguono l’abilità del Bernini in quest’opera sono soprattutto l’espressività e la naturalezza dei personaggi; basta guardare il volto di Apollo, il quale è convinto di aver “catturato” l’amata, ma, sorpreso, se la vede sfuggire dalle mani a causa della sua immediata trasformazione. Dafne, scolpita con la bocca aperta, rispecchia perfettamente la volontà di fuggire dalle braccia di Apollo e, nello stesso tempo, incarna la paura per la metamorfosi che sta avvenendo in quell’istante. L’abilità del Bernini, inoltre, è visibile nella resa del panneggio delle vesti e dei capelli dei due protagonisti: nella fuga, i capelli di Dafne sono tutti mossi dal vento, ed allo stesso modo anche quelli di Apollo; poi, la veste che copre la parte lombare di Apollo è tutta mossa a causa della corsa.

Teresa eresa di Gian Lorenzo Bernini (Napoli, l’Estasi di santa T 1598 – Roma, 1680): difficile pensare a un’altra opera che riesca a gareggiare con il gruppo berniniano in termini di potenza espressiva, capacità di emozionare l’osservatore e di suscitare stupore e ammirazione, perfetta integrazione con lo spazio, sapienza compositiva, maestria tecnica. Sotto una pioggia di luce dorata che, in forma di fitti raggi, scende dall’alto per illuminare i due protagonisti, Bernini, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, cattura un’estasi mistica nel pieno del suo svolgimento. È rappresentata su una coltre di nuvole, mentre un angelo sorridente simbolicamente trafigge il suo cuore con una freccia. Dietro si trova una coltre di raggi dorati illuminati da una finestra nascosta che allude alla presenza divina. Si può notare la forte espressività, il Bernini, ai lati del gruppo scultoreo introduce due piccoli palchetti, dove, i membri della famiglia Cornaro ammirano lo straordinario evento che sta accadendo a Santa Teresa d’Avila; questi spettatori sono resi fino all’ultimo dettaglio: la loro espressione è stupefatta, ma nel contempo anche disincantata, a tal punto che stanno discutendo tra loro sull’evento. La morte di Marat Questo è stato un grande pittore vissuto tra fine ‘700 ed inizio ‘800 e le sue opere ci hanno permesso di conoscere gli anni della Rivoluzione Francese. Jean-Paul Marat era un importante giornalista francese, il quale, prima di dedicarsi al mondo della stampa, aveva studiato medicina, arrivando ad esercitare anche la professione per qualche tempo. Con l’avvenire della Rivoluzione Francese, cominciò ad interessarsi alla situazione e nel 1789 fondò il giornale L’Ami du peuple, (l’amico del popolo), dimostrando di avere dei pensieri fortemente radicali. lo scrittore non si fermò e continuò a scrivere di rivoluzione e protesta, sfociando spesso nell’eccessiva violenza. Forse fu proprio questa eccessiva aggressività a far preoccupare Charlotte Corday, la quale scrisse una falsa lettera di supplica per farsi ricevere da Marat, il quale cascò nella trappola.La fiugra di Marat rappresenta un vero e proprio martire della rivoluzione. L’intento di David era lanciare un messaggio preciso quindi ha

eliminato dalla sua opera qualsiasi elemento fuorviante, concentrandosi solo sulla rappresentazione del protagonista. Tutta la scena è molto sobria e in essa manca totalmente il secondo piano, sostituito da un fondo verdastro quasi monocromo. L’assenza di prospettivarende lo sfondo indefinito, mettendo automaticamente in risalto la figura di Marat. Il cadavere che giace nella vasca è molto composto: il sangue è appena accennato e l’evento tragico è intuibile solo dal braccio a penzoloni. La composizione di tutta l’opera è essenziale, senza nessun ornamento fuoriluogo: tale stile rappresenta la rettitudine di Marat, uomo modesto, umile ed interessato solo ad aiutare il suo popolo. Gli unici due particolari che saltano agli occhi degli spettatori sono la lettera che il giornalista tiene in mano, dove è ben visibile il nome della sua assassina, e il coltello insanguinato ai piedi della vasca. In questo modo l’intera rappresentazione da una parte diventa una sorta di elogio funebre a Marat, dall’altra un atto d’accusa preciso contro un delitto così violento. David è sempre stato attratto dal mondo romano e dalla mitologia greca, ed infatti, nella sua carriera ha dipinto tanti quadri ispirati alle antiche storie, compreso quello di cui voglio parlarti ora, deg gli Or Orazi. azi. Per concludere la guerra intitolato Il giuramento de che da tempo infuriava, Roma e la città rivale di Albalonga decisero di far combattere in duello tre campioni per parte, rispettivamente gli Orazi e i Curiazi. Alla fine vinsero gli Orazi e Roma sottomise quindi l'odiata Albalonga. L'artista raffigura i tre Orazi che si preparano alla battaglia e ricevono le armi dal padre Publio Orazio. Alla forza fisica e morale degli uomini, con i muscoli tesi e guizzanti, vengono contrapposte la debolezza e la fragilità delle donne che nella scena non hanno alcun ruolo attivo ma si limitano a piangere. Il dipinto è pervaso da una luce fredda e radente, i colori stessi sono caratterizzati da tonalità prevalentemente fredde, il disegno vigoroso traccia forme pure e regolari, che si concretizzano nell'ambiente spoglio e austero in cui avviene il giuramento. Questo è uno dei capolavori del Neoclassicismo, uno stile nato nel XVIII secolo che trasse ispirazione prevalentemente dall'arte greca e romana e del quale David fu uno dei massimi esponenti. Uno stile che propugnava la regolarità, l'armonia delle forme specchio di

valori morali, quei valori morali che l'artista in quest'opera volle esaltare come sempre attuali: eroismo, spirito di sacrificio, una visione del mondo severa e priva di compromessi. La Reggia di Caserta risale ai tempi di Carlo di Borbone re di Napoli e di Sicilia dal 1735 al 1759. Salito al trono, Carlo di Borbone si apprestò a riorganizzare il regno sia sotto il profilo militare-amministrativo sia sotto quello culturale. A questo scopo volle realizzare una fastosa reggia che avesse l’eleganza e lo splendore della Reggia di Versailles, simbolo dell’ideale di vita grandiosa del Re Sole, Luigi XIV.

La reggia doveva avere l’aspetto di un palazzo moderno che celebrasse i fasti dei Borbone, che elevasse il Regno di Napoli e di Sicilia allo stesso rango degli altri europei e che diventasse il centro amministrativo della nuova capitale del regno, Caserta. Per l’edificio principale Luigi Vanvitelli progetta un corpo di fabbrica rettangolare, lungo 247 metri sui lati maggiori e 184 su quelli minori, con quattro cortili interni immaginati come piazze d’armi (gli immensi spazi all’aperto utilizzati per le adunanze militari). I quattro cortili sono definiti da due bracci perpendicolari. Il suo impianto è dunque semplice e rigoroso, basato su norme razionali. Allo stesso tempo, la facciata ha andamento uniforme, appena rotto da sporgenze al suo centro e ai lati. E se all’esterno la residenza ha un’eleganza contenuta, all’interno si mostra sfarzosa: il vestibolo centrale, l’immenso scalone d’onore, le milleduecento stanze, distribuite su tre piani, moltiplicano le vedute prospettiche in uno straordinario gioco di rimandi. Attorno alla Reggia di Caserta si estende un parco di oltre 120 ettari: qui, fra boschetti, fontane e giochi d’acqua, sbucano ovunque statue di eroi e divinità della mitologia classica, che spesso alludono alla passione per la caccia dei regnanti.

La zattera della Medusa, Théodore Géricault, racconta il drammatico naufragio della fregata Medusa. Alcuni naufraghi furono costretti a salire su di una zattera, che andò alla deriva, costringendo gli uomini ad atti di cannibalismo. , La zattera della Medusa è un esemplare dipinto romantico. Le imponenti dimensioni permettono una visione dal vero di grande effetto scenico. Infatti la fruizione del dipinto a dimensione reale, proietta lo spettatore all’interno dell’evento. Le figure sovradimensionate e la luce teatrale riescono a catturare l’osservatore contemporaneo. L’effetto sarà stato, probabilmente, enfatizzato ulteriormente per lo spettatore ottocentesco. Per analizzare e comprendere a pieno La zattera della Medusa occorre, quindi, tenere presente questo aspetto storico. La contestualizzazione è, quindi, molto importante trattandosi di un’opera che ha il compito di suscitare una forte risposta emotiva. La zattera della Medusa, è considerata il punto di rottura con la pittura neoclassica che si rivolgeva alla ragione dello spettatore. I dipinti neoclassici erano strutturati attraverso composizioni equilibrate, atmosfere cromatiche serene e soggetti elevati. La sua impostazione teatrale, invece, fu studiata per suscitare una intensa reazione emotiva. La composizione de La zattera della Medusa è complessa e articolata. I colori scuri e drammatici. I soggetti sono i poveri naufraghi sopravvissuti, corpi in decomposizione, vestiti laceri e sudici. I corpi nudi, scomposti e lividi dei cadaveri suscitarono orrore e riprovazione. La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, l’atmosfera è caratterizzata da colori cupi I colori più brillanti sono riservati al tricolore francese verso il quale viene attirato fortemente il nostro sguardo. La luce è drammatica e proviene da fondo del dipinto, in alto a destra lasciando in controluce la massa popolare dei rivoltosi. Una luce più ideale proviene da sinistra e illumina il cadavere a terra, sulla sinistra, con indosso una camicia bianca, simbolo del loro sacrificio, e la figura femminile che rappresenta la libertà. La scena è lontana da quelle contemporanee di natura neoclassica, composte e razionali. Nel dipinto si osserva la concitazione della rivolta, le emozioni suscitate dal momento e un gran movimento di folla che si sposta verso il primo piano dove le figure sono disposte

in modo teatrale. Anche l’atmosfera creata da luci e colori è fortemente drammatica. Contribuisce a creare questo clima di concitazione anche lo stile con il quale sono applicate le pennellate, materiche, senza sfumare l’impasto del colore, che non definiscono chiaramente i contorni e i volumi ma creano una suggestione luminosa della scena che si avvicina alla resa ambientale dei futuri impressionisti. il capolavoro più conosciuto ed ammirato di Francesco Hayez, ed oggi ti farò conoscere tutto quello che devi sapere a proposito di questo celebre Bacio di Hayez. Esistono ben quattro versioni differenti con dipinto il bacio di Hayez, e ciascuna, presenta delle piccole differenze stilistiche che ne permettono la facile distinzione. Adesso ti riassumerò l’analisi dell’Hayez bacio: la scena, con protagonista i due giovani amanti, è contestualizzata all’interno di un androne di un grande castello medievale, Il bacio che si scambiano i due protagonisti è al centro della scena, ed attira completamente l’attenzione dello spettatore: l’uomo, trattiene, e contemporaneamente avvicina con le sue mani, il volto della donna al suo, e dall’altra parte, la donna, si lascia coinvolgere dalla passione dell’uomo stringendosi a quest’ultimo, tenendolo per la spalla. Allegoricamente, questo lavoro di Hayez, presenta più di un significato, tutti legati fondamentalmente, alla situazione dell’Italia durante il Risorgimento: l’uomo e donna, attraverso l’impeto del loro bacio, secondo una teoria, incarnano l’ardore tipico dei giovani, unito all’amore per la patria e la voglia di riscattare l’orgoglio dell’Italia.L’uomo, i cui vestiti ricordano quelli di un combattente volontario, è in procinto di andarsene, mentre la donna, cerca di trattenere come meglio può, con un abbraccio, il suo amante, consapevole che egli potrebbe andare incontro alla morte.

Il soggetto che ispirò la statua di Antonio Canova intitolata Amore e Psiche che si abbracciano è tratto dalla favola narrata nell’Asino d’oro di Apuleio. Venere, la dea madre di Amore, era contraria all’unione tra il figlio e la bella Psiche. Divise quindi i due amanti e sottopose Psiche a una serie di pesanti prove.

Canova scolpì il momento nel quale i due giovani si ritrovano e si abbracciano. Amore giunge in volo e si posa accanto a Psiche che si ridesta. I due si abbracciano e si baciano. I due giovani sono rappresentati nudi, solo Psiche è parzialmente coperta dal panno sul quale è stesa. Sotto di lei vi è una roccia di forma ellittica. Le figure sono rappresentate nell'atto subito precedente al bacio, un momento carico di tensione, ma privo dello sconvolgimento emotivo che l'atto stesso del baciarsi provocherebbe nello spettatore. Questo è il momento di equilibrio, dove si coglie quel momento di amoroso incanto tra la tenerezza dello smarrirsi negli occhi dell'altro e la carnalità dell'atto. Le due figure si intersecano tra di loro formando una X morbida e sinuosa che dà luogo a un'opera vibrante nello spazio....


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