Assessment psicologico PDF

Title Assessment psicologico
Course Psicologia
Institution Università Pontificia Salesiana
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appunti sull'assessment...


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L'ASSESSMENT PSICOLOGICO

Per assessment (letteralmente: accertamento) si intende un insieme di operazioni condotte al fine di emettere un giudizio o fare una valutazione. Una tipica situazione di assessment può contemplare metodi e strumenti diversi, come ad esempio colloqui (individuali o di gruppo), interviste, simulazioni (role-play, in-basket, ecc.), questionari, test, inventari, ecc. Si parla di situazione di assessment quando ad esempio si valutano dei candidati ad una selezione del personale, si esaminano degli studenti a scuola o all’università per saggiarne la preparazione, o si vedono dei pazienti al fine di stabilirne una diagnosi. L'APA Dictionary (2007) definisce l'assessment psicologico come la raccolta e l'integrazione di dati ai fini di una valutazione, decisione o indicazione per l'intervento. Questo processo può essere sostenuto da strumenti specifici, e può essere rivolto sia ad adulti che a bambini.

Il termine assessment va distinto da quello di diagnosi. Infatti, come scrive Lauriola in "Validità e uso diagnostico dei test", la diagnosi riguarda l'applicazione di una griglia concettuale ad un fenomeno complesso, come può essere l'insieme di sintomi espresso da un paziente. L'assessment invece, come lo descrivono Sica e Cilia in "Assessment cognitivo-comportamentale", riguarda una valutazione ampia che lo psicologo fa del paziente, che può prevedere anche una ricostruzione storica delle fasi che hanno portato alla domanda di presa in carico e una collocazione nel qui ed ora delle riflessioni dello psicologo. In questo senso, la diagnosi condotta attraverso un test può essere considerata uno dei modi possibili di concettualizzare l'assessment psicologico e di gestire la presa in carico, mentre un altro modo può essere quello che si avvale del colloquio clinico come strumento conoscitivo. Un esempio riconducibile al primo caso può essere quello relativo all'utilizzo di strumenti clinici come la Wisc (Weschler Intelligence Scale for Children) in bambini che sono stati segnalati dalle scuole ai Dipartimemti di Neuropsichiatria Infantile, in seguito a problemi cognitivo-comportamentali e/o a rilevazioni di difficoltà nello sviluppo condotte dagli insegnanti (ad es. attraverso i progetti screening). Questo test, ancora moto usato (si è arrivati da poco alla 5 edizione, supportata da materiale digitale) si basa sulla teoria dell'intelligenza di Weschler, che nel 1949 ideò un sistema di valutazione delle risposte a una serie di compiti rivolti a bambini e ragazzi con un'età compresa tra i 6 e i 16 anni. Queste serie di compiti, o sub-test, distinti in

"subtst verbali" e "di performance", esplorano quattro classi di abilità cognitive: comprensione verbale, organizzazione percettiva, libertà dalla distraibilità e velocità di elaborazione. Il punteggio si divide in QI verbale, di performance e totale. Il test è rivolto a fornire indicazioni oggettive inerenti alla difficoltà di apprendimento (o, più raramente, a una eccezionale abilità) del bambino; in questo senso, il vantaggio di un suo utilizzo è coerente con i vantaggi complessivi derivanti dall'utilizzo di strumenti diagnostici di tipo quantitativo: riduzione dell'inferenza soggettiva del rilevatore, possibilità di confronto tra casi (e - ovviamente - tra il caso e la popolazione), riduzione dei tempi e costi della fase di assessment. Tra le critiche allo strumento possiamo indicare, specularmente, una carenza di profondità e di personalizzazione dell'osservazione, il rischio di una cristallizzazione della valutazione che non colga gli aspetti dinamici dello sviluppo del bambino e l'eclissi della soggettività dello psicologo e del rilevatore in generale, che nonostante le pretese di oggettività è pur sempre presente all'interno del processo di assessment e che dunque, in una certa misura, co-costruisce la valutazione stessa.

Il colloquio clinico come strumento di assessment si colloca in una prospettiva diversa, e a volte (soprattutto quando viene usato da solo) radicalmente contrapposta a quella del test. Secondo la teoria dell'"analisi della domanda" di Carli e Paniccia, ad esempio, l'applicazione di test o, più genericamente, di tecniche la cui scelta è fatta dall'esperto sulla base di una accettazione acritica della domanda, è tipica di una certa declinazione della professionalità psicologica, che viene descritta dai due autori come modalità "a domanda rispondo" e che è distintiva dei modelli psicologici "ortopedici" (rivolti alla normalizzazione). Nel caso dell'utilizzo "a batteria" del test Waiss su i bambini inviati dalle scuole a un dipartimento di neuropsichiatria infantile, ad esempio, i due autori citati potrebbero sottolineare la mancanza di un riflessione in merito all'agire collusivo di questa pratica, che assume come "dato" l'obiettivo di "scoprire che cosa c'è che non va" nel bambino, il quale viene triangolato in un gioco di obblighi, pretese e deleghe tra la scuola, i genitori e il servizio. Secondo Carli e Paniccia, infatti, l'obiettivo della relazione tra lo psicologo clinico ed il cliente non può essere gestito a priori, ma deve essere adattato al caso e negoziato continuamente. E' evidente come questo approccio possa essere più facilmente sviluppato in contesti dove la pressione nei confronti di una specifica pratica tecnica è meno forte (come ad esempio, i contesti psicologico-clinici o psicoterapici condotti da liberi professionisti),

mentre può essere molto difficile per lo psicologo (soprattutto se con poca esperienza) svicolarsi da una prassi tecnica in contesi lavorativi ove questa sia sedimentata e condivisa acriticamente da altri professionisti, o dove i limiti di tempo e budget si accoppiano ad una utenza molto numerosa come, ad esempio, la maggior parte dei servizi pubblici. Questa teoria della tecnica, inoltre, pone problemi di ordine formativo e di controllo della qualità della prestazione psicologica, che, essendo basata sul singolo caso e sul singolo cliente (il quale può coincidere anche con un'organizzazione) non può essere, ovviamente, standardizzata....


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