Bioetica cattolica e bioetica laica PDF PDF

Title Bioetica cattolica e bioetica laica PDF
Course Storia dell’educazione+Bioetica
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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Bioetica cattolica e bioetica laica Il tema del libro è la differenza tra bioetica cattolica e bioetica laica, che si basa su due diverse concezioni del mondo incarnate dalle dottrine della sacralità e della qualità della vita, e della indisponibilità e disponibilità della vita. Questa differenza comporta atteggiamenti antitetici rispetto ai quesiti bioetici più dibattuti. Natura, compiti e origini della bioetica La parola bioetica si riferisce all'etica rivolta alla vita biologica, degli organismi viventi intesi come sintesi fra vita biologica e capacità cognitiva. Essa affronta problemi di organismi biologici evoluti, autocoscienti, capaci di percepirsi e di provare dolore consapevole. La bioetica alla finalità di mettere in grado chi riflette di giudicare e saper scegliere in maniera consapevole. L'etica coincide con la morale, ed è una branca della filosofia che risale ad Aristotele (IV secolo a.C.). Egli divide la filosofia in due branche: 1. Filosofia teoretica: riflessione su problemi della realtà che rimane astratta e ha come finalità la conoscenza e l'acquisizione della saggezza. Si divide in tre aspetti: teologia, matematica e fisica. 2. Filosofia pratica: conoscenza di processi, insegna ad orientarsi in una comunità complessa. Si divide in tre aspetti: economia, politica ed etica. L'origine della bioetica risale al V secolo a.C. quando si inizia a ritenere che sia indispensabile dotare il medico di un'etica, perché a lui è affidata la vita dell’uomo. Verso gli anni ’50 e ’60 si ha un incremento di conoscenze sulle strutture di base dell'uomo, tra cui la possibilità di interferire su fenomeni naturali. Verso gli anni ’60 e ’70 ci si chiede che diritto ha qualcuno di abortire, decidere quando morire ecc… La bioetica nasce in Occidente nei paesi di tradizione anglosassone; ci sono due periodi del suo sviluppo: • Periodo del dopoguerra: va dal 1946 al 1952/53. L'umanità riflette su se stessa e sulla violazione dei diritti umani. Si arriva a capire che la filosofia morale è l'unica che può garantire all'umanità una retta coscienza ed escludere il verificarsi di nuove catastrofi. • Periodo che va dalla fine degli anni ’60 all'inizio degli anni ’70: i giovani scoprono che la società tradizionale deve essere contestata in nome di un nuovo modello caratterizzato da inclusione e tolleranza. Il termine “bioetica" è stato coniato nel 1970 da Van Potter unendo le parole greche BIOS (vita) ed ETHOS (morale). Egli allude al tentativo di coniugare le scienze della vita con un'etica della vita in grado di fungere dalla scienza della sopravvivenza, allo scopo di costruire un ponte capace di garantire la sopravvivenza e il benessere dell'uomo dopo la rivoluzione scientifica e tecnica. Egli vuole proporre la bioetica come un modo di affrontare il problema della professione medica; egli vede anche un pericolo nel fatto che l'uomo evada il pianeta con superficialità e mancanza di comprensione, perciò vuole aprire un dibattito che riguardi il rapporto dell'uomo con la natura. In seguito il termine è stato usato nel senso di Hellegers e Reich: essi definiscono la bioetica come lo studio della condotta umana nell'ambito delle scienze della vita e della cura della salute, in quanto tale condotta sia esaminata alla luce di valori e principi morali. Secondo questi studiosi la bioetica non è una scienza, perché se lo fosse non potrebbe affrontare compiti di natura morale. Essi ritengono che la bioetica sia una sezione dell'etica dedita allo studio delle questioni derivanti dalla ricerca biomedica e dalla cura della salute. Alcune delle concezioni prevalenti di bioetica: 1. È percepita come una sottosezione dell'etica che si dedica a problemi normativi sollevati da questioni come l'aborto o l’eutanasia. 2. È intesa come una bioetica globale che deve poter definire ciò che è giusto e sbagliato in termini di sopravvivenza e protezione della biosfera. 3. È intesa termini di “frontiera” etica, indirizzata a porre limiti all'attività tecnico-scientifica. 4. È interpretata come una libera discussione intorno alle nuove possibilità offerte dalle competenze biotecnologiche. Alcuni studiosi rintracciano l'origine della bioetica nel processo che ha portato alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” del 1948 e alla rinascita del giusnaturalismo. Per altri essa è nata nel contesto di democraticizzazione delle società occidentali che ha portato ad un cambiamento delle intuizioni del senso morale comune. Per i primi la bioetica si trova in un rapporto di continuità con il passato, mentre per i secondi essa sottintende una rottura con il passato dovuta alla tecnologizzazione delle scienze biomediche. La vocazione filosofica della bioetica Il legame tra bioetica e filosofia è dovuto alla natura etica dei problemi bioetici e al loro carattere esistenziale. Non è possibile fare bioetica senza imbattersi in questioni di fondo come la vita, la morte, il dolore. Se la filosofia è la disciplina che si interroga sull'uso del sapere a vantaggio dell'uomo e sui modi con cui dobbiamo condurre la nostra vita, si può dire che la bioetica rappresenta una delle maggiori incarnazioni dello spirito filosofico. I filosofi hanno dato alla bioetica quella più ampia dimensione che le ha permesso di uscire dagli ambiti delle varie discipline. Senza il contributo della filosofia la bioetica sarebbe rimasta interna alle varie discipline.

Modelli antitetici di bioetica All'interno della bioetica si possono individuare due modelli teorici, uno di matrice religiosa e l'altro di matrice laica. - Il modello laico è subentrato quando i filosofi hanno affermato che si può essere autonomi indipendentemente dalla religione. - Il modello religioso esiste da quando l'uomo ha conoscenza di sé e fa riferimento al credo cattolico. Essere laici non significa essere atei: mentre l'ateo non crede e nega Dio, la laicità afferma che la religione non deve influenzare l'andamento della collettività e non deve imporre delle scelte. A questa idea della bioetica come scontro fra paradigmi contrapposti alcuni studiosi hanno obiettato che la bioetica non è né religiosa né laica ma è semplicemente bioetica: questa tesi è falsa perché mette tra parentesi il fatto per cui nella realtà non esiste la bioetica ma diverse forme di bioetica e dimentica che la bioetica viene elaborata nell'ambito di orizzonti globali rispetto ai quali alcune opzioni di fondo condizionano le diverse proposte teoriche. Casi cruciali e paradigmi Ad un certo punto non si può più fare a meno di confrontarsi con i paradigmi che ispirano la nostra condotta, soprattutto nella “bioetica di frontiera”, cioè in presenza di quei casi cruciali in cui l'individuo si trova a decidere se sia eticamente valido il principio in base a cui dovrebbe essere giudicata l’azione stessa. Nelle situazioni esistenzialmente ed eticamente problematiche emergono le differenze dei paradigmi e si palesa l’attrito fra le diverse maniere di concepire l’uomo e il mondo. La bioetica cattolica della “sacralità della vita” Una bioetica cattolica ufficiale con valenze filosofiche: per “bioetica cattolica della sacralità della vita” o “bioetica cattolica ufficiale” si intende la forma di bioetica professata pubblicamente dalla Chiesa di Roma e dagli studiosi che ne condividono le posizioni di fondo. A proposito della bioetica esiste un insegnamento ufficiale della chiesa cattolica, che si esprime attraverso interventi pubblici nei quali il pontefice riveste un ruolo primario. La chiesa cattolica tende a basare il suo insegnamento non solo sulla fede e sulla scrittura ma anche sulla ragione e sulla filosofia. Il rifiuto cattolico dell’aborto e dell’eutanasia fa riferimento ad argomentazioni di natura razionale e filosofica. È proprio questa valenza filosofica a garantire l’universalità e la comunicabilità della bioetica cattolica. Il paradigma filosofico a cui rimanda la bioetica cattolica romana è costituito dalla teoria della sacralità della vita che scorge nella vita umana una realtà meritevole di assoluto rispetto. L’articolazione teorica del paradigma della sacralità della vita: la teoria della sacralità della vita afferma che Dio ha creato l'umanità a sua immagine e somiglianza. L'anima dell'uomo è immortale perché è destinata a non morire con la morte del corpo. La vita umana è sacra, perché è stata donata dal Dio creatore, e perciò non è disponibile, non può essere violata E l'uomo non può disporne a suo piacimento. Il paradigma della sacralità della vita ruota attorno ai principi di: - Creaturalità: la vita è un dono di Dio, una realtà che provenendo da esso riceve da esso il suo pregio. La vita umana è sacra perché comporta l’azione creatrice di Dio. La creaturalità postula la relazionalità ad un essere creante, che conferisce all’uomo l’essenza e l’esistenza. - Non disponibilità: la vita è una realtà che essendo dono e proprietà del creatore risulta sottratta alle scelte individuali. L’individuo non ha un possesso arbitrale sulla propria vita ma deve limitarsi ad accoglierla. - Inviolabilità: la concezione dell’esistenza come bene sacro e indisponibile fonda il diritto di ogni essere umano a vedere tutelata la propria persona. L’inviolabilità implica la norma dell’accoglienza e del rispetto e il rifiuto della soppressione della vita. È il corollario della creaturalità e della non disponibilità. Chiarificazioni e puntualizzazioni: • Quando i cattolici parlano della intangibilità della vita parlano della vita umana. Nell’uomo non esiste una distinzione fra vita e persona poiché vivere ed esistere come persona sono la stessa cosa. • La posizione cattolica ha riconosciuto l’esistenza di alcune eccezioni al principio della inviolabilità della vita, ad esempio il suicidio dei martiri e la legittima difesa. • La posizione cattolica sostiene che la vita corporea non totalizza la vita dell’uomo e quindi non basta da sola a identificare la persona , che in determinati casi può decidere di sacrificare la propria esistenza fisica in vista di un bene superiore di natura spirituale, ad esempio per amore del prossimo. • La tradizione ha fatto ricorso a strumenti come i mezzi terapeutici proporzionati o sproporzionati sostenendo che il medico può astenersi dell’intervenire con mezzi sproporzionati lasciando che la natura faccia il suo corso. Qui nasce la distinzione fra “vivere” e “lasciar morire”. • Anche gli studiosi cattolici discorrono di qualità della vita, ma questo non significa che si possa parlare di una convergenza fra la posizione cattolica e quella laica. Per la bioetica cattolica infatti l’attenzione per la qualità della vita non comporta la disponibilità della vita e la qualità della vita non si configura mai come il primo valore da porre in salvo. • La teoria della sacralità della vita tende a favorire una concezione della bioetica cattolica protesa alla tutela della persona nella sua complessità. Legge naturale e legge eterna: la convinzione secondo cui l’uomo possiede una natura ontologica data rispetto a cui egli risulta progettato fa tutt’uno con l’idea di un piano divino del mondo, che si riflette nell’ordine naturale del creato. Questo appello all’ordine metafisico-naturale delle cose si concretizza nella tesi secondo cui gli uomini sono tenuti a usare le membra

del corpo in conformità alle loro finalità naturali. Ritenendo che Dio parli anche tramite la natura, la teoria cattolica della sacralità della vita sostiene: - L'esistenza di un piano intelligente delle cose, che si concretizza in un ordine naturale immutabile, manifesto nell’universo; - La conoscibilità, per mezzo della ragione, di tale ordine; - L'equazione fra “ordine della natura” e “piano provvidenziale di Dio”. Nel contempo essa afferma la presenza di un ente intermediario fra uomo e Dio, la Chiesa, che indica la retta via da seguire nelle questioni morali. La sacralità della vita umana comporta la sacralità del corpo, dell'autoconservazione dell'individuo e della riproduzione della specie. Ogni intervento indirizzato a modificare il naturale finalismo del corpo è illecito. Il medico può ripristinare l'ordine originario sei un organo si ammala, ma non può sostituirsi al finalismo naturale. La libertà umana non può oltrepassare i limiti fissati da Dio. • È lecito ogni intervento secondo natura (medicinali); • È illecito ogni intervento contro natura (aborto, eutanasia); • È illecito ogni intervento innaturale (fecondazione in vitro). La teoria della sacralità della vita è stata accusata di fisicismo, cioè di identificare l'ordine biologico con l'ordine morale e naturale. A questo si è replicato che la dottrina va ben inoltre ogni concezione naturalistica e deterministica della legge naturale, perché - La natura di cui si parla è interpretata in riferimento alla natura della persona umana; - Nella teoria della sacralità della vita il criterio etico è da ricercarsi nella natura come ordine finalistico e metafisico, che implica un atto di libera adesione ad esso. Il deontologismo della teoria della sacralità della vita: la dottrina cattolica della sacralità della vita si presenta come un deontologismo rigoroso, incentrato sulla nozione di divieti assoluti che si impongono a tutti e in tutte le circostanze. Alcuni teologi hanno contestato la possibilità di formulare norme etiche assolute, cercando di recuperare alcune istanze del teleologismo e della forma mentis contemporanea, meno rigida in campo teorico e più permissiva in campo etico. L’enciclica Veritatis Splendor ha difeso il carattere vincolante delle norme morali negative che proibiscono sempre alcuni atti considerati intrinsecamente cattivi. Secondo la Chiesa cattolica esistono delle azioni che sono proibite sempre e comunque e degli assoluti morali negativi che in qualunque caso vietano di compiere determinate azioni. Nella Evangelium Vitae troviamo tre pronunciamenti che riassumono il punto di vista della Chiesa: - L'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale; - L’aborto diretto costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione di un essere umano innocente; - L'eutanasia è una grave violazione della legge di Dio, in quanto uccisione moralmente inaccettabile di una persona umana. L'idea della vita come entità degna di assoluto rispetto spiega l'insegnamento antiabortista della Chiesa ma anche il divieto di contraccezione. Il dovere di rispettare le finalità naturali/divine ha sempre la precedenza sugli altri doveri, ma in tal modo si rischia di passare da un’etica della sacralità della vita, in cui le esigenze umane sono subordinate a finalità superiori, ad un'etica della qualità della vita, in cui il dovere di venire incontro a esigenze umane finisce per avere la precedenza su ogni altro dovere. Legge morale e legge civile: il deontologismo cattolico trova corrispondenze anche in sede giuridica. Giovanni XXIII dichiara che se le leggi sono in contrasto con la volontà di Dio non hanno la forza di obbligare la coscienza. La sacra congregazione riconosce l'impossibilità di una sovrapposizione di morale e diritto, ma afferma che esistono settori in cui non sono possibili discordanze tra i due ordini. Giovanni Paolo II afferma che nessuna legge civile che attenti al bene della vita può essere considerata legittima. Queste posizioni sono state recepite come una sorta di “fondamentalismo cattolico”, ostile all'ordinamento statale moderno. Il pontefice ha risposto a questa critica dicendo che la Chiesa cattolica, intervenendo in difesa dei diritti delle persone, non vuole introdurre uno stato cristiano ma promuovere uno stato umano. I presupposti metafisici della bioetica cattolica: filosoficamente parlando la dottrina cattolica della sacralità della vita è una dottrina personalista, che scorge nella metafisica un baluardo contro le varie forme di relativismo e debolismo. Di conseguenza tra le principali incarnazioni del modello personalista la più seguita è quella ontologica, che sottolinea il valore fondante dell’essere. Questo personalismo rimarca come alla base della stessa soggettività stiano un'essenza e un'esistenza costituite nell'unità corpo-spirito. La teoria della sacralità della vita implica: • Il primato dell'essere sull’agire; • L'esistenza di una natura umana universale da cui derivare regole morali valide per tutti; • L'autosignificanza e normatività delle strutture naturali, in cui prende corpo il progetto di Dio sulla vita. Secondo la teoria della sacralità della vita la natura è una realtà autosignificante e razionale, che riflette i progetti della sapienza che l'ha creata. Da ciò la convinzione secondo cui il dover essere appare inscritto nell’essere e l’assiologia risulta precontenuta nell’ontologia. Questo concetto della natura come principio ontologico, assiologico ed etico spiega l’attaccamento della Chiesa nei confronti della nozione di “legge naturale”: senza un ancoraggio alla natura l’etica della vita

sarebbe relativizzata al soggettivo opinare degli individui, con il rischio di inabissarsi in un relativismo totale, e prescindere dalla natura significherebbe non riconoscere nel creato l'impronta del creatore. Secondo il Magistero, solo l'appello alla legge morale naturale avrebbe la prerogativa di fornire risposte etiche nette e sicure, cioè la capacità di prospettare come leciti o illeciti determinati comportamenti. La teoria della sacralità della vita insiste sulla dipendenza della ragione umana dalla ragione divina, sostenendo che la ragione umana trae la sua verità dalla legge eterna che si incarna nella legge morale naturale. La bioetica laica della “qualità della vita” La laicità in bioetica: l’espressione “laico” può avere diversi significati: - Indica colui che non ha abbracciato lo stato sacerdotale, che non è un ecclesiastico; - Indica colui che concepisce la distinzione fra i diversi ambiti della vita umana e ne afferma l’importanza in quanto essa evita intromissioni e influenze; - Indica colui che è aperto mentalmente e privo di pregiudizi. Nel linguaggio politico il termine “laicismo” indica l'atteggiamento di coloro che sostengono la necessità di escludere le dottrine religiose dal funzionamento della cosa pubblica. È necessario distinguere due significati di base del termine: 1. Laicità in senso debole: ne fa parte l'individuo che crede nei valori di base di tolleranza, autonomia e inclusione; egli ragiona in termini aperti e non intende convertire gli altri. Si identifica con il metodo di co-esistenza di tutte le filosofie e teorie possibili. In questo ambito si parla di “Stato laico”, cioè di uno stato che deve praticare una neutralità in materia di ideologia e di fede per garantire l'esistenza della società aperta. 2. Laicità in senso forte: ne fa parte l’individuo che alle caratteristiche del laico in senso debole aggiunge quella del “ragionare come se Dio non fosse”; egli adotta un metodo che si basa su principi non religiosi, e relega la dimensione religiosa ad una dimensione privata. In questo ambito si parla di “cultura laica” e “bioetica laica”. Ciò che distingue i bioeticisti laici da quelli cattolici è il rifiuto dell'idea di un piano divino del mondo. La laicità forte esclude premesse metafisiche e religiose che pretendono di valere per tutti. Quando parliamo di una bioetica laica della qualità della vita antitetica alla bioetica cattolica della sacralità della vita intendiamo l'aggettivo laico in senso forte. I laici vengono accusati dai cattolici di relativismo morale, cioè di avere una morale opportunistica che non rivela forza di carattere da parte di chi la sostiene. I laici invece dicono di avere una morale che si fonda su un pensiero filosofico che risale all’Illuminismo. Il principio della qualità della vita e le sue interpretazioni teoriche fondamentali: la bioetica laica si è configurata come una bioetica della qualità della vita. Essa afferma che non è la vita in quanto tale a possedere pregio, bensì la qualità della vita, cioè una vita che appare degna di essere vissuta. L'idea di qualità della vita è stata oggetto di svariate interpretazioni, riconducibili a tre paradigmi filosofici di base: 1. Teorie edonistiche: secondo esse la qualità della vita è garantita se sono garantiti i diritti fondamentali; si tratta di massimizzare il benessere e minimizzare la sofferenza. 2. Teoria delle preferenze: secondo esse la qualità della vita si misura sulla base delle possibilità dell'individuo di vedere realizzati i propri progetti. 3. Teoria per...


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