Bologna massonica PDF

Title Bologna massonica
Author mol sheen
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Fare storia oggi (G.Greco espone il suo punto di vista sull'insegnamento) Il miglior modo per insegnare risieda nello sforzo di far scaturire dal reale fluire di ogni elemento storicamente rilevante le regioni di un concreto progresso negli studi. La prima cosa da acquisire è l'arte di imparare ad imparare, tendendo alla liberazione dell'intelligenza, cogliendo le molteplicità, esporando dimensioni remote e situazioni diverse. Quando si insegna, bisogna essere chiari ed offrirsi agli interlocutori, cercando di far circolare energia mentale. Nel testo volterriano "Considerazioni sulla storia" viene detto che spesso agli storici manca lo spirito filosofico, manca il discorso dei fatti con gli uomini. Invece, come affermato da grandi storici novecenteschi come Cantimori, il vero progresso degli studi storici si ottiene solo recuperando ciò che è andato perduto mediante un continuo sviluppo di indagini e metodologie. Il docente dovrebbe ispirarsi alle lectiones del Rinascimento europeo come quelle di Pico della Mirandola, Montaigne e Thomas More (i padri fondatori delle scienze umane). Generi massonici come strumento didattico La massoneria non è un museo di tradizioni morte ma sarebbe più corretto ritenere la massonieria un tempio che ha permesso la sociabilità di valori che altrimenti non si sarebbero incontrati. Quasi sempre il massone bolognese ha coltivato tali valori, mirando ad una cultura di alto livello, intervenendo nello sviluppo delle arti e della conoscenza, talvolta condizionandone gli esiti. La massoneria accoglie uomini di fede e cultura diversa e dai diversi ruoli sociali, creando una costellazione di società fiorite da essa e che hanno rappresentato i fattori genetici più proficui del Risorgimento. Lo scopo di questo lavoro è soprattutto quello di gettare luce sulle logge della massoneria bolognese. Nella loggia si da il bando al quotidiano, al chiacchiericcio, all'attualità, ai commenti post-telegiornale; inoltre la partecipazione ai lavori di loggia rappresenta la dimensione collettiva del lavoro iniziatico. Per questo la storia della massoneria può essere illustrata a fini didattici, come dimostrato da Anna Maria Isastia dell'Università La Sapienza di Roma. Muratoria e Charta di Bologna del 1248 Bologna ha un'illustre tradizione massonica; si pensi che il primo documento normativo della proto-massoneria medievale era bolognese e, infatti, si chiama "Charta di Bologna". Sin dal mille a Bologna era presente la Società dei maestri del muro e del legno" (la separazione tra i due "maestri" si ebbe nel 1257) mentre testimonianze affermano la presenza di logge intorno agli anni 1192-1196, regolate proprio dalla Charta di Bologna. La Società dei muratori si trovava a Bologna nel 1200 nell'attuale via S.Felice e la Charta venne stesa in latino presso un notaio bolognese per volere del Podestà De Cario. Questa Charta è importante già solo perchè precedente allo statuto della Casa Matha del 1304 dei pescatori revennati e agli altri statuti del genere (come quello veneziano Marangoni di case-cioè edificatori di case). La Charta subì varie modifiche fino a raggiungere una

forma pressochè definitiva nel 1336 fino alla sua soppressione napoleonica nel 1797. La Società dei maestri del muro era molto potente, politcamente ed economicamente parlando, inoltre ogni maestro era tenuto a redigere un proprio diario che testimoniava la capacità di ciascun membro di conoscere la lettura, scrittura, matematica e geometria. La corporazione scaturita dalla Charta era elitaria ma non itinerente come era, ad esempio, quella di carattere comacino, ed era rivolta solo ai maestri che si sceglievano per cooptazione e che erano fortemente coesi nella schola. Questa corporazione non era formata solo da muratori ma anche da giuristi, insegnanti, farmacisti, speziali, pittori, architetti, mercanti,ecc; tra questi spiccava l'architetto costruttore, che incarnava la figura dell'uomo di cultura ed era simbolo dell'umanesimo rinascimentale per essere allo stesso tempo decoratore, letterato, filosofo, scienzato, naturalista e scultore. Le logge dell'epoca spesso si identificavano nella costruzione di un palazzo o di una cattedrale, qualificandosi come un gruppo capace di dare regole di disciplina ma anche di giustizia, con metodo iniziatico ed esoterico. Nella Charta di Bologna il maestro giura di rispettare gli ordini, di osservare i precetti del Massarius dopo la tegolatura (l'iniziazione); spesso l'iniziazione avveniva da padre in figlio. Inoltre il maestro doveva presentarsi per i lavori di loggia, la quale si riuniva mensilmente almeno due volte, e l'assenza ingiustificata o falsamente giustificata vedeva come pensa un pagamento in denaro. Altri obblighi vi era il dono di un cero di sedici libbre presso la salma di un maestro defunto, di visitare i malati, di evitare interruzioni futili e di non litigare durante le adunanze; in caso di dissapori, il massarro poteva ricorrere al "giorno dell'amore" per riportare la fratellanza. Le case dei maestri muratori erano fabbricati di cantiere e laboratori per l'edificazione di chiese, come quelli in prossimità delle chiese di S. Procolo o di S.Pietro. Assetti istituzionali ed economici a Bologna Durante il Settecento anche Bologna conobbe quelle trasformazioni culturali che interessarono tutta l'Europa; cambiarono anche i costumi della nobiltà, la quale iniziava a dimostrarsi insofferente al restare chiusa nella propria casta tanto che alcuni esponenti aristocratici smisero gli abiti consueti e trassero matrimoni assai chiacchierati con attrici e ballerine. L'illuminismo non modificò solo lo stile di vita e i vestiti ma portò anche a riforme amministrative e fiscali. Le riforme miravano ad ordinare il complesso delle norme che regolavano i rapporti con la S. Sede, basandosi su una revisione storicogiuridica del diritto municipale. Le riflessioni giuridiche soprattutto incisero sui rapporti tra il potere centrale (ovvero il sovrano pontefice) ed i bolognesi in quanto permisero di lasciar separate le competenze mantenendo viva l'autonomia locale. Tuttavia monasteri e conventi, essendo esenti dai pagamenti fiscali, gravavano sul bilancio della città e tra i primi provvedimenti del secolo vi fu l'abolizione di alcuni di tali privilegi; tra i provvedimenti ricordiamo la ricognizione di tutti i possessori di case della città per individuare chi era tenuto alla manutenzione del manto stradale, portando ad un grosso censimento che poneva tutti sullo stesso piano di fronte ai doveri che dovevano gravare su tutti i fruitori dei servizi urbani. La Bologna del Settecento si presentava agli stranieri bella, ospitale, come una terra

fertile di ogni vettovaglia e capace di feste (e funerali) maestose. Tuttavia la città internamente era divisa: i ceti più abbienti erano conservatori mentre il resto della società viveva un profondo malessere. Nella prima metà del Settecento, la finanza pubblica e privata di Bologna era stata oppressa da imposizioni legate agli eventi militari (come la difesa e il mantenimento delle truppe in transito) e le restanti disponibilità si proiettavano verso l'investimento fondiario rurale; infatti nelle aree di montagna la proprietà terriera si mostrava stabile e la proprietà contadina aveva acquisito terre più fertili in pianura e collina. Grazie alla ricognizione dei feudi voluta da Clemente XI nel 1708, sappiamo che al tempo i feudi bolognesi erano una dozzina circa con un possesso delle terre di circa il settanta per cento. Dalla metà del Settecento, comunque, l'agricoltura conobbe un notevole incremento e Bologna iniziò a dedicarsi fortemente alla trasformazione e vendita dei prodotti agricoli. Industria e commercio, invece, ancora rallentavano nell'evolversi. Nel Settecento si registrava un certo immobilismo urbanistico nonostante il fervore architettonico; dopotutto il tessuto urbanistico con le radiali medievali non creavano problemi di trasito al crescente traffico. Tuttavia, ai fini dell'asseto urbanistico, la valutazione della posizione dei nuclei abitativi delle istituzioni e del clero era fondamentale. Molti furono, poi, i bandi per salicare i portici e le strade, onde evitare che le vie venissero impedite al libero passaggio con un uso privato privato e che i commercianti abusassero del suolo pubblico: venne proibito di vagare con i porci per le città per osteggiare la detenzione di letame e terrizzo presso le abitazioni. Sempre nel diciottesimo secolo, le Università non si mostrarono in grado di assicurare sostegno scientifico; pertanto Lambertini e chi si impegnava a organizzare accademie a Bologna, si posero come obiettivo quello di rinnovare e ridare nuova linfa all'Università. Alla fine del secolo, Bologna avvertiva il fervore portato dall rivoluzione francese e il malcontento spinse gruppi di studenti alla ribellione aperta. Il progetto era destinato a fallire, nonostante il fervore di Luigi Zamboni e l'amico Giambattista de Rolandis (i primi a proporre il tricolore). Il triennio 1796-99 rappresentò una svolta storica comunque, poiché le prime aspirazioni unitarie dal piano letterario passò a quello politico: in particolare nel 1797 Bologna avvertì un profondo senso di incertezza giacché prima entrò a far parte della Repubblica cisalpina e successivamente nel Regno italico napoleonico. Durante l'età napoleonica si sviluppò una nuova classe dirigente di estrazione borghese ed un certo numero di ufficiali e funzionari che assorbiva gli ideali della rivoluzione francese, tanto da divenire poi il nucleo del liberalismo risorgimentale (--> si evince il progetto napoleonico di far riassumere alle vecchie magistrature il potere di una cittàstato che doveva gestire le spoliazioni francesi). Bologna vide la rimozione degli stemmi pontifici, la sospenzione del S.Uffizio e la spoliazione di opere d'arte e volumi rari; venne alimentata la vendita di beni ecclesiastici. Napoleone promosse anche il senato bolognese, soppresse conventi minori ed operò una riunificazione di vari ordini nei siti più consistenti per incamerare l'asse ecclesiastico. Venne, ad esempio, soppressa la comunità dei Certosini della chiesa di via S.Isaia e vennero deturpate le opere di molte chiese. Proprio in questo periodo è testimoniata la libera muratoria felsinea. Bologna, come il

resto dello stato pontificio, vide una lotta accanita contro la massoneria che, quindi, doveva mantenere un'alta segretezza. Nel 1738 già Clemente XII aveva emanato la bolla In Eminentii che scomunicava i massoni, successivamente l'Inquisizione di Bologna operò con durezza per evitare la diffusione dell' "empia setta". Il periodico "Memorie enciclopediche" dal 1781 al 1786 rappresentò una finestra sulle nuove idee, tesa alla circolazione di libri "novatori" e rivolto alle innovazioni politiche,sociali e culturali. L'anima del giornale era la Società letteraria, costituita da Giovanni Restori (giudce consultore del Podestà), da Giuseppe Compagnoni di Lugo (che promulgò il rosso, bianco e verde nella bandiera della nuova repubblica) e Francesco Zacchiroli di Bologna (nominato segretario generale della repubblica Cispadana e massone attento alla diffusione delle logge nell'hinterland bolognese) ed altri. Ricordiamo, in particolare, Ludovico Savioli, professore dello studio bolognese, acuto e versatile, e suo fratello Alessandro, legati agli Illuminati. Dal 1780 in poi i membri delle società massoniche aumentarono; in particolare nel periodo napoleonico esistevano a Bologna quattro logge di cui tre certe (l'Enotria, l'Etruria unita e Gli amici dell'onore). Altri bolognesi vennero iniziati in Francia, come Luigi Schiani. I massoni si legarono anche agli studenti. Agli inizi dell'Ottocento Antonio Aldini, difensore di De Rolandis,affiliato alla loggia milanese "Real Eugenio" formò il "Casino degli amici" che successivamente si unì alla Società dei Raggi, formando una loggia segreta....


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