Bonifacio & Zmarich, L\'intervento precoce nel ritardo di linguaggio. Il modello Interact per il bambino parlatore tardivo PDF

Title Bonifacio & Zmarich, L\'intervento precoce nel ritardo di linguaggio. Il modello Interact per il bambino parlatore tardivo
Author arianna lorandi
Course Psicologia dei disturbi del linguaggio e dell'apprendimento
Institution Università degli Studi di Verona
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Summary

cap. 1 solo pp. 24-27, esclusa parte sulla fonetica; cap. 2 tutto; cap. 3 solo par 3.5; cap. 4 fino a p.119; cap. 5 solo 5.1 e 5.2; cap 6 e 7 e 8 tutto; 9 escluso...


Description

Lo sviluppo della produzione fonetico-fonologica Stadi di sviluppo della produzione orale Classificazione consensuale: - 0-2 mesi, pianto riflesso o suoni vegetativi - 2-4 mesi, vocalizzi e risolini, vocalizzazioni di benessere (cooing) - 4-6 mesi, gioco vocale - babbling (lallazione), produzione di una sequenza di sillabe di tipo consonante-vocale che si ripetono con un’organizzazione ritmica e temporale simile a quella del parlato adulto. Tende ad essere autostimolatorio piuttosto che interattivo. Canonico o reduplicato quando le sillabe si ripetono uguali (papapa) e variato quando da sillaba a sillaba può variare ciascuno dei due foni (pataga). - dopo i 12 mesi, prime parole Importanza del babbling Si struttura sulla sillaba, principale unità ritmica del parlato adulto. I foni del babbling sono in continuità con il parlato adulto sotto due punti di vista: i foni più frequenti nel babbling lo sono anche nelle lingue del mondo; le prime parole di un bambino contengono gli stessi foni nelle stesse combinazioni del suo babbling. Già dai 9 mesi 4-5 dei foni più frequenti fanno parte del sistema fonologico adulto. Alcuni elementi del babbling sono predittivi dello sviluppo linguistico: il bambino che produce più sillabe CV a 12 mesi arriva prima a produrre 50 parole diverse; il bambino che produce più vocalizzazioni contenenti una vera consonante a 12 mesi commette meno errori linguistici a 2 e 3 anni; il ambino che mette in sequenza sillabe tra loro diverse e che produce più consonanti avrà migliori punteggi di linguaggio espressivo e ricettivo a 6 anni. Ricerca di Oller, Eilers, Neal, Schwartz (2000) su 3000 bambini, l’età di comparsa del babbling può essere ritardata da uno stato patologico: nel caso di patologie auto evidenti (down) il babbling compare dopo il 10° mese; per patologie non evidenti, se il babbling non compare entro il 10° mese il ritardo diventa un forte predittore di disturbo specifico di linguaggio (DSL), autismo, dislessia. Studio sulla relazione tra babbling e sviluppo linguistico di Keren-Portnoy, Majorano, Vihman (2009) su 4 bambini italiani: i soggetti che producono numero maggiore di babbling variato a 10 mesi hanno un lessico più grande a 24 mesi; nei bambini che producono suoni consonantici più precocemente e con maggior frequenza, avviene altrettanto precocemente l’emergere dell’uso referenziale delle prime parole. Dagli universali linguistici del babbling alle caratteristiche linguospecifiche delle prime parole Il babbling permette al bambino di fare un’attività di pratica motoria orale e di accoppiamento vocale-uditivo. Quando il bambino comincia a connettere in modo sistematico il babbling a un concetto semantico nasce un primitivo sistema lessicale, che aumenta fino all’esplosione del vocabolario. Poi per il bambino diventa sempre più difficile tenere separati tutti i gesti rilevanti che si riferiscono alle parole: interviene un processo di auto-organizzazione che raggruppa insieme le parole che condividono gli stessi gesti articolatori e le contrappone ad altre. 2. Lo sviluppo del linguaggio tipico e atipico: aspetti di base PRIMA INFANZIA I modelli di riferimento Il bambino impara ad usare il linguaggio: a comunicare con gli altri e a condividere e costruire conoscenze utilizzando uno strumento verbale. L’acquisizione è complessa: richiede capacità linguistiche e competenze socio-cognitivoemotive. Questo processo ha luogo in 3-4 anni, dura fino all’età adulta. L’esplosione del vocabolario si ha intorno ai 1820 mesi, questo compito poggia sul raggiungimento di importanti traguardi evolutivi in ambito, fisico, percettivo, cognitivo, sociale: per questo lo sviluppo comunicativo-lingistico è legato in modo fondamentale all’intero benessere del bambino. Due teorie dello sviluppo cognitivo-linguistico, quella innatista-maturazionista e quella ambientalista: natura e cultura si sono confrontate e scontrate, più di recente con nomi diversi: specificità contro generalità. Idea che esista un dispositivo specifico e dedicato contro una visione più generalista, per cui il linguaggio non ha uno sviluppo autonomo rispetto al pensiero ma le sue regole sintattiche e semantiche deriverebbero dall’organizzazione e dal funzionamento generale dell’intelligenza.

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Gli studi dimostrano che c’è un sistema di relazioni altamente complesso e bidirezionale tra geni individuali ed ambiente. L’interazionismo può essere di due tipi: basato su interazioni semplici oppure basato su forme emergenti (dando luogo ad un prodotto nuovo). Ci si rende sempre più conto della necessità di modelli dello sviluppo multifattoriali e probabilistici: sensibili alle condizioni date in cui piccole modificazioni quantitative in una singola dimensione determinano esiti complessi e imprevisti. L’acquisizione del lessico: modelli relativi a vincoli/principi ed emergentisti I vincoli si possono considerare dei prerequisiti innati: se si garantiscono si può indirizzare il bambino a quegli aspetti dell’ambiente che devono essere selezionati e sui quali deve centrare l’attenzione. Un modello individua, prima dell’esplosione del linguaggio, tre vincoli: 1. vincolo della referenza: le parole simboleggiano oggetti, azioni, attributi. Secondo alcuni la referenza verbale deriva da comportamenti comunicativi quali il comprendere e produrre il gesto dell’indicare o il volgere lo sguardo verso determinati oggetti. Non risulta chiaro come gli scambi sociali pre-linguistici diventino referenziali. Una risposta può venire dalla ricerca sui neuroni specchio: secondo alcuni il loro ruolo sarebbe quello di comprendere l’azione. Altri considerano la referenza una capacità innata e primaria. La differenza tra queste due posizioni è rilevante: nel primo caso i bambini autistici, incapaci di usare il gesto e lo sguardo a scopi comunicativi, non potrebbero recuperare tali decifit, nel secondo caso un intervento precoce potrebbe ottenere risultati. 2. vincolo relativo all’estensività: le parole etichettano di più che non il referente originario. 3. vincolo del dominio dell’oggetto: le parole nuove vengono riferite ad oggetti piuttosto che ad azioni; inoltre mappano gli oggetti interi e non le parti. Questi principi fanno si che il bambino impari le diverse parole in modo laborioso, l’incremento del vocabolario induce un cambiamento nelle strategie di apprendimento delle parole nuove. Nella fase 2 dello sviluppo lessicale (esplosione vocabolario) si aggiungono altri vincoli: 1. vincolo della convenzionalità: principio che estende dal punto di vista pragmatico quello della referenza, riguarda la necessità che i bambini utilizzino le parole che i parlanti di quella comunità preferiscono perché specifici e condivisi. 2. vincolo del dominio categoriale: specificazione del principio dell’estensibilità, le parole etichettano categorie tassonomiche, quindi le parole vanno estese basandosi sulla categoria e non sulla somiglianza. 3. vincolo relativo a nomi nuovi: permette al bambino di collegare nomi nuovi alle categorie di oggetti o eventi ancora senza nome. Il modello emergenti sta di coalizione Teoria multifattoriale ed interazionista che riassume aspetti di varie teorie in una posizione chiamata il giusto mezzo radicale. Tre ipotesi fondamentali nel modello di Hollich: a. i bambini sono sensibili a molteplici indizi utili all’apprendimento di parole. Salienza percettiva, contiguità temporale, novità della stimolazione. Dai 6-8 mesi il bambino è sensibile alla direzione dello sguardo, al gesto dell’indicare. A 17 mesi i bambini iniziano a capire la relazione tra indicare e denominare. b. i bambini danno un peso diverso a certi indizi rispetto ad altri. Il diverso peso dato all’informazione disponibile è legato allo sviluppo socio-cognitivo del bambino. il bambino piccolo fa corrispondere una parola appena sentita all’oggetto percettivamente più saliente, progredendo nello sviluppo realizza che sono gli indizi sociali i più attendibili per collegare in modo adeguato l’etichetta giusta all’oggetto corrispondente. c. ciascun principio relativo all’apprendimento si modifica passando da uno stato immaturo ad uno stato maturo. Capacità del bambino di riconoscere gli aspetti sociali più rilevanti. Il bambino è al centro, ma ha bisogno dell’interazione con l’ambiente sociale. I modelli interazionisti socio-costruzionisti Assumono che lo sviluppo del linguaggio sia interindividuale: nasce e si sviluppa attraverso l’interazione tra bambino e ambiente sociale. (Vygotzkij) Il linguaggio è un artefatto culturale, uno strumento simbolico, mediatore delle attività e delle interazioni sociali; lo sviluppo del linguaggio è un processo di acculturazione, inizialmente è uno strumento per comunicare poi diviene uno strumento individuale e del pensiero. (Bruner) Gli adulti utilizzano dei facilitatori sociali:

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utilizzazione del madrese: frasi brevi semplici sintatticamente, vocabolario ristretto legato all’esperienza del bambino, intonazione alta ed esagerata, vocali lunghe, ripetizioni. costruzione di format: sequenze di eventi organizzati in cui il linguaggio struttura e sostiene attenzione ed

azione (gioco del cucù). uso della contingenza semantica: commento dell’adulto correlato al comportamento del bambino, per prolungare lo scambio comunicativo. 2.2 Tappe dello sviluppo del linguaggio Pur rispettando le caratteristiche evolutive individuali del bambino, è importante fare attenzione, soprattutto nel secondo anno di vita, ad alcuni indicatori dello sviluppo linguistico. L’esplosione del vocabolario individua la fase di incremento marcato del numero di parole che il bambino apprende e produce tra i 16-20 mesi: se non avviene è necessario osservare cosa accade tra i 24-27 mesi. Gli indicatori servono per individuare interventi mirati di supporto. Gli studiosi parlano di bambini referenziali, più orientati verso gli oggetti, e di bambini espressivi, più orientati verso la socialità e l’espressione dei propri sentimenti. Gesti e prime parole Verso i 6-8 mesi si ha il passaggio dalla comunicazione non intenzionale, in cui è l’adulto che interpreta il comportamento del bambino, alla comunicazione intenzionale. Dai 9-10 mesi il bambino utilizza gesti per comunicare, intorno ai 12 mesi compaiono i gesti comunicativi referenziali e cominciano ad emergere le prime parole, che in genere indicano persone e oggetti. Le parole sono all’inizio molto contestualizzate, legate a contesti ristretti e specifici (miao sta per quel gatto, e mamma viene usato come richiesta generica). Il bambino poi capisce che le parole sono simboli che stanno al posto di oggetti ed eventi. Questo processo riguarda anche l’aspetto della comprensione del linguaggio, che precede e influenza la produzione linguistica; la capacità di comprensione predice l’ampiezza del vocabolario. Lo sviluppo lessicale Nel periodo iniziale dello sviluppo il bambino arriva a produrre dalle 50 alle 70 parole. Sotto le 50 parole il vocabolario è composto principalmente da nomi, sopra le 100 parole cominciano ad emergere verbi, aggettivi. Caselli, Casadio, Bates honno proposto un modello a quattro stadi dello sviluppo lessicale: 1. routines e giochi di parole: da 0 a 10 parole, versi di animali o rumori di veicoli, nomi delle persone preferite; 2. referenza: 50-200 parole, nomi comuni e nomi di persona,; 3. predicazione: 100 parole, incremento di verbi e aggettivi; 4. grammatica: 300-500 parole. Il modo in cui il bambino costruisce i significati delle parole individua un aspetto cruciale dello sviluppo comunicativo/linguistico: il bambino tiene conto di come appaiono gli oggetti e sulla loro funzione. Secondo Chapman nella prima fase olofrastica (10-16 mesi, una parola per una frase) i contenuti delle parole riguardano l’apparire, la scomparsa, il ripresentarsi delle cose. Tra i 16-20 mesi si presentano contenuti quali, l’agente, l’azione, l’oggetto dell’azione; tra i 18-20 mesi la collocazione nello spazio e il possesso. Prime forme di negazione. Lo sviluppo grammaticale è strettamente correlato allo sviluppo lessicale. Per quanto riguarda i bambini italiani Cipriani propone di distinguere tra una fase presintattica e più fasi sintattiche di complessità crescente. Nella prima fase (19-24 mesi) prevale l’olofrase: una sola parola per comunicare. La seconda fase sintattica primitiva (25-28 mesi) è caratterizzata dall’aumento progressivo della lunghezza delle fasi, 2,3,4 parole che contengono la struttura della frase. Nelle due fasi successive (29-36 mesi) la lunghezza della frase incrementa. 2.3 Lo sviluppo del linguaggio atipico Identificazione precoce e problemi definitori Gli studi più sistematici risalgono agli anni ’70-’80, si riteneva che il ritardo del linguaggio rappresentasse uno dei principali problemi di salute mentale nell’età scolare. Da studi si rileva che su 1000 bambini di tre anni il 4-8% presenta un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Rescorla (1989) sostiene che il ritardo di linguaggio è facilmente identificabile all’età di 2 anni: i bambini a quest’età possiedono un vocabolario minimo di 50 parole. Diversi studi per individuare l’età migliore per identificare il ritardo di linguaggio: emerge un accordo condiviso sui criteri clinici (l’assenza di deficit uditivi, di disturbi psichiatrici) e linguistici (dimensione ridotta del vocabolario espressivo). L’identificazione precoce avviene attraverso la somministrazione di questionari familiari. o

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Nella definizione di Parlatore Tardivo è implicita l’ipotesi del ritardo o di un rallentamento dello sviluppo del linguaggio. L’ambito di sviluppo di riferimento riguarda la fase in cui il bambino acquista la sua autonomia nella deambulazione, la capacità di esplorare il mondo circostante, la capacità di raggiungere un’autonomia per alimentarsi e vestirsi e per usare la toilette. È necessario indagare la capacità ricettiva oltre alla capacità espressiva, un bambino con un basso livello di comprensione oltre ad un basso livello di produzione verbale il ritardo di linguaggio ha un esito peggiore rispetto a quei bambini in cui il ritardo interessa solamente l’area espressiva. Lo sviluppo comunicativo Bonifacio, Girolametto, Bulligan, Callegari, Vignola, Zocconi, hanno studiato le abilità socio-conversazionali assertive e responsive verbali e non verbali. Differenza significativa più bassa nei PT rispetto ai coetanei nelle abilità assertive e responsive: aprire una conversazione, coinvolgere l’adulto sul proprio centro d’interesse, partecipare alla conversazione senza esserne sollecitato, proporre giochi diversi, richiedono spesso l’aiuto dell’adulto; rispondere a domande, ripetere se il messaggio non è stato compreso, mantenere la conversazione per due o più scambi. Lo sviluppo dei gesti comunicativi I bambini PT ricorrono più frequentemente alla comunicazione gestuale. Diverso grado di maturità della funzione simbolica, capacità che sta alla base del processo di sviluppo della comunicazione gestuale e del linguaggio: nei PT sembra avere tempi di sviluppo diversi. Lo sviluppo delle prime parole La capacità di produrre parole è un processo che coinvolge due sistemi inizialmente indipendenti, cognitivo e motorio. Imparare a pronunciare una parola è un compito complesso condizionato da fattori di origine percettiva, articolato ria, cognitiva. Una limitazione dei bambini PT sembra riguardare il processo di mappare velocemente gli oggetti e le parole corrispondenti. I PT sviluppano il linguaggio in un’età in cui la maggior parte dei coetanei ha già superato la fase di esplosione del vocabolario. L’incremento delle parole e l’esplosione del vocabolario La fase dell’esplosione del vocabolario (50 parole) per i PT richiede tempi lunghi in quanto acquisiscono poche parole al mese, quindi verso i 24-30 mesi oppure non si presenta affatto, delineando una crescita del vocabolario lineare. Apprendimento lessicale e sistema fonologico Importante è l’aspetto della relazione tra fonologia e acquisizione lessicale. Vi è una forte correlazione tra dimensione del vocabolario e dimensione dell’inventario consonantico: nei bambini PT si evidenzia un inventario consonantico ridotto. In presenza di un bambino che è in ritardo nell’acquisizione delle parole il clinico dovrebbe determinare se la quantità e la qualità delle vocalizzazioni pre-linguistiche si trovano ai limiti del tipico. Indicatori che caratterizzano il bambino PT a 24 mesi Produzione: o dimensione del vocabolario espressivo ridotta rispetto all’età (meno di 50 parole) o crescita lenta del vocabolario espressivo, meno di 40 parole al mese o o

mancata esplosione del vocabolario espressivo verso i 24 mesi lessico con bassa percentuale di nomi e predicati

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enunciati comprensibili composti da parole singole

Fonologia: o dimensione dell’inventario consonantico ridotta rispetto all’età o intelligibilità dell’eloquio inferiore al 50% rispetto agli enunciati prodotti Comprensione verbale: o ritardo di 6 mesi rispetto all’età 2.4 Indici predittivi e percorsi di sviluppo nei bambini PT Punti deboli che persistono nel bambino PT a 36 mesi Produzione: o dimensione del vocabolario espressivo che si mantiene sul o sotto il limite inferiore rispetto all’età o

crescita del vocabolario espressivo lineare e lenta

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composizione del vocabolario espressivo con una bassa percentuale di predicati

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strutturazione degli enunciati caratterizzata da parole in successione con difficoltà di organizzazione morfosintattica lunghezza media dell’enunciato inferiore rispetto all’età e all’ampiezza del vocabolario

Fonologia: o mantenimento di un inventario di suoni consonantici limitato o inventario di strutture sillabiche ridotto o pronuncia immatura simile a quella dei bambini più piccoli con errori fonologici o intelligibilità dell’eloquio inferiore al 70% rispetto alle parole prodotte Identificare il ritardo del linguaggio in età precoce è utile anche per prevenire una frustrazione del bambino nel sentirsi inadeguato a comunicare. I bambini con ritardo di linguaggio vengono percepiti dai genitori come più attivi, meno attenti e difficili da gestire. Secondo alcuni i loro problemi di comportamento sarebbero collegati alla loro frustrazione nel non riuscire a comunicare, quindi conseguenza e non causa. Mentre la tendenza ad essere timido e scontroso può far parte del temperamento del bambino e può contribuire al ritardo. Nonostante l’inizio tardivo del linguaggio lo sviluppo successivo può raggiungere, all’inizio del terzo anno, un livello tipico. La prevenzione di un disturbo dell’apprendimento del linguaggio potrebbe essere affrontata con una valutazione centrata sugli aspetti produttivi e ricettivi del linguaggio già a 24-30 mesi. Bonifacio e Stefani insieme a pediatri hanno realizzato un protocollo per individuare precocemente, entro il secondo anno di vita, la presenza di uno sviluppo linguistico ritardato. Gli item: produce almeno 10 parole differenti (16-18 mesi), inizia ad usare i verbi e gli aggettivi (18-24 mesi), produce due parole singole in successione (24 mesi). Altro strumento è il poster o libretto “Comunicare e parlare: la nascita di un gioco” che si focalizza sulle tappe dei bilanci di salute degli 8, 12, 18, 24 e 36 mesi. 3.5 L’interazione sociale bambino-adulto quale contesto e sostegno dello sviluppo comunicativo e linguistico Per Bruner il bambino apprende ad usare il linguaggio per effetto di due forze: una è la dotazione biologica innata presente nel bambino, l’altra è costituita dal LASS, sistema di sostegno all’acquisizione del linguaggio, identificato con il contesto sociale in cui il bambino cresce e sviluppa le sue potenzialità. Fin dalla nascita il bambino ha molte opportunità di interagire e comunicare con un numero ampio di persone. Il linguaggio indirizzato al bambino Il ruolo dell’adulto nello sviluppo comunicativo-linguistico si può analizzare ad una serie di dimensioni: caratteristiche strutturali dell’input linguistico indirizzato al bambino, l’appropriatezza dell’input linguistico dal unto di vista sociale, l’uso del linguaggio in quanto strumento per trasmettere e condividere conoscenze, lo stile comunicativo e d’interazione della diade genitore-bambino. L’input linguistico indagato è stato spesso quello della madre: il linguaggio che il genitore ...


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