Bruce Chatwin e Le vie dei canti PDF

Title Bruce Chatwin e Le vie dei canti
Author Giulia Cavalera
Course Antropologia Culturale
Institution Università degli Studi di Padova
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Summary

RIcerca Bruce Chatwin e il libro Le vie dei Canti + Riassunto 5 moduli del corso di Antropologia Culturale a Padova...


Description

Le vie dei canti Bruce Chatwin Le vie dei canti è un libro di Bruce Chatwin, scritto nel 1987 col titolo originale “The Songlines”. Il libro è contemporaneamente un romanzo, in quanto racconta incontri e avventure, un saggio e un diario di viaggio ambientato in Australia. Il libro racconta delle indagini svolte da Chatwin sulla tradizione aborigena dei canti rituali, tramandati di generazione in generazione come conoscenza iniziatica e segreta. Gli aborigeni li chiamano "Via della Legge" o "Orme degli Antenati", ma gli europei li conoscono come "Vie dei Canti" o "Piste del Sogno". Secondo i miti aborigeni sulla creazione alcune creature totemiche avevano percorso il continente nel Tempo del Sogno, cantando il nome delle cose e delle creature in cui si imbattevano, facendo così esistere il mondo. Oltre ad essere una rappresentazione di miti di creazione, il libro sviluppa la tesi che siano anche delle mappe del territorio. Infatti ogni canto tradizionale sarebbe la rappresentazione musicale delle caratteristiche geografiche e topografiche di un tratto di una di queste vie. Lo scrittore ci racconta inoltre la vita degli aborigeni, i loro usi e costumi, ci spiega la sacralità di quei sentieri e l'importanza della loro salvaguardia. Inoltre, egli ne approfitta anche per parlare della sua visione del nomadismo, ma anche teorie antropologiche sull'origine della società, delle armi e della violenza, citando molte personalità rilevanti e anche antichi testi biblici, sumeri, quashgai, indiani e africani. Sulla questione del nomadismo egli si pone la domanda: "Perchè gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all'altro?". La risposta che si da è che il nomadismo è riflesso della necessità umana di muoversi: si soffre quando si è trattenuti per troppo tempo negli stessi luoghi, quando qualcosa ostacola il nostro movimento.

Bruce Chatwin Bruce Charles Chatwin nasce il 13 maggio 1940 a Sheffield, nella regione dello Yorkshire (Inghilterra). Dopo aver compiuto gli studi del college, inizia a lavorare presso la prestigiosa casa d'aste londinese Sotheby's, nel 1958. Il giovane Chatwin è dotato di mente brillante e sensibilità artistica, oltre ad avere un'ottima percezione visiva: presto diventa l'esperto impressionista per Sotheby's. All'età di 26 anni teme addirittura di poter perdere l'uso della vista a causa di tanta arte, così decide di abbandonare il lavoro. Inizia ad approfondire il proprio interesse per l'archeologia, iscrivendosi all'Università di Edimburgo; per pagare le rette e mantenere gli studi, lavora nel campo della compravendita di dipinti. Dopo gli studi lavora in Afghanistan, poi in Africa, dove sviluppa un forte interesse per i nomadi e il loro distacco dai possedimenti personali. Nel 1973 viene assunto dal "Sunday Times Magazine" come consulente per temi di arte e architettura. Il rapporto professionale con la rivista sarà utilissimo per sviluppare quel talento narrativo che presto sarebbe emerso. Per questo lavoro compie quindi numerosi viaggi che gli offrono la possibilità di scrivere su argomenti quali l'immigrazione algerina e la la grande muraglia cinese, e di intervistare personaggi molto importanti. Intervista anche l'architetto novantatreenne Eileen Gray; nello studio della Gray, Chatwin nota una mappa della Patagonia da lei dipinta. Nel breve scambio di battute che segue l'architetto invita

Chatwin a partire per quel luogo al suo posto. Da lì a poco Chatwin parte per l'Argentina. Solo arrivato a destinazione informerà il giornale della sua partenza includendo le proprie dimissioni. Il risultato dei primi sei mesi della sua permanenza sarà il libro "In Patagonia" (1977), che consacrerà la fama di Bruce Chatwin come scrittore di viaggi. Tra le sue opere vi è "Il Viceré di Ouidah", studio sulla tratta degli schiavi per il quale visitò Ouidah, un vecchio villaggio di schiavi in Africa e poi a Bahia, in Brasile. Per "Le vie dei canti" Chatwin visitò l'Australia. In "Che ci faccio qui?" (1989) scrive di Howard Hodgkin, amico al quale è stato legato per oltre 20 anni. Uno dei suoi ultimi lavori si intitola "Utz", un racconto di fantasia sull'ossessione che porta gli uomini a collezionare oggetti. Lo stile di Chatwin è essenziale e allo stesso tempo lapidario. Tra le critiche più frequenti vi sono le accuse per i fantasiosi aneddoti che spesso attribuisce a persone, posti e fatti come fossero reali. Molte persone di cui Chatwin scriveva non si riconoscevano nelle sue parole e non apprezzavano le distorsioni nei confronti della loro cultura, da lui introdotte . Con lo stupore generale di tutti i suoi amici (considerata la sua inclinazione omosessuale) all'età di 25 anni aveva sposato Elizabeth Chanler, conosciuta da Sotheby's. Senza figli, dopo quindici anni di matrimonio, i due si separano vendendo la fattoria nella regione del Gloucestershire. Giungeranno poi a una riconciliazione, a cui però poco dopo sopraggiungerà la morte di Chatwin. Verso la fine degli anni '80 Bruce Chatwin contrae il virus dell'HIV. Tiene nascosta la sua malattia facendo credere che i sintomi siano provocati da un un'infezione di un fungo della pelle, oppure dal morso di un pipistrello cinese. Con la moglie si trasferisce nel sud della Francia dove passa gli ultimi mesi su una sedia a rotelle. Chatwin muore a Nizza il 18 gennaio 1989, a soli 48 anni.

SINTESI 5 MODULI 1)

INTRODUZIONE

Antropologia deriva da Anthropos e Ethnos, dove il primo sta a significare l’ordine di universalità, mentre il secondo indica l’ordine di diversità, delle differenze etniche. L’antropologia culturale si basa appunto su questo, e la soluzione è appunto la diversità, in quanto è importante imparare a considerare le differenze come il prodotto di uno sviluppo e di essere diventati diversi, non un aspetto negativo. Nel primo modulo introduttivo abbiamo toccato diversi argomenti, tra cui l’Ospitalità, il Viaggio e la Barbarie. L’ospitalità è comune a tute le culture, anche se ci sono popoli più ospitanti di altri (es. gli eschimesi sono i più ospitanti, ti danno tutto). L’ospite, soprattutto in certe culture, ha quasi il diritto di essere accolto e ospitato. Da noi avveniva soprattutto nelle campagne, dove si poteva tranquillamente chiedere cibo e acqua e si estendeva a chiunque. Al rovescio invece, è come se l’ospite fosse obbligato ad accettare e non potesse andarsene (es. si usano scuse per andare via). Il viaggio antico e il viaggio moderno son molto differenti. Il viaggio antico era un’esperienza avventurosa di incontro e conoscenza dell’altro, dove si poteva vedere la civiltà; mentre il viaggio moderno è soprattutto turistico (si sta in hotel, vivo sempre la stessa vita, non capisco la cultura del popolo). Adesso si viaggia per conoscere le civiltà, ma non è possibile perché sono state eliminate dai viaggiatori antichi. Il viaggio ha 4 fasi: •

Partire



Transitare



Arrivare



Ritornare

Una personalità importante è Edward B. Taylor, scrittore del libro Prime Culture del 1871. Secondo Taylor la cultura è un insieme complesso che induce conoscenze, arte, morale e tutto ciò che l’uomo acquisisce come membro della società. Tra i suoi studi religiosi, egli si è interessato all’Animismo, cioè lo studio dell’anima, tipoco delle religioni primitive.

2)

STORICO

In questo modulo ci siamo soffermati su molte personalità rilevanti. Leiris fu in attività soprattutto negli anni ‘30 e fu un antropologo francese. Scrisse “L’etnografia davanti al colonialismo” nel 1950, che segnò il passaggio all’antropologia post-coloniale. Infatti cambia la condizione di antropologo, da “al servizio del colonialismo” ad antagonista di quest’ultimo. Fanon fu uno psichiatra afro-caraibico a cui fu affidato, durante il periodo del colonialismo francese in Algeria, un ospedale psichiatrico fortemente in degrado. La società stessa era in crisi, era patologica, i soggetti non erano occidentali e questo compito era estremamente complicato per Fanon, che non lo tollerò, e finì per combattere contro il colonialismo. Scrisse due saggi importanti: Dannati della terra e Pelle nera maschere bianche, che parla di questioni di pelle e del razzismo. Balandier fu un antropologo francese che rivoluzionò l’antropologia. La sua ricerca principale è chiamata Sociologia dell’Africa, nel quale egli cambia sguardo. Non si interessa più a gruppi etnici, parentele ecc…, ma si concentra sui conflitti nei contesti urbani, dove cioè gli altri antropologi non si interessano. I gruppi etnici in Africa sono tutti mescolati, la vera differenza sta tra città, dove si trovano i ricchi/benestanti, e la periferia, dove stanno i poveri e degradati, e lui si interessa a ciò. Si interessò inoltre al sincretismo tra religioni importate e religioni dei popoli africani. Leach fu un allievo di Malinowski in Birmania. Inizia le sue esperienze tra i curdi, un gruppo senza etnia né nazione. Negli anni ‘40 si recò in Birmania presso l’etnia kacin, che era in guerra, e studiò questo popolo sotto i bombardamenti. Da ciò nascerà poi I sistemi politici birmani. Con lui e Maliniwski cambiò, appunto, l’antropologia britannica, perché dovette prendere coscienza e avere a che fare con i cambiamenti storici e al fatto che l’antropologia è esposta a condizioni aleatorie e i dati possono andar persi. Dopo la sua ricerca sui curdi la parola Tribù viene sempre meno usata in antropologia. Barth fu un allievo di Leach, nacque in Norvegia. Il suo libro “Ethnic groups and Boundaries” del 1969 mise in crisi il termine Etnia, in quanto egli sosteneva che i gruppi etnici non sono gruppi chiusi come si pensava. Le etnie sono di ordine culturale, non naturale. Importante è il caso del Ruanda, dove utu (contadini) e tuzi (pastori) furono in conflitto in questo stato africano, che portò poi al genocidio....


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