C8 Costruttivismo sociale PDF

Title C8 Costruttivismo sociale
Author Margherita Maccari
Course Relazioni internazionali
Institution Università degli Studi di Firenze
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Riassunti Capitolo 8...


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Capitolo 8

IL COSTRUTTIVISMO SOCIALE Il costruttivismo sociale si focalizza sulla consapevolezza umana. Per questa teoria l’aspetto più importante delle relazioni internazionali è sociale. La realtà sociale non è oggettiva ma è un’aspetto. Lo studio delle relazioni internazionali non può prescindere da idee e convinzioni degli attori che si muovono sul palcoscenico internazionale, nè dai loro rapporti. Il sistema internazionale esiste solo in quanto consapevolezza inter-soggettiva tra individui e quindi è costruito da idee. Alexander Wendt: “L’anarchia è ciò che gli stati ne fanno”. ASCESA DEL COSTRUTTIVISMO A partire dagli anni ’80 il costruttivismo ha assunto un ruolo via via più significativo. Il contesto storico (fine GF) e il dibattito teorico (tra neorealisti e liberali) preparò il terreno ai costruttivisti. Il costruttivismo trovo ispirazione nella sociologia e nella filosofia In campo sociologico, Anthony Giddens (1984) formulò il concetto di strutturazione come utile strumento per analizzare la relazione tra strutture e attori che si condizionano a vicenda. Ma le radici di questo nuovo approccio le ritroviamo in campo filosofico: secondo Giambattista Vico, filosofo italiano del XVIIIs, il mondo naturale è opera di Dio, ma il mondo storico è opera dell’uomo, e anche gli stati sono costrutti storici. Altro precursore del costruttivismo sociale è Immanuel Kant, secondo cui possiamo acquisire conoscenze sul mondo ma si trattano sempre di conoscenza soggettive, in quanto filtrate dalla conoscenza umana. Max Weber sottolinea che il mondo sociale è fondamentalmente diverso dal mondo naturale dei fenomeni fisici. IL COSTRUTTIVISMO COME TEORIA SOCIALE La teoria sociale è la teoria più generale sul mondo sociale, sull’azione sociale e sulla relazione tra struttura e attori. Una teoria RI è una teoria su determinati aspetti delle relazioni internazionali. Il costruttivismo è al tempo stesso teoria sociale e insieme di teorie RI. Nel campo della teoria sociale i costruttivisti pongono l’accento sulla costruzione sociale della realtà. Le relazione umane, comprese le internazionali, consistono di pensiero e idee, non forze materiali. Il mondo sociale non è dato, la storia non è un processo esterno. Ogni aspetto del mondo sociale è opera degli uomini che vi operano, e per questo essi possono comprenderlo. Il mondo sociale è un mondo di coscienza umana, è un dominio inter soggettivo. Il mondo sociale è costituito da entità fisiche, tra cui le risorse materiali, il materialismo è parte del costruttivismo. Idee e credenze, però, hanno qui la massima importanza, la componente materiale è secondaria.

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Approccio costruttivista definito da Wendt: “agli occhi degli USA le armi nucleari britanniche sono meno minacciose di 5 della Corea del Nord” perchè “ i Britannici sono amici e i Nordcoreani no”. Ciò che conta è quanto gli attori pensano l’uno dell’altro. Contrasto tra concezione materialistica dei neorealisti (e dei neoliberali) e concezione idealista dei costruttivisti: • Materialisti: potenza (capacità militare supportata da economia e altre risorse) e interesse nazionale (desiderio di conseguire potenza, sicurezza o benessere) sono le forze oggettive motrici della politica internazionale. • Costruttivisti: le idee definiscono il significato della potenza materiale. Le idee sono diverse devono essere largamente condivise per contare, ma possono anche esserlo all’interno di gruppi differenti. Nina Tannenwald (2005) identifica quattro tipi principali di idee: sistemi di convinzioni condivise, convinzioni normative, convinzioni causa-effetto e prescrizioni di indirizzo politico. Il costruttivismo è un approccio empirico allo studio delle RI, focalizza l’attenzione sulle idee inter-soggettive che definiscono le relazioni internazionali. I costruttivisti puntano ad indagare cosa c’è all’interno delle palle da biliardo per comprendere meglio i conflitti. Analizzano così meglio i concetti base come quello di potere. Barnett e Duvall identificano 4 forme di potere di cui tenere conto: coercitivo, istituzionale, strutturale e produttivo… In generale i costruttivisti condividono l’opinione di Max Weber che per analizzare l’azione sociale occorre impiegare la comprensione interpretativa, ma respingono il concetto di verità oggettiva. Costruttivisti convenzionali (Wendt) vs costruttivisti critici della verità. TEORIE COSTRUTTIVISTE DELLE RI

• FILONE DELL’ANARCHIA Alexander Wendt: rifiuto della tesi neorealista secondo cui dall’anarchia non può che scaturire, per ogni stato, la tendenza a fare affidamento sulle proprie forze, tutto dipende dall’interazione tra stati. L’interazione crea e sostanzia una struttura di identità e certi interessi, questi ultimi non sono dati come affermano i neorealisti. Ad ogni stato premono due cose: 1. sopravvivenza, 2. sicurezza. Per capire quale politica ne deriva bisogna studiare l’interazione che genera identità e interessi. Non è detto che l’anarchia conduca solo alla politica dell’autosufficienza. Wendt identifica 3 tipi di anarchia ideali: 1. Anarchia hobbesiana: ogni stato scorge negli altri dei nemici 2. Anarchia lockiana: ogni stato considera gli altri come rivali ma ne riconosce il diritto di esistenza. 3. Anarchia kantiana: gli stati si considerano amici, cercano di risolvere pacificamente le controversie e stringono alleanze nel caso di minacce. Il modo in cui gli stati si considerano può essere più o meno profondamente condiviso, Wendt identifica 3 livelli di interiorizzazione culturale: da un debole grado di impegno per le idee condivise ad uno forte. A 3 gradi di cooperazione corrispondono 3 gradi di interazione.

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• NORME DELLA SOCIETÀ INTERNAZIONALE Martha Finnemore, in National Interests in International Society 1996, ha proposto una variante dell’analisi sistemica costruttivista: anzichè occuparsi dell’interazione sociale inter-statuale, analizza le norme della società internazionale e il modo in cui identità e interessi sono da esse influenzati. L’analisi contiene 3 studi analitici: 1. La creazione di organismi statuali a carattere scientifico dopo il 1950: come l’UNESCO riuscì a insegnare agli stati a creare organismi statuali a carattere scientifico. 2. L’accettazione di norme sulla condotta delle operazioni belliche. 3. L’accettazione di limitazioni alla sovranità economica derivanti dal riconoscimento della lotto alla povertà come norma fondamentale di politica economica. Martha ritiene dunque che le norme internazionali promosse da organizzazioni sovranazionali possano influenzare in maniera decisiva le scelte economiche degli stati, spingendoli a introdurre tali norme nelle rispettive politiche nazionali. Alistair Johnston (2008) cerca di dimostrare attraverso quali processi nel sistema internazionale le norme cambiano il comportamento degli stati. La Cina nel1980-2000 si è trovata a fronteggiare un sistema unipolare USA e ha deciso di partecipare a OI, protocolli e trattati, data la pratica di socializzazione in atto che comprende imitazione, influenza e persuasione.

• POTERE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI Se dal punto di vista realista le OI esistono perchè svolgono importanti funzioni per gli stati, Barnett e Finnemore sostengono esse siano molto di più: attori autonomi che costruiscono il mondo sociale in cui hanno luogo cooperazione e scelta, e aiutano a definire gli interessi degli stati e degli attori. Il potere delle OI può essere analizzato nei diversi aspetti del potere stesso: 1. potere coercitivo: controllo di risorse materiali che possono essere utilizzate per influenzare gli attori. 2. potere istituzionale: abilità di pilotare il comportamento in maniere indirette come grazie alle attività volte a fissare l’ordine del giorno. 3. potere produttivo: individuazione dei problemi che necessitano di soluzioni. 4. potere strutturale.

• APPROCCIO COSTRUTTIVISTA ALLA COOPERAZIONE EUROPEA Per i realisti la storia della cooperazione europea in materia di difesa è una storia di insuccessi. Kenneth Glabro, optando per un approccio costruttivista, argomenta una tesi per cui la cooperazione in materia di politica estera non è semplice prodotto degli interessi nazionali, è dovuta invece ai processi di interazione sociale. Gli stati UE possono non trovarsi d’accordo su questioni importanti di politica estera, ma nonostante ciò le pratiche giornaliere di cooperazione politica promuovono la definizione di prospettive comuni e la concertazione. Martin Marcussen e i suoi colleghi studiano le diverse maniere in cui le élite politiche di Francia, Germania e Regno Unito hanno costruito le identità stato-nazionali dagli anni ’50. Vogliono scoprire perchè l’Europa è stata incorporata come elemento costitutivo delle identità nazionali di Francia e Germania, mentre in GB l’Europa costituisce ancora “l’altro”.

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Elementi costitutivi dell’argomentazione: 1. nuove visioni dell’ordine pubblico devono fare i conti con identità collettivi preesistenti; 2. le élite politiche selezionano in maniera strumentale le idee loro disponibili a seconda dei loro interessi percepiti; 3. una volta affermatesi le identità stato-nazionali presso la maggioranza politica tenderanno a diventare resistenti al mutamento. Checkel e Katzenstein curano invece un volume sulla European Identity, dimostrando come la costruzione di questa stia incontrando ancora seri ostacoli. Rey Koslowski offre un approccio costruttivista per interpretare l’UE come entità politica federale.

• FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ E DELLE NORME NELL’AMBITO INTERNO I costruttivisti sistematici come Finnemore e Wendt pongono l’accento sul ruolo del contesto internazionale nel modellare l’entità degli stati. Altri, invece, assegnano maggiore importanza al contesto interno, studiando casi in cui le norme internazionali hanno effetti dissimili in differenti stati e indagando i fattori interni responsabili.

- Thomas Risse applica questo schema di analisi alle norme internazionali sui diritti umani: il -

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tipo di regime politico, il fatto di avere o meno sperimentato guerre civili e la presenza di ONG in loco influiscono sulla misura in cui uno stato è disposto ad adeguarsi alle suddette norme. Peter Katzenstein (curatore di The Culture of National Security): cultura, norme ed identità contano nella cruciale area della sicurezza nazionale. In tale contesto Alastair Johnston analizza il caso della Cina maoista per verificare fino a che punto le argomentazioni ideazionali sono in grado di spiegare la Realpolitik. Ted Hopf realizza uno studio della politica estera di URSS e Russia e si propone di spiegare come le identità di uno stato costituiscano una struttura sociale cognitiva che identifica minacce e opportunità, nemici e alleanti, rendendoli intellegibili, pensabili e possibili. L’identità di uno stato si esprime attraverso le decisioni dei suoi principali decision-makers, mentre l’identità di questi ultimi è ricostruibile attraverso fonti testuali di vario genere (articoli, riviste…).

Tutti sottolineano l’importanza della cultura e dell’identità, così come esse si esprimono attraverso norme, regole e convenzioni sociali. Il mondo politico e sociale è costruito non tanto da entità fisiche quanto da convinzioni condivise. CRITICHE AL COSTRUTTIVISMO Il principale avversario teorico dei costruttivisti è il realismo che contesta: 1. L’importanza attribuita alle norme, in particolare le internazionali: tali norme esistono, ma spesso sono ignorate se in contrasto con gli interessi degli stati più potenti. 2. Il fatto che gli stati possano diventare amici grazie alla reciproca interazione sociale: questo è auspicabile ma irrealizzabile. 3. L’insufficiente analisi del problema dell’incertezza che gli stati devono fronteggiare a causa dell’anarchia: l’interazione sociale non è sempre sincera, nelle relazioni tra stati è presente una pervasiva componente di dissimulazione. (es. Ted Hopf nella precedente analisi prende per buone le dichiarazioni di Kruscev in occasione di riunioni di partito che esprimevano apprezzamenti nei confronti della Cina. In realtà le sue opinioni erano diverse.) Alla questa critica i costruttivisti replicano che l’anarchia non necessariamente sfocia nel selfhelp, in atteggiamenti aggressivi e nel rischio di conflitti armati. Se non si incorpora una riflessione

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sulle idee e sull’interazione sociale, non è possibile pervenire a una corretta comprensione della natura dell’anarchia in un particolare periodo storico. I neorealisti possono ribattere che il primo grado di interiorizzazione di Wendt rimane il più diffuso. 4. L’ignoranza in materia di cambiamento: non si spiega come si formano le norme, si modellano le identità e si determinano gli interessi. I costruttivisti respingono la critica affermando che sono i realisti a sottovalutare il cambiamento dichiarando che le relazioni internazionali sono le stesse dannate cose sempre e dovunque. L’analisi del cambiamento investe aree nelle quali i costruttivisti possono cooperare con liberali e teorici SI. I liberali si concentrano sui processi di democratizzazione, interdipendenza e istituzioni internazionali (cooperazione tra attori). I teorici SI richiamano l’attenzione sull’esistenza negli stati di interessi e valori comuni, in virtù dei quali i rapporti tra essi danno vita a una società internazionale anzichè un mero sistema di stati. Wendt ammette che la sua identificazione delle tra cultura sull’anarchia poggia direttamente sui ragionamenti di Bull. Anche i marxisti (più materialisti) criticano i costruttivisti, anche se Cox concede comunque un ruolo non marginale alle idee. PROGRAMMA DI RICERCA COSTRUTTIVISTA Dibattito tra costruttivista convenzionali e costruttivisti critici.

- Nel campo convenzionale Emanuel Adler osserva che per contare nella disciplina RI i -

costruttivisti dovrebbero elaborare una coerente base metodologica che costituisca una concreta alternativa all’imitazione delle scienze fisiche. Nel campo critico Maja Zehfuss sottolinea come una realtà esistente non possa essere dimostrata e non deve esserlo.

La sfida dei costruttivisti rimane dimostrare che nelle RI le idee contano. molto più di altro.

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