Psicologia sociale PDF

Title Psicologia sociale
Course Psicologia sociale
Institution Università degli Studi di Trento
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LA PSICOLOGIA SOCIALE Definire la psicologia sociale e distinguerla dalle altre discipline.La psicologia sociale è lo studio scientifico del modo in cui i pensieri, i sentimenti e i comportamenti delle persone vengono influenzati dalla presenza reale o immaginaria degli altri. Gli psicologi sociali...


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LA PSICOLOGIA SOCIALE  Definire la psicologia sociale e distinguerla dalle altre discipline. La psicologia sociale è lo studio scientifico del modo in cui i pensieri, i sentimenti e i comportamenti delle persone vengono influenzati dalla presenza reale o immaginaria degli altri. Gli psicologi sociali cercano di comprendere come e perché il contesto sociale modelli i pensieri, le emozioni e i comportamenti dell’individuo. L’approccio degli psicologi sociali, nel tentativo di comprendere l’influenza sociale, si differenzia da quello dei filosofi, dei giornalisti e dei profani, in quanto sviluppa delle spiegazioni tramite il metodo empirico. La psicologia risulta essere come una scienza, la cui ricerca è caratterizzata da diverse fasi collegate tra loro: 1. Domanda che si pone il ricercatore. 2. Analisi della teoria di riferimento + esplicitazione delle ipotesi che guideranno la definizione del disegno di ricerca (partecipanti + strumenti). 3. Produzione dei dati (questionario). 4. Analisi dei dati raccolti + comunicazione dei risultati alla comunità scientifica. 5. Conclusione (collegamento dei risultati della ricerca alla teoria di riferimento). L’obiettivo della scienza della psicologia sociale è quello di scoprire le leggi universali che regolano il comportamento umano, ed è per questo che la ricerca crossculturale gioca un ruolo fondamentale. SPIEGAZIONE SOCIOLOGIA PSICOLOGIA SOCIALE PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA’ Descrizione Si concentra sulla Si focalizza sull’individuo nei Studia le caratteristiche società, non sugli contesti sociali. La sua finalità è che rendono ogni individui, e pertanto quella di comprendere e prevedere individuo unico e diverso fornisce teorie generali il comportamento umano quando ci dagli altri. sul funzionamento. rapportiamo con altre persone, studiando i processi psicologici che rendono le persone sensibili all’influenza sociale. Come mai la nostra Se ne ricercano le cause Se ne ricercano le cause ES. società è diventata così considerando l’attore in rapporto nella personalità di chi Non intervento indifferente? alla specifica situazione sociale. non ha reagito. IL CASO DI KITTY GENOVESE E LA TEORIA DELL’AIUTO NELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA: Il 13 marzo 1964 Kitty Genovese finì tardi di lavorare e rientrò a casa in macchina. Scesa dall’auto, un uomo la pugnalò. La ricercatrice Pelonero racconta che Genovese urlò molte volte, chiedendo aiuto. Sentendo le grida i vicini si svegliarono, ma non compresero la richiesta di aiuto, non chiamarono la polizia e non scesero in strada per verificare la situazione: la Genovese chiese esplicitamente aiuto a uno dei vicini che la stava guardando, ma lui pensò che fosse ubriaca e fece finta di non sentirla. Questo caso generò una serie di studi di psicologia sociale sull’“effetto spettatore” o “sindrome Genovese”: l’effetto si genera attraverso il processo dell’ignoranza pluralistica e della diffusione di responsabilità. Da una parte il nostro comportamento tende a omologarsi a quello degli altri: se nessuno si interessa, allora anche noi tenderemo a disinteressarci. Dall’altra, deleghiamo la responsabilità agli altri e siamo convinti che anche se non interverremo personalmente, ci sarà qualcun altro disposto a farlo al posto nostro. In definitiva, la psicologia sociale è racchiusa fra le sue discipline affini. Con la prima condivide l’interesse per le modalità con le quali una situazione e la società in generale possono influenzare il comportamento, mentre con la seconda ha in comune il rilievo dato alla psicologia dell’individuo.  Capire perché è rilevante il modo in cui una persona spiega e interpreta gli eventi, il suo comportamento e quello degli altri. Il comportamento individuale è fortemente influenzato dal contesto sociale. La psicologia sociale si scontra con un grande ostacolo chiamato errore fondamentale di attribuzione, ovvero la tendenza a spiegare il comportamento degli individui unicamente in termini di tratti della personalità, sottostimando così la forza dell’influenza sociale e della situazione immediata.

Alcuni ricercatori della Stanford University hanno condotto il seguente esperimento. Essi descrissero il gioco a dei tutor che avrebbero dovuto indicare un gruppo di studenti adatti alcuni alla categoria “competizione” e altri a quella “cooperazione”. Quindi, i ricercatori invitarono i partecipanti a fare il gioco come parte di un esperimento psicologico. Si introdusse solo un piccolo trucco: venne cambiato il nome del gioco. A metà dei partecipanti dissero che si trattava del Wall Street Game e all’altra del Community Game. Il nome del gioco ha prodotto una notevole differenza nel comportamento dei partecipanti, poiché veicolava un messaggio molto forte riguardo a come essi si sarebbero dovuti comportare. I tratti della personalità ipotizzati non hanno comportato alcuna differenza significativa: entrambi i gruppi mostrarono un livello di competizione simile. Determinate situazioni sociali e ambientali sono così potenti da influenzare fortemente la quasi totalità delle persone, producendo effetti profondi e sorprendenti sul loro comportamento. Gli psicologi sociali hanno mostrato che la relazione tra individuo e situazione è biunivoca ed è per questo importante comprendere come le situazioni influenzino gli individui e come essi percepiscono e interpretano il mondo sociale e il comportamento altrui.  Saper spiegare cosa accade quando il bisogno di sentirsi a posto con la coscienza entra in conflitto con quello di essere precisi. Gli psicologi sociali cercano di capire le motivazioni fondamentali che ci portano a interpretare il mondo in un certo e personalissimo modo. Essi hanno enfatizzato l’importanza di due motivi centrali nell’indirizzare i costrutti delle persone: il bisogno di sentirci a posto con la coscienza e il bisogno di essere accurati. L’esperienza di vita insegna che quasi sempre queste motivazioni ci spingono nella stessa direzione. Non di rado, tuttavia, ci troviamo in situazioni in cui queste due motivazioni vi portano in direzioni opposte, producendo anche conseguenze del tutto catastrofiche. Molte persone hanno bisogno di mantenere un’alta stima di sé, ossia hanno la necessità di vedersi come individui rispettabili, competenti e affidabili. L’autostima ha effetti benefici, ma quando porta le persone a giustificare le proprie azioni invece che imparare da queste, allora potrebbe impedire il cambiamento e il miglioramento personale. Inoltre, il bisogno di mantenere la nostra autostima può avere effetti paradossali. I concetti di base sono due: 1. Gli esseri umani possiedono una motivazione per mantenere un’immagine positiva di sé stessi, in parte giustificando il loro comportamento. 2. In determinate condizioni ciò li spinge a compiere azioni sorprendenti o paradossali. Con cognizione sociale si intende lo studio di come le persone selezionano, interpretano, ricordano e usano le informazioni a loro disposizione per creare giudizi e prendere decisioni, la cui efficacia dipende dall’accuratezza nel comprendere il mondo stesso. Tuttavia, gli individui agiscono spesso sulla base di informazioni incomplete o interpretate in modo inaccurato.  Comprendere perché lo studio della psicologia sociale è importante. Gli psicologi sociali vogliono comprendere l’influenza sociale poiché sono affascinati dal comportamento sociale umano e vogliono capirlo al meglio, anche per contribuire a fornire delle soluzioni ai problemi sociali.

LA COGNIZIONE SOCIALE: COME PENSIAMO AL MONDO SOCIALE Gli individui sono molto abili nella cognizione sociale, definita come il modo in cui le persone pensano sé stesse e il mondo sociale, come selezionano, interpretano, ricordano e usano le informazioni sociali. Esistono due tipi di cognizione sociale, il pensiero automatico e il pensiero controllato.  Saper spiegare i vantaggi e gli svantaggi degli schemi. Le persone sono brave a inquadrare una situazione nuova in modo veloce e accurato. Quando veniamo presentati a qualche sconosciuto, ci formiamo rapidamente e senza sforzo impressioni sulla persona e facciamo queste cose utilizzando un’analisi automatica dell’ambiente, basata sulle nostre precedenti esperienze e conoscenze del mondo. Al pensiero che avviene in maniera non conscia, non intenzionale, involontaria e senza sforzo, si dà il nome di pensiero automatico. Le persone usano degli schemi, ovvero strutture mentali che organizzano la conoscenza del mondo sociale. Tali strutture influenzano profondamente le informazioni che registriamo, su cui riflettiamo e che ricordiamo. Gli schemi sono utili perché ci aiutano a organizzare le informazioni, dare senso al mondo e colmare le lacune delle nostre conoscenze, riducendo l’ambiguità. In una classica ricerca di Kelley (1950) si diceva ad alcuni studenti provenienti da sezioni diverse del corso di economia che il loro professore sarebbe stato temporaneamente sostituito da un docente esterno. Kelley riferì agli studenti che il dipartimento di economia era interessato a notare le differenti reazioni degli studenti a professori diversi e che pertanto essi avrebbero ricevuto una breve biografia relativa al docente prima del suo arrivo. In una versione si diceva che egli era “molto affabile, solerte, critico, pratico e determinato”; l’altra appariva immutata tranne che per la frase “molto affabile” sostituita da “piuttosto freddo”. Queste descrizioni della personalità vennero somministrate a caso agli studenti. Il supplente condusse quindi una discussione di gruppo per circa venti minuti, dopo di che gli allievi comunicarono le impressioni che avevano avuto di lui. Kelley fece l’ipotesi che per completare le informazioni essi avrebbero impiegato lo schema fornito dalla biografia. L’ipotesi trovò conferma: gli studenti che si aspettavano di trovare affabile il supplente gli diedero giudizi superiori rispetto a quelli che ne attendevano la freddezza, sebbene tutti avessero osservato il medesimo docente nelle stesse condizioni. Spesso ciò che vediamo è relativamente privo di ambiguità e non ci occorrono schemi per interpretarlo. Tuttavia, più le informazioni che abbiamo sono ambigue, più è probabile che utilizzeremo degli schemi per completare tali lacune. Alcuni tipi di schemi:  DI PERSONA: contengono le informazioni che utilizziamo per descrivere una specifica persona in base a tratti di personalità o ad altre caratteristiche che la distinguono.  DI SÉ: contengono le informazioni che utilizziamo per descrivere noi stessi ad un dato momento.  DI RUOLO: racchiudono le aspettative associate ad un certo ruolo.  DI EVENTI: definiscono le sequenze comportamentali più adeguate in certe circostanze.  RELATIVI AI MEMBRI DI UN GRUPPO: stereotipi. Il mondo sociale è pieno di informazioni ambigue e suscettibili di interpretazioni. Lo schema che ci viene in mente e che guida le nostre impressioni è influenzato dall’ accessibilità, ossia il grado in cui tali schemi sono presenti nella nostra mente e possono essere messi in pratica velocemente per creare giudizi sul mondo sociale. Un dato schema può diventare accessibile per tre motivi: 1. L’ESPERIENZA PASSATA: costantemente attiva e pronta a interpretare situazioni ambigue 2. L’OBIETTIVO PRESENTE: temporaneamente accessibile. 3. LE ESPERIENZE RECENTI: non sono sempre raggiungibili, ma capita che possano essere innescate in memoria da qualcosa fatto o pensato poco prima dell’evento da interpretare. Questi sono degli esempi di priming, il processo mediante il quale esperienze recenti aumentano l’accessibilità di uno schema, tratto o concetto. L’effetto priming è illustrato dal seguente esperimento (Higgins, Rholes e Jones, 1977). Ai partecipanti venne detto che avrebbero preso parte a due studi non collegati tra loro. Nel primo (uno studio sulle percezioni) avrebbero

dovuto identificare colori diversi mentre memorizzavano un elenco di parole. Nel secondo, un esercizio di analisi del testo, dovevano leggere un paragrafo su un uomo di nome di Donald e quindi riferire le proprie impressioni al riguardo. Molte delle azioni di Donald erano ambigue e potevano essere interpretate in maniera positiva o negativa. Il modo in cui i partecipanti interpretarono il suo comportamento, dipendeva dal fatto che fossero dei tratti positivi o negativi a entrare nel priming e divenire accessibili. Nel primo studio, i ricercatori divisero casualmente le persone in due gruppi, dando parole diverse da memorizzare. Le persone che avevano memorizzato le parole avventuroso, fiducioso in sé stesso, indipendente, determinato formarono delle impressioni positive di Donald. Le persone che avevano invece memorizzato parole come scavezzacollo, pieno di fantasie, superbo e testardo formarono delle impressioni negative. Ma non era stato semplicemente il memorizzare delle parole positive o negative a influenzare le impressioni su Donald. In altre condizioni, i partecipanti memorizzarono altre parole che erano positive o negative, come preciso o privo di rispetto. Tuttavia, questi tratti non influenzarono le impressioni su Donald in quanto non si applicavano al suo comportamento. Pertanto, bisogna che i pensieri siano accessibili e applicabili perché possano agire da priming ed esercitare un’influenza sulle nostre impressioni del mondo sociale. Il priming è un ottimo esempio di pensiero automatico in quanto avviene rapidamente, senza intenzionalità e in maniera inconscia. Le persone non sono però solo ricettori passivi di informazioni: spesso agiscono sugli schemi in modo da riuscire a confermarli o contraddirli. Questo processo, definito la profezia che si auto-adempie, opera nel seguente modo: le persone hanno delle aspettative rispetto a un altro individuo che influenzano il modo di agire nei suoi confronti, e, a sua volta, trasformano il modo in cui la persona in questione si rapporta con noi, conformandosi a ciò che pensavamo. Quello condotto in una scuola elementare da Rosenthal e Jacobson (1968-2003) è diventato uno degli studi più classici di tutta la psicologia sociale. Essi somministrarono un test di intelligenza a tutti gli allievi, e riferirono quindi agli insegnanti che alcuni avevano riportato risultati tali da farne delle promesse per l’anno scolastico. In realtà, ciò non era vero, in quanto le “promesse” erano state scelte a caso. Dopo avere creato negli insegnanti tali aspettative, R e J misurarono le conseguenze. La profezia si era effettivamente realizzata: gli studenti che erano stati etichettati come delle promesse mostrarono dei punteggi maggiori rispetto agli altri. Gli insegnanti riservavano un trattamento diverso a quegli studenti dai cui si aspettavano risultati migliori: creavano un clima emotivo migliore, concedendo loro più attenzione, incoraggiandoli e sostenendoli; assegnavano loro materiale più difficile; aumentavano il feedback di risposta al lavoro; davano loro più opportunità di rispondere.  Descrivere le tipologie di pensiero automatico. Nella nostra vita quotidiana possiamo trovarci di fronte a obiettivi in contrasto tra loro e la scelta può avvenire in modo automatico. Spesso è la nostra mente inconscia che sceglie l’obiettivo per noi, basando la decisione in parte su quale obiettivo sia stato recentemente oggetto di priming. Gli schemi non sono gli unici che influenzano i giudizi e le decisioni, ma anche la relazione fra mente e corpo influenza ciò che facciamo. Ad esempio, in un esperimento i partecipanti che entravano in una stanza pulita che profumava di limone si fidavano di più di uno sconosciuto. Tenere in mano una bevanda calda o fredda sembra che attivi la metafora per cui le persone amichevoli sono “calorose”, al contrario di quelle “fredde”, influenzando così la percezione che i soggetti hanno dello sconosciuto. Ciò dimostra che non solo gli schemi, ma anche le metafore sulla relazione tra mente e corpo possono esercitare un effetto priming sui nostri giudizi e sul nostro comportamento. Spesso utilizziamo delle strategie e delle scorciatoie mentali che facilitano delle decisioni importanti. Una di esse è l’impiego di schemi per comprendere situazioni nuove. In situazioni simili le persone impiegano anche l’ euristica: 1. DEL GIUDIZIO: si riferisce alle regole che gli individui seguono per formulare giudizi rapidi ed efficaci. 2. DELLA DISPONIBILITA’: si riferisce ai giudizi fondati sulla facilità con cui riportiamo alla mente esempi. Si occupa di prevedere la probabilità di accadimento di eventi futuri e, nel farlo, ogni individuo è influenzato dal numero di eventi che riesce a ricordare, oltre che dalla loro semplicità e vividezza. Gli episodi della sua vita, pertinenti con la previsione da fare, più emotivamente coinvolgenti hanno un ruolo prevalente nel determinare la previsione.

3. DELLA RAPPRESENTATIVITA’: si riferisce a una scorciatoia mentale utilizzata quando classifichiamo le cose in base alla loro somiglianza con il caso tipico. È la scorciatoia utilizzata per classificare oggetti, individui, eventi. Essa impiega gli stereotipi e il criterio della somiglianza, mentre trascura il calcolo delle probabilità. 4. DELL’ANCORAGGIO E DELL’ACCOMODAMENTO: si riferisce a una scorciatoia mentale con cui le persone utilizzano un numero o un valore come punto di partenza, precisando la loro risposta rispetto a esso. Viene impiegata nei casi in cui dobbiamo esprimere un giudizio su un tema specifico Quando si generalizza partendo da un campione di informazioni per arrivare alla sua totalità, viene messo in atto il campionamento tendenzioso: le nostre esperienze fungono da ancoraggio per le nostre generalizzazioni, e spesso il nostro accomodamento rimane inadeguato perfino quando sappiamo che sono atipiche o non correte. L’euristica è un mezzo estremamente utile che porta spesso a un giudizio accurato, anche se a volte può essere utilizzata male e causare diversi problemi.  Comprendere come la cultura influenza il pensiero sociale. Sebbene tutti usino degli schemi per comprendere il mondo, il loro contenuto viene influenzato dalla cultura in cui si vive. Infatti, la cultura esercita un’influenza sulla cognizione sociale. Nisbett ha scoperto che le persone cresciute in una cultura occidentale tendono ad avere uno stile di pensiero analitico, un tipo di pensiero che si concentra sulle proprietà degli oggetti senza considerare il contesto circostante. Le persone cresciute in una cultura dell’Estremo Oriente tendono ad avere invece uno stile di pensiero olistico, in cui ci si concentra sul contesto generale e sui modi in cui gli oggetti sono collegati fra loro. Nisbett afferma che le differenze tra i due approcci sono radicate nelle differenti tradizioni filosofiche. Il pensiero orientale si è modellato sulle idee di confucianesimo, taoismo e buddismo, le quali sottolineano la connessione e la relatività di tutte le cose. Il pensiero occidentale trova la sua radice in Platone e Aristotele, concentrati sulle leggi che governano gli oggetti indipendentemente dal loro contesto. Tuttavia, alcune ricerche fanno pensare che i diversi stili di pensiero possano anche derivare dalle differenze radicate nei diversi ambienti culturali. Le persone di ogni cultura sono capaci di pensare in maniera olistica o analitica, ma l’ambiente in cui vivono e che è stato reso oggetto di priming, stimola l’attivazione di uno dei due stili.  Saper descrivere gli svantaggi del pensiero controllato e i modi in cui si può migliorare la sua efficacia. Il pensiero controllato è un pensiero conscio, intenzionale, volontario, che richiede sforzi e che si può attivare rispetto a una cosa per volta. Wegner ha dimostrato che vi può essere una disconnessione tra la consapevolezza che abbiamo di decidere noi le azioni da compiere e l’influenza, invece, che subiamo nel metterle in pratica. A volte, infatti, sopravvalutiamo o sottovalutiamo il controllo che abbiamo sulle nostre azioni. Tuttavia, più le persone credono nel libero arbitrio, più tendono ad aiutare gli altri ed evitano di compiere azioni immorali. Una forma di pensiero controllato è il pensiero controfattuale, il quale ci porta a ragionare su cosa sarebbe potuto succedere se le cose fossero andate diversamente, influenzando enormemente le nostre reazioni emotive agli eventi. Il pensiero controfattuale è conscio e richiede sforzi: siamo ossessionati da un evento passato e questo spesso richiede così tante energie mentali che non riusciamo a pensare ad altro. Tuttavia, non è sempre intenzionale o volont...


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