Canto X paradiso Divina Commedia PDF

Title Canto X paradiso Divina Commedia
Course Letteratura italiana 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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appunti del professor Davide Canfora del canto X del Paradiso...


Description

CANTO X Nel Paradiso è presente una luce sovraumana che non è sostenibile dall'occhio dei viventi, luce che non ha parole per essere descritta. Il canto X comincia con un'esaltazione al lettore che occupa i primi 27 versi versi. Il numero 27 risulta come la costruzione di un segmento di canto che di cui 9 è il numero di Beatrice e 3 è la trinità. Durante il suo cammino in Paradiso, Dante ha alcune incomprensioni che scioglierà solamente nell'ultimo canto nel momento in cui ha la visione di Dio. Il canto si apre con una perifrasi di Dio “lo primo e inaffabile Valore” che trasforma l'atto in potenza, ovvero “per mente e per loco”. Nel verso 13 Dante si riferisce all'eclittica su cui sono collocati i pianeti che è inclinata. Quindi “l'obliquo cerchio” è una perifrasi che sta ad indicare lo Zodiaco, la quale inclinazione è responsabile del ciclo delle stagioni e quindi è anche responsabile della vita sulla Terra. Secondo il culto del sole del Neoplatonismo, il Sole è una divinità considerato fonte della Sapienza e dispensatore di prosperità e vita. Nel verso 31 possiamo notare come Dante e la sua epoca vedano il Sole che gira intorno alla terra e non viceversa, perciò afferma che sta facendo il suo giro naturale. A questo punto si può affermare che Dante si trova all'interno del Cielo del Sole. Leopardi nel 1820 scrive “tua vita era allor con gli astri e il mare” nella canzone Ad Angelo Mai. In questa frase possiamo osservare come Leopardi si identifica con gli astri ed il mare, divenendo un'unica cosa con l'elemento naturale. Bisogna precisare che quando Dante e Beatrice arrivano nel cielo non è presente una spiritualità e anche il pensiero secondo Dante è un passaggio spirituale. In questo canto il tema dominante è quello del Sole che porta Dante a non poter dire ciò che vede (cosa che poi accadrà quando raggiungerà l'estasi nell'ultimo canto). Specialmente a partire da questo momento la luce presente va oltre le capacità umane. In Dante il “parere” presente al verso 42 con tutti i suoi derivati è un verbo che indica ciò che si manifesta con la forza. Questo verbo non corrisponde al nostro italiano parere nel senso di opinione, ma si tratta di uno slittamento semantico che si produce tra il 400 e il 500 con Ludovico Ariosto. Per esempio “tanto gentile e tanto onesta pare” fa parte del campo semantico precedente al 400. significa “si presenta come gentile e onesta”. Secondo Luigi Pulci nel 400 al verso 43 sono presenti un aspetto intuitivo, uno di mestiere e uno di consuetudine per annunciare una poetica che non ha parole per essere descritta poiché il linguaggio umano è troppo inferiore rispetto all'elevatezza della materia. Il termine fantasia del verso 49 si riferisce alla capacità intellettiva. Questo termine verrà utilizzato anche nell'ultimo canto quando avviene l'estasi. Quello del dimenticare la donna con un altro pensiero è visto come un'immagine erotica e stilnovistica. Ma in realtà non è una visione del tutto idonea poiché l'amore per Beatrice è come l'amore per Dio, perciò Dante distoglie il pensiero da Beatrice dedicandosi a Dio. Beatrice infatti rappresenta la teologia, quindi non può dispiacersi del fatto che Dante si sia dimenticato di lei, piuttosto se ne compiace. È utile precisare che Beatrice si sia ricongiunta a Dio in una perfezione assoluta che si divide nella diversificata dal mondo. Dentro Dio c'è tutto poiché è unità. Nel Medioevo il termine quaderno era sinonimo di fascicolo. Il fascicolo era composto da 4 fogli piegati a produrre 16 facciate (questo era solo un tipo di fascicolo). Quindi si intende che l'universo è fatto da fascicoli. A proposito di ciò per Dante la rilegatura del libro è l'amore, quando i libri erano rilegati con i fili e avevano una straordinaria tenuta. Naturalmente si parla di amore spirituale. Nel verso 79 gli spiriti appaiono a Dante come donne che si fermano in silenzio nell'attesa che la musica ricominci. Una di queste anime è San Tommaso dAcquino (impegna uno spazio considerevole del Paradiso nel

X, XI, XII e XIII canto del Paradiso). Tommaso è un'autorità somma dal punto di vista teologico. Ma Dante nella sua opera gli fa pronunciare parole che nella realtà Tommaso non avrebbe mai detto (vedi libro Santagata). Al verso 82 osserviamo l'uso di “Quando” in enjambement, uso che nel corso della Divina Commedia si trova solo 3 volte: nel canto di Ulisse di cui ne è un richiamo esplicito. Quando bisogna parafrasarlo con poiché. Immagine speculare del canto di Ulisse. Nel verso 89 si nomina la libertà intesa come grazia divina che da il libero arbitrio. Ad una creatura salita fino in cielo bisogna dire ciò che vuole sapere. Tommaso dice a Dante chi èm presente nel Cielo del Sole. Osservabile la ritrosia di Ulisse e Diomede contrapposti a quella di Tommaso. (nella simmetria Dantesca i canti con lo stesso numero toccano gli stessi temi. Canto X cavalcanti). Ora parte un elenco di nomi quasi analogo al IV canto dell'inferno in cui si trova un eroe fuori posto, commentatore di Aristotele musulmano. Ci sono presenze controverse. 1. ALBERTO MAGNO, precettore di Tommaso 2. GRAZIANO, docente di teologia a Bologna. Raccolse l'intera legislazione ecclesiastica 3. PIETRO LOMBARDO, insegnante di teologia a Parigi 4. SALOMONE, 5. DIONIGI AREOPAGITA , autore incline verso una filosofia platonica e non aristotelica. Martire della chiesa 6. PAOLO OROSIO, storico cristiano dell'età Tardo Antica 7. SEVERINO BOEZIO, scrisse la De Consolatione philosophie, decisiva per l'educazione di Dante 8. ISIODORO DI SIVIGLIA 9. BEDA 10. RICCARDO DI SAN VITTORE 11. SIGIERI DI BRABANTE, teologo di Parigi “gravi” del verso 135 fa riferimento sia in latino che in italiano antico a eventi ponderosi. Sigieri, così come Ulisse, arriva alla conoscenza della verità in tarda età. L'espressione usata da Dante ci porterebbe a pensare che lui non sta auspicando la morte, quando in vecchiaia si formano dei pensieri importanti (gravi). Sigieri nel momento in cui viene a conoscere la verità invoca la morte. Esprime pensieri ambigui e non chiari. Nel verso 138 sillogizzò significa che (secondo le teorie di aristotele) la cultura mediavale teologica utilizza dei sillogismi ovvero delle verità. sillogismo=ragionamento deduttivo costituito da una premessa maggiore, una premessa minore e una conclusione derivata necessariamente....


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