Canto 33 paradiso divina commedia liceo PDF

Title Canto 33 paradiso divina commedia liceo
Author Carmen Palazzolo
Course Letteratura Italiana
Institution Liceo Scientifico Statale Leonardo da Vinci
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Summary

ll canto, che ha per unico oggetto la visione di Dio, conclude il racconto di Dante, ma è anche legati all’intensa esperienza spirituale del poeta.
Questo canto conclude sia l’esperienza oltremondana sia l’intero cammino poetico di Dante, congiungendo la beatitudine dell’umano a quella dell’et...


Description

CANTO 33 Il canto, che ha per unico oggetto la visione di Dio, conclude il racconto di Dante, ma è anche legati all’intensa esperienza spirituale del poeta. Questo canto conclude sia l’esperienza oltremondana sia l’intero cammino poetico di Dante, congiungendo la beatitudine dell’umano a quella dell’eterno. È proprio questo lo scopo che Dante si propone, trovare un modo per congiungere la creatura, con i suoi limiti, al suo Creatore. Siamo al vertice del paradiso e dell’intero poema, la poesia assume un tono epico. Preghiera alla vergine (1-21) Quest’ultimo canto si apre con una preghiera rivolta a Maria, la suprema figura femminile cui Dio ha affidato il mutamento del mondo. La preghiera è proferita da San Bernardo e come ogni preghiera si può dividere in due parti: Nella prima troviamo la lode della vergine e delle sue qualità, seguita poi da una parte dove Bernardo prega la Vergine di assistere Dante nella sua salvezza. L’apertura del canto è straordinariamente potente e si articola che intorno ad alcune forti antitesi, tutte impostate sulla figura della Vergine. 1 antitesi: Maria, madre e figlia di suo figlio, in quanto come creatura è figlia di Dio e come madre del Cristo è madre di Dio. = Si riferisce al fatto che, come narrato nei vangeli, Maria generò Gesù cristo per opera dello spirito santo, per cui la giovane donna è al tempo stesso una vergine e una madre. È detta anche “figlia del tuo figlio” in quanto è figlia di Dio come tutti gli esseri umani. 2 antitesi: Maria, creatura umile e insieme la più sta rispetto a qualunque altra donna. = si riferisce alla semplice umiltà di Maria che la rende benedetta e più alta rispetto a qualcuna altra donna, come affermato anche nell’annunciazione. 3 antitesi: Maria, dimensione temporale, in quanto donna che vive nel mondo, ma allo stesso tempo eterna, in quanto scelta per generare il Figlio di Dio. = Con queste parole San Bernardo eleva la sua evocazione alla beata: si ha un incontro del tutto straordinario del concetto di eternità con quello di tempo. Maria rappresenta l’unione tra umano e divino, sia in cielo che in terra, dove trionfa sia come Regina che come Madre e può rinnovare solo lei questa impossibile sintesi, solo lei può rappresentare la mediazione. “Nel tuo grembo si riaccese l’amore tra l’uomo e il suo creatore, che era finito con il peccato commesso da Adamo” = Proprio il calore di questo amore ha permesso di far germogliare in paradiso la divina rosa dei beati. In questo passo Dante propone un’analogia tra il fiorire del Cristo nel seno della vergine e il fiorire dei beati nella rosa celeste. Maria è per i beati come il sole di mezzogiorno che risplende con più energia ravvivando in loro l’amore e la carità, allo stesso tempo per gli uomini è come una fonte viva che rafforza la speranza di salvezza. La sua bontà non solo soccorre chi chiede aiuto, ma molte volte anche chi non chiede, quindi donandosi generosamente. È proprio questo il carattere del vero amore, della carità più profonda, il cogliere il bisogno dell’altro e donarlo. Richiesta che Dante possa giungere a Dio (22-27) Il santo adesso introduce nella sua preghiera un’ulteriore richiesta d’aiuto per Dante, colui che provenendo dall’abisso più profondo dell’universo ha incontrato le anime dei defunti una ad una. La supplica consiste nel concedere, per grazia, tanta virtù affinché il poeta possa innalzare gli occhi così in alto da trovare la sua beatitudine, la sua salvezza, Dio.

Richiesta che Dante possa mantenere la sua beatitudine (28-39) Bernardo aggiunge che nessuno in terra aveva mai desiderato così ardentemente di vedere l’essere supremo, nessuno tranne Dante. Il santo invoca Maria affinché faccia svanire dallo sguardo di Dante le ombre della sua condizione mortale, che lo disponga in una condizione di beatitudine, in modo che Dio, infinito luogo dell’amore, possa rivelarsi a lui in tutto il suo splendore. Ulteriormente prega anche che aiuti il Poeta a conservare, per il tempo che avrà da vivere, dopo un’esperienza così sublime, tutti i suoi affetti, e che non si lasci più trarre in inganno. In poche parole ciò che vuole esprimere è che, la beatitudine di cui Dante avrà esperienza non dovrà essere un evento destinato ad esaurirsi, ma anzi dovrà informare l’intera esistenza al momento del ritorno tra gli uomini.

Sintesi (40-141) Gli occhi della Vergine, fissi sul Santo, dimostrano che la sua supplica è stata accolta. Poi si volgono verso la luce eterna di Dio. San Bernardo, prima di scomparire, invita, sorridendo, Dante a guardare verso l’alto. Ma ormai il pellegrino non ha più bisogno di nessun incoraggiamento: il suo animo è pronto alla contemplazione divina. Dopo aver affermato che egli non ricorda quasi nulla della visione ricevuta, il Poeta rivela di aver visto l’essenza divina come una luce intensissima. Nel profondo di questa luce tutto ciò che è sparso e diviso nell’universo, appare fuso in mirabile unità, legato ad un vincolo d’amore. Dante, pur riconoscendo che le sue parole sono insufficienti ad esprimere quanto egli, in un solo attimo, ha potuto contemplare, descrive il momento in cui i suoi occhi videro, sotto forma di tre cerchi di uguale dimensione, ma di colore diverso, il mistero della Trinità. A questo punto la mente del Poeta, giunta alla soglia del mistero più grande, e incapace, quindi, di proseguire con le sole sue forze, viene illuminata dalla grazia divina, che le concede l’intuizione del mistero dell’incarnazione. L’amor che move il sole e l’altre stelle (142-145) Alla fantasia di Dante vengono a mancare le forze, ma Dio, che è l’amore per cui si muovono il sole e le altre stelle, volge ormai il suo desiderio e la sua volontà di raggiungere il bene, come una ruota che gira con moto uniforme. La ruota è quella che indica nell’uomo il movimento volto dell’amore, ormai salvato dal peccato, non può più subire dagli ingannevoli istinti terreni. Il paradiso finisce con la parola stelle, come anche era stato per l’Inferno e il Purgatorio, e le stelle sono (per l’anima immortale liberata dal corpo) la meta ultima del viaggio....


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