Capitolo 3 – Processi interattivi e relazionali nella famiglia PDF

Title Capitolo 3 – Processi interattivi e relazionali nella famiglia
Author Valentina Tocci
Course Psicologia della famiglia
Institution Università Pontificia Salesiana
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Capitolo 3 – Processi interattivi e relazionali nella famiglia 1. La famiglia come sistema Studiare la famiglia in una prospettiva teorica sistemica ha contribuito a comprendere meglio le dinamiche familiari. Secondo tale prospettiva la famiglia è un sistema aperto in interazione con l’ambiente. In quanto sistema aperto la famiglia ha alcune proprietà quali: 

Totalità e non sommatività: tutti i membri di una famiglia sono in relazione tra di loro in modo che il cambiamento di uno di questi comporti una perturbazione per gli altri e per l’intera famiglia (totalità); la famiglia non è costituita dalla somma dei suoi membri ma dalla loro interazione, “il tutto è più della somma delle parti” (non-sommatività).



Causalità circolare : all’interno di una famiglia l’azione di un individuo provoca ed è a sua volta l’effetto o la reazione ad un’altra azione, in un complesso e costante processo di influenzamento reciproco. I problemi sono sempre problemi relazionali.



Equifinalità: le condizioni iniziali del sistema non determinano rigidamente il suo stato finale e viceversa. Così famiglie in condizioni differenti possono giungere a comportamenti simili o il contrario.



Omeostasi: indica la tendenza della famiglia a mantenere la sua coesione, la sua stabilità e la sua sicurezza all’interno del contesto socioculturale, attraverso meccanismi di retroazione negativa. Questa tendenza è funzionale quando permette alla famiglia di fronteggiare eventi critici mantenendo costante la propria identità.



Morfogenesi : indica la capacità della famiglia di produrre cambiamenti organizzativi stabili e profondi (verso gradi di organizzazione superiore). Tale capacità si realizza attraverso meccanismi di retroazione positiva ed è funzionale all’adattamento.

2. La struttura familiare Minuchin (1974) concepisce la famiglia come un sistema con una propria struttura; dove per “struttura familiare” egli intende l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi di interazione tra i membri della famiglia. Tale insieme prende il nome di “modello transazionale” (modello di interazione reciproca). I modelli transazionali che si stabiliscono tra i membri della famiglia sono pressoché costanti, definiscono la loro relazione e regolano i comportamenti; essi servono al sistema familiare per mantenere la propria identità e opporre resistenza al cambiamento (l’estrema rigidità è negativa). Osservando le transazioni tra i familiari è possibile tracciare la mappa della struttura familiare indicando sottosistemi, gerarchie e confini. 2.1 I sottosistemi All’interno del sistema famiglia esistono diversi sottosistemi con precise funzioni e caratteristiche: il sottosistema coppia (i coniugi); il sottosistema genitoriale; il sottosistema dei fratelli.



Sottosistema coppia: è formato da due adulti (di sesso diverso) che si uniscono con l’intento di formare una famiglia; il buon funzionamento della coppia serve ai figli che apprendono un modello di interazione uomo-donna positivo. Dipende dalla capacità dei partner di stabilire un rapporto complementare, di reciproco accomodamento e sostegno, e di proteggersi dalle interferenze esterne.



Sottosistema genitoriale : si costituisce dalla nascita del primo figlio; ha la funzione di guidare e allevare i figli nelle diverse età, cui corrispondono alcuni compiti principali, dai compiti di nutrimento a quelli di guida e controllo.



Sottosistema fratelli: è costituito dai figli legati da una relazione orizzontale di fratellanza; la difesa dei confini di questa relazione serve ad accrescere la propria autonomia e differenziazione e rappresenta uno spazio di sperimentazione sociale.

2.2 Gerarchia e confini La gerarchia, presente in ogni struttura familiare, nasce dalla differenziazione delle funzioni e dal riconoscimento reciproco delle competenze personali nel funzionamento familiare. Una solida gerarchia generazionale è importante per un buon funzionamento dl sistema familiare. I confini sono delle regole che delimitano i vari sottosistemi familiari e che hanno la funzione in primo luogo di definire chi e come partecipa a un determinato sistema e in secondo luogo di differenziare i sistemi rispetto a funzioni e ruoli. L’esistenza di confini chiari è importante per un buon funzionamento familiare; i problemi legati ai confini sono da leggere in un’ottica di causalità circolare. I confini possono essere posti lungo un continuum che può essere così rappresentato:   

Confine rigido Confine chiaro Confine diffuso

2.3 Le tipologie strutturali della famiglia Secondo Minuchin la chiarezza dei confini costituisce uno dei parametri per valutare il buon funzionamento di una famiglia, in base ad esso l’autore definisce tre tipi di famiglia. 

Famiglia funzionale In questo tipo di famiglie i confini tra i sottosistemi sono chiari, quindi non ci sono interferenze, ma è possibile lo scambio. Le informazioni trasmesse sono adeguate e pertinenti rispetto al tipo di relazione e alla fase della vita.



Famiglia invischiata In questo tipo di famiglia i confini sono molto diffusi e non esiste una differenziazione chiara fra i sottosistemi. I legami fra i membri sono molto stretti e c’è un’alta condivisione di informazioni e di emozioni, dunque gli individui faticano a percepirsi come differenziati rispetto agli altri e alla famiglia nel suo insieme. Negli studi di Minuchin, in particolare sulla famiglia psicosomatica, gli aspetti che sono emersi sono: 1 – invischiamento (estrema vicinanza e intimità); 2 – iperprotettività; 3 – rigidità (sforzo per non cambiare i modelli transazionali); 4 – evitamento del conflitto.



Famiglia disimpegnata In questo tipo di famiglia i confini sono molto rigidi e, di conseguenza, i sottosistemi eccessivamente separati fra loro, al punto da rendere molto difficile lo scambio emotivo e di informazioni. L’autonomia degli individui è solo esibita e non è successiva ad una necessaria esperienza di dipendenza. In questo caso, Minuchin studia in particolare le famiglie di bassa classe sociale con un figlio delinquente (forti liti e comportamenti devianti volti ad attirare l’attenzione).

2.4 Gli schieramenti Un altro elemento che definisce la struttura familiare riguarda gli schieramenti, ossia come le persone si pongono rispetto agli altri familiari in occasione di un conflitto. Minuchin descrive tre modalità inadeguate che nel tempo possono cristallizzarsi (triade rigida). 

Coalizione : due o più persone creano un rapporto di solidarietà con il fine di andare contro una terza persona (  alleanza); comporta confini diffusi e trasmissione di informazioni non adeguate.



Triangolazione: due o più persone in conflitto fra loro coinvolgono una terza persona affinché si schieri dalla propria parte; la modalità interattiva è disfunzionale, le informazioni non adeguate né pertinenti. Esempio: i coniugi in conflitto e il figlio.



Deviazione: due persone in conflitto tra loro lo indirizzano su una terza persona. Esempio: le tensioni coniugali deviate sul figlio.

3. Modelli di funzionamento familiare Negli anni ottanta gli studi sulla famiglia sono finalizzati alla creazione di modelli di funzionamento familiare e alla definizione del funzionamento ottimale della famiglia “normale” (non patologica). Walsh (1993) elabora una sintesi in cui riporta gli elementi di base del funzionamento familiare ottimale, sulla base delle convergenze emerse dagli studi e dalla pratica clinica. Tali elementi sono: 1. connessione e impegno dei membri della famiglia (concepita come un’unità di cura e di sostegno); 2. rispetto per le differenze individuali, per l’autonomia e per i bisogni di ognuno; 3. relazioni di coppia caratterizzate da rispetto e sostegno reciproci e da condivisione di potere e responsabilità; 4. autorità genitoriale e responsabile, con potere esecutivo, a favore della cura, della protezione e della socializzazione dei figli; 5. stabilità organizzativa, con chiarezza, coerenza e prevedibilità delle interazioni; 6. adattabilità intesa come capacità di fronteggiare efficacemente lo stress e le sfide normative e non; 7. comunicazione aperta, caratterizzata da regole e aspettative chiare, interazioni soddisfacenti, espressioni emotive e empatia; 8. processi efficaci di problem solving e di risoluzione dei conflitti 9. sistema di credenze condivise che rende possibile la fiducia reciproca e il contatto con le altre generazioni, con i valori etici e con la comunità;

10. risorse adeguate per una sicurezza economica e supporto psicosociale. 3.1 Il modello circonflesso di Olson Il modello di funzionamento familiare di Olson è un modello dinamico che comprende tre dimensioni: la coesione, la flessibilità (o adattabilità) e la comunicazione. L’intreccio e le combinazioni di tali dimensioni vanno a definire sedici tipologie di famiglia.

Bassa

COESIONEAlta

Alta 6

2

3

13

14

8

9

15

16

10

11

12

Strutturata Flessibile

7

4

Rigida

F L E S S I B I L I T À

Bassa

5

Caotica

1

DisimpegnataSeparata Connessa Invischiata



La comunicazione familiare è intesa come modalità di interazione tra i membri della famiglia. Essa può essere positiva (ascolto empatico, scambio, apertura, chiarezza, rispetto e attenzione) e favorire buoni livelli di coesione e flessibilità; oppure negativa (chiusura, confusione, mancanza di rispetto e attenzione) e ridurre le possibilità di coesione e flessibilità.



La coesione è riferita al legame emotivo esistente tra i membri della famiglia, indica quindi la vicinanza/lontananza cognitiva e affettiva tra loro. La dimensione della coesione è rappresentata sull’asse orizzontale e prevede quattro gradi (da bassa ad alta coesione): disimpegno, separatezza, connessione e invischiamento.



L’adattabilità o flessibilità familiare si riferisce alla capacità della famiglia di modificare la struttura, i ruoli e le regole relazionali per superare i compiti evolutivi o per fronteggiare particolari eventi. La dimensione della flessibilità è rappresentata sull’asse verticale e prevede quattro gradi (da bassa ad alta flessibilità): rigido, strutturato, flessibile e caotico.

Le sedici tipologie di famiglia individuate da Olson sono: Famiglie estreme

Incrocio di modelli estremi di coesione e di flessibilità. Tipologie di famiglia disfunzionali.

Famiglie intermedie

Incrocio del polo negativo di una dimensione con il polo positivo dell’altra. Tipologie di famiglia intermedie, hanno difficoltà di funzionamento ma non gravi come nelle famiglie estreme.

Famiglie bilanciate

Incrocio di modelli bilanciati di coesione e di flessibilità. Tipologie di famiglia funzionali.

1. caoticamente disimpegnata 2. caoticamente invischiata 3. rigidamente disimpegnata 4. rigidamente invischiata 5. caoticamente separata 6. caoticamente connessa 7. flessibilmente disimpegnata 8. flessibilmente invischiata 9. strutturalmente disimpegnata 10. strutturalmente invischiata 11. rigidamente separata 12. rigidamente connessa 13. flessibilmente separata 14. flessibilmente connessa 15. strutturalmente separata 16. strutturalmente connessa

Scheda 4 – Barnes e Olson: PACS, Scala di comunicazione genitori-adolescenti (pag. 68) 3.2 Il modello di Beavers Il modello di Beavers è un modello dinamico che prevede due dimensioni: la dimensione stilistica e la dimensione della competenza familiare. Dall’incrocio di queste dimensioni è possibile individuare nove tipologie di famiglia. Poiché Beavers afferma che una famiglia può collocarsi in tipologie diverse in momenti diversi del proprio sviluppo, è possibile definire il modello di questo autore come un metodo di classificazione delle relazioni familiari piuttosto che delle tipologie familiari.



La dimensione stilistica è rappresentata sull’asse verticale e si definisce su un continuum ai cui estremi ci sono stili familiari centripeti e centrifughi. Le famiglie centripete sono lontane dal contesto sociale e le soddisfazioni relazionali si ottengono al loro interno; le famiglie centrifughe hanno legami vicini all’ambiente e alla comunità che sono le principali fonti di soddisfazione. Tra i due estremi si trovano le famiglie miste che sono in equilibrio tra la difesa dei propri confini e il mantenimento delle relazioni con l’ambiente.



La dimensione della competenza si riferisce alla capacità della famiglia di “adattare flessibilmente” la propria organizzazione in base alle esigenze che si presentano. I fattori legati a questa dimensione sono: chiarezza, partecipazione della leadership, definizione dei confini, capacità di negoziare i conflitti, comunicazione aperta, intimità, autonomia.

Ottimali

Negoziazioni efficaci, rispetto per le scelte individuali e tolleranza dell’ambivalenza. Calore, intimità e umorismo.

Adeguate

Confini relativamente chiari; negoziazione presente ma con maggiori difficoltà; riluttanza nel tollerare l’ambivalenza. Periodi di calore e intimità alternati a lotta per il controllo. Centripete

Intermedie

Centrifughe Miste

Centripete

Famiglie Borderline Centrifughe

Centripete

Gravemente disfunzionali Centrifughe

Comunicazione relativamente chiara, tendenza costante al controllo (amare=controllare). Distanza, rabbia, ansia o depressione, quest’ultima è il modo in cui si gestisce l’ambivalenza. Possono presentarsi disturbi sia nei figli sia nei genitori. Manifestazione del caos a livello verbale. Disturbi depressivi, Tentativi di controllo caotici o dell’alimentazione e tirannici; confini deboli o ossessivi. rigidi; distanza e depressione; accessi di rabbia. Manifestazioni di collera più aperte. Disturbi di personalità borderline.

Confini deboli, comunicazione confusa, mancanza di interessi condivisi, processi familiari stereotipati, disperazione, cinismo, negazione delle ambivalenze.

Confini esterni impermeabili. Compromissione dello sviluppo emotivo e patologie psichiatriche. Confini esterni molto permeabili. Disturbi antisociali.

4. Processi comunicativi in famiglia Con la “pragmatica della comunicazione” il gruppo di Palo Alto ha rivolto l’attenzione allo studio degli effetti pratici della comunicazione all’interno della famiglia. Secondo questi autori la comunicazione si articola su due livelli, interagenti fra loro: quello denotativo (contenuto e contesto letterale) e quello metacomunicativo (contesto in cui avviene la comunicazione). In quest’ottica, osservando la comunicazione è possibile comprendere il tipo di rapporto esistente tra gli interlocutori. 4.1 Gli assiomi della comunicazione La comunicazione in generale può essere definita come l’azione di mettere in comune, trasferire o trasmettere, attraverso dei canali comunicativi e dei codici condivisi, dei messaggi (segnali) che portano a una reciproca conoscenza. La comunicazione umana è un evento intersoggettivo che si realizza attraverso lo scambio di messaggi impliciti ed espliciti tra due o più persone, anche quando non c’è un intento comunicativo consapevole. La comunicazione interpersonale è lo scambio tra due o più entità di un messaggio, con la presenza di un feeddback. È un evento intersoggettivo che comprende lo scambio di messaggi espliciti ed impliciti e si realizza anche quando non vi è consapevolezza o uno scopo

precostituito. La comunicazione è influenzata dall’età, il sesso, la classe sociale, la professione e la personalità e contiene due aspetti: 1- cognitivo (il contenuto); 2- conativo (l’intenzione).

I cinque assiomi della comunicazione (proposti da Watzlawick, Beavin e Jackson) sono: 1. Non si può non comunicare: ogni comportamento che si realizza in un contesto interpersonale è comunicativo; 2. La comunicazione umana ha in sé un aspetto di contenuto e uno di relazione: il primo ha la funzione di trasmettere il messaggio, il secondo di definire come deve essere compreso il messaggio e la relazione tra gli interlocutori (meta-comunicazione); 3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione, ossia dall’organizzazione degli eventi comunicativi e comportamentali secondo il proprio punto di vista: gli interlocutori definiscono così diversi ruoli per sé e per gli altri; acquisire nuove punteggiature è spesso una finalità della psicoterapia familiare; 4. Si comunica sia con il modulo numerico (parole, convenzione semantica, ossia aspetti verbali e contenutistici) che con il modulo analogico (linguaggio non verbale, riguarda la dimensione della relazione); 5. Gli scambi comunicativi sono simmetrici (uguaglianza  i comportamenti tendono ad essere rispecchiati, emulazione, rivalità) e/o complementari (differenza  posizioni diverse fra i due partner che si completano vicendevolmente, one-up e one-down). 4.2 La comunicazione disfunzionale e patologica Le principali modalità disfunzionali di comunicazione, correlate con ciascuno degli assiomi, sono: la squalifica, la disconferma, i problemi di punteggiatura, le difficoltà di decodificazione, l’escalation simmetrica e la complementarietà rigida. 4.2.1 La squalifica (primo assioma) La squalifica è un artificio comunicativo che corrisponde a una comunicazione, successiva o contemporanea a un messaggio, la quale ne riduce o annulla il valore. Ad essa si ricorre frequentemente nelle situazioni in cui si è costretti a comunicare ma si preferisce non essere chiari ed espliciti. Questa modalità ha valenza positiva quando è usata occasionalmente e permette di modulare alcuni sentimenti negativi (in questo caso costituisce un implicito riconoscimento del valore dell’altro); il problema sorge quando squalificare diventa il modello interattivo prevalente. Alcuni esempi di squalifica sono: lo sproloquio senza senso, il cambiare argomento, le frasi ermetiche, etc. 4.2.2 La disconferma (secondo assioma) Ogni evento comunicativo contribuisce alla definizione della relazione fra i due interlocutori, le possibilità per i comunicanti sono tre: la conferma, il rifiuto e la disconferma. La conferma della definizione di relazione proposta dall’interlocutore ha una funzione di sostegno e strutturante, favorisce lo sviluppo e la stabilità mentale e la consapevolezza di sé. Il rifiuto, sebbene frustrante per l’emittente, comporta un reciproco riconoscimento e non è quindi disfunzionale. La disconferma costituisce la situazione maggiormente disfunzionale e patogena, in essa, infatti, si adotta un comportamento sfuggente e si trasmette il messaggio “per me tu non esisti”, compromettendo il senso del sé dell’interlocutore. La disconferma totale è gravemente patogena ma rara, più frequente è quella parziale (non riconoscimento di alcuni aspetti dell’altro) che ha effetti molto negativi solo quando è precoce e continua.

4.2.3 I problemi di punteggiatura (terzo assioma) I problemi di punteggiatura sorgono quando tra gli interlocutori si instaura un “gioco senza fine”, in cui ognuno punteggia il discorso in modo da addossare all’altro tutte le colpe e tende a mantenere rigidamente la propria posizione. Un altro fenomeno disfunzionale nella punteggiatura è quello della “profezia che si autodetermina”, in questo caso una persona è talmente convinta di un tipo di punteggiatura da causare la situazione ipotizzata, si crede di reagire agli atteggiamenti degli altri e non di provocarli, confondendo causa ed effetto. 4.2.4 Le difficoltà di decodificazione (quarto assioma) Le difficoltà in questo caso riguardano la traduzione del messaggio analogico in numerico. La comunicazione...


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