Carlo Goldoni - Riassunto della vita e opera dell\'autore dal testo di Giulio Ferroni. PDF

Title Carlo Goldoni - Riassunto della vita e opera dell\'autore dal testo di Giulio Ferroni.
Author j'adore Chanel
Course Letteratura italiana
Institution Università della Calabria
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Riassunto della vita e opera dell'autore dal testo di Giulio Ferroni....


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Carlo Goldoni Vita Nacque a Venezia nel 1707 da una famiglia di condizioni borghese. Seguì il padre a Perugia e intraprese i primi studi presso i Gesuiti. Frequentò l’università di Legge a Pavia, ma fu cacciato. La morte del padre nel 1731, lo misi dinanzi alla necessità di provvedere alla madre e così terminò gli studi di legge e si avviò alla carriera di avvocato. Nel frattempo aveva preso corpo quella prepotente vocazione teatrale. A Verona incontra Giuseppe Imer e grazie a lui ottiene l’incarico di scrivere testi per il teatro. Dalla sua attività di scrittore non ricavava ancora da vivere e nel 1753 dovette fuggire da Venezia per i debiti e si stabilì a Pisa, dove riprese la professione forense ed entrò nella locale “colonia” dell’Arcadia. Successivamente ottenne un incarico e divenne scrittore di teatro per professione. Goldoni non scriveva solo per un pubblico di letterati, bensì per il mercato. Il teatro è un impresa commerciale al quale si accede pagando e ne traggono beneficio il proprietario della sala e il capocomico, quindi scrivere commedie significa obbedire alle leggi del mercato. Goldoni lavorò per la compagnia MEDEBAC, che recitava a Sant’Angelo, scrivendo un numero elevato di commedie; poi vi entra in attrito e passa al teatro San Luca. Morì nel febbraio 1739.

La visione del mondo: Goldoni e l’Illuminismo Motivi illuministici in Goldoni Goldoni ha fortissimo il senso della socialità, dei rapporti che legano gli uomini in una collettività. Tutto ciò che può compromette questo sereno e produttivo vivere sociale, come l’ipocrisia e la menzogna, è respinto da lui in quanto dannoso e riprovevole. La centralità della figura dell’umo dabbene, del cittadino onorato, leale, onesto, attivo è legata alla fiducia in una convivenza umana libera, aperta, ispirata agli ideali della ragione e della natura. Di qui nasce l’empatia per la superbia e la prepotenza dei nobili, per la loro ostentazione vacua dei titoli. Questa borghese

antipatia per il privilegio porta Goldoni a vagheggiare un’uguaglianza primitiva degli uomini, al di là delle gerarchie sociali stabilite. La mentalità di Goldoni è prudentemente riformatrice: lo scrittore rispetta l’ordine gerarchico delle classi e auspica una tranquilla convivenza tra i vari ceti, ciascuno con le sue virtù e la sua funzione nel corpo sociale. Per questo Goldoni ammira le società mercantili del Nord, dove i borghesi partecipano alla vita politica accanto ai nobili, e le idoleggia come sede di tutte le virtù morali e civili. Si afferma un nuovo tipo di eroe che si distingue per l’onestà e non più come l’eroe classico, che si distingueva per le virtù di guerra. La città è la sede delle più varie attività, dei traffici, degli scambi, della civile e garbata conversazione, ma anche dei momenti di divertimento e di gioia. Questa visione ispirata ad un’aperta socievolezza induce Goldoni a vedere negativamente ogni chiusura retriva; per questo in commedie come I Rusteghi o il Sior Todero brontolon, presenta in luce critica i padri di famiglia autoritari che opprimono mogli e figli. Agli occhi di Goldoni tale comportamento è un attentato contro natura e ragione, che esigono che l’individuo possa esprimere liberamente se stesso, al di fuori di ogni vincolo assurdo e insensato.

La riforma della commedia Il declino della commedia dell’arte Nella Commedia dell’Arte gli attori impersonavano le maschere tradizionali, improvvisavano le battute senza seguire un testo scritto, ma solo sulla base di un sommario canovaccio che indicava le azioni dell’intrigo. Nei confronti di questo teatro Goldoni assunse un atteggiamento polemico, i motivi del rifiuto erano: La volgarità buffonesca a cui era scaduta la comicità, la rigidezza stereotipata a cui si erano ridotti i tipi umani rappresentati dalle maschere, la ripetitività della recitazione degli attori, le stesse azioni mimiche e le stesse battute convenzionali e la loro assoluta inverosimiglianza.

Mondo e teatro Nella sua riforma Goldoni non si è ispirato a precettistiche e a modelli libreschi, poiché i due libri su cui ha studiato sono il Mondo e il Teatro, cioè la realtà vissuta e la scena viva, lo spettacolo. Goldoni da un lato vuole produrre testi che piacciono al pubblico, dall’altro egli aspira ad una commedia che sia verisimile, che rifletta realisticamente la società contemporanea.

Dalla maschera al carattere Per questo egli ritiene che non siano più utilizzabili le maschere tradizionali. La sua commedia verisimile, ispirata alla natura, vuole rappresentare dei caratteri colti nella loro individualità, irripetibili e inconfondibili, in tutta la complessità e mutevolezza delle loro sfumature psicologiche e comportamentali, come quelli che agiscono nella realtà vissuta. Le maschere invece costituiscono dei tipi fissi. Goldoni afferma che i caratteri sono in numero finito in quanto al genere, ma sono infiniti nella specie, nel senso che ci sono infiniti modi di essere avari, gelosi, bugiardi etc. La nascita di una commedia realistica, intesa a mettere in scena i caratteri tratti dalla vita vissuta e problemi del costume contemporaneo, è favorita dalla presenza a Venezia di un vasto pubblico borghese, che si compiace al veder rappresentare se stesso, la proprio psicologia, i propri principi etici sul palcoscenico.

Il rapporto tra caratteri e ambienti: la commedia borghese I caratteri goldoniani sono collocati su uno sfondo neutro e astratto. Secondo Goldoni i sentimenti, i vizi, le virtù degli individui assumono una diversa fisionomia a seconda dell’ambiente sociale in cui essi si sono formati e vivono. Si sogliono in genere distinguere nella produzione goldoniana le commedie di carattere, intese a delineare la figura e le commedie d’ambiente, intese a descrivere un particolare settore della vita sociale. Le commedie goldoniane propongono un rapporto più vivo e immediato con la realtà, che viene colta nei suoi aspetti più comuni e quotidiani e resa con un linguaggio agile e colloquiale.

Una riforma graduale Goldoni incontrò ostacoli e difficoltà nel condurre la sua battaglia per la nuova commedia. Innanzitutto con gli attori che erano abituati a recitare all’improvviso e con le maschere e così si trovavano a disagio a imparare a memoria la parte. Anche il pubblico a tutta prima restò sconcertato dalle commedie “realistiche” di Goldoni, in cui non ritrovava più gli intrighi complicati che lo avvincevano, le maschere a cui erano affezionati ed i lazzi che lo divertivano.

L’accrescimento delle parti scritte, l’eliminazione delle maschere e le opposizioni alla riforma Goldoni cominciò con lo stendere per intero solo la parte del protagonista, lasciando all’improvvisazione tradizionale tutto il resto. La prima commedia così strutturata fu Momolo cortesan(1738), più tardi riscritta con il titolo L’uomo di mondo. Solo cinque anni dopo l’autore arrivò a comporre una commedia in cui tutte le parti erano scritte, La donna di Garbo. Esemplare fu la trasformazione subita da Pantalone, che assume i tratti del mercante veneziano. In tal modo il pubblico era rassicurato dal trovarsi di fronte la maschera ben nota e amata e poteva assimilare senza scosse i nuovi contenuti che la commedia veicolava. Al termine di questo processo di mutazione anche le maschere vennero eliminate e sulla scena si trovarono solo personaggi individuali. La riforma del pubblico si abituò a vedere rappresentati in scena aspetti e problemi della sua vita quotidiana. Il pubblico borghese ritrovava in questi spettacoli i propri valori e la propria concezione della vita, fondata sulla ragione, sul buon senso, sulla fedeltà della natura e ciò veniva a costituire uno stimolo per lo scrittore: proprio lo scrivere per questo pubblico induceva Goldoni ad approfondire certe tendenze stilistiche, ad affrontare certe questioni di costume. La Repubblica di Venezia si chiudeva sempre più gelosamente a difendere l’assetto vigente, guardando con sospetto ogni fermento innovatore e ogni spunto critico. Per questo, se Goldoni voleva rappresentare criticamente in scena i vizi della nobiltà, era costretto ad ambientare le sue commedie in altre città, Firenze, Napoli, Palermo, in

modo da evitare ogni sospetto che le sue critiche potessero indirizzarsi alla nobiltà veneziana.

L’itinerario della commedia goldoniana La prima fase: la celebrazione del mercante In realtà il mondo che di riflette nella commedia goldoniana è la società veneziana contemporanea. Nella prima fase della sua commedia, per tutto il periodo in cui lavorava per la compagnia di Medebac, il mercante veneziano ha un rilievo centrale nei suoi copioni. Il mercante che si presenta sotto la maschera di Pantalone è una figura portatrice di valori: schiettezza, puntualità e rispetto degli impegni e forte attaccamento alla famiglia. In questa celebrazione del mercante si manifesta anche una contrapposizione polemica alla nobiltà, in testi come La putta onorata, La buona moglie, La famiglia dell’antiquario, Il cavaliere e la dama. La nobiltà è colpita dalla critica goldoniana in quanto superba e prepotente, oziosa, dissipatrice e parassitaria, attaccata ai suoi titoli vuoti che non garantiscono il valore autentico dell’individuo. Goldoni accetta le gerarchie sociali esistenti e in questo riflette le posizioni della borghesia veneziana. Gradatamente la macchinosità dell’intreccio scompare, lasciando posto a vicende più lineari, che si adattano con più naturalezza ai casi della realtà quotidiana: nascono così commedie che sembrano “fatte di nulla”, i cui si succedono casi di persone comuni, mosse da sentimenti più usuali, conversazioni della vita familiare di tutti i giorni. La struttura della commedia si fa policentrica, corale. Tutti i personaggi diventano importanti; è questa la fase in cui meglio emerge la volontà goldoniana di costruire un genere serio paragonabile a quello dell’illuminismo europeo.

La seconda fase: incertezze e soluzioni eclettiche La seconda fase della commedia goldoniana, che va dal 1753 al 1758, ed è segnata dal passaggio al teatro San Luca, è più eclettica e incerta e rivela un disorientamento, per certi versi persino un ritorno indietro.

Goldoni trova varie difficoltà: una sala molto più vasta, attori meno noti e meno bravi, le polemiche con i suoi avversari sempre più aspre. Ma la difficoltà più grande è nel pubblico che sembra tornare a preferire il teatro più fantasioso, come le commedie esotiche e avventurose di Chiari e Gozzi. Sono eloquenti già solo i titolo: I puntigli domestici, La donna vendicativa, La donna di seta debole, il vecchio bizzarro, La donna stravagante. In questi personaggi sembrano proiettarsi le sofferenze di Goldoni stesso, colpito in questo periodo da crisi nervose. In questa fase si collocano anche varie commedie di ambiente popolare, Le massere, Il Campiello, Le morbinose. Si tratta di commedie corali, in cui l’azione nasce da esili pretesti, equivoci, chiacchiere, pettegolezzi. Il popolo veneziano è portato in scena sulla base di un’osservazione diretta e attenta dei suoi comportamenti e del suo linguaggio, ed è ritratto con scoperta simpatia per la sua vitalità spontanea.

I testi più maturi Tra il 1759 e 1762 si collocano dei testi più maturi, Goldoni torna con occhio mutato a considerare il suo oggetto di indagine preferita, la borghesia veneziana. Con la perdita dei possedimenti d’oltremare, la Serenissima economicamente entra in crisi e di conseguenza il mercante perde il suo slancio energico. Quelle che erano le virtù della borghesia si trasformano in vizi, il senso dell’economia diventa avarizia. Così dopo aver innalzato, un decennio prima, il suo elogio alla figura del mercante, ora lo guarda con occhio più critico e più severo. Al Pantalone aperto e illuminati, si sostituisce il “rustengo”, chiuso nel proprio ambiente familiare, attaccato al proprio meschino tornaconto, conservatore e lodatore del passato. Con questa figura asociale si scontrano i giovani e le donne, portatori di un’idea più aperta di socialità, che rivendicavano il diritto ad una vita più libera e gioiosa. Esemplari di questa tendenza I Rustenghi, Sior Todero brontolon, due testi impostati proprio su questo conflitto tra donne e giovani da un alto e dall’altro vecchi retrivi. Nella Casa Nova e nella Trilogia della villeggiatura Goldoni punta la sua critica sul difetto opposto alla grettezza del Rusteghi, l’eccesso di ostentazione della borghesia, la smania di apparire ad ogni costo.

Da questo mondo asfittico e opprimente Goldoni sembra voler uscire con la riscoperta del popolo: del 1762 sono le Baruffe chiozzate, in cui rappresenta la vita dei pescatori di Chioggia. Questa rappresentazione della realtà popolare è qualcosa di nuovo nel panorama della letteratura del secolo, impregnata di classicismo aristocratico.

La fase parigina Tra i motivi che spinsero Goldoni ad abbandonare Venezia per trasferirsi a Parigi si aggiunge la sofferenza e la delusione per questo ambiente chiuso e soffocante, non più animato dalla «socievolezza» che per lui era un valore alto. Il congedo da Venezia e dal suo pubblico è costituito da Una delle ultime sere di carnovale, una commedia a chiave autobiografica. Delle amarezze attenderanno Goldoni a Parigi e la necessità di tornare indietro. I testi di questo periodo puntano ad una costruzione calibratissima dell’intreccio; come Il ventaglio. Al carattere lo scrittore torna con Le bourre bienfaisant ma il protagonista è lontano dai rusteghI. Gli anni della vecchiaia sono occupati dalla stesura dei Memores che è un’autobiografia, redatta in francese, che non è proprio la ricostruzione di un’autobiografia, quanto le tappe di una vocazione e di una carriera teatrale. Nel libro Goldoni rievoca anche le vicende della sua gioventù e spiccano anche ritratti di alcuni personaggi. Un’opera autobiografica vengono a comporre anche le prefazioni premessa da Goldoni ai 17 volumi delle Opere, in cui lo scrittore racconta le vicende della sua vita. Queste prefazioni vengono dette Memorie Italiane.

La lingua Opere come le commedie goldoniane che volevano ritrarre la realtà quotidiana, i personaggi e i fatti comuni, che parlavano ad un pubblico vasto composto non solo da letterati, non poteva certo usare una lingua libresca: per rendere il dialogo delle situazioni reali della vita dovevano ricorrere alla lingua della conversazione quotidiana. La lingua di Goldoni rivela consistenti residui dialettali, provenienti non

solo dalla lingua madre dell’autore, il veneziano, ma anche da altre parlate settentrionali.

La Locandiera La Locandiera spicca nell’abbondantissima produzione delle commedie goldoniane, è il suo capolavoro. Ne sono state proposte infinite messe in scena....


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