D. Bennato, Sociologia dei media digitali PDF

Title D. Bennato, Sociologia dei media digitali
Author Simona Scattina
Course Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Institution Università degli Studi di Catania
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D. Bennato, Sociologia dei media digitali...


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Dal broadcasting al socialcasting Con il termine broadcasting si fa riferimento alla modalità di trasmissione detta da uno a molti, in cui c’è una sorgente di comunicazione che diffonde il proprio contenuto ad un pubblico dei media. A dettare la fine delle comunicazioni di massa nasce il narrowcasting, ovvero il passaggio da un sistema tecnologico broadcasting a un sistema pochi a pochi. (per es. la musica pop è un codice broadcast, mentre il jazz è un codice narrowcast). Con l'affermarsi del ruolo di internet, il concetto di narrowcasting associato alla rete viene sostituito con il termine webcasting: si identifica così l'architettura di trasmissione di contenuti tipica del broadcasting attraverso reti digitali. Oggi invece potremmo usare il termine socialcasting: la modalità di trasmissione dei blog, social networks, il suo processo distributivo fa riferimento ad una community di persone che vogliono aumentare la circolazione di un contenuto grazie all' opportunità di condivisione possibili dalle piattaforme tecnologiche.

Audience diffusa DANA BOYD Media Studies Il pubblico: dall'audience ai pubblici-audience Nella storia dell'analisi dei pubblici vi è stato un progressivo cambiamento, inizialmente, con l’approccio usi e gratificazioni, il pubblico era considerato come passivo, con i Cultural Studies il pubblico viene rivalutato. La crescita esponenziale della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa hanno portato ad una concezione dell'audience sempre più balcanizzata, nasce così il concetto di audience diffusa: secondo questa impostazione l’individuo è sempre parte di un’audience. Si crea, quindi, un ambiente in cui chi produce i contenuti è anche chi li consuma, e prende il nome di prosumer. Boyd, studiando le caratteristiche dei pubblici dei social network parla di networked public (pubblici interconnessi). Questa accezione di pubblico gode di diverse proprietà e dinamiche:

Proprietà:

1) persistenza (gli scambi comunicativi online sono automaticamente registrati e archiviati) 2) replicabilità (il contenuto digitale può essere facilmente duplicato) 3) scalabilità (la potenziale visiblità dei contenuti è enorme) 4) ricercabilità (è possibile accedere al contenuto dei pubblici attraverso la ricerca) Dinamiche: 1) audience invisibili (non tutte le audience sono visibili) 2) contesti collassati (mescolanza di diversi contesti sociali) 3) confusione pubblico/privato Dana Boyd si è interrogata sull’uso di audience o public, è possibile riscontrarlo in un dibattito, definito con il termine Media Studies 2.0. Per capire i Media Studies 2.0, bisogna prima studiare i Media studies 1.0. Quest’ultimi fanno riferimento alla diffusione di tecnologie mediali sostanzialmente nuove nella vita di popolazioni urbanizzate, con conseguenti cambiamenti sociali ed effetti socioculturali. I Media 2.0, invece definiscono la generazione di studiosi che misero in primo piano la cultura popolare intesa come apice della modernità. Esistono anche i Media Studies 3.0, e sono una tendenza della ricerca contemporanea, caratterizzata dalla connessione fra le principali aree del mondo produttrici di cultura e le comunità coinvolte nella produzione culturale. L’obiettivo dei Media Studies 2.0 è eliminare la differenza fra audience ordinaria e fan, e la conseguenza è lo sviluppo di una metodologia dove la pratica di storytelling si avvarrà dell’autobiografia, dei feedback e dell’advocacy (dare parola agli altri)

Dai mass media ai social media I media sono tecnologie che hanno lo scopo di far circolare messaggi e informazioni nella società di massa. Thompson da una definizione sulla comunicazione di massa che è la produzione istituzionalizzata e la diffusione generalizzata di merci simboliche attraverso la trasmissione di contenuti simbolici. Thompson si concentra molto sulla dimensione simbolica ed è questo che rende complesso il concetto di comunicazione di massa.

Un altro autore, Schudson, invece, parla del funzionamento della cultura e afferma che le dimensioni che definiscono la forza della cultura sono: 1. reperibilità, cioè la possibilità di accedere agli oggetti culturali; 2. forza retorica, la forza che hanno gli oggetti culturali di colpire l'immaginario sociale; 3. risonanza, che rappresenta la capacità degli oggetti culturali di rimandare a elementi simbolici preesistenti; 4. ricordo istituzionale, cioè il potere che gli oggetti culturali hanno in virtù dei meccanismi sociali di legittimazione; 5. risoluzione, da intendersi come la proprietà di alcuni oggetti culturali di orientare l'azione sociale. Viene ripreso anche il concetto di rimediazione, cioè il processo secondo cui i mezzi di comunicazione si comportano secondo due distinti modelli culturali: 1. immediatezza, l’illusione della scomparsa dei media nel nostro mondo 2. ipermediazione, la radicalizzazione della presenza dei media nel nostro rapporto con il mondo. Viene fatta anche una distinzione fra personal media e mass media: 1. i mass media sono i media che si rivolgono alla società nel suo complesso (per es. la televisione) 2. i personal media sono i media usati da singoli individui che si rivolgono ad altri singoli individui (per es. il telefono) Thompson ha proposto un'utile distinzione tra le forme di interazione distinguendo diverse relazioni: 1. faccia a faccia, nessun medium 2. interazione mediata, presenza di un medium (per es. un telefono) < TIPICA DEI PERSONAL MEDIA 3. interazione quasi mediata, (il rapporto comunicativo è simile ad un monologo, per es. radio, televisione) < TIPICA DEI MASS MEDIA

Fidler parla di un processo chiamato mediamorfosi, metamorfosi dei media causata dalla riorganizzazione dei bisogni degli utenti e dalle innovazioni sociali e tecnologiche. Fidler, parla di tre domini mediali:

1. dominio dell’interpersonale (le forme comunicative bidirezionali, per es.telefono e chat), 2. dominio del broadcast (le forme di comunicazione mediata di tipo audiovisivo da uno a molti, per es. televisione e cinema) 3. dominio del documento (prevede forme di comunicazione mediata di tipo testuale-visivo, per es. quotidiani o siti web). In base a questi tre domini è possibile riconoscere i personal media e i mass media. Parlando di uso sociale della rete, l’autore Bakardjieva sviluppa il concetto di virtual

togetherness (stare insieme virtuale), e distingue due modi della comunicazione in internet: 1. il modo del consumo, quella forma di uso sociale che non prevede la presenza dell’altro 2. il modo delle comunità, quella forma di uso sociale che, invece, presuppone ci sia partecipazione e coinvolgimento di più utenti. Con questa riflessione entriamo negli studi della CMC o Computer Mediated Communication considera il computer come strumento di comunicazione interpersonale. Questo ha portato a nuove forme di utilizzo del linguaggio: dalla lingua delle chat (utilizzo di faccine o emoticons), alle nuove pratiche sociali (flaming, trolling, spamming). Gunkel critica alcune posizione della CMC, secondo lui il computer dovrebbe essere considerato come un attore sociale della comunicazione online. Su questa idea di assegnare alla tecnologia il giusto ruolo nasce una ricerca fondata da Silverstone chiamata domestication theory. Silverstone afferma che telefonino e televisione non sono rispettivamente personal media e mass media in sé ma sono strumenti sociologicamente caratterizzati da un uso pienamente di massa (televisione) e come mezzo di comunicazione personale (telefono). È difficile dire che la tv sia un mezzo di comunicazione di massa quando diventa l’interfaccia di un videogioco o lo schermo di un lettore dvd, così come è difficile che il telefono sia un mezzo di comunicazione personale se viene usato per ascoltare la radio o navigare in rete.

Infrastrutture HUGHES Esiste un legame tra istituzioni sociali, infrastrutture e piattaforme. Le infrastrutture possono essere considerate un macrosistema tecnico che incorpora in sé non solo tecnologia ma anche relazioni sociali. Vengono anche considerate come dei sistemi tecnologici che svolgono la funzione di erogare un servizio. (per es. rete elettrica, rete ferroviaria) Le piattaforme sono le infrastrutture della società contemporanea che rendono possibile alcune forme di relazione sociale, ovvero le infrastrutture sociali. Per studiare le caratteristiche delle infrastrutture bisogna considerarne le componenti architetturali. Questo approccio è tipico della teoria dei macrosistemi tecnici, l’autore Thomas Hughes spiega cos’è un macrosistema tecnico, dicendo che si si caratterizza come un’organizzazione complessa fatta di: 1. artefatti fisici (per es. tecnologie, infrastrutture) 2. artefatti sociali (per es. banche, università) 3. artefatti simbolici (per es. libri, teorie scientifiche)

4. attori sociali (per es. inventori, scienziati) Gli artefatti di un macrosistema tecnico interagiscono fra di loro per risolvere problemi o raggiungere uno specifico risultato. I macrosistemi tecnici si evolvono secondo un modello non definito, le cui fasi sono: 1. invenzione, fase in cui il sistema comincia a nascere e viene caratterizzato da invenzioni radicali. In questa fase la figura che spicca di più è quella dell’inventore. 2. sviluppo, fase in cui le invenzioni radicali portano allo sviluppo di un sistema tecnologico, in questa fase le invenzioni da idee diventano tecnologie funzionanti. 3. innovazione, fase in cui gli attori trasformano l’invenzione in un’organizzazione completa, inoltre, in questa fase cambia la missione sociale degli inventori. 4. trasferimento tecnologico , questa fase può corrispondere al periodo delle acquisizioni di alcune innovative startup da parte dei colossi del settore come Google e Yahoo. 5. crescita, competizione, consolidamento, sono le ultime 3 fasi che hanno lo scopo di rendere il sistema più robusto e stabile. Dopo l'ultima fase, il sistema tecnologico produce degli effetti: 1. momentum, quando un sistema tecnologico maturo acquista una propria dinamica che gli permette di proseguire nel processo di sviluppo 2. standardizzazione del tempo e dello spazio, cioè i sistemi tecnologici sono particolari strutture che rielaborano e omogeneizzano lo spazio-tempo sociale

CSSN, Social Informatic, ICT Il problema che si pone è quello di elaborare una definizione per descrivere le tecnologie di internet, in particolare di Web 2.0 e social media. La prima definizione a cui si fa riferimento è la Social informatic. La social informatics nasce nel 1999 il cui obiettivo è quello di studiare quali sono le caratteristiche sociali del computer. Nel 1999 si studiano, quindi, gli aspetti sociali delle ICT (informations and communications technologies) e della computerizzazione. La disciplina nasce in un settore specifico, il settore CSCW (Computer Supported Cooperative Work) cioè utilizzare i computer per fare lavori di gruppo. Lo scopo di questa disciplina era di studiare cosa succede quando metti un computer in un contesto culturale dove ci sono delle persone, ed il riferimento classico sono gli uffici. In pratica evidenziano la dimensione del progettare un sistema informatico compatibile con un contesto sociale. Bary Wellman scrisse un articolo insieme ad altri collaboratori chiamato Computer Supported Social Networks, e lo scopo era studiare le reti di persone che venivano sostenute dal computer. Una delle cose che studia Wellman sono le diverse tipologie di legami: 1. legami forti, sono quei legami che vengono rinforzati dalla conoscenza con altre persone 2. legami deboli, sono i legami che non sono rinforzati dalla conoscenza con altre persone La distinzione tra legame forte e debole si usa in network analysis, quando si studiano le reti di persone. Esistono altri tipi di legami che identificò Wellman: -il flaming, quando due persone interagiscono solo per litigare

-lo spamming, quando ti arrivano dai tuoi contatti informazioni che non sono gradite -il cyberstalking, quando qualcuno pedina digitalmente un’altra persona

Il manifesto Cluetrain Il manifesto Cluetrain sono un gruppo di persone che avevano un blog che si chiamava ‘Cluetrain’ in cui riflettevano su come stava cambiando il marketing, il giornalismo e la comunicazione. Pubblicarono un manifesto, in cui elencarono una lista di caratteristiche che il web stava introducendo nella comunicazione professionale che andava presa in considerazione per evitare di fare errori. La frase più famosa di questo manifesto è: “I mercati sono conversazioni”, sta a dire che se si vogliono trovare persone che potrebbero comprare il tuo prodotto bisogna andare nei posti in cui si parla di quel prodotto, all’epoca questi posti erano i blog e adesso sono i social network. Gli autori del manifesto Cluetrain sono quattro: Levine, Locke, Searls, Weinberger. Lo scopo di questo manifesto era studiare com’era cambiata la comunicazione nel marketing, nel giornalismo, e nelle relazioni pubbliche. Loro affermano che la comunicazione digitale del ’99 era strutturabile in 95 tesi.

Web 2.0 Il web 2.0 è il termine che è stato utilizzato per primo per definire i social media. Nasce durante una serie di conferenze organizzate dalla casa editrice O’Reilly in cui erano invitati a parlare di tecnologia esperti del mondo dell’informatica e delle aziende. Nel 2004 c’erano più aziende online che cercarono di vendere prodotti e servizi rispetto a persone online disposte a comprarle, ci fu quindi il crollo del Nasdaq, che portò alla chiusure di tante aziende tecnologiche. (crollo delle dot.com) Cominciarono a nascere le dot.corp, aziende nate su internet ma non vivevano solo lì, erano anche delle corporation. I concetti chiave del web 2.0 sono due: 1) Architettura della partecipazione, progettare le piattaforme digitali in modo tale che possano far partecipare il maggior numero di persone possibile. Questa caratteristica ha delle conseguenze: -all’aumentare il numero degli utenti che fanno parte di una piattaforma aumenta il valore economico del servizio. (principio di esternalità di rete) -la tecnologia non è mai finita ma si deve sempre aggiornare (beta perpetuo) -l'architettura è politica, a seconda di come progetti la partecipazione definisci anche la natura politica della tecnologia (per es. Winner notò che c’erano dei ponti che portavano da New York a una spiaggia, questi ponti erano “razzisti” perchè facevano passare le macchine ma non gli autobus. Le persone povere che non si potevano permettere una macchina non potevano accedere a quella spiaggia) 2) Intelligenza collettiva, comportamento cognitivo di tipo collettivo mediante tecnologie di aggregazione. (per es. Wikipedia, sono centinaia di migliaia di persone che mettono a disposizione la loro porzione di conoscenza, aggiornando e modificando la piattaforma) Le tecnologie devono avere tre componenti per esprimere la caratteristica di intelligenza collettiva: -collaborazione, le persone tra di loro devono collaborare. -coordinamento, ci deve essere un meccanismo di coordinamento.

-tecnologia, serve una tecnologia che rende possibile la collaborazione e il coordinamento. Secondo la cultura informatica, la connotazione 2.0 sta ad indicare una nuova fase tecnologica, ovvero un prodotto software che si distingue dal prodotto precedente proprio perché ci sono state delle migliorie tecnologiche. Il passaggio al Web 2.0 non è un passaggio tecnologico, ma progettuale. In pratica le tecnologie alla base della rete sono rimaste uguali, ma è cambiato il modo in cui esse sono utilizzate, vi sono state delle migliorie.

La teoria della diffusione Una delle caratteristiche più interessanti dei social media è la loro estrema diffusione fra gli utenti di internet. Per comprendere in maniera completa le dinamiche sociali e culturali di questo processo, è necessario fare riferimento a due modelli: diffusionismo e addomesticamento. La teoria della diffusione parte dal presupposto che il processo sociale che sta alla base dell'utilizzo di una innovazione è un processo sia comunicativo che relazionale. Rogers affronta lo studio della diffusione delle innovazioni elaborando un modello articolato. Gli elementi principali del modello sono quattro: 1. Innovazione: un'idea, una pratica, un progetto percepito come nuovo da parte di coloro che saranno interessati. 2. Canali di comunicazione: è la comunicazione tra attori sociali che rende possibile propagazione dell'innovazione. Senza comunicazione non c'è diffusione. Rogers distingue due tipi di canali di comunicazione: i mezzi di comunicazione di massa e la comunicazione interpersonale, entrambi cooperano per rendere possibile la diffusione delle innovazioni. 3. Il tempo 4. Il sistema sociale: è un'organizzazione volta a raggiungere un obiettivo comune attraverso l'uso di strategie di problem solving. Rogers ha inoltre sviluppato un processo decisionale di adozione dell'innovazione a cinque fasi: 1. Conoscenza, comprendere come funziona l’innovazione 2. Persuasione, elaborazione di un atteggiamento (positivo/negativo) rispetto all’innovazione 3. Decisione, scelta di adottare/non adottare l’innovazione; 4. Implementazione, quando l’innovazione viene messa in pratica 5. Conferma, si cerca prove di rafforzamento della scelta dell’innovazione adottata. La teoria della diffusione spiega le prime fasi dell’ingresso dell’innovazione nel contesto sociale, mentre non affronta la questione sul processo di istituzionalizzazione, che è l'ambito privilegiato della teoria dell’addomesticamento della tecnologia.

Curva di Rogers Rogers ha inoltre sviluppato un modello per illustrare il modo in cui l'innovazione viene adottata dai differenti individui in un sistema sociale, questo modello prende il nome di Curva di Rogers. La curva di Rogers illustra le differenti categorie di utilizzatori delle innovazion) a seconda della loro maggiore o minore propensione ad adottare nuove idee, oggetti o tecnologie. Classificando le diverse categorie di utilizzatori sulla base del loro grado di innovatività si

ottiene una curva a forma di campana. Le cinque categorie di utilizzatori e la percentuale di individui corrispondente a ognuna di esse vengono posizionate sulla curva di Rogers seguono un preciso ordine e una precisa distribuzione: 1) Nella parte iniziale del grafico vi sono i primi individui che adottano un’innovazione, cioè i cosiddetti “innovatori“, che corrispondono al 2,5%; 2) La percentuale successiva (13,5%) è composta dagli individui che hanno una forte attitudine all’innovazione e prendono il nome di “early adopter”“; 3) Seguono la maggioranza iniziale, ovvero coloro che adottano l'innovazione solo quando i propri pari l'hanno adottata (che corrisponde al 34%) 4) E la maggioranza tardiva, ovvero coloro che sono resistenti all’innovazione e hanno bisogno di una pressione maggiore (corrispondente al 34% di individui); 5) infine vi sono i “ritardatari”, tradizionalisti che adottano l'innovazione solo quando è diffusa nella società(16%).

La teoria dell’addomesticamento Alla base delle teoria dell'addomesticamento ci sono il concetto chiave di economia morale della casa e il modello dell’addomesticamento. L'economia morale della casa è lo studio delle pratiche di consumo e costruzione di significato della vita quotidiana. Secondo questo concetto la casa è un'economia morale per due motivi: 1. motivo esterno, è rappresentato dai membri della famiglia che mettono in atto una serie di attività di consumo e produzione che avvengono sia dentro che fuori il contesto domestico definite economia pubblica 2. motivo interno, le attività economiche dei membri dentro e fuori casa sono ispirate da fattori “biografici” (atteggiamenti, gusti etici) dei membri e dalle relazioni fra essi. La casa è un luogo di scambio con il mondo esterno sia di prodotti, che di significati che rende la famiglia appartenente ad una specifica stratificazione sociale (classe sociale media,alta) ma con delle peculiarità che la rendono unica e diversa da tutte le altre. Il modello dell’addomesticamento ha lo scopo di descrivere come un prodotto esce dal mondo delle merci ed entra nello spazio domestico. Secondo gli autori le fasi sono quattro: 1. Appropriazione, fase in cui l’oggetto tecnologico smette di essere merce e diventa un oggetto di proprietà della famiglia. 2. Oggettificazio...


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