David HUME 1711-1776 PDF

Title David HUME 1711-1776
Course Storia della filosofia
Institution Università degli Studi di Ferrara
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DAVID HUME 1711-1776 1. DALL’EMPIRISMO ALLO SCETTICISMO Hume conduce l’empirismo a un esito scettico: l’esperienza non è in grado di fondare la validità della conoscenza che è ricondotta entro i suoi legittimi confini ; essa è solo probabile. LA VITA: - Nacque il 26 aprile 1711 a Edimburgo (Scozia) - Studiò giurisprudenza - 1734-1737 andò in Francia e scrisse “Trattato sulla natura umana” - 1742 tornò in Inghilterra e pubblicò la prima parte dei “Saggi morali e politici” - 1745-1748 ebbe diversi incarichi politici - 1748 si trova a Torino e a Londra uscì la “Ricerca sull'intelletto umano” - 1752 era ad Edimburgo, cominciò a scrivere “Storia dell’Inghilterra” e pubblicò la “Ricerca sui principi della morale - 1757 scrisse “Storia naturale della religione”; aveva già composto anche “Dialoghi sulla religione naturale” - 1763 divenne segretario del conte Har;ord - 1769 in poi condusse una vita ritirata e tranquilla - Morì ad Edimburgo il 25 agosto 1776 Il “ Trattato sulla natura umana ” è l’opera principale di Hume. 2. LA “SCIENZA” DELLA NATURA UMANA La base della filosofia di Hume è quella di costruire una scienza della natura umana su base sperimentale. Hume intende essere in grado di inserire un’analisi sistematica della natura umana delle varie dimensioni che la costituiscono: dalla ragione al sentimento, dalla morale alla politica. Per Hume la natura umana costituisce la “capitale” del regno del sapere e quindi ha bisogno di una scienza che se ne occupi. La tendenza empiristica e anti-metafisica farà sì che nasca lo scetticismo nel quale le pretese conoscitive della natura umana risultano fortemente limitate. Da qui nacque la funzione storicamente “provocatoria”del filosofo.

3. IL PERCORSO DELLA CONOSCENZA IMPRESSIONI E IDEE Nella sua analisi della conoscenza umana, Hume divide le percezioni della mente in due gruppi: - Impressioni : percezioni immediate in tutta la loro forza e vivacità originaria che penetrano con maggior forza nella coscienza umana - Idee o pensieri: sono immagini o ricordi deboli di queste impressioni Differenza tra impressione e idea: l’idea non può mai raggiungere la vivacità e la forza dell’impressione. Ogni idea deriva dalla corrispondente impressione e non esistono idee o pensieri di cui non si sia avuta precedentemente l’impressione. Hume risolve totalmente la realtà nel molteplice delle idee attuali. Per spiegare la realtà del mondo e dell’io, egli ha a sua disposizione le impressioni, le idee e i loro rappor. Ogni realtà deve risolversi nei rapporti con cui si connettono tra loro le impressioni e le idee. Nonostante questa teoria, non si può riuscire a fondare le realtà esaminate ma solo a risolverle nei loro elementi originari = conclusione scettica. Hume fa sua la negazione delle idee astratte non esistono le idee astratte ma esistono solo le idee particolari, assunte come segni di altre idee particolari a esse simili. La funzione dell’abitudine: La capacità di un'idea di richiamare un gruppo di idee simili fra loro è detta abitudine. Quando abbiamo scoperto la somiglianza fra idee che per alcuni aspetti sono diverse (es: idee di diversi uomini), noi adoperiamo un unico nome ("uomo") per indicarle. Si forma così l'abitudine di considerare unite le idee designate da un unico nome. Non sarà il nome a risvegliare in noi le idee, ma l'abitudine che abbiamo di considerarle assieme. La funzione logica del segno concettuale (che Locke aveva desunto da Ockham) diventa, in Hume, un fatto psicologico, un'abitudine. IL PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE La connessione tra le idee avviene nella memoria e nell’immaginazione (facoltà attive dello spirito di trattare le idee): la memoria è tende a riprodurre le idee nell’ordine della loro prima comparsa, l’immaginazione tende a riprodurre le idee in un ordine più libero (quando mette insieme le idee segue delle regole che esprimono una forza di attrazione delle idee tra loro) La facoltà di stabilire relazioni tra idee è detta immaginazione- opera liberamente ma non affidata completamente al caso, perché viene sempre mantenuta una connessione tra le diverse idee che si succedono l'una all'altra questa connessione è garantita da una forza che rappresenta, per la mente, ciò che la gravità rappresenta per gli oggetti. Funziona come una “dolce attrazione” attraverso la quale le idee vengono legate le une alle altre. < Principio di associazione questa dolce forza opera secondo 3 criteri fondamentali: - somiglianza (es: un ritratto conduce naturalmente i nostri pensieri al suo originale);

- contiguità nel tempo e nello spazio (es: il ricordo di un appartamento di una casa porta a pensare degli altri appartamenti della stessa casa); - causalità (es: l'idea di una ferita fa pensare al dolore che ne deriva) ⟶ principio di causalità: dato il primo elemento, necessariamente compare il secondo Hume ritiene che l'associazione sia la base di quelle che Locke Chiama idee complesse. Tra queste idee le più importanti sono quelle di spazio, di tempo, di causa-effetto e di sostanza. Esse non corrispondono ad alcuna impressione: Lo spazio e il tempo non sono impressioni ma maniere di sentire le impressione, ovvero modi con cui le impressionisti dispongono dinanzi alla spirito . Proposizioni Come L  eibniz aveva distinto tra "verità di ragione" e "verità di fatto", Hume distingue tra: ● ●

proposizioni che riguardano relazioni tra idee (es. le proposizioni matematiche). Si basano sul principio di non contraddizione e concernono relazioni tra idee che hanno in se stesse la loro validità; e proposizioni che riguardano relazioni tra fatti (es. le proposizioni delle scienze naturali). Non sono fondate sul principio di non contraddizione ma sull’esperienza, giacché il contrario di un fatto è sempre possibile e< ogni cosa che è , può non essere >

Critica del principio di causalità: Tutti i ragionamenti che riguardano realtà o fatti si fondano sulla relazione di causa ed effetto. La tesi fondamentale di Hume è che la relazione tra causa ed effetto non può essere mai conosciuta a priori, cioè col puro ragionamento, ma soltanto per esperienza: posto un fatto, nessuno può sapere cosa ne conseguirà prima di averlo effettivamente sperimentato. La connessione tra causa ed effetto non si basa su alcuna oggettività, ma è soggettiva e arbitraria e concerne sempre ciò che è accaduto, senza che sia possibile dedurne in modo necessario cosa dovrà accadere in futuro: la relazione di causa ed effetto, in altri termini, è una relazione che noi poniamo tra due fatti già accaduti e constatati empiricamente, ma nulla ci garantisce che questa relazione debba valere anche per il futuro, perché come si è detto, nelle questioni di fatto il contrario è sempre possibile e solo l’esperienza può dirci se è anche reale oppure no. La causalità non esiste e allora perché noi abbiamo l’idea di causalità se nella realtà non esiste? Noi sperimentiamo certe successioni in modo costante tra 2 fenomeni. Per es.: noi sperimentiamo che cadendo in acqua a volte vi è l’annegamento, i 2 fatti si associano, allora pensiamo che l’acqua sia causa dell’annegamento. Dunque il fondamento della nostra "credenza" che tale relazione sia necessaria e valida anche in futuro è nell’abitudine. Solo l’abitudine crea l’aspettativa che ad una determinata causa segua necessariamente un determinato effetto, ma questa necessità è puramente soggettiva. Essendo abituati a vedere che cause simili producono effetti simili (ad es. che il fuoco produce calore) siamo indotti a ritenere che ciò avverrà anche in futuro.

schemino: il rapporto causale non è giustificabile: 1. a priori , ossia con il puro ragionamento, in quanto si basa sull’esperienza 2. a posteriori, i n quanto l’esperienza ci dice soltanto che B segue A, non che B deve seguire A la presunta necessità oggettiva del rapporto casuale scaturisce dalla necessità soggettiva prodotta dall’abitudine-----essendo abituati a vedere che cause simili producono effetti simili, siamo indotti a ritenere che ciò avverrà anche in futuro La credenza del mondo esterno e nell’identità dell’io Ogni credenza riguardante realtà fatti, in quanto risultato di un'abitudine, è sentimento o un istinto , non un atto di ragione. Tutta la conoscenza della realtà è priva di necessità razionale e rientra nel dominio della probabilità, non della conoscenza scientifica. La credenza è un sentimento naturale . che non è sottoposto ai poteri dell’intelletto. Mondo esterno: la vivacità dell’impressione rispetto all’idea ci fa credere in un mondo di cose esterno a noi che abbiano un’esistenza continua e ininterrotta, Lo crediamo per istinto , ma la sola realtà che conosciamo è quella delle percezioni la realtà e ingiustificabile ma l’istinto a credere in essa è ineliminabile Mondo interno: Secondo hume noi non facciamo alcuna esperienza, né abbiamo alcuna impressione del nostro io ( inteso come entità unitaria è immutabilmente identica a se stessa)ma solo dei nostri stati d'animo successivi. In poche parole ciò che noi sperimentiamo come” io” è soltanto un fascio di impressioni che si susseguono nel tempo. l’Io - non può fondare alcuna conoscenza La morale= In campo sociale per Hume non è vero che l’unico movente dell’uomo sia l’egoismo dato che il benessere e la felicità individuale sono congiunti al benessere e alla felicità collettivi. Di conseguenza la morale non è austerità e rigore ma benefica ed il suo solo fine è di rendere gli uomini contenti e felici. La sua etica è stata definita la "morale della simpatia"....


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