Decadentismo E Pascoli PDF

Title Decadentismo E Pascoli
Author Carli Di
Course Letteratura italiana
Institution Università Europea di Roma
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Appunti lezione...


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DECADENTISMO E PASCOLI Abbiamo parlato del simbolismo francese, il termine simbolismo nasce proprio in Francia e delinea quella particolare poetica in cui si procede per simboli. Ricordiamo corrispondenze di Baudelaire. Il termine simbolismo rinvia ad una poetica particolare e si procede per simboli. Quindi si procede per analogia, il Simbolismo rifiuta le pretese scientifiche proprie del naturalismo poiché la realtà non è qualcosa che si può descrivere soltanto attraverso una spiegazione oggettiva e scientifica. Gli ultimi anni dell'800 sono stati importanti in quanto il simbolismo confluisce nel decadentismo, con il simbolismo,dunque, intendiamo questa poetica in cui si procede per simboli, mentre il Decadentismo è considerato oggi,come esterna Luperini,una forma di cultura, una civiltà artistico-letteraria in cui confluisce il simbolismo. Alcuni letterati aderiscono al positivismo e abbiamo i naturalisti che intendono registrare i fatti nudi e schietti così come appaiono, anche negli aspetti più crudi. Quindi la realtà si può conoscere attraverso la scienza. Altri invece si ribellano di fronte a questa proposta del positivismo, di fronte a queste pretese scientifiche per la spiegazione della realtà e questi sono i simbolisti e poeti del decadentismo. Infatti simbolismo e Decadentismo rifiutano le pretese scientifiche di spiegazione razionale della realtà . Nel simbolismo e nel del decadentismo possiamo notare questa fuga dalla realtà sentita come meschina per cercare l'essenza delle cose oltre ciò che appare. Il termine decadentismo indica un'idea di decadenza, di tramonto,di una civiltà. Si inizia a parlare di decadentismo a fine 800 in seguito alla pubblicazione di un sonetto di Verlaine che inizia con” Io sono l'impero alla fine della decadenza”. In questo sonetto si parlava di decadenza e affiora l’idea che l'eleganza e la raffinatezza siano qualcosa di tipico delle epoche storiche al tramonto e non della civiltà moderna. In questo sonetto il tema centrale è proprio questa rivendicazione della raffinatezza e dell’eleganza , il decadentismo quindi è collegato con l’idea di decadenza e di tramonto di una civiltà e inizia negli anni 80 dell’800, quando Verlaine pubblica questo sonetto. LE CARATTERISTICHE DEL DECADENTISMO:

1. il disprezzo della società contemporanea:gli scrittori sono testimoni di una situazione di crisi, e questo disprezzo è tipico anche dei poeti simbolisti. Anche i poeti decadenti disprezzando la società contemporanea e sono testimoni di questa situazione di crisi; 2. opposizione tra naturalismo e decadentismo: loro rifiutano l’approccio scientifico, le pretese scientifiche di una spiegazione oggettiva della realtà; 3. visione del mondo,rifiuto del positivismo:la ragione e la scienza non possono dare una vera conoscenza del reale; 4. soggettivismo e individualismo: l’arte deve esprimere le sensazioni del soggetto;

5. il ricorso al simbolismo: a fine 800 il simbolismo confluisce nel decadentismo, significa che i letterati del decadentismo alla fine fanno propri quei precetti del simbolismo. Abbiamo anche qui i procedimenti analogici,la metafora,la sinestesia, la ricerca di quelle corrispondenze che erano tipiche del simbolismo francese. DECADENTISMO= civiltà artistico letteraria propria della fine dell'800, in cui sono confluiti i precetti del simbolismo. PRINCIPALI ESPONENTI DEL DECADENTISMO IN ITALIA: Sono Pascoli e D’Annunzio i rappresentanti più significativi del decadentismo italiano. Presentano notevoli differenze di carattere tra loro: 1. D’Annunzio ha una cultura moderna più vasta e aggiornata, adora il simbolismo francese, è in contatto con i modelli del simbolisti francesi; Pascoli può essere vicino ai simbolisti francesi perchè adopera metafore,sinestesie, procedimenti analogici, però ha una solida formazione classica che emergerà nelle sue raccolte poetiche. Ha una formazione diversa da quella di D’Annunzio, che non si interessa alla poesia contemporanea europea; 2. D’Annunzio punta all’innalzamento, parla di super uomo; Pascoli invece cerca il sublime nel basso, nel quotidiano, nella vita familiare: D’Annunzio è il poeta del superuomo, Pascoli è il poeta del nido, del fanciullino; 3. D’Annunzio si propone come una figura pubblica che dà scandalo, è un personaggio particolare, anche il suo romanzo il “Piacere”, il protagonista,può essere considerato l’alter ego di D’A.;Pascoli invece tende a mantenersi nei confini tradizionali del letterato,non vuole dare scandalo. La figura di Pascoli è molto importante per la storia della poesia italiana perchè Pascoli inaugura una nuova fase, con lui si chiude definitivamente la poesia di ispirazione classicista. Pascoli rappresenta un momento di passaggio tra 800 e 900, perchè può essere considerato l’ultimo dei poeti classicisti e il primo in Italia dei moderni. Quindi combinano in Pascoli questi due elementi: il classico e il moderno. E’ sempre stato un personaggio schivo, appartato, amante delle cose semplici, cercò rifugio e lo trovò all’interno della sua famiglia. Aveva un’ossessione nei confronti del nido familiare, la vita di Pascoli è costellata anche da un travaglio familiare. Nasce a Forlì, ha dieci fratelli e trascorre un'infanzia agiata fin quando il padre viene ucciso (X Agosto). Il poeta parlerà sempre della morte del padre, una morte rimasta impunita. La vita di Pascoli è segnata da altri lutti familiari. Si iscrive alla facoltà di lettere, all’università di Bologna e dopo la morte del fratello maggiore

Giacomo, punta alla ricostruzione del nucleo familiare paterno, diventa dopo questa morte il capofamiglia e vuole escludere dalla propria vita ogni relazione sentimentale e dedicarsi alla ricostruzione del nucleo familiare paterno. Si stabilisce in Toscana insieme alle due sorelle Ida e Maria. E’ sospettoso nei confronti di tutto ciò che è esterno al nido domestico ed è profondamente geloso nei confronti delle sorelle, è morboso. Infatti lui vive con angoscia il matrimonio della sorella Ida. Diventa così più stretto il rapporto con l’altra sorella, Maria, con la quale si stabilisce a Castelvecchio in una casa di campagna e dalla quale non si separerà più. Pascoli partecipa all’attività cultura dell’epoca, diventa professore universitario, collabora con riviste culturali del periodo e nel 1912 Pascoli muore. La vita di Pascoli è segnata da queste dolorose esperienze biografiche e soprattutto dall’ossessione del nido familiare (atteggiamento morboso e gelosia e volontà di ricostruire il nido). Se D’Annunzio è il poeta del superuomo, Pascoli è colui che teorizza la poetica del fanciullino. Pubblica su una rivista fiorentina, il Marzocco, nel 1897 un saggio intitolato “il fanciullino”, un discorso sul poeta e sulla poesia. Il Marzocco costituisce una rivista prestigiosa dell’epoca. In questo discorso si concentra su chi è il poeta e sulla funziona della poesia. Il poeta, per Pascoli, coincide con il fanciullino, con la parte infantile dell’uomo che negli adulti tende ad essere soffocata e che invece riesce ad emergere nei poeti. E’ colui che guarda il mondo con stupore infantile, è colui per il quale ogni cosa nel mondo è una scoperta. La poesia è il luogo in cui l'uomo dà voce al fanciullino che è in lui e lo lascia parlare. Il fanciullino è potenzialmente presente in ogni uomo e costituisce un modello alternativo al modello del superuomo di D’Annunzio. Il fanciullino arriva alla verità non attraverso il ragionamento ma in modo intuitivo e irrazionale, guardando tutte le cose che ci circondano, anche le più semplici, con stupore, come se fosse per la prima volta. Anche la poesia per Pascoli deve essere spontanea, pura ed intuitiva, il fanciullino deve arrivare alla verità, non attraverso il procedimento scientifico o il ragionamento (come i naturalisti), ma deve arrivare alla verità in maniera irrazionale e intuitiva. Nel Fedone, Platone dice che la poesia deve essere qualcosa di irrazionale, il poeta è colui che è irrazionale. Di Pascoli dobbiamo ricordare due raccolte poetiche, nelle quali emergono temi simili. In queste notiamo come sia forte l’influenza del simbolismo e come sia forte anche il nido della famiglia. Queste due raccolte sono:”Myricae” e “Canti di Castelvecchio”. Myricae conosce una serie di edizioni, la prima edizione conteneva 22 versi, la quinta, l’ultima, 156 componimenti. Lui scrive questi componenti nell’arco di molti anni. CARATTERISTICHE MYRICAE:

1. Frammentismo e impressionismo→ i componimenti possono essere visti come dei frammenti, singolarmente considerati, privi di un centro. Non è una raccolta organica in cui abbiamo un centro, non c’è una prospettiva unitaria. Impressionismo perchè all’interno dei componimenti ciò che emergono sono le impressioni ricavate dal mondo naturale, i particolari di questo mondo naturale; 2. Temi della natura e della morte; I Canti di Castelvecchio, per alcuni critici rappresentano un sottoprodotto di Myricae, non sono belli quanto Myricae. Viene meno in questi canti il frammentismo, vi è un recupero dei canti leopardiani, recupera le scelte formali di Leopardi: ricerca della musicalità, sperimentazioni metriche e notiamo una mescolanza tra linguaggio alto e linguaggio tecnico e popolare. TEMI: 1. natura e morte; 2. ricordanza (Leopardi); 3. rapporto tra uomo e natura; Sono più temi rispetto a Myricae e c’è un recupero di scelte formali leopardiane. In queste due raccolte poetiche notiamo una tendenza lirico-simbolica, tendenza a queste associazioni, al simbolismo; l’unità di fondo è la poetica del fanciullino. Pascoli tende a lavorare contemporaneamente a più generi di scrittura, cioè tende a lavora contemporaneamente a dei componimenti appartenenti a Myricae, ai Canti di Castelvecchio, ad altri componimenti di altre raccolte; quindi molti componimenti che formano le raccolte di Pascoli sono stati composti nello stesso periodo, ecco perchè si parla di Rapsodismo, cioè la tendenza a lavorare contemporaneamente di più componimenti appartenenti a raccolte diverse.

MYRICAE Composto tra il 1877 e il 190; per quanto riguarda il titolo, qui riprende un verso di Virgilio, nella bucolica IV: “(non omnes) arbusta iuvant humilisque Myricae”, “ (non a tutti) piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Abbiamo l’enunciazione di una poetica del basso, del comune, del quotidiano, del discorsivo. La struttura ha 15 sezioni, ogni sezione caratterizzata da strutture metriche particolari e la prefazione. La prefazione è importante perché il poeta affronta quelli che sono i temi centrali del libro: natura e morte. Nella prefazione ci parla della morte del padre e della natura che è diversa da quella di Leopardi. Contrasto tra crudeltà degli uomini e natura benevola e consolatrice.

PREFAZIONE: Rimangano rimangano questi canti su la tomba di mio padre!... Sono frulli d’uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane: non disdicono a un camposanto. Di qualche lagrima, di qualche singulto, spero trovar perdono, poichè qui meno che altrove il lettore potrà o vorrà dire: Che me ne importa del dolor tuo? Uomo che leggi, furono uomini che apersero quella tomba. E in quella finì tutta una fiorente famiglia. E la tomba (ricordo un’usanza africana) non spicca nel deserto per i candidi sassi della vendetta: è greggia, tetra, nera. Ma l’uomo che da quel nero ha oscurata la vita, ti chiama a benedire la vita, che è bella, tutta bella; cioè, sarebbe; se noi non la guastassimo a noi e a gli altri. Bella sarebbe; anche nel pianto che fosse però rugiada di sereno, non scroscio di tempesta; anche nel momento ultimo, quando gli occhi stanchi di contemplare si chiudono come a raccogliere e riporre nell’anima la visione, per sempre. Ma gli uomini amarono più le tenebre che la luce, e più il male altrui che il proprio bene. E del male volontario dànno, a torto, biasimo alla natura, madre dolcissima, che anche nello spengerci sembra che ci culli e addormenti. Oh! lasciamo fare a lei, che sa quello che fa, e ci vuol bene. Questa è la parola che dico ora con voce non anco ben sicura e chiara, e che ripeterò meglio col tempo: le dia ora qualche soavità il pensiero che questa parola potrebbe essere di odio, e è d’amore.

Lui dedica questa prefazione al padre, rievoca e rivendica l’uccisione del padre e rende esplicita fin dalla prefazione la tematica della morte, es.: “la tomba di mio padre”, “in quella tomba finì tutta una fiorente famiglia”, ecc. . Presenza ossessiva dell’immagine tombale, della morte del padre che costituisce una tematica centrale all’interno della raccolta. Vi è una differenza tra un elemento negativo che è la morte del padre e uno positivo che è la bontà della natura. Pascoli va contro quello che diceva Leopardi in quanto P. esalta la natura che è” madre dolcissima”. Và contro un elemento tipico della poesia leopardiana, che è quello della natura vista come matrigna, perchè P. vede nella natura una madre dolcissima, consolatrice e benevola. Dunque abbiamo questa discrepanza tra morte del padre che costituisce un’accezione negativa alla bellezza della natura benevola e consolatrice....


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