Decadentismo E Simbolismo PDF

Title Decadentismo E Simbolismo
Author Andrea Cervetto
Course Italiano 5anno- Liceo scientifico
Institution Liceo (Italia)
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L’ETA’ DEL DECADENTISMO Il Decadentismo, nato in Francia intorno al 1880, si diffuse negli anni successivi in tutti i principali paesi europei. Fu, questo, un periodo di profondo rivolgimento economico e sociale, caratterizzato da una nuova fase della rivoluzione industriale. Accanto alle risorse energetiche e alle industrie tradizionali presero sempre maggiore peso nuove fonti di energia, nuovi materiali e nuove industrie. Una vera e propria rivoluzione tecnologica fu introdotta dal diffondersi del motore a scoppio e dall'impiego dell'energia elettrica. Nonostante una fase di depressione economica (1873-1896), la produzione mondiale, sulla base delle nuove tecniche, ebbe un'enorme impennata. Il rapido incremento dell'industrializzazione, i processi economico-sociali che ne derivarono, gli interessi finanziari e la crescente concentrazione delle imprese spinsero i governi a politiche imperialiste e colonialiste. Nell’arco di tempo che corre dalla guerra franco-prussiana agli inizi del XX secolo, la storia d'Europa è pertanto caratterizzata da crescenti e logoranti tensioni internazionali. Il contrasto franco-tedesco, le crisi nel settore balcanico, la spinta imperialistica della Gran Bretagna che entrava in pericolosa competizione con gli interessi francesi, russi e soprattutto con la Germania del secondo Reich, erano tutti elementi di grande minaccia per la pace dell’Europa e del mondo. LA CULTURA DEL DECADENTISMO E’ bene sottolineare che il Decadentismo rappresenta uno dei problemi più complessi della storia letteraria. Vi è anzitutto il problema di inquadrarlo storicamente. Il Croce e una serie di studiosi legati a una concezione storicistica come il Flora, il Bosco e in parte il Momigliano, negano al Decadentismo una sua autonomia filosofica e lo considerano una prosecuzione in chiave degenerativa di temi e aspetti del Romanticismo, uno sviluppo tardo-romantico, una decadenza. Altri sottolineano invece i caratteri positivi e originali che lo differenziano dal Romanticismo e lo considerano un momento nuovo e diverso della storia culturale, artistica e filosofica dello spirito umano. Tra questi è da citare in particolare Walter Binni, il quale in un famoso saggio uscito nel 1936 (La poetica del Decadentismo) afferma che col Decadentismo nasce una nuova civiltà artistica e letteraria. Per intenderlo bisogna sfatare un pregiudizio: la stessa origine della parola e molti aspetti dolorosi e sconvolgenti del nostro tempo possono aver indotto ad attribuire un significato negativo a questo movimento. Al contrario il Russo, il Sansone e il Bobbio sostengono l'autonoma identità del Decadentismo. La soluzione letteraria stava secondo loro nel realismo, il solo atteggiamento utile, attraverso la denuncia delle contraddizioni della società capitalistica, a promuovere il progresso civile e sociale. Tuttavia, a distanza di oltre cinquant'anni, il saggio del Binni rimane ancora premessa fondamentale e punto di riferimento per ogni valutazione critica del Decadentismo. Oggi si può dire che gli studi critici, superata la fase polemica, hanno via via sottratto il termine alle squalifiche moralistiche per darne una accezione storica. Esso coincide con un'epoca della cultura e dello spirito umano, con un periodo preciso della storia letteraria e artistica europea collocabile tra gli anni ottanta e la prima guerra mondiale. Abolita la visione tradizionale della realtà, si aprì una crisi nel mondo occidentale legata alle profonde trasformazioni della società che si verificarono in quegli anni. Nacque una sensibilità nuova portata all'analisi degli stati emotivi più profondi dell'animo umano, al culto dell'irrazionale, del favoloso, dell'arcano. In particolare, elementi caratterizzanti il decadentismo sono la scoperta dell'inconscio, il simbolismo, l'estetismo, la funzione evocatrice della parola, l’angoscia esistenziale. ORIGINE DEL TERMINE La Francia è stata la culla del Decadentismo. Il nome deriva dal sostantivo francese décadent. Da principio indica più un atteggiamento di vita che d'arte. L'ambiente in cui si sviluppa il movimento è la Parigi degli anni Ottanta, dopo la guerra franco-prussiana: la città vive una intensa vita culturale e artistica. Al Quartiere Latino, a Montmartre, sulla Rive gauche, un numeroso gruppo di scrittori, artisti, intellettuali assumono un atteggiamento di ribellione nei confronti della società borghese, dei suoi valori, della filosofia che li ispira: il positivismo e lo scientismo imperanti. Questi bohémiens vivono spesso una vita sregolata, assumono atteggiamenti anticonformisti e dissacratori, avvertono un senso di stanchezza, di abbandono, di angoscia. Sembra loro di essere testimoni del tramonto della civiltà occidentale, della disgregazione della società, della deca denza della razza latina. Tale sensibilità, anziché tradursi nell'impegno militante di una lotta politica tesa alla trasformazione della società, si risolve in un desiderio di dissolvimento, di perdizione, quasi in un'«ebbrezza di rovina». L'appellativo di decadenti attribuito loro per scherno dai borghesi benpensanti diviene un vanto e una bandiera. DIFFUSIONE DEL DECADENTISMO La Francia fu la culla del Decadentismo: francesi furono i primi intellettuali che percepirono il significato della crisi di valori che investì la cultura occidentale alla fine dell'Ottocento. Ma ben presto il fenomeno assunse dimensioni europee. A partire da Baudelaire, ritenuto il «padre spirituale» del Decadentismo europeo, decadenti furono definiti gli orientamenti di poetica e la poesia di un gruppo di autori francesi che sono considerati i fondatori della lirica moderna. Sono i «poeti maledetti» Rimbaud, Verlaine e Mallarmé.

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POETI FRANCESI Charles Baudelaire (1821-1867) La vita di Baudelaire fu un perenne alternarsi di disordini e aspirazioni ideali; la sua vita è governata da due sentimenti contrastanti, l’ambivalente fascino di delizia e orrore». Ogni fuga sarà una caduta, ogni viaggio si risolverà in un naufragio. La poesia di Baudelaire fu l'espressione di tale condizione esistenziale. Essa non poteva essere rappresentata attraverso le forme nitide e impassibili della razionalità, ma attraverso una nuova suggestione della parola, la sua potenzialità musicale, la sua capacità evocativa. Il lirico diviene il mago del suono, degli accordi, delle corrispondenze. Parole ricorrenti nella sua poesia come oscurità, abisso, angoscia, deserto, nero, putrido, prigionia, freddo, congiunte ad altre come slancio, azzurro, cielo, ideale, luce, oppure ossimori come «sporca grandezza», «caduto e incantevole», «nero e luminoso», sono la chiave della sua dissonanza fondamentale. Nella desolazione dell'io, nel senso di estraneità al mondo in cui vive, il poeta, con Baudelaire, ha trovato, attraverso le forme e attraverso la parola, una via di salvezza. Sarà questa la via che percorrerà la lirica moderna. Nei versi sottostanti, il poeta, essere eccezionale e isolato, diverso dagli altri anche se debole e indifeso, dimostra le sue capacità di scoprire le «corrispondenze», significati profondi nascosti nella natura, i legami che esistono tra le cose e le sensazioni: cose che solo lui sa vedere e decifrare. La natura non è un oggetto da descrivere o da imitare, non è uno spettacolo da contemplare; è un «tempio» con dei «viventi pilastri». Corrispondenze (1857) È un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte e il chiarore. Nel 1857 uscivano in Francia I fiori del male di Baudelaire e Madame Bovary di Flaubert, a indicare come dalla crisi del Romanticismo nascessero contemporaneamente la linea realistica e gli atteggiamenti decadenti, affermatisi tra la fine del XIX secolo e primi decenni del XX. Paul Verlaine (1844-1896) Si sposò nel 1870 con Mathilde Mante, ma la felicità coniugale durò poco. Iniziò allora un periodo di dissipazione dovuta, in parte alla guerra, in parte all'«amicizia particolare» che lo legò a Rimbaud. Datosi all'alcol, viaggiò per l'Europa con l'amico, lo ferì, venne arrestato, subì due anni di carcere. Durante la prigionia Verlaine con sincerità si propose di condurre una vita migliore. Uscito dal carcere ritornò alla vita dissoluta, errando per l'Europa, perennemente diviso tra pentimento, ardori religiosi e inclinazioni morbose e dando vita ad una poesia tesa a esprimere le più segrete e remote vibrazioni dell'anima. La poesia di Verlaine è caratterizzata da un tono intimo e confidenziale che si esprime in un canto sommesso con il quale il poeta stabilisce un'intima comunione con il lettore. Seducente è soprattutto la sua freschezza, il suo sottile candore che, se si pensa all’esperienza biografica dello scrittore, appare sconcertante, ma ad un tempo profondamente sincera. I poeti maledetti (1884) = Con questo appellativo Verlaine rivela al pubblico un gruppo di poeti, tra cui, oltre se stesso, Rimbaud e Mallarmé. Il poeta non può che esprimere un atteggiamento ribelle, di rottura con il mondo circostante. Ritenendosi portatore di un messaggio profondamente innovatore, non può essere conformista. Arthur Rimbaud (1854-1891) Un poeta di sedici anni. La sua vita è stata spesso paragonata ad una «meteora», la cui improvvisa apparizione avrebbe contrassegnato la nascita della lirica contemporanea. Poeta maledetto per eccellenza, il suo carattere, il suo destino, la sua poesia hanno aspetti così straordinari da aver creato intorno a lui una leggenda. Fu anzitutto un ribelle: contro il suo ambiente familiare, contro la borghesia, contro Napoleone III, contro la poesia tradizionale, contro la morale, la religione. Si legò in una amicizia ambigua e tempestosa con Verlaine che, durante un viaggio, lo ferì con alcuni colpi di pistola. A 21 anni cessò di scrivere e iniziò un nuovo periodo della sua vita sregolata, dedita ai viaggi, alle avventure esotiche, ai commerci che lo porteranno infine in Africa, ove rimase per dieci anni e da dove tornò, malato, per morire dopo l'amputazione di una gamba in un ospedale di Marsiglia a trentasette anni. La lettera del veggente, inviata dal poeta a Paul Demeny, nel 1871, esprime compiutamente la nuova poetica: «Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente.Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. …Egli giunge infatti, all'ignoto! Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! Egli giunge all'ignoto, e quand'anche, smarrito, finisse col perdere l'intelligenza delle proprie visioni, le avrà pur viste!». Stephane Mallarmé (1842-1898) La celebrità giunse nel 1884, quando Verlaine nei Poeti maledetti e Huysmans nel romanzo A ritroso ne esaltarono l'opera sconosciuta. Da allora la giovane scuola simbolista lo riconobbe come il suo maestro e i martedì letterati di

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casa Mallarmé in via Roma, a Parigi, dove finalmente aveva potuto trasferirsi, divennero il più importante ap puntamento letterario per le nuove generazioni. Mallarmé ha portato alle estreme conseguenze il processo iniziato da Baudelaire: nel venir meno di ogni valore conoscitivo, nel moderno senso della realtà colta come vanità, mutevolezza, inconsistenza, nell'opprimente senso del mistero che caratterizzano l'età del decadentismo, c'è, per lui, una sola via di salvezza: la poesia. Essa ha una funzione rivelatrice, non è una forma di conoscenza (come per i positivisti), ma è intuizione, immedesimazione con il tutto, è un atto di vita. Sotto il velo delle apparenze del mondo sensibile c’è una vita segreta, un gioco di corrispondenze che solo il poeta sa cogliere attraverso la magia della parola. Il poeta è perciò l'eletto che sottrae la parola all'uso banale che ne fa la «tribù», la società degli uomini comuni, la purifica, la reinventa. Mallarmé non vuole una poesia descrittiva, né una poesia di idee: egli traduce i concetti in simboli; anziché nominare un oggetto te lo fa desiderare o ti fa sentire il vuoto della sua assenza. I simboli così concepiti non hanno significati convenzionali, né richiami logici, ma rinviano ad un sovrasenso di carattere esistenziale o metafisico (anche negativo). Per ottenere simili risultati la poesia deve tendere ad una forma sempre più rarefatta, pura, inaccessibile, e quindi rinunciare in partenza alla comunicazione e alla comprensione immediata. IL SIMBOLISMO Nasce nel 1886 come secessione del Decadentismo parigino (che per brevità veniva chiamato décadisme). Fu Jean Moréas a denunciare il carattere transitorio della poesia decadente, ritenendo che la nuova poesia fosse da ricercare, più che nelle atmosfere decadenti, soprattutto nel «simbolo». Nello stesso anno pubblicava sul Figaro il «manifesto» del Simbolismo e di lì a poco nasceva la rivista Le Symboliste, cui finirono per aderire i più importanti poeti decadenti, Verlaine e Mallarmé. Il Simbolismo concepisce la natura non come oggetto di una precisa realtà quotidiana, ma come un insieme di simboli di un'altra realtà più complessa e più remota, che il poeta evoca non mediante il senso logico delle parole, ma con la loro magia musicale. L'universo è sentito come un organismo in cui tutte le parti hanno corrispondenze tra loro e compito del poeta è quello di cogliere le analogie, svelare i simboli, farsi veggente e interprete dell'ignoto, «decifratore dell'universale analogia» (Baudelaire). Tra spirito e natura c'è una unità originaria. Il linguaggio poetico diventa elemento fondamentale della elaborazione decadente: rifiutato il realismo dell'Ottocento, il linguaggio si fa analogico, musicale, magico, nell'intento di creare una “pura atmosfera musicale”. Il poeta esprime un sentimento, un concetto non direttamente, ma mediante immagini simboliche e allegoriche. Spesso il linguaggio appare oscuro e «assoluto», si afferma cioè come valore autonomo. «La parola è una risonanza interiore», non più un concetto o un significato. Il Simbolismo fu il movimento che più efficacemente sviluppò i motivi del Decadentismo e che elaborò i caratteri fondamentali di tutta la poetica decadente, che così si possono riassumere: 1. la poesia come rivelazione del mistero che circonda la realtà 2. il poeta-veggente e scopritore dell’ignoto, che è percepibile attraverso le illuminazioni 3. il rinnovamento dell’espressione: parola-rivelazione, parola-musica, uso dell’analogia e del simbolo 3. il rinnovamento dell'espressione: parola-rivelazione, parola-musi Si può concludere affermando che, almeno nella produzione lirica, Simbolismo e Decadentismo finirono per coincidere. IL DECADENTISMO ITALIANO Se è problematica la definizione critico-storiografica del Decadentismo europeo, essa diviene ancor più ambigua se riferita alla situazione italiana. Sono in ritardo tutti i fenomeni sociali che sono alla base della crisi della borghesia nei Paesi europei: il processo industriale, l'antagonismo di classe, l'avvento dell'imperialismo. Tuttavia, nonostante queste differenze cronologiche, il fenomeno del Decadentismo si presenta assimilabile a quello europeo. Anche da noi la crisi della borghesia si accompagna alla crisi della ideologia romantica, che era stata la base della cultura borghese, e a quella della ideologia positivistica, che aveva finito per mettersi al servizio dei gruppi egemoni. Anche da noi l'intellettuale si sente decentrato ed emarginato rispetto alla realtà del sistema produttivo, ma, allo stesso tempo, assume un nuovo ruolo di denuncia, di testimonianza, di ribellione e di fuga dalla realtà. Egli prende coscienza della sua dissociazione dalla realtà sociale e storica e la esprime con nuovi itinerari spirituali ed artistici. Tuttavia manca in Italia un gruppo omogeneo corrispondente ai grandi maestri del decadentismo francese, fatta qualche eccezione per i crepuscolari e D'Annunzio. Prevalgono pertanto le esperienze personali. Ciò non toglie che si possa parlare di simbolismo e decadentismo, anche se con criteri orientativi, nei confronti di letterati come Fogazzaro, Pascoli, D'Annunzio. In Italia, per una ragione o per l'altra, possono essere considerati decadenti: Fogazzaro, Pascoli, D'Annunzio, Gozzano, Corazzini e influssi del decadentismo si possono riscontrare in Pirandello, Svevo, Ungaretti, Montale, Quasimodo.

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