Del mangiare carne - Copia PDF

Title Del mangiare carne - Copia
Author Antonino Musumarra
Course Filosofia morale
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

Appunti di discorsi, slide e concetti detti a lezione sul secondo libro...


Description

Del mangiare carne(Plutarco) Il primo dialogo di apre con la domanda sul perché Pitagora non mangiasse carne e Plutarco ribalta il quesito domandandosi quando fu la prima volta che l’uomo contemplò l’orrore della carne morta.Secondo Plutarco i primi uomini a mangiare carne lo fecero non per desiderio ma per necessità(tornassero in vita adesso, si stupirebbero della terra e dei suoi frutti).Gli animali mangiano altri animali per necessità,gli uomini per il loro gusto.Noi priviamo della vita esseri viventi per il nostro egoistico desiderio.Ricche tavole imbandite di cadaveri con avanzi che rendono vacua la morte di esseri viventi.L’atto del mangiare carne non è naturale in quanto la struttura del corpo umano non dispone di artigli o becchi ricurvi,né di stomaci resistenti a tal punto da digerire carne cruda.Siamo costretti a ricorrere,per uccidere gli animali,ad armi di cui gli animali non hanno necessità.Si ribadisce come sia giusto mangiare carne provando pietà per gli animali uccisi, e non provando un sadico piacere nel torturarli per rendere più prelibata la loro carne.Anche se potessimo dimostrare che dopo la vita vi è la reincarnazione,ciò non ci fermerebbe dalla nostra voracità.Nel secondo dialogo Odisseo parla con Circe e le chiede se ha mai tramutato uomini in lupi.Alla risposta affermativa della strega,segue un dialogo tra l’eroe e un grillo.Quest’ultimo tenta di spiegare ad Odisseo come la trasformazione in animale non sia uno svantaggio,quanto un vantaggio.L’anima degli animali è per lui spontaneamente più elevata di quella umana (paragone tra isola dei Ciclopi,rigogliosa, e Itaca,arida).Gli animali sono superiori naturalmente per coraggio agli uomini.Gli animali non sono schiavi tra di loro.Le femmine animali rivaleggiano con la controparte maschile,contrariamente invece alle donne come Penelope non partecipano alla vita politica e lavorativa al pari degli uomini.Gli animali non sono lussuriosi,ma al pari degli uomini desiderano accoppiarsi con i loro simili e non con razze diverse(Le cornacchie alla morte del compagno rimangono da sole per tutta la vita,al pari della tanto ostentata castità di Penelope).Gli animali non sono vittime del desiderio di ricchezza e di surclassare il prossimo.Possiedono un olfatto molto sviluppato.Non comprano le donne per avere rapporti ne richiedono loro di profumare con uguenti e intrugli.Gli animali mangiano un solo tipo di alimento per tutta la vita,l’uomo invece ricerca il piacere della gola fine a se stesso (uccidendo così animali innocenti solo per il suo immorale desiderio di carne).Gli animali non hanno bisogno di una educazione,ma sono autodidatti e guidati dall’istinto.Riescono a sopravvivere con le loro sole forze. Il terzo dialogo vede Autobulo e Soclaro discutere se effettivamente gli animali,terrestri e acquatici,godono di intelletto. Gli animali dimostrano intelligenza in quanto sono 1

suscettibili ai suoi e agli strumenti.Provano invidia o odio tra di loro e d educano i simili quando sbagliano.Gli animali hanno memoria. Il paragone tra i vari animali non trova senso in quanto non si può paragonare qualcosa che non si possiede. Anche se meno razionali o intelligenti,non si può negare che gli animali possiedano razionalità o intelligenza. Ogni organo possiede una malattia(occhi/ cecità; gambe/ zoppicamento) .Esistono cavalli pazzi e cani rabbiosi e questo dimostra la razionalità degli animali,in quanto per essere malati devono disporre di salute.Segue un dialogo tra Aristotimo e Fedimo per determinare se siano più intelligenti gli animali di terra o di mare. Aristotimo difende gli animali di terra e fa notare la stupidità del polpo che in inverno si autofagocita.Dopo porta l'esempio di animali quali rondini,leoni,formiche,elefanti,il cane di Pirro,il cavallo Bucefalo, Il mulo di Talete che trasportava il sale,la ghiandaia trombettista del barbiere Romano, I volatili come messaggeri degli dei.Fedimo replica che è più difficile scorgere animale nell’ambiente dove vivono,ovvero nell’acqua.Tuttavia esistono esempi di fedeltà quale il coccodrillo di Tolomeo.Il delfino non teme le reti dell’uomo da dove poi si ciba dei pesci pescati.Come esempi di cautela la seppia rilascia il suo liquido nero per poter scappare nel buio.Il polpo cambia colore della pelle per difendersi ed attaccare,a differenza del camaleonte.L’amore degli squali per i propri piccoli in quanto una volta nati li portano dentro il loro corpo come una seconda nascita.Come vincitore non viene dichiarato nessuno ed i due contendenti vengono invitati a collaborare per un discorso comune che dia la prova a chi non crede nell’intelligenza animale che si sbaglia(In quanto i loro due discorsi hanno molte cose in comune).

Astinenza dagli animali(Porfirio) 2

Il primo libro si apre con un dialogo tra Porfirio e Firmo.Ques’ultimo è ritornato a mangiare carne dopo una lunga astinenza.Per tirar fuori dall’inganno l’amico,Porfirio ribadisce le tesi degli avversari (quali Clodio di Napoli,Stoici e Peripatetici) sul mangiare carne:Astenendoci dal cibarcene li riconosciamo come nostri simili;sono inferiori a noi in quanto li usiamo come mezzo di lavoro;chi taglia piante ed erbe non è forse alla pari di chi uccide gli animali(in quanto entrambi dotate di anima?). I discepoli di Epicuro sostengono che l’omicidio sia un crimine grave in quanto l’uomo è simile per natura all’altro uomo,ma la ragione principale risiede nell’utilitarismo dell’associazione tra uomini.Coloro che stabilirono per primi ciò che dobbiamo e ciò che non dobbiamo fare non ci vietarono a ragionare di uccidere nessuno degli altri esseri viventi in quanto non era possibile che gli uomini sopravvivessero a meno che non tentassero di difendersi da essi unendosi a vivere gli uni insieme con gli altri.Ciò fu necessario in quanto non si possono stabilire leggi umane con esseri irrazionali.Altre tesi pro-carne sostengono che gli antichi si astenessero dagli esseri animati non per pietà ma perché non conoscevano ancora l’uso del fuoco.Oltre ciò aggiungono che è ingiusto uccidere animali che servono l’uomo,ma creature quali il maiale servono solo come cibo.Inoltre per loro il mangiare carne non reca danno all’anima,ma che anzi anche in natura coloro che si cibano di carne sono più intelligenti di altri erbivori.L’evitare di uccider animali porterebbe ad una eccessiva proliferazione.Inoltre,le anime degli animali sono inferiori a quelle umane. A queste tesi ,Porfirio risponde così->Anche noi,se da quaggiù vogliamo ritornare a ciò che veramente ci appartiene,dobbiamo mettere da parte tutto ciò che abbiamo acquisito della natura mortale insieme con l’inclinazione verso di esso per cui è avvenuta la nostra discesa,e ricordare l’essenza felice ed eterna e affrettarci a ritornare all’essere privo di colore e di qualità,attendendo a due occupazioni:la prima con la quale metteremo da parte tutto ciò che è terreno e mortale,la seconda perché ritorniamo e sopravviviamo,ascendendo ad essi con un movimento contrario a quello con cui siamo scesi quaggiù.Poiché noi eravamo essenze intellettuali e lo siamo ancora se ci conserviamo puri da ogni sensibilità e da ogni irrazionalità.Perciò se ci siamo dati veramente pensiero di ritornare al nostro stato originario,dobbiamo adoperare ad allontanarci dalla sensazione e dalla immaginazione e dall’irrazionalità che ne è compagna e dalle passioni che ne conseguono nella misura in cui non ci stringa la necessità della generazione.Oltre che astenerci dalle sensazioni e dagli eccessi,anche da alcuni cibi:tutti quelli che per natura risvegliano l’elemento sensibile della nostra anima.Due fonti scaturiscono qui sulla terra a legare 3

l’anima,delle quali,empiendosi come di bevande mortali,essa cade nell’oblio della contemplazione che le sono proprie: il piacere e il dolore.Di questi sono cause produttrici la sensazione,la percezione rispondente alla sensazione e le immaginazioni,le opinioni,i ricordi che accompagnano le sensazioni:questi eccitano le passioni e ispessiscono tutta l’irrazionalità sicché l’anima è trascinata verso il basso ed è allontanata dall’amore,e lei proprio,dell’essere.”Essendoci nell’essere due esemplari,uno divino,felicissimo,l’altro non divino,in felicissimo”,non cercherà(il filosofo)di assomigliare al primo e di renderesi diverso dal secondo,vivendo una vita somigliante al modello cui si rende simile,cioè una vita semplice,autosufficiente e implicata il meno possibile nelle cose mortali?”Fintantoché si contenda su ciò e si difenda che anche il tale cibo dev’essere mangiato e non si pensi che,se fosse possibile;occorre astenersi da ogni cibo,si ambisce la popolarità parlando in difesa delle passioni,in quanto che non si discute per niente di quelle cose di cui si discute.Le passioni sono del tutto proprie del fanciullino che è in noi e nella misura in cui sono vergognose,tu dirai di non essere attratto verso di esse.Dove è percezione e sensazione di essa,lì è allontanamento dall’intelleggibile;e quanto più è l’eccitazione dell’irrazionalità tanto più grande è l’allontanamento dall’attività intellettuale.Alcuni diranno che se siamo circospetti nell’alimentazione,siamo resi schiavi del sentimento della paura.Occorre invece che tutto sia soggetto a noi.infatti poca acqua,raccolta,se riceve qualcosa di sudicio,immediatamente è insozzata e intorbidita dal sudiciume:ma il fondo non è insozzato.Allo stesso modo anche gli alimenti hanno il sopravvento sugli uomini deboli;ma dove è un abisso di potere ricevono tutto e non sono insozzati da niente.Negli alimenti e nelle altre attività o godimenti del corpo l’auriga,se è presente,stabilisce la misura e l’opportunità,se invece è assente e-come dicono alcuni-è rivolto alle sue proprie cose,nel caso che fermi su di lui la nostra attenzione ,non consente all’irrazionalità né di appassionarsi né di fare assolutamente alcunché,mentre nel caso che lasci l’attenzione rivolgersi verso il fanciullino senza di lui,rovina l’uomo trascinato dalla follia del’irrazionale.Per questa ragione l’astinenza dai cibi e dai godimenti e dalle azioni del corpo è molto più del contatto appropriata agli uomini virtuosi;perché chi contatta il corporeo deve dalle abitudini sue proprie scendere ad accettare gli insegnamenti dell’elemento irrazionale che è in noi.Nei cibi soprattutto:perché l’irrazionale è incapace di calcolare quel che può derivare da essi,ché l’irrazionale per natura è incosciente di ciò che è assente.Se fosse possibile sbarazzarsi dei cibi come degli oggetti visibili una volta tolti di mezzo-è infatti possibile,messe a dormire le immagini che ne derivano,volgersi ad altri oggetti-sarebbe semplice,cedendo un poco alla necessità 4

della natura mortale,sbarazzarsene.Ma poiché c’è bisogno di una dilazione nel tempo,della digestione e dell’assimilazione è necessario che sia presente il pedagogo,il quale scelti cibi leggeri e tali da non creargli ostacoli,li rimetterà alla natura prevedendo l’avvenire e quanto ostacolo subirebbe se consentisse ai nostri appetiti di addossarsi un carico non facile a sostenersi per il poco piacere che essi ricevono in cambio nel prendere i cibi per la loro deglutizione. Chi si abitua ad accontentarsi del minimo possibile si liberi non da uno ma da mille inconvenienti(sovrabbondanza di denaro,servizio di più servi,gran numero di suppellettili,stato sonnolento) dai quali ci libera l’alimentazione senza carne di animali,semplice e accessibile a tutti,procurando pace al ragionamento che ci fornisce i mezzi di salvezza. Gli epicurei mangiavano solo focacce e noci. Gli alimenti facili a procurarsi,che hanno la natura semplice dei corpi umidi ed asciutti,eliminano bene e sufficientemente ciò che tormenta la carne con la sua mancanza. Minimo è il fastidio che può derivare dalla quantità minima. L'astinenza dalla carne induce ad accontentarsi di cose facili a procurarsi e molto semplici il ricordare che per un'apprezzabile liberazione dai turbamenti dell'anima niente può valere,dolore della carne l'eliminano beni molto misurati,comuni,e tali da potersi facilmente procurare,e questi, anche se vengono a mancare,non turbano chi si esercita nella meditazione della morte. La carne non contribuisce alla buona salute ma piuttosto è di ostacolo ad essa:infatti la salute si conserva con quei mezzi dai quali essa riceve forza:e riceve forza da una dieta leggerissima e senza carne;sicché anche da questa potrebbe essere salvaguardata.E se gli alimenti inanimati non contribuiscono alla forza di un Milone,essi in generale non contribuiscono neppure alla robustezza. Infatti né di forza né dell'accrescimento della robustezza ha bisogno il filosofo se vuole volgere la mente alla contemplazione e non alle azioni e alle intemperanze.Nulla di strano che la maggior parte degli uomini creda che mangiar carne faccia bene;perché e degli stessi credere che conservano la salute i godimenti e i piaceri erotici,i quali non hanno mai giovato nessuno.Giustamente Epicuro era solito dire in generale che è necessario guardarsi da quei cibi di cui desideriamo godere e che ricerchiamo,ma che una volta consumati annoveriamo tra le cose spiacevoli.Tali sono tutti i cibi abbandonanti e grassi.E questa sorte subiscono coloro che sono attratti da essi,incorrendo o in grandi spese o in malattie o in sazietà o inattività.Perciò perfino per i cibi leggeri occorre guardarsi dalla sazietà.Non bisogna in alcun caso andare oltre i limiti.Il piacere procurato dal lusso non arriva neppure vicino al piacere che viene dall’autosufficienza a chi di essa ha fatto esperienza:grande è infatti il piacere di riflettere di quanto poche cose si ha bisogno.Perché,tolto di mezzo il lusso,tolta di 5

mezzo la passione erotica,l’ambizione per gli onori esteriori qual bisogno ci rimane di una ricchezza inutile,che non ci giova a niente e destinata soltanto ad opprimerci? Per essere anche solo percepiti dal Dio è necessario un atto di purificazione di varia specie dell’anima e del corpo,vivendo in maniera ben disposta per natura e vivendo con santità e purezza. Nel libro secondo si parla di sacrifici animali:Se per alcune ragioni note agli uomini o a loro sconosciute conviene sacrificare qualcuno degli esseri animati ai demoni o agli dei non per questo bisogna necessariamente cibarsene.L’astinenza dagli animali non è prescritta per tutti gli uomini assolutamente,ma per i filosofi e fra questi maggiormente a quelli che fanno dipendere la loro felicità da Dio.Sembra sia un tempo incalcolabile da quando la razza più razionale di tutte,abitante la terra santissima del Nilo cominciò dalle sue primissime origini a sacrificare agli dei del cielo primizie.Dapprincipio dunque non sacrificavano queste sostanze ma erbe che levavano in alto con le mani come se fosse una peluria della natura feconda.Poiché in verità prima degli animali la terra produsse alberi e molto prima degli alberi l’erba che germoglia ogni anno.Poi apparvero legumi e orzo.Successivamente ridottili in farina offrirono per la prima volta agli dei come primizie gettandola nel fuoco una porzione di cibo impastato.Poiché i frutti e specialmente il frumento diventavano più abbondanti,noi aggiungemmo allora per i sacrifici agli dei primizie di focacce.Di ciò sembra rendere testimonianza la processione del Sole e delle Ore ad Atene.In seguito,siccome le primizie offerte nei sacrifici procedevano da parte degli uomini lontano sulla via della illeggittimità,fu introdotto l’uso dei sacrifici più terribili,perché gli uomini hanno cominciato a scannare vittime e ad insanguinare i loro altari dal giorno in cui sperimentando carestie e guerre misero le mani sul sangue.Il sacrificio fatto mediante gli animali è dunque posteriore e il più recente:la sua causa furono le carestie.Così ad esempio le cause delle uccisioni in particolare presso gli Ateniesi hanno come origini o l’ignoranza o la collera o la paura.Essa infatti attribuiscono l’usccisione dei porci ad un errore involontario di Climene,la quale senza alcuna intenzione colpì l’animale e lo uccise.Perciò suo marito agendo saggiamente consultò l’oracolo.Siccome il dio non obiettò niente a ciò che era avvenuto,ritennero in seguito il fatto indifferente.E presso gli Ateniesi sono tramandate tali cause in particolare,altre sono raccontate presso altri popoli:La maggior parte adducono come causa la carestia e l’ingiustizia che ne segue.Perciò assaggiati gli esseri animali,offrirono anche questi come primizie perché erano abituati ad offrire le primizie del loro cibo.Che tutto ciò abbia la sua origine dall’ingiustizia lo mostra nel modo più chiaro il fatto che non in ogni popolo gli uomini o sacrificano o mangiano 6

gli stessi animali,ma mirano a quel che bisogna fare sulla base dei loro bisogni particolari.Ora che ci sono i frutti,quale bisogno c’è di usare il sacrificio imposto da necessità terribili?Inoltre è necessario sacrificare ciò che sacrifichiamo senza danneggiare nessuno:ché niente dovrebbe essere così inoffensivo per tutti come l’offerta di un sacrificio.E se qualcuno dicesse che il dio non meno dei frutti ci ha dato per nostro uso anche gli animali,ebbene io risponderei che quando sono sacrificati gli animali,egli arreca loro dolore,in quanto sono privati di anima e perciò non bisogna sacrificarli.Il sacrificio è un rito santo e non è santo privare qualcuno di beni più preziosi dei frutti(l’anima) poiché così il male diventa maggiore.Ma forse qualcuno potrebbe dire che anche le piante priviamo di qualche cosa o questo non è il caso?La privazione non è uguale:perché non è commessa contro la loro volontà.Infatti anche se noi glielo permettiamo,esse stesse fanno cadere i loro frutti, e la raccolta dei frutti non è accompagnata dalla loro distruzione,come avviene quando gli animali perdono la loro anima.L’amore e la percezione della parentela dominava tutto,l’uomo non commetteva nessuna uccisione pensando che il resto degli animli gli fosse legato da vincoli di parentela.Ma qiando cominciarono a dominare Ares e il Tumulto e ogni contesa e la causa della guerra,allora per la prima volta nessuno effettivamente risparmiò nessuno degli esseri che gli erano legati con vincoli di parentela.Senza dubbio è ingiusto eliminare ed uccidere quelli fra gli altri animali che non commettono nessuna ingiustizia e che non sono della loro natura spinti a nuocere,proprio come è anche ingiusto fare del male ad uomini di questo genere.Si devono sacrificare agli dei gli animali che meritano di essere uccisi?E come questo sarebbe possibile se essi sono per natura cattivi?Tanto varrebbe dire che bisogna sacrificare creature storpie.In questo modo offriremo primizie di cattivi prodotti,non faremo sacrifici a scopo di onore.Se dunque si devono sacrificare animali agli dei,bisogna sacrificare di essi quelli che non commettono ingiustizia verso di noi.Ma abbiamo convenuto che non si devono eliminare fra gli altri animali quelli che non commettono ingiustizia verso di noi e per conseguenza non bisogna neppure sacrificarli agli dei.Quando gli uomini con il cibo alleviano il bisogno delle necessità,allora cercando di andare al di là della sazietà,gli uomini laboriosamente preparano per la loro alimentazione molti cibi che stanno al di là della temperanza. Di conseguenza,non volendo rendere ignominiosi i sacrifici offerti agli dei,furono spinti a gustare queste cose e per il principio di questa pratica la consumazione degli animali è divenuta per gli uomini un accessorio all’alimentazione a base di frutta.Come dunque nei tempi antichi offrirono agli dei come primizie i frutti e dopo il rituale gustarono con piacere le offerte fatte,così quando cominciarono ad offrire 7

come primizie animali,essi ritennero di dover fare questa stessa cosa,sebbene originariamente la santa legge non avesse deciso ciò in questo modo ma onorassero piuttosto ciascuno degli dei con i frutti.Al Dio che è sopra tutti noi sacrificheremo niente di ciò che è sensibile né bruciando offerte ne nominandolo:perché niente vi è di materiale che per l’essere immateriale non sia immediatamente impuro.Perciò a lui non è appropriata né la parola emessa con la voce né la parola interiore quando è insudiciata dalla passione dell’anima:con un silenzio puro e con pensieri puri rivolti a lui lo veneriamo e questo sacrificio si compie nell’impassibilità dell’anima e nella contemplazione di Dio.Per i suoi figli,gli dei intelligibili,bisogna aggiungere già l’inno della p...


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