Desiderio, il progetto politico dell\'ultimo re longobardo PDF

Title Desiderio, il progetto politico dell\'ultimo re longobardo
Author alessandra spiazzi
Course Scienze dell'educazione
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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DESIDERIO E LA COSTRUZIONE DEL REGNO PREMESSE REMOTE E PROSSIME Nel XV secolo GIACOMO MALVEZZI, un medico cronista bresciano scrisse il Chronicon Brixianum (la storia della città di Brescia dall’epoca romana fino al 1300) nel quale narra anche le vicende che coinvolgono Desiderio, re dei longobardi. Malvezzi recuperò testi e documenti antichi nei quali c’è scritto che re Desiderio oltre ad essere degno di fama per la sua nobiltà d’animo e per quella dei suoi antenati, vantava vasti possedimenti nella pianura bresciana a Leno e nelle zone limitrofe e più a sud nell’area compresa tra il Mella e Chiese delimitata a meridione dal fiume Oglio. Nella seconda metà del secolo scorso in queste zone sono state rinvenute delle NECROPOLI contenenti ricchi corredi databili alla prima fase dell’insediamento dei longobardi nel territorio bresciano ma sono stati anche trovati manufatti che documentano i successivi periodi di stabilizzazione e di progressiva integrazione dei nuovi arrivati con i residenti della zona. Anche Paolo Diacono afferma nell’Historia Longobardorum che nel territorio di Brescia erano presenti una moltitudine di nobili longobardi, tra questi oltre a Desiderio, ne faceva parte anche il Re Rotari diventato famoso per il suo editto. L’arrivo dei longobardi a Brescia si può notare anche dal fatto che diverse CHIESE, come quella dedicata ai Santi Nazzaro e Celso andarono incontro a un rapido deterioramento nel periodo appena successivo all’irruzione longobarda, per poi essere ristrutturate ed abbellite nel corso del VII secolo come esito della graduale conversione dei longobardi al cattolicesimo. Gli effetti prodotti da queste vicende sono testimoniate nella stratificazione emersa durante lo scavo del sito della chiesa dei Santi Nazzaro e Celso. RADONI PROTAGONISTA DELLE VICENDE DEL REGNO Tra i corredi rinvenuti nella necropoli lenese, presso la chiesa di San Giovanni, c’è anche quello di Radoni risalente al VII secolo; sul fodero c’è scritto:” Radoni vivat in deo semper” e ciò testimonia l’esito di un personale percorso di conversione del defunto di origini longobarde. Anche la collocazione della tomba nell’area cimiteriale della Chiesa testimonia il legame del defunto con il cattolicesimo. Quest’area cimiteriale era il luogo della memoria dei componenti della comunità di Leno, la stessa comunità alla quale apparteneva Desiderio. Infatti secondo la tradizione raccolta dal Malvezzi, Desiderio risiedeva in una domus al centro di estese proprietà boschive a Leno e al centro della sua proprietà era collocata la pieve di San Giovanni. Desiderio, prima di diventare re, decise di fondare una chiesa dedicata al salvatore, a Leno. Di Radoni, invece, non si è trovata nessuna informazione nelle fonti scritte ma il fatto che abbia avuto la possibilità di farsi forgiare un’arma e il fatto che sul fodero fosse applicata una lamina d’argento fa dedurre che fosse un personaggio di rilievo. Una scritta simile a quella rinvenuta nella necropoli lenese si trova in una parete del santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, così simile da indurre gli storici a pensare che si tratti della stessa persona. Accanto alla scritta dedicata a Radoni ce ne sono altre 3 dedicate ad altri uomini, tutti indicati con l’appellativo “Viri Honesti”.

Queste scritte sono state incise da Gaidemari: colui che realizzò anche l’epigrafe del duca di Benevento Romualdo, presente anch’esso nel santuario. Il duca Romualdo decise di abbellire il santuario e di renderlo più accogliente per le persone che sarebbero andate a visitarlo, ma era anche un modo per ringraziare il Signore per la vittoria che suo padre Grimoaldo ottenne nel 650 contro i pirati orientali del Gargano. Si ipotizza che i Viri Honesti siano dei duchi intervenuti per finanziare questo progetto e che Radoni sia un personaggio che aveva un ruolo politico-militare di rilievo nell’ambito lenese e nel ducato bresciano. Probabilmente Radoni appoggiò il re Grimoaldo nelle sue decisioni politico-militari e nel 663 soccorse il figlio Romualdo a Benevento quando la città fu assediata dai bizantini. E’ dunque dopo il 663 che avvenne il pellegrinaggio al Gargano del duca accompagnato dai Viri Honesti. Mentre è molto probabile che Radoni fosse bresciano considerato il luogo in cui è stato seppellito, degli altri Viri Honesti non si hanno notizie del loro luogo d’origine, ma si ipotizza che venissero da altre zone del regno. INSEDIAMENTI A LENO E NEL DUCATO BRESCIANO Per quanto riguarda le fonti scritte, dopo la morte di Cuniperto fino ai primi dodici anni dell’ VIII sec (700712) non è rimasto molto nonostante siano presenti diverse testimonianze archeologiche. Paolo Diacono lo definisce un periodo di crudeltà caratterizzato da molti episodi di violenza ma lo definisce anche un periodo di grande fertilità per quanto riguarda la produzione dei campi, facendo in particolare riferimento alle colline del Garda e alle risorgive della pianura da cui provenivano vini e prodotti pregiati e alle attività di scambio commerciale che aumentarono notevolmente all’interno del regno nella seconda metà del VII sec in particolare tra la pianura padana e la laguna veneta. GLI ANNI GIOVANILI DI DESIDERIO: ALCUNE IPOTESI Desiderio diviene re dei longobardi nel 757 e aveva già dei figli adulti in grado di svolgere un ruolo attivo nella gestione del regno, ciò ci fa dedurre che non fosse giovane quando divenne re. Delle 4 figlie 3 sono protagoniste della strategia politica delle alleanze matrimoniali, perseguita sia per stabilizzare il controllo dell’area meridionale del regno, sia per tessere dei rapporti di pace con franchi e bavari . La quarta figlia Anselperga fu destinata invece a diventare badessa del monastero femminile della città. Desiderio appena due anni dopo essere divenuto re, decise di associare il figlio Adelchi alla guida del regno e ciò è testimoniato dagli emendamenti che il giovane emana. Non si è ricavato nessun elemento dalle fonti che illumini gli anni della giovinezza di Desiderio. Si ipotizza che anche lui come i rampolli delle famiglie nobili dei vari ducati, sia stato invitato a compiere un apprendistato a Pavia, presso il Palatium, dove si formavano le competenze utili nelle mansioni di governo dei rispettivi territori e che lì abbia conosciuto oltre che ai vari duchi come Alahis e Cuniperto, il re Liutprando anche esponenti della futura classe dirigente franca. IL DUCATO DI BRESCIA PER LA STABILITA’ DEL REGNO Da tutti questi fatti emerge l’importanza del ducato bresciano per la stabilità del regno in quanto sono proprio gli esponenti dell’aristocrazia ducale, soprattutto nelle fasi di transizione, i primi a candidarsi per la guida al vertice del regno.

La vicenda di Pertarito e Cuniperto ne è una testimonianza, in quanto da un lato Pertarito vedeva Alahis come una minaccia per l’assetto al potere, dall’altro Alahis era consapevole che la conquista del ducato bresciano lo avrebbe aiutato ad arrivare al vertice del regno. Anche il fatto che Liutprando intraprese una politica matrimoniale tra i vari ducati del regno testimonia l’importanza che ogni ducato aveva per l’assetto del potere regio, infatti Romualdo II, duca di Benevento, ebbe due mogli, una era la sorella di Liutprando, l’altra era la figlia di Gaiduald, duca di Brescia. Inoltre si ipotizza che Gaiduald avesse qualche legame di parentela con Desiderio, ciò avvalorerebbe l’ipotesi del suo apprendistato a Pavia e la sua consuetudine con il palazzo. LA SCALATA DI DESIDERIO AL VERTICE DEL REGNO A circa 20 anni Desiderio sposò Ansa, aumentando i suoi beni patrimoniali, Ansa infatti possedeva diversi territori tra Brescia e il lago d’Iseo, nell’attuale Franciacorta. Quando Liutprando morì, nel 744 Desiderio appoggiò la sostituzione di Ildeprando e condivideva i progetti politici dei due fratelli friulani Ratchis e Astolfo, i quali non accettavano che il papa avesse una funzione di controllo politico sui territori che prima appartenevano ai bizantini. Destituito Ildeprando sale al potere Ratchis e nel 749 intraprende una spedizione contro l’esarca che però non andò a buon fine e ciò creò un forte scontento pubblico tanto che al suo posto fu eletto Astolfo il quale nominò Desiderio “comes stabuli” cioè capo delle scuderie. Desiderio divenne quindi uomo di fiducia del re al vertice dell’esercito e aiutò il re a ricostruire un efficiente apparato militare. Desiderio appoggiò Astolfo nelle sue campagne militari, conquistò Ravenna e impose nel ducato romano la giurisdizione regia scontrandosi violentemente con il papa Stefano II. Astolfo premiò Desiderio donandogli dei territori del ducato bresciano, nella parte meridionale della città. L’ASCESA POLITICA DI DESIDERIO Nel 753 per iniziativa di Desiderio venne edificata una chiesa dedicata al Salvatore, a San Michele Arcangelo e a San Pietro collocata nei pressi della piazza del foro, quindi nel pieno centro della città. Nello stesso periodo Desiderio divenne duca di Brescia probabilmente per volontà dello stesso Astolfo. Nel 754 i franchi scesero in Italia con un esercito sotto richiesta del papa Stefano II che voleva riottenere le terre che gli erano state confiscate da Astolfo. Dopo l’assedio di Pavia ad opera dei franchi, Astolfo riuscì a giungere a patti con Pipino e riuscì a non concedere tutti i territori precedentemente confiscati al papa. Questo probabilmente grazie anche alle abilità diplomatiche di Desiderio. Dopo questo fatto Astolfo nominò Desiderio duca di Toscana, affidando il ducato di Brescia al figlio Adelchi. Nel 756 Pipino organizzò una seconda spedizione contro Astolfo, che fu accusato di aver disatteso gli impegni sottoscritti. Pavia fu di nuovo sconfitta ma anche questa volta Astolfo evitò il rischio di perdere la guida del regno probabilmente per l’abilità di Desiderio nel giungere a compromessi con i franchi. Nel 756 Astolfo improvvisamente scompare. LA CHIESA DI LENO Nel 755 Desiderio costruisce la Chiesa di Leno, intitolata a Salvatore, alla Vergine Maria e all’arcangelo Michele.

La costruzione della Chiesa fu voluta da Desiderio anche per evidenziare il suo ruolo e la sua potenza all’interno del ducato. E’ interessante come mantenne i rapporti con Brescia nonostante fosse duca di Toscana. Desiderio si può definire come un uomo di mediazione, la sua presenza in diversi contesti del regno, tra Brescia, la Toscana e i suoi rapporti con il papa durante il governo di Astolfo ne rafforzarono il profilo e ciò si può notare quando Astolfo morì che il papa Stefano II mandò una lettera a Pipino riferendogli la morte del re da lui definito come tiranno e la sua decisione di sostenere Desiderio nell’assunzione del ruolo di re dei longobardi. DESIDERIO RE DEI FRANCHI La salita al vertice del regno di Desiderio fu sostenuta dal papa Stefano II e di conseguenza anche dai franchi. Desiderio dovette accettare l’impegno a consegnare i territori dell’esarcato al papa ma doveva anche costruire attorno a sé un ampio consenso da parte dei vari duchi del regno, principalmente doveva risolvere lo scontento da parte dell’aristocrazia friulana. Quando Stefano II morì e salì la suo posto papa Paolo I Desiderio decise di assediare il ducato di Spoleto e lo affidò ad un duca di sua fiducia. Per risolvere i conflitti con il papa decise di donargli Imola. Poi collocò ai vertici del ducato di Benevento il duca friulano Arechi, risolvendo così il conflitto con i friulani e gli diede in moglie sua figlia Adelperga. LA RETE DEI MONASTERI PER LA COSTRUZIONE DEL REGNO Desiderio decise di fondare due monasteri all’interno del ducato bresciano. Un monastero maschile fu costruito a Leno nei pressi della chiesa dedicata al Salvatore come obiettivo aveva quello di compiacere il papa ma anche di avere un punto di riferimento per la soluzione di nodi politici di rilievo. Infatti Desiderio fece sosta a Montecassino e chiese all’abate di quel periodo se potesse mandare dodici dei suoi monaci nel nuovo monastero bresciano, l’intento era quindi quello di avere uno stretto collegamento con Montecassino. Inoltre Desiderio decise con la moglie Ansa di trasformare la chiesa dedicata al salvatore in un monastero femminile, affidandone la guida alla figlia Anselperga. Desiderio poi sviluppa un’accorta strategia di alleanze servendosi delle figlie per tessere la trama dei legami parentali; -diede sua figlia Liutberga al duca della Baviera Tassilone -sua figlia Ermengarda, al figlio di Pipino, Carlo. Desiderio divenne re nel 757 senza l’ampio consenso dell’aristocrazia per questo dovette creare una serie di alleanze per tra le varie parti del regno per mantenere il potere. L’Italia era anche in uno scenario particolarmente instabile considerando la presenza bizantina all’interno del territorio italiano che veniva gradualmente subordinata al territorio del ducato romano causando diversi scontri tra i longobardi e le pretese del papa appoggiato dai franchi. FINE DEL REGNO 768 muore papa Paolo I, gli succede papa Stefano III

Nel 772 papa Stefano III muore e gli succede papa Adriano I. Nello stesso anno Carlo ripudia Ermengarda e dirige il suo esercito verso le Alpi. Re Desiderio decide allora di rinchiudersi nella cinta fortificata di Pavia, mentre il figlio Adelchi con sua moglie e i figli di Carlomanno trovarono rifugio a Verona. A sua volta, Carlo raggiunse Pavia e la cinse d’assedio e contemporaneamente raggiunse Adelchi a Verona. Considerando lo svolgersi degli avvenimenti si colgono evidenti incongruenze nel comportamento del re franco, in quanto riesce ad assediare Pavia e Verona in tempi molto rapidi ma successivamente procede alle conquiste militari del regno longobardo in tempi lunghi. Desiderio prolunga l’assedio a Pavia dall’autunno 773 fino ai primi mesi del 774 impegnandosi con azioni militari locali mirate invece di conquistare il regno con un’iniziativa militare decisa e risoluta. In primavera raggiunse Roma e fu accolto dal papa. Sul finire della primavera Desiderio fu sconfitto. Ci sono ipotesi diverse sulla sconfitta del re longobardo: secondo le fonti pontificie e franche Desiderio si arrese e lui e la sua famiglia fu trasferita in Francia. Secondo le fonti longobarde invece il re morì all’improvviso durante le fasi dell’assedio, imponendo un esito diverso da quello che aveva immaginato Carlo; in quei mesi probabilmente il re franco e il re longobardo cercarono di trovare un accordo che ponesse fine allo scontro considerando che era venuta meno la principale causa che l’aveva provocato, vale a dire le rivendicazioni dei figli di Carlomanno e l’appoggio loro dato da Desiderio. Una trattativa che, tuttavia doveva scontrare una serie di difficoltà, in quanto il papa spingeva perché il re franco conquistasse i territori del regno longobardo per ottenere il territorio dell’esarcato e tutti quei territori che appartenevano alla Chiesa prima dell’arrivo dei longobardi. Si ipotizza che Carlo incontrò il papa nella primavera del 774 e non prima per concedersi del tempo per trattare con Desiderio, avendo come obiettivo quello che il re longobardo continuasse a governare i territori longobardi nonostante rimanesse sotto il controllo franco. Ciò avrebbe consentito a Carlo di non aderire alle richieste eccessive proposte dal papa. Le scelta che poi Carlo compie nella tarda primavera del 774 non sono ancora del tutto chiare. Il sospetto è che un fatto improvviso abbia dettato l’agenda al re franco. La morte improvvisa di Desiderio probabilmente ha portato Carlo a cambiare la sua tattica inducendolo ad annettere il regno dei longobardi a quello dei franchi. Decise di unificare i due regni ma di mantenerne distinti gli assetti istituzionali e di lasciare la classe dirigente longobarda al proprio posto nella prima fase della conquista, anche se provvede a collegarne le diverse realtà ricorrendo a presi di controllo del territorio, individuati proprio nei grandi monasteri. Questa decisione conferma ancora di più l’intenzione di Carlo di operare sì contro Desiderio, manovrando militarmente, ma avendo in fondo l’obiettivo di trovare una soluzione di mediazione alla situazione mantenendo dei buoni rapporti con i longobardi. DA DESIDERIO A CARLO: UNA CONTINUITA’ NECESSARIA. Compiendo la scelta di utilizzare i monasteri Carlo finì col valorizzare lo stesso modello adottato da Desiderio. Ne è la prova la decisione presa nei confronti del monastero di San Salvatore di Leno. Il re franco elesse l’abbazia di San Salvatore a strumento della sua politica di governo del regno, al pari di quella di Bobbio, in quanto il monastero si collocava in una posizione territoriale strategica, in quanto connetteva il fiume Oglio al PO dove si svolgevano importanti attività commerciali.

Nonostante la situazione non fosse particolarmente stabilizzata Carlo decise di tornare verso nord per combattere i Sassoni. Ciò portò nel 775 ad una serie di ribellioni e rivolte contro i franchi, si ricordano per esempio le azioni di resistenza promosse da Adelchi.

DESIDERIO E IL PAPATO

Questo capitolo analizza i rapporti tra Desiderio e i papi del suo tempo che furono: -papa PAOLO I (757-767) -papa Stefano III (768-772) -papa Adriano I (772-774). Inoltre si inserirono due papi che furono eletti grazie alle intromissioni di Desiderio e per questo motivo furono deposti in breve tempo: Costantino rimase papa per un anno (768) e Filippo rimase in carica 1 giorno. Inoltre bisogna ricordare anche Stefano II il quale durante il suo pontificato più volte chiese aiuto a Pipino, re dei franchi, perché lo aiutasse a liberare Roma dalle minacce dei longobardi, condotti dal re Astolfo. Bisogna comunque sottolineare che i rapporti con i longobardi con il papato furono pacifici prima dell’VIII sec quando la situazione con Astolfo cambiò, anzi alcuni re longobardi come Liutprando furono generosi nei confronti della Chiesa. Papa Stefano II perseguì una politica di alleanza con i franchi, che consisteva nell’assicurare la protezione dei territori della Chiesa dagli attacchi dei longobardi e garantiva come legittimi possedimenti della Chiesa: il ducato di Roma, Ravenna e l’Esarcato. Nel 754 il pontefice conferì al re franco l’unzione sacra e lo nominò “patrizio dei romani”. Nel 754 Pipino scese in Italia e sconfisse Astolfo, imponendogli di consegnare i territori dell’esarcato e la pentapoli al papa. Il re non mantenne fede al giuramento e nel 756 assediò Roma provocando il ritorno dei franchi in Italia. Nel 756 Astolfo morì e gli successe Desiderio la cui candidatura fu appoggiata dal papa in quanto Desiderio giurò al papa Stefano II di restituirgli le terre che Astolfo non aveva dato. Poco dopo salì papa Paolo I il quale era scontento del continuo temporeggiare da parte del re longobardo per quanto riguardava la restituzione delle terre promesse al papato decise allora di rivolgersi a Pipino, lamentandosi del comportamento del re. (758). Fino alla sua morte (767) il papa continuò a lamentarsi con i franchi del comportamento di Desiderio. Successivamente fu eletto un antipapa (Costantino) che fu deposto da Desiderio, il quale scelse un nuovo papa (Filippo) favorevole ai longobardi, ma che rimase in carica solo un giorno: Desiderio riuscì ad eleggere questo papa grazie al prete longobardo Waldiperto. Purtroppo Desiderio fu scoperto e fu eletto un nuovo papa Stefano III. Successivamente Desiderio cercò di stabilire nuovi rapporti con i franchi, mediante il matrimonio di sua figlia con Carlo, ma ciò non fu visto positivamente dal papa, il quale invitava i franchi a non contaminare la

loro razza con quella dei longobardi. Nonostante le pressioni del papa, Pipino accettò la politica matrimoniale con i longobardi rassicurando il papa che lo avrebbe sempre protetto in quanto “patrizio dei romani”. Nel 771 a Roma la situazione stava mutando: il primicerio Cristoforo e suo figlio vedevano negativamente il rapporto tra il papa e il re dei longobardi tanto che pianificarono di catturare e uccidere il papa. Sarebbero riusciti nel loro intento se il papa non avesse trovato rifugio a San Pietro, proprio dove era accampato Desiderio. Il re, professandosi suo protettore, decise di eliminare gli aggressori. Nonostante Desiderio non avesse ancora restituito le terre al papa, quest’ultimo decise di dargli ulteriore tempo per la consegna dei territori considerando il fatto che gli doveva la vita. Nel 771 morì Carlomanno e gli successe Carlo, il quale ripudiò la moglie...


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