Il progetto locale PDF

Title Il progetto locale
Author Manuel Gottardello
Course Analisi del Territorio
Institution Università degli Studi di Padova
Pages 26
File Size 617.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 61
Total Views 146

Summary

Download Il progetto locale PDF


Description

IL PROGETTO LOCALE – ALBERTO MAGNAGHI 1 - Forma Metropoli e deterritorializzazione Metropoli: espressione materiale della ratio imperialistica occidentale, della società capitalisticaindustriale matura e della sua evoluzione post- industriale; struttura urbana interamente generata dalle leggi della crescita economica; a carattere fortemente dissipativo ed entropico; senza confini ne limiti alla crescita; gerarchizzante e omologante il territorio che occupa; ecocatastrofica; valorizzare le qualità individuali dei luoghi, priva di qualità estetica e riduttiva nei modelli dell'abitare. La liberazione dal territorio: un evento storico poco durevole e poco sostenibile Il territorio è un organismo vivente ad alta complessità, un neo ecosistema in continua trasformazione, prodotto dall'incontro tra eventi culturali e natura, composto da luoghi dotati di identità, storia, carattere, struttura di lungo periodo, che formano i tipi e le individualità territoriali e urbane. Nell'epoca storica caratterizzata dal fordismo e dalla produzione di Massa le teorie tradizionali dello sviluppo, fondate sulla crescita economica illimitata, hanno trattato il territorio in termini sempre più riduttivi: Producendo crescita della ricchezza di durata effimera, con la conseguenza di degradare ambiente e sociale, producendo in sostenibilità dello sviluppo. Mumford parla di necropoli: l'ipertrofia metropolitana non è una patologia, Ma la regola, immanente alla struttura e al carattere del corpo stesso; la forma metropoli è una negazione della città, una forma di urbanizzazione distruttiva che copre il territorio di funzioni economiche e di non luoghi, privi di identità relazioni storia. Tutto ciò Ha portato all'amnesia dei saperi e delle competenze per il processo di edificazione della città e del territorio: un processo che è stato continuo nella storia, di fondazione e Rifondazione nel dialogo fra le successive civilizzazione e l'anima dei luoghi. Arriviamo così nel posturbano: Territorio costituito da reti e infrastrutture di connessione materiali e immateriali, che hanno spinto il concetto di protesi alla pulizia estrema della sostituzione integrale della natura e della storia. Dunque libanizzazione contemporanea si distingue dalla città storica e dalla città moderna, per questo totale sganciamento dalle regole costitutive dell'identità di un luogo. L'organizzazione metropolitana contemporanea è la prima nella storia che opera questo tendenziale sganciamento dei contesti e una radicale automatizzazione dell'organizzazione spaziale della società dei luoghi su cui insiste, trattandoli come semplice sfondo supporto. Il concetto di luogo viene nei secoli progressivamente escluso a favore del concetto di spazio e della sua illimitata estensibilità. La forma limite è cosmopoli: un'unica forma ripetuta, pervasiva, omologante, iterata nel territorio mondiale; una forma che Elimina tutto ciò che è incompatibile con l'economia, nega relazioni all'insegna del pensiero unico. Morfogenesi della urbanizzazione contemporanea: ipertrofia e topofagia Tra le molteplici regole di edificazione della forma metropoli, costitutive della sua ipertrofia:  Liberazione dai Vincoli di luogo e di dimensione della città. Attraverso il sapere tecnico e le protesi tecnologiche ci si è liberati dai vincoli territoriali e si può localizzare in piena libertà ovunque. La metropoli vive e cresce ignorando e distruggendo le capacità del proprio ambiente di riprodursi. Ha portato nel tempo a una crescente ignoranza delle relazioni tra insediamento umano e ambiente. La recisione della città dal suo contesto vivente interrompe il processo di generazione di paesaggio che ne garantisce la riproducibilità e l'identità.  Dominio delle funzioni economiche sulla organizzazione dello spazio. La produzione industriale di merci non tiene conto dell'organizzazione dello spazio; la conurbazione metropolitana seppellisce a casa ciò che gli sta sotto. A tutto ciò contribuisce l'immane mobilitazione di forza lavoro che fa dello sradicamento geografico e sociale la condizione prevalente del “residente”, non più “abitante”. La infinita periferia delle Metropoli contemporanea assottiglia fino distrugge la qualità dell'abitare il territorio: povertà di decisioni, di informazioni, di relazioni, di qualità estetica,etc.  Dissoluzione dello spazio pubblico. la riduzione funzione dei luoghi di comunicazione sociale della città ha comportato la marginalizzazione dello spazio pubblico: esso non è previsto tra le funzioni e le zonizzazioni del piano regolatore; l'abitante non ha più luoghi da abitare nei quali integrare e socializzare, non ha più relazioni di scambio e identificazioni con il proprio ambiente di vita, ne consegue una progressiva perdita di potere sulla cosa

pubblica. Questa è stata spostata nel Villaggio Globale, producendo da un lato ipertrofia delle relazioni funzionali e del traffico operativo, dall'altro ipertrofia delle relazioni sociali e dell'abitare.  Applicazione delle tecnologie industriali e uso di materiali standardizzati per la costruzione della città del territorio. Le tecnologie industriali liberano le edificazioni dalla schiavitù della natura, l'omologazione delle tipologie liberano la produzione degli edifici dei vincoli degli stili specifici dell'abitare inducendo la distruzione delle forme locali dell'abitare nelle città; la riproduzione del territorio e affidata ai grandi sistemi tecnologici e funzionali.  Il territorio della crescita metropolitana come merce. L'abitazione, il capannone, in supermercato, l'infrastruttura sono Innanzitutto merci sul mercato; la mercificazione del territorio contrae la cultura dell'abitare e la riduce a modesti standard riproduttivi. Fordizzazione e deterritorializzazione Seguendo queste regole insediative, la società industriale ha organizzato siti ai quali è stata attribuita una funzione; tali siti funzionali collegati insieme non fanno una città, ma un sistema economico produttivo localizzato nello spazio, suddiviso per funzioni, Ivi comprese quelle museali e della protezione della natura. Ma queste parti funzionali non si autoriproducono. Questa non è la città: la città è un evento complesso, culturale dotato di identità storica, che risiede in atti costitutivi non esclusivamente economici, ma nel mito, nel progetto sociale, negli eventi simbolici, nella costruzione di spazio pubblico. L'urbanizzazione metropolitana contemporanea si è posta in rottura progressiva e radicale con tutte le forme di insediamento precedenti. In particolare in Italia si è verificato un processo di fordizzazione accelerata: abbandono osso appenninico, esodo dal sud marginalizzazione delle piccole e medie città,etc. Il modello metropolitana che si costituisce rapidamente come città fabbrica marginalizzare La Collina, la montagna, il sud e Rende periferico e dipendente il ricco reticolo urbano storico, relegandolo a ruolo turistico e museale. Il territorio, gli spazi aperti, vengono smembrati in: 1. Spazi usati per l'urbanizzazione delle periferie industriali metropolitane: spazi aperti che diventano suolo edificabile con zonizzazioni di grandi monofunzione (es: grandi quartieri dormitorio). L’ambiente antropico viene ricondotto a modelli e culture di produzione, di consumo di massa che distruggono e omologano. 2. Spazi, prevalentemente di pianura, più adatti alla meccanizzazione, Rasi al suolo per l'industria verde, cioè per un’agricoltura industrializzata che ha trasformato parti rilevanti del paesaggio rurale molto ricco e complesso in un deserto meccanico chimico del sistema monoculturale. 3. Spazi costieri: funzionalizzati al tempo libero del produttore massificato, impoverendo e degradando i paesaggi collinari dell'entroterra. 4. Paesaggio di collina e di montagna: un territorio che viene abbandonato e sottoposto al degrado ambientale e sociale. si compie quindi un modello di civilizzazione che Svuota la montagna, rende marginale la collina, tranne dove in grado di mantenere un proprio ruolo attivo in economia. In sostanza il territorio viene semplicemente sepolto; il locale scompare perché scompaiono i luoghi e le identità locali come valori utilizzabili nel modello di sviluppo economico e nella modernizzazione. Pierre George rivaluta l’homme habitant: è forse venuto il tempo in cui l'uomo, cessando sostanzialmente di abitare e di partecipare la produzione con qualche aspetto della sua personalità, si libererà dalla geografia. Dalla città fabbrica alla città post fordista: la deterritorializzazione continua Il territorio è trattato come un foglio bianco, un supporto su cui disegnare insediamenti secondo regole astratte dalla natura, dalla qualità, da l'identità dei luoghi; la deterritorializzazione non si configura come nel passato come una fase di transizione a una nuova territorialità, questa interruzione del ciclo territorializzazione- deterritorializzazione- riterritorializzazione si fonda sulla fiducia tecnologica nella possibilità di liberarsi definitivamente della natura e del territorio attraverso la costruzione di un ambiente totalmente artificiale. La deterritorializzazione contemporanea è dunque la prima nella storia a essere tendenzialmente strutturale, senza via di ritorno. Nel processo di costruzione della città fabbrica siate una prima separazione delle relazioni tra società insediata e ambiente, una liberazione del territorio che riguarda le fonti di energia, i trasporti, le modalità di insediamento.

L'era telematica è la città dell'informazione del postfordismo proseguono il processo di deterritorializzazione, ma lungo linee evolutive diverse; la produzione è completamente a spaziale, atemporale, fondata su sistemi reticolari non lineari. L'implosione del cyberspazio di molte attività umane invita a un'ulteriore disattenzione ai luoghi e la loro cura; si verifica un progressivo Trasferimento delle relazioni umani in un dominio a spaziale. La realtà fisica ordinaria diventa un fenomeno di tipo superficiale. L’ex abitante della città fabbrica nel suo cottage telematico apre la sua navigazione in un modo di libertà, di relazioni, emozioni che fanno da contrappeso alla povertà e alla miseria estetica, di relazioni di vita sociale dello spazio materiali in cui vive. Il termine decontestualizzazione evidenzia la distruzione dell'identità paesaggistica operata dalla rottura delle relazioni tra nuove morfologie insediative e luoghi; ciò costituisce un atto di interruzione del paesaggio in quanto espressione dell'identità del luogo: l'identità del territorio non indica, infatti, solo il senso di appartenenza ai luoghi o alla loro storia, ma anzitutto l'insieme dei principi, delle razionalità auto organizzative di una società locale, quelle che le permettono di auto rappresentarsi, di progettare il proprio futuro sul territorio. La Prevalenza di opere generate morfologie e regole esogene e astratte della relazione tra natura e cultura può distruggere il processo di produzione dell'identità del paesaggio urbano e rurale. L'estraneità degli abitanti dei luoghi è uno degli elementi che scatenano la produzione di eccessi di carico antropico sull'ambiente: dissesto idrogeologico, rifiuti, inquinamento,etc. È importante notare la pervasività di questo processo di deterritorializzazione: la storia del capitalismo è una storia di deterritorializzazione che produce progressivamente sradicamento, lavoro astratto, perdita di identità. Il processo investe anche il territorio agricolo: diviene puro supporto modulare di processi artificiali, fino alle ipotesi estreme di liberare la produzione agricola della terra. 2 - Oltre l'urbanizzazione metropolitana contemporanea La mort De La Ville e irreversibile? Ci sono le condizioni storiche per interrompere il processo di deterritorializzazione e avviare un nuovo ciclo di territorializzazione come risposta ai problemi della sostenibilità dello sviluppo? Se affrontiamo la questione dal punto di vista delle tendenze dominanti la risposta sicuramente negativa: il 54% della popolazione italiana è addensata nel 11% del territorio nazionale in aree metropolitane. È un processo che non si è mai verificato nella storia; secondo le proiezioni ONU, Le megalopoli del Sud Cresceranno nel prossimo mezzo secolo al ritmo di una regione parigina ogni due mesi; il problema della sovrappopolazione e della povertà si identifica con il problema delle megalopoli. I futuri abitanti delle megalopoli del mondo vivranno periferie degradate di favelas e bidonville. Il modello di urbanizzazione è decisamente diverso della crescita della periferia metropolitana del primo mondo: il tipo di urbanizzazione selvaggia del Sud del mondo ha connotazioni direttamente socio culturali e politiche, non sono cioè regolabili, da parte dei governi locali. In Italia nel corso degli ultimi 50 anni L'occupazione di suolo supera da 10 a 15 volte la lenta è contenuta evoluzione urbana di due millenni. La forma Metropoli vince anche sul calo demografico, continua a crescere. L'onda lunga del modello tradizionale della crescita che percorre la metropoli del Nord e del Sud del mondo si muove ancora nella direzione opposta del iperconcentrazione metropolitana e della conseguente proliferazione di periferie degradate. I processi di globalizzazione economica vanno producendo una nuova geografia del potere delle città fortemente gerarchizzata a Scala sia mondiale che regionale,” la metropoli del comando”, sempre meno dipendente dalla variabile dimensionale della popolazione. il risultato finale è la crescita di povertà relativa nella Metropoli occidentale e la concentrazione di 4 miliardi di poveri estremi nelle periferie delle megalopoli. Questa forma dell'insediamento ha già prodotto un cambiamento culturale Nel concetto di ricchezza; la crescita di questa macchina produttiva è percepita sempre più consapevolmente come generatrice di nuove povertà, oltre a quelle materiali: povertà di qualità ambientale e povertà di identità e appartenenza. Siamo di fronte al regole di crescita degli insediamenti ignoranti e presuntuose: ignorante in quanto hanno perso la sapienza ambientale e l'arte di edificare i territori che garantivano condizioni territoriali di produzione della città stessa, presuntuose in quanto hanno relegato questioni identitarie.

Nuove povertà “da sviluppo” Il processo di liberazione dal territorio ha coinciso dunque per un lungo periodo con la crescita del benessere e con l'ipotesi diffusa del modello occidentale a livello del sistema mondo. ma a partire dagli anni 70 si è invertito costruendo, anziché ricchezza, nuova povertà. Il fatto importante che si tratta di nuove povertà indotte dai modelli della crescita quantitativa. Povertà di qualità dell'abitare e Povertà di identità. Secondo Sachs, la crescita illimitata della città verso le urbanizzazioni megalopolitane ne ha aumentato la vulnerabilità: biologica, strutturale, dei supporti Vitali, economica e funzionale. D'altra parte se esaminiamo le curve degli indicatori di benessere elaborati Fin dagli anni 90, vediamo come a partire dal 1975, mentre la curva del PIL continua a crescere, la curva del l'Isew, che misura il benessere complessivo, punta decisamente verso il basso. In genere queste nuove povertà sono legate al processo di riduzione dei valori d'uso dei beni di mercato ( incidenza negativa sulla salute, su, sulla qualità ambientale). Le nuove povertà sono strettamente connesse al peggioramento della qualità ambientale e urbana, dall'alimentazione all'uso delle acque, alla perdita di identità nei modelli insediativi metropolitani e megapolitani. (esempio Milano dell’acqua). La rinascita del territorio È un sistema di povertà sempre più rilevante È diffuso che si può affrontare solo modificando radicalmente le regole che presiedono alla formazione degli insediamenti e gli indicatori di benessere che ne valutano la qualità. Il nuovo insediamento umano deve trovare nelle sue regole genetiche le modalità di abbattimento delle nuove povertà; questo diviene una questione centrale nella ricerca di nuovi modelli societari finalizzati all'equità sociale, all'auto governo, alla giustizia, al benessere sociale. In Italia i segni di questa ricerca sono presenti; il mutamento di indicatori di misura della ricchezza si rivela come crisi del pensiero della crescita economica illimitata nella riapparizione della cultura dei valori territoriali e identitari locali in due tappe fondamentali: la prima, con la crescita di importanza dei sistemi locali periferici di piccole città storiche Nella produzione della ricchezza attraverso la rivitalizzazione delle economie a base territoriale (scarpe, design,pasta, etc); nella seconda tappa, decisiva, il locale si afferma come problema essenziale nel ripensamento dei modelli societari e superando la dimensione economico produttiva quando: A) insorge in tutto il mondo la dimensione identitaria, etnica, linguistica come principale motore del conflitto; B)Si dispiega socialmente la questione ambientale che costringe a internalizzare in misura crescente la riproducibilità delle risorse naturali e degli equilibri ecosistemici nel calcolo costi-benefici dell'insediamento umano. Tutto ciò ripropone dunque un ripensamento del ruolo del territorio Nella produzione della ricerca. In sintesi, se intendiamo la territorialità come “ la mediazione simbolica, cognitiva e pratica che la materialità dei luoghi esercita sull' agire sociale” (altra definizione di territorio: “Frutto di una relazione biunivoca tra insediamento umano, natura e storia, relazione che dunque richiede un rapporto attivo, un dialogo costante con il territorio inteso come un essere vivente ad alta complessità, e non solo un rapporto di sfruttamento di un supporto strumentale delle attività umane: Il territorio non è un asino”), la produzione di territorialità (intesa come produzione di qualità ambientale, abitativa, di nuove municipalità e appartenenza, di produzioni tipiche In paesaggi tipici, di crescita delle società locali, come valorizzazione di identità territoriale e urbana) diviene problema interno, per alcuni addirittura fondativo, del produzione. 3 - Il territorio non è un asino Dopo che il dibattito sulla sostenibilità si è imposto a Scala mondiale, i modi di intendere la sostenibilità si sono nel tempo differenziati, 3 approcci: L'approccio funzionalista Questo approccio non supera la dicotomia tra sviluppo e sostenibilità; quest'ultima si configura come una giustapposizione di azioni correttive ed i vincoli ad azioni produttive e insediative generate da regole esogene e insostenibili, continuando a produrre degrado. Allo sviluppo si è affiancata la parola sostenibile per denotare modelli economici e insediativi che tengono conto delle esauribilità, degradabilità e limitatezza delle risorse ambientali.

In queste ipotesi, che definirei correttive, il territorio ancora trattato come un supporto tecnico funzionale della produzione, del quale occorre considerare i limiti di sopportazione nel suo uso, un uso comunque strumentale. Il concetto di sostenibilità riguarda unicamente la definizione della capacità di carico del sistema ambientale sottoposto a pressione. Le leggi del mercato globale decidono localmente cosa produrre, dove, come, con quali tecniche. Vale la metafora della bestia da soma: l'asino non deve essere sfruttato oltre i limiti, altrimenti muore, diventando così indisponibile autorizzazione successive. In questo approccio Si attribuisce molto valore alla scienza e alla tecnologia per la risoluzione dei problemi ambientali con misure standardizzate.Correlato a questo punto dell'ottimismo tecnologico è quello secondo il quale la questione ambientale si affronta efficacemente adottando il mercato come regolatori ambientale, vale a dire monetizzando i beni ambientali. Gli attori più influenti nella definizione delle politiche di disinquinamento restano gli stessi del sistema economico dominante ( in genere i grandi gruppi industriali e finanziari), mentre la logica che la governa è quella del chi inquina paga. Il limite di questa logica è che il valore che si intende di rimborsare ha un significato non commensurabile con una funzione. Anche le soluzioni ecologiche sono misure parziali o di sistemi incompleti, che risponde a logiche settoriali di mercato. La logica dello sviluppo eco-compatibile non mette in questione del primato del economico, né il modello insediativo che lo supporta. Questa filosofia co...


Similar Free PDFs