Didattica del lavoro di gruppo dispensa PDF

Title Didattica del lavoro di gruppo dispensa
Author anna elle
Course Mostra didattica
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
Pages 41
File Size 967.4 KB
File Type PDF
Total Downloads 2
Total Views 128

Summary

Download Didattica del lavoro di gruppo dispensa PDF


Description

Università degli Studî SUOR ORSOLA BENINCASA Facoltà di Scienze della Formazione

Corsi speciali per il conseguimento dell’abilitazione o idoneità all’insegnamento, riservati al personale che abbia prestato 360 giorni di servizio

(Legge 143/04 - Decreto n° 85/2005)

Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria

DISPENSE

Didattica del lavoro di gruppo

I NDI CE UNITÀ DIDATTICA 1. Il gruppo 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Cos’è il gruppo? La definizione di gruppo Il gruppo ed i bisogni La tipologia Funzioni e ruoli in un gruppo Perché il gruppo all’interno del gruppo-classe?

UNITÀ DIDATTICA 2. Il lavoro di gruppo 1. Un insieme di persone in interazione 2. Il lavoro di gruppo: Il Cooperative leraning o Learning Together LoStudent Team Learning Lo Structural Approach Il Group Investigation UNITÀ DIDATTICA 3. La didattica del lavoro di gruppo. I laboratori: proposte operative 1. La relazione nel gruppo classe 2. La cooperazione educativa 3. L’attenzione al lavoro di gruppo e l’organizzazione dei Laboratori

2

UNITÀ DIDATTICA 1 IL GRUPPO

1. Cos’è il gruppo?

S

i definisce gruppo ‹‹l’insieme di più persone riunite in modo da formare un tutto unico››1. Tale forma unitaria di gruppo è, tuttavia, un risultato finale, determinato da quegli interessi ed ideali comuni che mettono insieme più soggetti e li fanno agire con determinazione e

competenze verso scopi comuni. Il gruppo come struttura, quindi, non nasce come tale, ma si realizza attraverso un processo continuo ed articolato di collaborazione reciproca, di coinvolgimento e di cooperazione tra soggetti che conduce ogni singolo membro del gruppo stesso a mettere da parte le proprie concezioni o pretese, non per annullarle, ma per meglio finalizzarle e porle al servizio degli altri componenti2. L’elemento chiave del gruppo è l’apertura verso gli altri ed i loro punti di vista allo scopo di arrivare il più presto possibile, ed in maniera significativa, ad ottenere risultati condivisi, allo scopo di giungere a quella che, sul piano linguistico-comunicativo, viene definita ‹‹intesa semantica››3. ‹‹Ma quali sono le basi biologiche dei sistemi sociali (dei gruppi)?›› La natura sociale della specie a cui apparteniamo fa si che, alle interazioni tra gli individui, corrispondano modalità analoghe di funzionamento mentale, all’interno di un intreccio dialettico in cui è impossibile distinguere che cosa viene prima e che cosa viene dopo. Chance (1996) partendo dai suoi studi sulle scimmie individua due sistemi nell’organizzazione sociale: una struttura del gruppo in termini agonici e uno che dà al gruppo una configurazione in termini edonici. Questi due sistemi sono parte integrante della mente e allo stesso tempo responsabili del modo di porsi degli individui nelle relazioni con i loro simili. Si tratta, quindi, di organizzazioni mentali di tipo individuale, che traggono origine dall’interazione tra gli individui e il contesto sociale. 

Il sistema agonico che è esemplificato dallo stile di vita dei babbuini della savana e dei macachi, si estrinseca in una organizzazione del gruppo rigida e gerarchica. Le gerarchie sono determinate dall’attenzione che i subordinati prestano agli individui dominanti, secondo un meccanismo che viene detto struttura dell’attenzione.

Questo meccanismo, se da una parte assicura la coesione del gruppo, dall’altra implica una continua tensione e attivazione emotiva: gli individui dominanti devono continuamente monitorare LEWIN K., La teoria dinamica della personalità, Giunti Barbera, Firenze, 1965. FRAUENFELDER E. (1976), Il lavoro di gruppo. Guida alla strutturazione dei gruppi di apprendimento-lavoro, Le Monnier, Firenze. 3 SARRACINO V. (1984), Il lavoro di gruppo nella scuola elementare, in ‹‹Orientamenti di pedagogia scolastica››, Ferraro, Napoli.

1

2

3

i subordinati e assicurarsi, attraverso la minaccia, che questi non tentino scalate gerarchiche destabilizzanti per il potere. I subordinati devono stare all’erta per parare le minacce di aggressione di punizione del leader e per controllare gli altri individui del gruppo, al fine di stabilire alleanze o per scalzarli nella scala gerarchica. 

Il sistema edonico è proprio dell’organizzazione sociale degli scimpanzé in questi gruppi gli individui formano una rete di relazioni sociali più flessibili e rilassate, ispirate alla collaborazione e al sostegno reciproco. I leader, sono per lo più, i più anziani, i più assertivi, quelli che sanno mediare di più, e non necessariamente i più aggressivi; tutti i membri dipendono gli uni dagli altri ai fini del loro interesse individuale e collettivo.

Quando vi sono dei conflitti, vengono messe in atto strategie di pacificazione, basate su gesti di riconciliazione e di rassicurazione. Il livello di attivazione si mantiene basso e l’intero sistema è flessibile. A queste condizioni l’attenzione dei singoli, non essendo impegnata nella difesa di se stessi, o nell’evitare che i legami con gli altri si rompano, può essere convogliata su attività esplorative, contribuendo così allo sviluppo dell’intelligenza. Nella specie umana è possibile rintracciare tutt’e due queste modalità. Gli studi di Lewin, provano che tipi diversi di leaderschip sono collegati alla struttura del gruppo e possono determinare interazioni più o meno aggressive tra gli individui. La modalità edonica delle interazioni, tuttavia, poiché è caratterizzata da comportamenti cooperativi – da ricondurre a capacità cerebrali superiori dell’uomo - viene considerata dagli etologi una conquista filogeneticamente recente, laddove l’aggressività e la difesa del rango, propri del sistema agonico, si configurerebbe come il prodotto di quella parte del cervello trino costituita dal più antico cervello rettiliano, ancora presente in noi (McLean, 1990) Sembrerebbe, peraltro, che, in campo umano, la stabilità dei sistemi sociali abbia avuto e abbia, alla sua base, l’attivazione di quei meccanismi che sono propri della modalità di interazione di tipo edonico. Nel momento in cui una certa cultura umana pone l’accento sulla competitività, è inevitabile che si attivi il sistema archetipico di attenzione gerarchica, che è sepolto nel nostro cervello da rettile, e che le motivazioni degli individui siano dominate dalla preoccupazione della difesa del rango sociale, all’interno di un sistema che si configura, allora, come agonico4, e pertanto basato su una forte tensione e una forte vigilanza emotiva. 4

Lo stress che ne deriva pone gli individui in uno stato mentale di sottomissione psicologica. A queste condizioni il passaggio da una modalità agonica ad una basata sulla violenza e su una forte accentrazione di potere di tipo dittatoriale su un leader è molto probabile.

4

2. La definizione di gruppo È difficile individuare una definizione di gruppo che possa essere completa, chiara, efficace, anche dopo più di sessant’anni di letteratura scientifica e migliaia di articoli pubblicati in tutto il mondo. Il dibattito più acceso si è verificato tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, dopo questo periodo di discussioni animate, l’interesse é scemato. Oggi, invece, si assiste ad un ritorno verso il gruppo, il lavoro di gruppo e, soprattutto, il gruppo di lavoro. Le definizioni di seguito riportate sono una selezione puramente esemplificativa dei diversi punti di vista che si sono espressi nei vari anni nella letteratura sui gruppi. Per rendere più semplice questa ricapitolazione le varie definizioni sono state raggruppate in tre grandi categorie:   

Le definizioni centrate sull’individuo Le definizioni centrate sul collettivo L’integrazione tra individuale e collettivo

Le definizioni centrate sull’individuo La prima categoria raggruppa quelle definizioni legate ai processi psichici individuali, quindi, legge il gruppo in ragione dei bisogni, dei valori, delle aspettative individuali di ciascun membro. Queste definizioni conducono ad identificare il gruppo come un ‹‹aggregato di persone in relazione›› in ragione dei desideri, delle mete e dei bisogni di cui ciascun individuo è portatore. Il focus dell’interpretazione del gruppo è l’individuo con gli altri individui. Tra gli autori che hanno espresso delle definizioni di gruppo centrate sull’individuo si possono citare: Sanderson, Cattel R. B., Maisonneuve J., Doise W., Deschamps J., Mugny G. SANDERSON: «Ogni gruppo esiste come mezzo per soddisfare certi propositi, desideri o interessi, per fornire ai suoi membri beni o valori» (1940) Sanderson mette in luce gli aspetti di necessità individuale e di vincolo soggettivo che portano alla formazione di gruppi: ragioni che possono essere legate a desideri e interessi dell’individuo o alla possibilità/necessità di ricevere o accogliere dal gruppo beni e valori. CATTEL R. B.: «Un gruppo è un aggregato di organismi in cui l’esistenza di tutti è utilizzata per la soddisfazione dei bisogni di ognuno». (1951) A 5

ncora più forte è la sottolineatura di questo concetto di bisogno individuale in Cattel che, pur definendo il gruppo solo come aggregato (non come insieme), vede nella soddisfazione del bisogno individuale l’elemento determinante per la sua stessa esistenza. MAISONNEUVE J.:«I gruppi sono insiemi sociali di dimensioni e di strutture molto diverse: dalle collettività nazionali, fino alle “bande” più effimere. Il solo carattere comune a tutti questi insiemi è dato, contemporaneamente , dalla pluralità degli individui e dalla loro più o meno forte implicita solidarietà. L’Idea di “forza”: l’espressione “raggrupparsi” esprime bene l’intenzione di mutuo rinforzo di individui che si sentono isolatamente impotenti; tuttavia, questa potenza collettiva suscita reazioni ambivalenti: rassicura e minaccia». (1973) La definizione di Maisonneuve è certamente quella che più si avvicina ad un’integrazione dei concetti inerenti i diversi aspetti del gruppo. Propone l’idea di insieme come pluralità sostenuta da sentimenti di solidarietà che la unificano. Egli vede il gruppo come ricerca individuale del sostegno degli altri, anche esso il sostegno si intreccia con il sentimento di minaccia avvertito nel contatto con gli altri. La dimensione è individualistica in quanto l’uno si mette in relazione con gli altri in ragione dei suoi bisogni e delle sue paure. DOISE W., DESCHAMPS J., MUGNY G.: «Un gruppo è composto da un certo numero di persone di reciproca interazione sulla base di strutture precedenti; queste persone in interazione si percepiscono come membri di gruppo; questi stessi individui sono percepiti dagli altri (membri del gruppo o no) come membri del gruppo». (1977) Doise, Deschamps e Mugny con chiarezza hanno espresso la loro definizione di gruppo basandosi sull’idea di interazione e di percezione reciproca dei membri circa l’appartenenza allo stesso insieme. Il riferimento alle ‹‹strutture precedenti›› è un aspetto interessante di questa definizione, che può essere interpretato come un accenno al sistema personale di rappresentazione e concezione del gruppo antecedente all’ingresso del singolo nel nuovo insieme.

Le definizioni centrate sul collettivo Tali definizioni osservano il gruppo come unità e lo interpretano in relazione alle variabili emergenti dal suo insieme. Il focus dell’interpretazione è lo scambio sociale e interattivo tra individui. Il gruppo viene identificato attraverso i soggetti che ne fanno parte. In breve l’accento è 6

posto sulla dimensione della pluralità di persone aventi uno scopo comune con un sistema di regole più o meno condiviso con ruoli reciproci e interdipendenti, impegnate a interagire. Tra gli autori che hanno espresso delle definizioni di gruppo centrate sul collettivo si possono citare Small A., Homans G. C., Bales R. E., Newcomb T. M., Olmstead. SMALL A.: «Il termine “gruppo” è utile a disegnare sociologicamente qualsiasi numero più o meno grande di persone, tra le quali si trovino esistere tali rapporti per cui occorra considerarle assieme…ogni numero di persone i cui rapporti reciproci siano tali da esigere attenzioni». (1905) Dato l’anno (1905) la definizione di Small può essere considerata quasi un ‹‹reperto archeologico››, ma è bene notare come il concetto di gruppo sia correlato ad un’idea di pluralità generica e non specificata; l’attenzione, la caratterizzazione del gruppo è determinata dai rapporti d’insieme, ma contiene un’evidente ambiguità per quanto riguarda il confine numerico e, soprattutto, la natura di questi rapporti. HOMANS G. C.: «Un gruppo è definito dall’interazione dei suoi membri. Se diciamo che gli individui A, B, C, D, E… formano un gruppo, questo comporta per lo meno la validità dei seguenti fatti: entro un dato periodo dei tempo A interagisce più con B, C, D, E …di quanto non faccia con M, N, O, P,… che possiamo considerare o come estranei o come membri di altri gruppi. Anche B interagisce più spesso con A, C, D, E… che non con gli estranei. È quindi possibile, proprio contando le interazioni, costruire una mappa che distingue quantitativamente un gruppo dagli altri». (1950). Homans con la sua mappa delle interazioni (anche se è di difficile condivisione l’opinione che le interazioni siano effettivamente numerabili e che il loro numero sia l’elemento di diversificazione tra i gruppi), offre la possibilità di ragionare in termini di unità articolata.

BALES R. E.: «Un piccolo gruppo si definisce come un numero qualsiasi di persone impegnate nell’interagire l’una con l’altra durante un incontro faccia a faccia o una serie di incontri, nei quali ogni membro riceve, di ogni altro membro, un’impressione o percezione sufficientemente distintiva da permettergli, in quel momento o in una discussione successiva, di reagire a ognuno degli altri come persona singola che pure v in

NEWCOMB T. M.: «L’aspetto distintivo dei gruppi sta nel fatto che i membri condividono delle norme riguardo a qualcosa. La gamma delle norme condivise può

i che a agli

essere maggiore o minore, ma essa deve almeno includere ciò che è distintivo e di comune interesse per i membri del gruppo, si tratti di politica o di poker. Devono essere comprese, necessariamente, le norme concernenti i ruoli dei membri del gruppo, ruoli che sono collegati, essendo definiti in termini di reciprocità». (1951)

7

Per Newcomb il gruppo si articola intorno ad alcuni concetti chiave, esemplificativi degli aspetti fondamentali della struttura del processo: il sistema di regole ed i ruoli del gruppo. OLMSTEAD: «Un gruppo si può dunque definire come una pluralità di individui che sono in contatto reciproco, tengono conto gli uni degli altri e hanno coscienza di avere in comune qualcosa di importante». (1959). Pluralità, contatto, percezione reciproca e coscienza di avere qualcosa in comune sono le parole chiave del pensiero di Olmsted. L’integrazione tra individuale e collettivo L’intreccio di queste due precedenti prospettive, la complementarietà ormai necessaria ed irrinunciabile dei due punti di vista e la pressante esigenza di una loro integrazione si concretizza nei pensieri di Lewin K. e Bion W. LEWIN K.: «Il gruppo è qualcosa di più, o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con altri gruppi. Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Esso può definirsi come totalità dinamica. Il grado di interdipendenza delle frazioni del gruppo varia da una massa indefinita a un’unità compatta›› (1951).

ntifica

come soggetto sociale organizzato al pari dell’individuo e dell’ambiente, come una unità in grado di esprimere comportamenti, valori culturali propri, differenti da quelli del singole persone che ne fanno parte. Questo concetto include sia le espressioni emotive, come le aspettative, i bisogni, i desideri, i sentimenti reciproci dei membri, sia il pensiero e l’azione. BION W.: «Ogni gruppo, per quanto casuale, si riunisce per “fare” qualcosa; a che sv nell’esplicare questa attività le persone cooperano ognuna secondo le proprie capacità. valore a Questa cooperazione è volontaria e si basa su un certo grado di abilità intellettuale del a loro p singolo. La partecipazione a un’attività di questo tipo è possibile solo a persone con anni di esercizio e che si siano sviluppate intellettualmente per la loro disponibilità ad apprendere dall’esperienza». (1961)

8

Bion offre una lettura del gruppo come unità globale interdipendente, che sviluppa pensiero ed emozioni al di là del singolo membro ed individua nella partecipazione e nei contenuti psichici dei singoli la fonte della costruzione del gruppo stesso.

3. Il gruppo ed i bisogni Il gruppo è un sistema che contiene in modo complementare e antagonista gli aspetti di unità, globalità, ordine ripetitivo e di individualità, diversità, discontinuità trasformativa . Un sistema è quel particolare insieme di relazioni storiche, dinamiche, spaziali, fra le componenti che formano un’unità globale, non elementare, composta da parti diverse in interrelazione. Il rapporto tra singolo e gruppo è caratterizzato dal legame che si instaura nel momento in cui si stabilisce un contatto “significativo” tra gli individui che vi fanno parte. La polarità è quella che va dall’identità alla dipendenza, trovando nel suo punto centrale il processo di differenziazione/integrazione. Il bisogno occupa in tale ottica una posizione nucleare che fonda e attraversa l’intero continuum: bisogno è identità e bisogno è dipendenza. L’alternarsi del bisogno di esprimersi (essere autonomi, differenziarsi, creare) e di reprimersi (adattarsi, dipendere, essere parte) tratteggiano la dimensione stessa della pluralità e dell’appartenenza. I bisogni individuali: la membership I bisogni del gruppo: la groupship Il bisogno di equilibrio: la leadership I bisogni individuali: la membership Un io che cerca qualcuno, molto spesso un gruppo, gli assegna valore e significato in ragione della richiesta di conferma della sua identità e della soddisfazione dei suoi bisogni. La membership è “essere membro” avere cioè una rappresentazione mentale che permetta di identificare il gruppo come opportunità per la soddisfazione di bisogni. I bisogni individuali che il gruppo può soddisfare sono sostanzialmente quelli connessi 9

alla stima e all’autostima, all’identità, alla sicurezza degli individui, al bisogno di contribuzione, più in generale sono i bisogni di ciascuno di essere, di avere un valore, di fare. I bisogni del gruppo: la groupship L’”essere gruppo” è la rappresentazione mentale dei membri che lo identificano come nuovo soggetto, con bisogni originali, diversi da quelli dei singoli, con manifestazioni diverse da quelle di ciascuno. La membership (soddisfare i propri bisogni in un gruppo) e la groupship (soddisfare i bisogni del gruppo) sono continuamente e dinamicamente in evoluzione: sono interrelate e contemporanee. Il bisogno fondamentale che i gruppi esprimono è quello di esistere (l’appartenenza). Il bisogno di equilibrio: la leadership È la funzione che bilancia membership e groupship. La leadership è la funzione che garantisce e presidia sia la soddisfazione dei bisogni individuali sia di quelli del gruppo. I gruppi hanno sempre dei leader (anche più d’uno). 4. La tipologia La tipologia dei gruppi viene di solito indicata attraverso una tripartizione, certamente non esaustiva, ma tale da rendere abbastanza bene l’idea: si parla, infatti, di solito, 

di gruppi psico-terapeutici;



di gruppi direttivi o manageriali;



di gruppi di apprendimento-lavoro o educativi 5.

La terza tipologia è quella interessa il nostro discorso, trattandosi in questo caso di gruppi che riguardano

direttamente

la

didattica

scolastica

e/o

extrascolastica,

la

maturazione

dell’apprendimento, la realizzazione di un progetto educativ...


Similar Free PDFs