Dispense 2011 1128 Appuntisu Buhler PDF

Title Dispense 2011 1128 Appuntisu Buhler
Author Chiara Parlanti
Course Philosophy Of Language
Institution Sapienza - Università di Roma
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Appunti e Dispense sullo strutturalismo linguistico di Buher, da un corso tenuto dal prof. Stefano Gensini ...


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Filosofia del linguaggio A.A. 2011 – 2012 (Docente: Prof. Stefano Gensini) Appunti a cura di Francesca Bertozzi Iacoboni La teoria del linguaggio di Karl Bühler.

Testi: Bühler, K. (1934). Sprachteorie. Die Darstellungfunktion der Sprache, tr.it. Teoria del linguaggio. La funzione rappresentativa del linguaggio, Roma 1983.

Avvertenza I brani sono tratti dalla traduzione italiana della Sprachtheorie, curata da S. Cattaruzza (Teoria del linguaggio. La funzione rappresentativa del linguaggio, Roma 1983). Le pagine indicate sono dunque quelle dell'edizione italiana. Non è rispettata l'impaginazione del testo originale. Alla fine di ogni pagina o di ogni blocco di pagine consecutive sono indicate le pagine corrispondenti del testo originale.

Indice Dalla PREFAZIONE: pp. 43 – 48 (estratti). Dal cap. I I PRINCIPI DELLA RICERCA LINGUISTICA:

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1. Idea e piano dell'assiomatica, pp. 65 – 68 (estratti). 2. Il modello strumentale del linguaggio, pp. 76 – 85 (estratti). 3. La natura segnica del linguaggio, pp. 86 – 93; 96 - 100 (estratti). 4. Attività del parlare e opera linguistica, atto del parlare e forma linguistica, pp. 102 – 103 (estratti); attività del parlare e opera linguistica, pp. 104 – 108 (estratti); forme linguistiche, pp. 109114 (estratti), atti del parlare, pp. 114 – 121 (estratti). 5. Parola e proposizione, il sistema S - C di tipo linguistico, pp. 121 – 129 (estratti). Dal cap. II IL CAMPO DI INDICAZIONE DEL LINGUAGGIO E I TERMINI INDICATIVI: pp. 131 – 133 (estratti); 7. Origine e perimetro del campo di indicazione, pp. 154 – 155; pp. 158 – 173 (estratti). Dal cap. III IL CAMPO SIMBOLICO DEL LINGUAGGIO E I TERMINI DENOMINATIVI: pp. 201 – 206; 10. Il campo periferico, simpratico, sinfisico e sinsemantico dei segni linguistici: pp. 206 – 218 (estratti). Prefazione Nella prefazione alla Sprachtheorie (1934, tr. it. 1983, Teoria del linguaggio) Bühler enuclea con una sintesi assai efficace i principali temi che verranno trattati nel corso della sua opera: 1. Il linguaggio come strumento Affinità tra linguaggio e strumento: il linguaggio è affine agli strumenti materiali indispensabili alla vita; il linguaggio è un mediatore strutturato al quale reagiscono gli esseri viventi con cui comunichiamo. Bühler evidenzia come lo scambio segnico sia imprescindibile strumento di guida per la vita sociale delle comunità umane e animali, ponendo le basi per una linguistica “biologicamente ben fondata”. Evidenzia dunque l'aspetto comunicativo, segnaletico del linguaggio. Quanto alle differenze tra linguaggio umano e linguaggio animale, Bühler precisa come pertenga unicamente al linguaggio

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umano la capacità di simbolizzare oggetti e fatti (rappresentazione). Come risulterà chiaro più avanti, quando Bühler presenterà il suo “Organon Modell”, il modello strumentale del linguaggio, il segno linguistico può funzionare come simbolo, in quanto rappresenta oggetti e stati di cose, sintomo, in quanto espressione soggettiva di un emittente che lo produce, segnale in quanto richiama l'attenzione di un ascoltatore. Nello scambio segnico animale sono certamente presenti la funzione espressiva e segnaletica, manca invece quella rappresentativa che è propria solo del linguaggio umano. 2. L'essenziale uguaglianza di struttura delle lingue umane Tutte le lingue umane, secondo Bühler, presentano un'uguaglianza strutturale. È allora necessario formulare dei principi sufficientemente generali in cui poter far rientrare le diversità delle lingue storico-naturali. Il primo capitolo della Sprachtheorie sarà proprio dedicato all'individuazione di tali principi, ossia: A) Il modello strumentale del linguaggio B) La natura segnica del linguaggio C) La distinzione tra attività del parlare, opera linguistica, atto del parlare e formalinguistica D) Il linguaggio come sistema a due classi, costituito da parole e proposizioni, e il concetto di campo (Feldbegriff). 3. Campo di indicazione e campo simbolico Bühler anticipa le fondamentali nozioni di campo di indicazione (Zeigfeld), ossia la situazione percettuale in cui si colloca lo scambio linguistico, e di campo simbolico (Symbolfeld), ossia il contesto, cui dedicherà la II e la III parte della Sprachtheorie. 4 Carattere interdisciplinare dell'opera Bühleriana: L'ambito disciplinare all'interno del quale Bühler colloca le sue riflessioni sul linguaggio non è solamente e strettamente linguistico. Certamente Bühler ha come riferimento lo studio la linguistica e la linguistica comparata, menzionate nella prefazione a proposito del confronto da instaurare tra le

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diverse lingue storico-naturali, ma accanto ad esse hanno un ruolo altrettanto importante la riflessione filosofica sul linguaggio e gli studi di psicologia sperimentale. In particolare il concetto di campo di indicazione è mutuato dalla ricerca psicologica, ma, più diffusamente, attinge a tutta la riflessione, filosofica in primis, relativa alla situazione in cui il “concreto evento del parlare” si colloca (Bühler cita in proposito diversi autori, a partire da A. Gardiner). Circa le analogie tra comunicazione umana ed animale è evidente come Bühler si avvalga delle sue conoscenze mediche e biologiche. L'interrogativo cui la Sprachtheorie si propone di rispondere non è da dove viene il linguaggio, ma che cosa è. Dunque Bühler, pur non volendo toccare direttamente le questioni ontogenetica e filogenetica del linguaggio, sia avvale ampiamente dei dati tratti dagli esperimenti psicologici circa l'apprendimento del linguaggio nel bambino (peraltro condotti da lui stesso, in quanto psicologo sperimentale, e da sua moglie Charlotte), così come degli studi sui linguaggi animali. Il quadro è ampiamente arricchito da una particolare attenzione agli studi comparatistici: dalle lingue antiche alle più attuali ricerche antropologico-linguistiche (alcuni dei più stretti collaboratori di Bühler avevano collaborato con l'antropologo F. Boas). Per quanto riguarda la filosofia, i riferimenti Bühleriani sono senz'altro l'epistemologia kantiana, peraltro esplicitamente menzionata, ma anche le riflessioni husserliane sull'atto del parlare e sui nomi propri. Profondamente critico nei confronti dell'analisi logica del linguaggio (chiamata, nella traduzione, “logistica”), Bühler analizza le argomentazioni di Russell, Carnap, Mill, svelando la parzialità delle loro indagini. L'assiomatica Nella prima parte della Sprachtheorie Bühler individua e argomenta ampiamente i quattro assiomi fondamentali delle scienze del linguaggio (peraltro già anticipati nell'opera del 1933. Die Axiomatik der Sprachwissenschaften, tr.it L'assiomatica delle scienze del linguaggio, Roma 1979). Anzitutto individua i due compiti fondamentali della teoria linguistica, ossia da un lato la determinazione delle osservazioni specificamente linguistiche, dall'altro l'esposizione delle idee euristiche (cioè di

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scoperta) che guidano le induzioni linguistiche. Il concreto evento del parlare e il segno Bühler individua nel concreto evento del parlare, ossia in ciò che colpisce hic et nunc i sensi del linguista, il peculiare oggetto dell'osservazione linguistica. Bühler si richiama esplicitamente all'epistemologia kantiana, che mai abbandonerà nel suo lavoro, secondo la quale qualsiasi conoscenza inizia dall'esperienza; esplicita poi la triplice natura del segno linguistico, che è simbolo, sintomo e segnale. In particolare, a proposito del sintomo, ossia della funzione espressiva del segno, sottolinea il rilievo della mimica e dei gesti, accogliendo pienamente, nella sua analisi del linguaggio, l'importanza di quegli aspetti che successivamente verranno chiamati “paralinguistici”. L'importanza dell'espressione (Ausdruck) costituirà uno degli argomenti che Bühler porterà avanti contro una concezione puramente simbolico-rappresentativa del segno quale quella abbracciata dai logici. Allo studio dell'espressione non linguistica Bühler aveva dedicato l'opera del 1933 Ausdruckstheorie, tr.it. Teoria dell'espressione. ASSIOMA A. IL MODELLO STRUMENTALE DEL LINGUAGGIO Organon Modell Nel modello strumentale del linguaggio (Organon Modell), presentato nel paragrafo 2 del I capitolo della Sprachtheorie, Bühler simbolizza per mezzo di un cerchio il “concreto fenomeno acustico”, ossia ciò che i nostri sensi colgono primariamente; all'interno del cerchio è inscritto un triangolo, in parte debordante, che raffigura il principio della rilevanza astrattiva. Ciò significa che del fenomeno acustico cogliamo solo quagli aspetti diacriticamente rilevanti per la comprensione del segno. A tal proposito Bühler cita le ricerche fonologiche di Trubetzkoj; in particolare è funzionale alla teorizzazione Bühleriana l' esempio tratto da una lingua caucasica, la lingua agidica, che presenta dei suoni vocalici simili al tedesco ma non distingue tra le sfumature dei suoni i-u-ü. Dunque l'agidico non potrebbe rendere, ad esempio, la differenza tra due parole tedesche quali Tische

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(tavoli) e Dusche (doccia), in quanto la differenza tra i suoni i-u non ha rilevanza diacritica (tale questione viene ripresa e sviluppata piuttosto nel paragrafo 3). Il triangolo in parte è inscritto, in parte deborda dalla figura del cerchio: ciò significa che ciò che è astrattivamente rilevante è al contempo qualcosa di più e qualcosa di meno del concreto fenomeno acustico. Ma L'Organon Modell presenta anzitutto l'intima connessione delle tre funzioni del segno, ossia rappresentazione (Darstellung), espressione (Ausdruck) e appello (Appell), che corrispondono alla triplice natura del segno (simbolo, sintomo e segnale) sopra anticipata. Con il suo modello semiotico-comunicativo Bühler si propone di superare da un lato il modello comunicativo presentato da de Saussure nel Cours de linguistique générale (1922) (circuite de la parole), basato su una troppo primitiva concezione psico-fisica. D'altro canto Bühler vuole evidenziare come rappresentazione, espressione e appello siano parimenti rilevanti per la determinazione del significato del segno, delimitando in questo modo il predominio della funzione rappresentativa, unico aspetto ritenuto semanticamente rilevante dai logici. Secondo Bühler, possiamo tutt'al più riscontrare una predominanza (Dominanz) dell'aspetto simbolico, espressivo o appellativo del segno a seconda dei casi. Così il predominio della funzione appellativo-segnaletica pone l'accento sul richiamo ad un ascoltatore; quella sintomatico-espressiva può essere ben resa se si pensa a quei casi in cui, per comprendere il senso di una frase o di una parola, ha un ruolo essenziale il tono in cui essa viene proferita (si pensi al grido “attenzione”! urlato da un genitore che vede il proprio figlio apprestarsi all'attraversamento di una strada trafficata). ASSIOMA B. LA NATURA SEGNICA DEL LINGUAGGIO Termini denominativi e termini indicativi Nel paragrafo 3 intitolato “La natura segnica del linguaggio”, Bühler introduce il termine sematologia, per indicare l'analisi del segno linguistico (a grandi linee la semiologia saussuriana). Oltre a riprendere la sua disamina delle tre funzioni segniche Bühler accenna a due distinzioni che svilupperà ampiamente nella sua opera:

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a) quella tra termini denominativi e termini indicativi b) quella tra campo di indicazione e campo simbolico. Non tutti i termini sono denominativi o denominativo-concettuali. Ciò significa, ancora una volta, che un termine non può fungere né unicamente né primariamente da simbolo di qualcosa'altro. Esistono altresì dei termini indicativi o deittici. Si tratta di pronomi dimostrativi (questo, quello), ma anche di “particelle deittiche” (qui, là); di avverbi di luogo (sopra, sotto), financo di pronomi personali (io, tu, noi..). Questi termini non denominano, ma indicano, mostrano, presentano, indirizzano l'attenzione verso qualcosa. L'esistenza stessa di termini indicativi, secondo Bühler, mostra come sia inadeguato ritenere, come fanno i logici, che il segno linguistico sia essenzialmente simbolo. ASSIOMA C. ATTIVITÀ DEL PARLARE E OPERA LINGUISTICA, ATTO DEL PARLARE E FORMA LINGUISTICA Nel paragrafo 4 del I capitolo della Sprachtheorie, Buhler precisa cosa intende per Attività del parlare e opera linguistica, atto del parlare e forma linguistica, Attività e atti rientrano nella dimensione soggettiva; opere e forme in una dimensione svincolata dal soggetto. Opere e attività sono ad un livello inferiore di formalizzazione Forme linguistiche atti ad un livello superiore di formalizzazione. Fonologia pura: rientra nell'ambito delle forme linguistiche; per essa non conta il concreto atto del parlare. Attività del parlare: Buhler rievoca la distinzione humboldtiana tra ergon (opera) ed energheia (attività). Ogni termine o proverbio ecc. può essere considerato una sub specie di attività umana; ogni parlare concreto è vitalmente connesso con con tutti gli altri atteggiamenti vitalmente sensati dell'uomo; l' attività è diretta ad uno scopo; il parlare è compiuto (realizzato) nel momento in cui risolve un

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problema particolare sorto in una certa situazione. L'opera linguistica può essere sciolta dalla vita individuale del suo “produttore”; il prodotto dell'attività può rendersi indipendente. A proposito di forme linguistiche e atti linguistici Buhler si confronta in modo serrato con due autori: il linguista F. de Saussure ed il filosofo E. Husserl. Forme linguistiche Il confronto con Saussure viene sviluppato principalmente a proposito delle forme linguistiche, che sono dunque svincolate da un soggetto e presentano un elevato grado di formalizzazione, Buhler certamente concorda con Saussure nel voler rintracciare una struttura comune a tutte le lingue storico-naturali e nell'operare una distinzione tra linguistique de la langue e linguistique de la parole. Però, al contrario di Saussure che ritiene la langue localizzabile in quella parte del circuite de la parole in cui un'immagine acustica si associa ad una rappresentazione, per Buhler la langue è un oggetto ideale. Per il resto segue l'argomentazione saussuriana per il quale: a) la langue si affranca dalla concreta situazione del parlare b) la lingua è un sistema di segni in cui essenziale è l'unione di senso e immagine acustica c) le relazioni semantiche costituiscono l'oggetto della lingua d) la langue, ossia la forma linguistica è intersoggettiva, dunque assolutamente autonoma dal singolo parlante. Atti del parlare Il dialogo con Husserl si sviluppa sul tema degli atti del parlare (Sprechakten) legati ad un soggetto Buhler accoglie la definizione husserliana di “atto che conferisce il senso”. Ad esempio, nell'utilizzare il termine “cavallo” non è chiaro se ci riferiamo ad un individuo o ad una specie zoologica. Questo può essere chiarito dal contesto e dalle condizioni in cui avviene l'atto del parlare. L'atto del parlare è interno alle convenzioni formali della lingua.

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Husserl, nella Prima Ricerca, a proposito della funzione comunicativa delle espressioni, scrive: “La complessione fonetica articolata (il segno scritto, ecc.) si trasforma in parola parlata, in discorso comunicativo in generale per il solo fatto che colui che parla la produce con l'intento di «pronunciarsi su qualche cosa», cioè conferisce ad essa, in certi atti psichici, un senso che intende comunicare all'ascoltatore. Questa comunicazione diventa tuttavia possibile perché l'ascoltatore comprende anche l'intenzione di colui che parla. Ed egli può far questo in quanto coglie colui che parla come una persona che non produce meri suoni, ma che gli rivolge la parola, e che quindi insieme ai suoni, compie anche certi atti di conferimento di senso: egli vuole rendergli noti questi atti o comunicargli il loro senso”.1 Del resto Husserl offre a Buhler degli spunti importanti circa la sua concezione del segno. “Vi è una coordinazione reciproca tra il parlare e l'ascoltare, tra l'informare su certi vissuti psichici nel parlare e l'assumere questa informazione nell'ascolto. Se si considera questo nesso nel suo insieme, si riconosce immediatamente che, nel discorso comunicativo, tutte le espressioni fungono da segnali. All'ascoltatore essi servono come segni dei 'pensieri' di chi parla, cioè dei suoi vissuti psichici significanti, così come degli altri vissuti psichici che sono contenuti nell'intenzione comunicativa[...] La comprensione dell'informazione non è una conoscenza concettuale di essa, un giudicare dello stesso genere dell'enunciare; essa consiste piuttosto soltanto del fatto che l'ascoltatore coglie intuitivamente (appercepisce) o, come potremmo dire senz'altro, percepisce colui che parla come una persona che esprime qualcosa. Quando io presto ascolto a qualcuno, lo percepisco appunto come persona che parla, lo odo raccontare, dimostrare, dubitare, desiderare ecc. L'ascoltatore percepisce l'informazione nello stesso senso nel quale egli percepisce la stessa persona che la fornisce […] Il linguaggio comune ci attribuisce anche una percezione dei vissuti psichici di persone estranee, noi 'vediamo' il loro sdegno, dolore, ecc.”2. Bühler coglie pienamente la rilevanza delle osservazioni husserliane, da cui trarrà ispirazione nella 1 E. Husserl, Logische Untersuchungen 1900, tr.it Ricerche Logiche, 1968 , pp. 299-300. 2 E. Husserl, Logische Untersuchungen 1900, tr.it Ricerche Logiche, 1968 , p300.

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determinazione delle tre funzioni segniche, ossia rappresentazione ( Darstellung), Espressione (Ausdruck), e appello ( Appell), essenziali nella costituzione del suo modello semioticocomunicativo (il celeberrimo Organon Modell), presentato nella sua versione definitiva nella Sprachtheorie ma già abbozzato nell'Assiomatica delle scienze del linguaggio (1933). Scrive Bühler, a proposito del segno linguistico: “Esso è simbolo in virtù della sua corrispondenza a oggetti e fatti, è sintomo (indice, indicium) in rapporto alla sua dipendenza dall'emittente, della cui interiorità è espressione, e segnale in forza dell'appello all'ascoltatore, di cui dirige come altri segni di scambio il comportamento esterno o interno”3. ASSIOMA D PAROLA E PROPOSIZIONE: IL SISTEMA S-C DI TIPO LINGUISTICO Parole e proposizioni; critica al logicismo. Un sistema linguistico costituisce quantomeno un sistema a due classi, non ad una sola; Un sistema linguistico è articolato in due fasi: scelta delle parole e costruzione delle proposizioni; Una prima classe di forme linguistiche relative a convenzioni che operano come se si dovesse ritagliare a strisce la realtà, o articolarla in classi di cose e frammentarle in momenti astratti, assegnando a ciascuno di essi un segno; l'altra mira ad apprestare i mezzi per una costruzione relazionale completa della medesima realtà (da rappresentare). Confluenza dei due momenti Sistemi con e senza campo: come i linguaggi artificiali elaborati dai logici constano di segni che sono simboli collocati in un campo simbolico, così le parole delle lingue storiche sono simboli che attuano la loro funzione sintattica nel campo simbolico del linguaggio. Distinguere il linguaggio da altri sistemi di segni che operano senza campo. CAMPO DI INDICAZIONE Campo d'indicazione: nel concreto evento del parlare individua i momenti situazionali dati. 3 K. Bühler, Sprachtheorie. Die Darstellungfunktion der Sprache, 1934, tr.it. Teoria del linguaggio, p. 81.

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Il campo d'indicazione umano è costruito su tre coordinate: qui, ora, io. L'orientamento spaziale: le parole-indice fanno sì che ci si orienti verso la voce; verso il gesto dell'indicare; I termini che hanno valore contestuale possono essere ad esempio davanti-dietro, destra-sinistra, sopra-sotto; in questi casi chi le usa chiama in causa la sua persona, ossia il suo corpo, coinvolgendolo nell'indicazione la sua immagine corporea-tattile cosciente, vissuta, è correlata allo spazio visivo. L'orientamento non pertiene al solo senso della vista preso isolatamente. Tipologie di indicazione: –

demosntratio ad oculos (indicazione fisica, con il dito indice);



anafora;



deissi fantasmatica.

Campo di indicazione e Sprechakt Alan Gardiner dedica al “modus operandi” dell'atto linguistico un ampio paragrafo della sua The Theory of Speech and language (1...


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