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Title Docsity lezione 10 fondamenti di codicologia paleografia e diplomatica
Course Paleografia latina 
Institution Università degli Studi di Udine
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Lezione 10 Fondamenti di codicologia, paleografia e diplomatica (Laura Pani)...


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LEZIONE 10 FONDAMENTI DI CODICOLOGIA, PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA Paleografia Università degli Studi di Udine 7 pag.

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LEZIONE 10

lunedì 08/11/2021

Forme e funzioni del libro manoscritto (2) Molto frequentemente la Bibbia circolava in singoli libri manoscritti che comprendevano alcuni blocchi di libri oppure testi non collegati tra loro. Uno di questi è il Salterio. Il classico esempio di una parte della bibbia in un unico volume è costituito dagli Evangeliari  manoscritti che contengono i 4 vangeli nel loro ordine. Gli evangeliari rappresentano una categoria di libri manoscritti spesso molto lussuosi: soprattutto tra VIII-X sec. furono prodotti evangeliari estremamente lussuosi  con parti di testo/tutto il manoscritto copiato su pergamena a tinta di porpora (colore di altissimo valore simbolico), dove si scrive non con un normale inchiostro ma con un pigmento che può essere d’oro o dorato. Sono manoscritti con un ricchissimo apparato ornamentale, che soprattutto trovano il punto di forza nei ritratti dei 4 evangelisti oppure possono trovarsi all’inizio del manoscritto come unico blocco. Di solito gli evangelisti sono raffigurati nell’atto di scrivere o hanno appena finito di scrivere  raffigurati con tutte le caratteristiche del copista, con strumenti [vedi lezioni precedenti]. Questi manoscritti riccamente ornati non erano manoscritti dai quali era letto il vangelo durante le celebrazioni  erano oggetto-simbolo, commissionati da personalità di altissimo rilievo, regalati a potenti istituzioni ecclesiastici  erano il simbolo del potere ed avevano un altissimo valore simbolico. Perchè non avevano una funzione pratica? Perché durante le celebrazioni liturgiche e si legge il vangelo non si fa leggendo dal primo vangelo in successione, le letture del vangelo sono brani scelti che vengono scelti a seconda della festività/anno liturgico (fine novembre, prima domenica di avvento – in poi). Un libro che contiene vangeli in successione non è il libro che viene messo sul pulpito per leggerlo durante la messa. Questa operazione non è svolta dagli evangeli tari, ma dagli Evangelistari  libro che riporta i vangeli che bisognava leggere in successione in base all’anno liturgico di riferimento (dalla prima domenica di Avvento in poi). Salterio Un libro dell’AT che gira frequentemente da solo è il Salterio  libro dell’AT che contiene i 150 Salmi. Fa parte di quel blocco di testi che viene chiamato “libri sapienziali”. Perché il Salterio si trova da solo? Perché è un libro, tra tutti quelli della Bibbia, piuttosto duttile, utilizzabile con scopi e funzioni diverse. È un libro di preghiere  i 150 salmi sono delle preghiere; è un libro che può essere utilizzato dunque proprio come libro di preghiera personale. Viene usato nelle celebrazioni liturgiche e, siccome si tratta di preghiere che spesso si imparano a memoria e spesso sono dei testi abbastanza facili da imparare, e relativamente breve, il Salterio è anche un testo scolastico. Non contiene tutti i 150 salmi, ma l’idea di insegnare a leggere e scrivere tramite testi noti come quelli delle preghiere è una idea molto diffusa nel Medioevo. Il testo è conosciuto a memoria, e quindi partendo da quello si impara a leggere e scrivere. Una caratteristica del Salterio (imm. XIII sec.) è l’iniziale B che è l’iniziale del primo salmo dei 150 “Beatus vir”  tipico dell’ornamentazione dei Salteri mettere in evidenza la B del primo salmo. Ritratto di re Davide che suona la lira

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I libri liturgici Quando parliamo di liturgia e di celebrazioni liturgiche parliamo:  della messa  della liturgia delle ore  le comunità monastiche le praticano: sono momenti della giornata, scandita da momenti durante i quali si deve pregare. La liturgia delle ore divide la giornata in:  mattutino  ora prima (06:00), terza (09:00), sesta (12:00), nona (15:00), vespri (tramonto del sole), compieta (prima di andare a dormire). In ognuno di questi momenti si fanno dei canti e degli inni e si leggono delle letture, che possono essere letture del vangelo oppure in giornate che si celebra un determinato santo, le letture della storia della vita del santo (ad es. San Martino). Ci sono dei libri che servono per guidare la celebrazione. Messale Per quanto riguarda la messa il libro tuttora in uso è il messale  dall’inizio dell’anno liturgica qual è la preghiera di ingresso, quali sono le letture, i salmi, quali sono le preghiere  tutto in un unico libro. Questo succedeva anche nel Medioevo, ma il messale come quello odierno è una acquisizione più basso medievale. Prima c’era un tipo di libro, Sacramentario. Nel messale sono riportate anche le letture (AT + NT + Vangeli) Nel sacramentario c’erano le orazioni e le preghiere che dovevano essere pronunciate dal celebrante. Il sacramentario dunque doveva essere integrato da altri libri, ad es. l’evangelistario. Omeliario L’omeliario è il libro che contiene le omelie, cioè il commento al vangelo del giorno/della festa specifica. Oggi l’omelia è la “predica”, di fantasia del celebrante, mentre nel medioevo non c’era questa libertà nell’omelia. L’omelia era il commento ad autori cristiani. Esisteva dunque un libro specifico, l’omeliario, strutturato secondo l’anno liturgico in cui erano contenute le omelie.  manoscritto XIII sec., nel messale c’era tutto: il canto di ingresso, le letture ecc.  omeliario: da prima c’è il versetto dell’inizio del vangelo letto in un determinato giorno e poi segue il testo dell’omelia, secondo l’anno liturgico (prima domenica di Avvento in poi), in modo che il celebrante non si inventava niente. Tipicamente queste omelie venivano attribuite ad autori cristiani importanti anche quando erano di autori diversi. Liturgia delle ore Il libro tipico di questa celebrazione più individuale è il Breviario. Libri corali Nel momento in cui la liturgia era accompagnata dal canto del coro vi erano i Libri corali  libri di grandissimo formato, con proporzioni davvero grandi, perché era un libro solo posizionato su un leggio con tutto il coro attorno che vedeva il testo e le note. È molto frequente sentir parlare di libri corali. I libri corali possono essere:  graduali = contengono i canti per la messa  antifonari = contengono i canti per la liturgia delle ore.

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Libri d’ore Sono libri per la devozione personale e comincia ad essere diffuso dal XIII sec.; ha una struttura complessa, abbastanza uniforme, di solito sono aperti da un calendario  frequentissimo in moltissimi libri liturgici. La maggior parte di essi (messali, breviari ecc.) ha all’inizio un calendario, che può anche essere un fascicolo aggiunto in un secondo momento  serve per avere una visione di tutto l’anno dove vengono segnate le festività più importanti. Ci offrono degli indizi concreti per la loro datazione e localizzazione: se trovo un libro liturgico con una scrittura poco caratterizzata (ad es. una generica Italia settentrionale) ma in apertura vi è il calendario e sono segnati dei Santi in rosso di culto locale ho una prova che quel manoscritto si celebrava il culto di quei santi. I calendari di libri liturgici offrono anche datazione del manoscritto  può essere aggiunta una determinata festività istituita in un determinato anno: ad es. la festa del Corpus Domini, istituita nel 1286, in cui si ha un calendario scritto tutto uguale è posteriore al 1286, mentre se c’è una mano diversa è una aggiunta, anteriore a quell’anno. Quando parliamo di libri d’ore il nostro pensiero va a manoscritti principeschi, libri di grandissimo lusso, allestiti e appartenuti a personaggi di alto rango.  manoscritto in cui c’è un calendario coi messi (a dx) e a sx una scena di vita ‘quotidiana’ degli aristocratici relativa a quel mese (gennaio ad es. banchettano). Anche all’interno l’apparato di miniatura era molto lussuoso, ricchissimo. Quando si parla di libri d’ore vengono in mente questi libri lussuosissimi  ma i libri d’ore li avevano anche le persone comuni e non erano così sfarzosi, ma per una serie di ragioni intuibili quelli meglio conservati sono quelli riccamente miniati.

I libri dei classici latini Si sarebbe portati a pensare che i manoscritti medievali contengono i testi della letteratura classica latina  invece NON è vero, perché solo in PICCOLA PARTE. Per quanto riguarda i classici latini lo scopo per cui venivano copiati era molto pratico: offrivano un bel latino, e quindi venivano studiati e letti per la correttezza del latino, prima ancora per i loro contenuti e del clima culturale di cui erano espressione. Dei classici latini ci restano pochissimi esemplari antichi, e frammentari, e qualcosa di più di esemplari tardo-antichi. La maggior parte è giunta a noi tramite delle copie medievali. Codici tardo-antichi di autori classici IV-V-VI sec. d.C.  gli autori che sono più attestati sono Virgilio (il più trascritto), il più presente, in particolare nei manoscritti in scrittura capitale ‘rustica’ e quando parliamo di codici in capitale rustica parliamo di codici di autori classici in età tardo antica. Codici carolingi di autori classici In età carolingia, IX sec., i classici latini vengono ricopiati con una certa frequenza  sempre in misura minima rispetto a quanto vengono copiati libri esegetici, di commento alle scritture (AT+NT), libri di carattere teologico e libri liturgici. Si ricopiano i classici perché il revival dell’epoca classico è ben presente  Sacro Romano Impero, intenzioni di espansioni, volontà di recupero dell’antichità classica.  manoscritto che non contiene un testo classico, ma i 150 salmi (Salterio): copiato in scrittura capitale rustica (la scrittura dei classici tardo-antichi) e ha l’ornamentazione realizzata a penna che riprende modelli tardo-antichi. L’attenzione in età carolingia rivolta ai classici sembra essere quasi più orientata e stimolata dalla correttezza e dalla purezza del latino in cui sono scritti piuttosto che dal contenuto in sé.

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Se in età carolingia si vuole potenziare il sistema di istruzione, porre un limite all’ignoranza dilagata nei secoli precedenti, allora si vuole anche che la loro formazione sia basata sul latino più possibile corretto. In questo modo si definisce anche un canone  gruppo di autori e di testi, in poesia (soprattutto) e in prosa che sono considerati ‘migliori’ degli altri.  Virgilio, Ovidio, Orazio, Giovenale, Lucano (poesia) – Cicerone e Sallustio (prosa). Si forma il canone di autori per le scuole  gli autori però non sono autori che si studiano ai primi livelli della scuola. C’è una distinzione tra i minores auctores e maiores auctores. Nella formazione elementare si studiano i minores auctores  autori con contenuti didascalici (favole di Esopo), testi facili da studiare e brevi. Solo successivamente si passa agli autori veri e propri. Un testo studiatissimo durante tutto il Medioevo è quello dell’autore latino tardo-antico Boezio, con la Consolazione della filosofia. È un testo studiatissimo, perché: in parte in prosa, in parte in versi  affrontando lo studio di Boezio si fa esperienza sia della prosa che della poesia latina. Era il libro scolastico per eccellenza, con una tradizione manoscritta molto ampia.  aveva un contenuto didascalico e si prestava ad essere un testo scolastico



Se l’età carolingia aveva contribuito a salvare molti classici, va detto che l’epoca di grande recupero di certi classici che erano stati copiati ma anche dimenticati, comincia nel Trecento e il momento di picco è nel Quattrocento. Già nel Trecento vengono riscoperti autori come Seneca – tragedie, trattati, il Seneca morale [il codice è molto modesto, su carta, con ornamentazione prevista ma poi non realizzata, con annotazioni non solo marginali ma anche interlineari] I libri scolastici possono avere una ornamentazione più o mena ricca: dipende dalle disponibilità economiche dello studente.  “doctrinale”: è una grammatica latina in versi, in esametri, perché il verso si memorizza meglio e memorizzando meglio il verso si memorizza meglio anche la regola grammaticale.

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Il libro nel Trecento (XIV sec.) Il Trecento è stato definito il secolo del “multigrafismo relativo organico”. “Multigrafismo relativo”  sono in uso diverse tipologie di scritture anche se riferite ad un unico alfabeto. Un unico alfabeto ma diverse tipologie di scritture. “multigrafismo relativo organico”  ogni tipo di scrittura non viene scelto a casa. Ad ogni tipo di scrittura corrisponde una specifica funzione, un certo tipo di libro e un certo ambito d’uso, consapevolmente. Quali sono le tipologie di scritture in uso nel Trecento? Sono 4: 1. littera textualis (‘gotica’) 2. cancelleresca 3. mercantesca 4. semigotica

1. Libro in littera textualis Il libro in littera textualis viene chiamato libro “da banco”.  foto biblioteca dei banchi, “plutei”, della Biblioteca Medicea Laurenziana. I libri erano incatenati a questi plutei: quindi libri fatti per essere tenuti lì. Al limite potevano essere i banchi di una sagrestia da cui venivano prelevati e portati in chiesa per celebrazioni. Anche nelle segnature dei manoscritti della Biblioteca medicea laurenziana ha come segnatura “Plut.” con un numero posizionato a dx o sx, e un numero d’ordine che corrisponde al numero di quel libro in quel pluteo, in quel banco. Il libro da banco è in pergamena, di taglia media/medio-grande (quando parliamo di taglia di libri c’è una convenzione che corrisponde all’attribuire alla taglia una somma della dimensione della larghezza e della lunghezza: 350-360mm di semiperimetro). Sono manoscritti tipicamente in latino e spesso decorati  sono manoscritti da biblioteca, liturgici. Sono in littera textualis. Spesso l’impaginazione è su due colonne. Il testo può contenere il libro liturgico, libro universitario (testo + commento sulla stessa pagina [glossa]) e libro cortese (unico caso in cui non è in latino ma in antico francese) che racconta della letteratura provenzale (ad es. Paolo e Francesca che leggono Il Lancillotto). La differenza del libro cortese sta solo nella lingua. Anche un libro corale è un libro da banco. Nel libro universitario copiato in littera textualis in alcuni casi esistono delle forme specializzate di gotica  quelle utilizzate per i testi universitari di università importanti, come Bologna e Parigi “littera Bononiensis” e “littera Parisiensis” Il sistema di produzione del libro universitario (pecia) è molto diverso dal sistema di produzione di qualsiasi altro metodo  le università volevano che circolassero versioni ufficiali dei testi. Di conseguenza le università distribuivano i testi ufficiali divisi in fascicoli e li consegnavano ai cartolai. I copisti affittavano questi fascicoli, lo ricopiavano e lo riportavano. Lo scopo era che tutte le copie dello stesso testo discendessero da quella licenziata dall’università.

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2. Il libro in cancelleresca La cancelleresca è una evoluzione della scrittura notarile del XIII sec., che passa dalle botteghe dei notai alle cancellerie. Le cancellerie sono quegli uffici di pubbliche autorità nei quali le pubbliche autorità si servono per l’emanazione dei loro documenti. Questa scrittura dunque viene adottata anche dagli uffici pubblici, nelle cancellerie.  lettera pontifica del 1297, papa Bonifacio VIII Con la prima metà del Trecento la scrittura cancelleresca passa dai documenti pubblici e privati  ai libri. Ma quali libri? Completamente diversi dal libro da banco. In cancelleresca viene copiato la nuova letteratura volgare  finalmente approdata alla dignità del libro, prima le prime attestazioni di volgare si hanno sottoforma di annotazioni (“tracce”), ad es. l’Indovinello Veronese, scritto su un foglio di guardia. Di che tipo di libro si tratta?  a) libro registro : un libro cartaceo (materiale economico), di taglia media, è in volgare/contiene volgarizzamenti dei testi latini, la scrittura è solo su una colonna (“a linee lunghe”) ed è in cancelleresca. Molto spesso il libro registro ha una ornamentazione molto semplice, con iniziali colorate Esordi di Guido Fava  testo molto pratico per le scuole di grammatica e dei futuri notai. Contiene dei possibili incipit di lettere, 300 possibili esordi di lettere. b) libro registro di lusso  è un compromesso tra il libro da banco e il libro registro. È in pergamena, come il libro da banco, è di taglia medio-grande come il libro da banco, su due colonne, è miniato Ma è in cancelleresca come il libro registro e contiene la Commedia di Dante, un testo in volgare come il libro registro. Probabilmente apparteneva ad un ricco borghese che vedeva nel libro uno status symbol e l’espressione del fatto che aveva accesso alla cultura e al libro, ma aveva accesso solo ad un tipo di cultura: la cultura del volgare, non del latino.

3. Il libro in mercantesca Altra categoria importante già nel Duecento  grandi compagnie mercantili, soprattutto in Toscana, che hanno filiali in tutta Europa, una rete di relazioni importantissime. La mercantesca nasce come scrittura dei documenti dei mercanti  hanno bisogno di tanti documenti di vario tipo, dalla costruzione della società alla procura nei vari porti europei, dalla lettera di cambio all’assegno. I mercanti non possono ricorrere al notaio ogni volta che devono formare un documento  si creano dunque la loro scrittura, che viene riconosciuta all’interno della categoria dei mercanti e hanno la garanzia. Dopo non è più una scrittura solo documentaria, ma diventa anche libraria. Qual è il libro in scrittura mercantesca?  libro da bisaccia/libro Zibaldone  Libro da bisaccia  riferimento alle caratteristiche materiali: è un libro piccolo, deve stare nella bisaccia del mercante, dell’artigiano, di un frate; è un libro modesto perché non ha ornamentazione oppure ce l’ha ma molto umile. Contiene preghiere in volgare, volgarizzamenti, prediche, oppure testi come Il Milione di Marco Polo oppure il Decameron di Boccaccio  gli dava fastidio perché non intendeva avere un pubblico così popolare. Può contenere anche cronache cittadine  cronaca di Firenze, ad esempio, così ci si tiene aggiornati.  Libro Zibaldone  riferimento al contenuto: libro dentro cui si trascrive di tutto un po’, come ad esempio le ricette mediche ma anche i conti di famiglia, ma anche la datazione di nascita dei figli (non c’era l’anagrafe), la preghiera.

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Esempio di libro in mercantesca  volgarizzamento del Vangelo di Giovanni Del XV sec., contenuto nella Biblioteca Riccardiana (Firenze). La scrittura è mercantesca e non c’è alcuna forma di ornamentazione  era prevista perché ci sono spazi bianchi dove ci dovevano essere le iniziali ornamentale. Piccola annotazione di una “m” che doveva andare in quella posizione per essere ornamentata, semplicemente in rosso.

4. Il libro in semigotica La semigotica è una scrittura esclusivamente libraria  è come se fosse una ‘gotica’ semplificata, anche se non deriva dalla gotica. Che tipo di libro si copia? Libro dotto  è su pergamena, è di taglia media, ha una ornamentazione curata di qualità superiore rispetto al libro registro e contiene molti testi classici latini, ma anche in volgare.  Pharsalia di Lucano, del 1305, di testo classico, proveniente dall’ambiente papale (Avignone). Si pensava che Petrarca fosse l’inventore della semigotica, e nelle sue copie del Canzoniere usa la semigotica, ma non ne è l’inventore. Il libro in scrittura semigotica è un compromesso tra il libro da banco e il libro registro  è anche una scrittura di compromesso tra la littera textualis e la scrittura cancelleresca/mercantesca. Una semigotica è effettivamente più leggibile della gotica, perché non è organizzata così rigorosamente...


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