Docsity vygotskij piaget bruner concezioni dello sviluppo 1 PDF

Title Docsity vygotskij piaget bruner concezioni dello sviluppo 1
Author Carlo Carletti
Course C.i. di scienze umane e della formazione
Institution Università degli Studi di Siena
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VYGOTSKIJ, PIAGET, BRUNER. CONCEZIONI DELLO SVILUPPO RIASSUNTO INTRODUZIONE: IMMAGINI DELLO SVILUPPO MENTALE IMMAGINI DEL BAMBINO

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Le tre concezioni che andremo a studiare, quella di Vygotskij, Piaget, Bruner, pur condividendo l’approccio costruttivistico, arrivano da diverse concezioni della mente in sviluppo, che si può rifare ad una “immagine” del bambino. Per comprendere queste immagini a fondo è importante conoscere lo scenario di fondo in cui hanno vissuto gli autori. Per Vygotskij l’immagine è quella di un bambino “culturale”. Vygostskij tratta il tema della genesi del pensiero del bambino partendo dall’esame della questione più in generale dei fondamenti epistemologici della conoscenza psicologica e dei suoi metodi d’indagine. Per l’autore è molto importante la fondazione della psicologia nella filosofia marxista, sulla cui base è possibile definire: Metodo: metodo storico Oggetto di studio: comportamento dell’uomo moderno acculturato Il metodo storico è ritenuto adeguato perché il reale può essere riconosciuto solo se studiato nel suo movimento: il fenomeno, cioè, va studiato tendendo conto della sua storia e delle trasformazioni che può avere subito. Grazie a questo metodo, l’autore identifica “il che cosa si sviluppa” nelle funzioni psichiche superiori all’uomo alla realtà esterna. Si tratta del comportamento culturale, ovvero quello mediato dagli stimoli che l’uomo crea e usa per dirigere sia il suo comportamento che quello altrui. Gli strumenti d’eccellenza grazie ai quali l’uomo è in grado di controllare le proprie funzioni psichiche sono i segni, come il linguaggio. In questo quadro teorico viene collocata la questione dello sviluppo ontogenetico: consiste quindi nello sviluppo del comportamento culturale (o comportamento mediato dai segni): si tratta, cioè, dello sviluppo del bambino “culturale”. Sul piano descrittivo, lo sviluppo è proposto nei termini di trasformazione dei processi psichici “naturali”, in processi “superiori” o culturali, cioè come passaggio dell’individuo dal saper semplicemente dispiegare, usare la sua dotazione mentale naturale, al saperla controllare e dominare grazie all’inserimento su di essa dei segni, i quali sono prodotti storici dell’uomo e mediatori dell’interazione sociale. Sul piano interpretativo, lo sviluppo viene ipotizzato nei termini di un cambiamento di origine comunicativoculturale: le funzioni psichiche culturali sorgono solo nei processi di comunicazione e di attività degli uomini tra loro. Infatti, secondo Vygotskij, le forme di comunicazione e organizzazione sociale che gli adulti impiegano nell’interazione con il bambino, vengono interiorizzate dal bambino e utilizzate per regolare in modo autonomo il comportamento. Ogni funzione psichica superiore rappresenta una relazione sociale interiorizzata; i segni, nel corso dello sviluppo individuale, che inizialmente sono mezzi d’interazione e di funzionamento sociale, successivamente, diventano mezzi di organizzazione e di funzionamento psichici individuali; in questo senso, il processo psichico del bambino da naturale diventa culturale. Vygotskij, nell’insieme, non propone una teoria dello sviluppo cognitivo, ma si tratta di una teoria più generale della mente umana. Per Piaget l’immagine è quella di un bambino “epistemico e logico”. Anche per Piaget, lo sviluppo cognitivo rappresenta un tassello di una costruzione teorica più ampia, la quale riguarda il problema della conoscenza, perseguendo fondamentalmente l’obiettivo epistemologico di costruire una teoria generale sulla conoscenza, intesa come teoria dell’adattamento del pensiero alla realtà. L’autore, vede la conoscenza come quel processo che conduce da una conoscenza di minor validità superiore, si tratta di un processo di sviluppo continuo che deve essere studiato in tutte le sue fasi partendo dall’inizio o, almeno, delle fasi fino dalle quali è possibili risalire. Esso è un processo che ha portato delle forme più elementari della conoscenza a quelle più complesse che costituiscono la scienza di oggi e l’epistemologia deve occuparsi di questo processo. Da questi punti di vista, l’epistemologia, può intrecciare un rapporto fecondo con la psicologia del fanciullo o psicologia dello sviluppo, in altre parole, l’epistemologia, per rispondere alle domande sulla trasformazione e formazione del sapere scientifico, deve “prendere sul serio” la psicologia genetica, in quanto essa, cerca di spiegare la conoscenza attraverso i modi della sua formazione. Ovvero attraverso il suo sviluppo nel bambino. Secondo l’autore, però, non si tratta solo di prendere sul serio la psicologia, ma occorre anche immetterla in un circuito di collaborazione interdisciplinare; è necessario, quindi, che cooperi con altri saperi, tra cui: la logica (formalizza le tappe evolutive della conoscenza individuate dalla psicologia), la matematica (stabilisce i legami tra logica e sapere scientifico considerato) e la cibernetica (si occupa dei collegamenti tra psicologia ed etica). Grazie a questa collaborazione, si arriva a formulare una teoria della conoscenza che risponde sia a questioni di

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validità (relative allo stato delle conoscenze a un determinato livello e al loro passaggio tra i livelli). In questa prospettiva, Piaget, evidenzia come la conoscenza sia una costruzione dovuta ai processi di astrazione che il soggetto compie sulle azioni e coordinazioni di azioni. Questo porta a capire l’immagine di bambino “epistemico”; sul piano descrittivo, lo sviluppo viene proposto nei termini di una successione invariante di strutture di conoscenza, caratterizzata da un equilibrio interno e definite, dall’autore, secondo modelli logicomatematici che delineano la mente sotto forma di organizzazioni di pensiero. Lo sviluppo cognitivo è lo sviluppo dì questi sistemi logici del pensiero, ed è in questo senso che si può parlare di sviluppo del bambino “logico”. Si può affermare, quindi, che Piaget ritiene che lo sviluppo avviene con una costruzione del soggetto nel corso della sua interazione con la realtà tramite due funzioni indissociabili: organizzazione e adattamento. Per Bruner l’immagine è quella di un bambino “rappresentazionale e narrativo”. Per Bruner la concezione di sviluppo si dedica ai cambiamenti nei processi mentali, avvicinandosi, cosi, al pensiero di Vygotskij, anche se a differenza di quest’ultimo, nel bambino si studiano i cambiamenti nei modi di rappresentare e interpretare l’esperienza e il suo ingresso nei modi di significazione della realtà della cultura di appartenenza. Anche la sua concezione si inquadra in un’elaborazione teorica più ampia, la quale prende forma e significato in base allo specifico scenario costituito dall’”errare” dell’autore tra diversi argomenti di studio psicologico. Errare è un avventurarsi per i sentieri della ricerca costantemente guidato dall’attrazione per lo stesso oggetto. Più analiticamente, il quadro teorico d’insieme dell’autore corrisponde allo sviluppo ed estensione di una prima metafora intorno alla conoscenza: teoria dell’ipotesi percettiva, secondo la quale la percezione della realtà è governata da ipotesi prodotte dagli stimoli dell’ambiente e da processi e strutture cognitive del soggetto; si tratta, quindi, di un principio di funzionamento della mente che viene, poi, articolato ed esteso dall’autore al pensiero e all’istruzione. o Percezione – non corrisponde a un sensismo privo della mente, ma è influenzata da aspettative, valori e difese del soggetto; o Pensiero – studiato dalla forma della razionalità adulta, si evidenzia la centralità dei processi di inferenza e si mostra come la mente organizzi la realtà impedendo una logica, nel senso di collocare i dati di esperienza entro i sistemi di codifica più generali. Dall’esame del pensiero adulto, l’autore, si occupa dello sviluppo del pensiero nel bambino, si tratta di uno studio di particolare interesse in quanto questo studio conduce Bruner alla convinzione teorica che la trasformazione delle operazioni mentali infantili nelle forme adulte della cognizione non può accedere senza l’intervento di strumenti elaborati dall’uomo nel corso del tempo e messi a disposizione al bambino, infatti l’autore scrive “lo sviluppo mentale procede in ugual misura dall’esterno verso l’interno e dall’interno verso l’esterno. Tra i meccanismi “dall’esterno verso l’interno” sono molto importanti gli strumenti come il linguaggio e l’istruzione, i quali rendono possibile alla mente di superare i limiti biologici di funzionamento; in particolare, il linguaggio costituisce il passaggio immediato al successivo oggetto di studio dell’autore, l’istruzione, invece, rappresenta un suo costante tema di riflessione. Secondo l’autore, la cultura, intesa come il prodotto della capacità umana di rappresentare simbolicamente i rapporti dell’uomo con il mondo, ha comportato una discontinuità rivoluzionaria nell’evoluzione umana, quindi, è diventata per l’uomo, il mondo a cui adattarsi. Tra cultura e mente il rapporto è circolare: la cultura, pur essendo un prodotto della mente , è anche ciò che dà forma e crea la mente. Ciò che la cultura pone a disposizione dell’uomo sono, principalmente, sistemi di significazione della realtà, trai quali la narrazione. In questo contesto, lo sviluppo cognitivo, sul piano descrittivo, è visto, innanzitutto, collegato all’evoluzione del bambino dei sistemi di rappresentazione della realtà, e ultimamente, in relazione all’attività di costruzione dei significati. In quest’ultima prospettiva, lo sviluppo coincide con l’entrata del bambino nel mondo della cultura. Riguardo a come avviene lo sviluppo, l’autore, mette in primo piano il concetto di “transizioni” cioè delle forme di rapporto interpersonale, cui l’uomo è predisposto biologicamente, le quali permettono lo sviluppo dei processi che portano alla condivisone dei significati. Analizzando queste idee, si arriva a capire che il bambino descritto da Bruner ha un’immagine che si sviluppa entro e grazie alla dimensione transazionale dell’interazione sociale. Comunanze e differenze: I tre autori, in modi e in gradi diversi, si sono confrontati tra loro allacciando legami o stabilendo distanze tra le rispettive teorizzazioni, i quali verranno esposti nel testo. Riguardo alle condivisioni, si possono indicare: o L’attribuzione all’uomo di una natura attiva piuttosto che reattiva; o Un approccio costruttivistico di fondo alla conoscenza; o Un’importanza assegnata all’interazione tra soggetto e oggetto come fonte di conoscenza o L’interesse per i cambiamenti qualitativi della mente piuttosto quantitativi. Queste condivisioni non sono totali in quanto ogni autore li articola in modo differente. L’attività umana:

 Piaget: è espressione naturale dell’organismo vivente esplicitata in un ambiente naturale;  Vygotskij è un atto in cui si condensa la storia del genere umano;  Bruner: mette in evidenza anche il carattere intenzione e motivato La costruzione della conoscenza:  Piaget: è l’esito dell’interazione tra soggetto e oggetto, in cui per oggetto si fa riferimento al mondo fisico visto in termini astorici, si tratta di una conoscenza di ordine universale, logico-formale;  Vygotskij: è l’esito dell’interazione soggetto-oggetto, in cui per oggetto si fa riferimento all’altro, inteso sia come persona sia come prodotto del pensiero umano; si tratta di una conoscenza storica, è la produzione dei segni;  Bruner: mette in evidenzia l’interazione soggetto-oggetto sociale come fonte di conoscenza, ma richiama l’attenzione anche sull’importanza delle transizioni, cioè sui processi di negoziazione tra soggetto e oggetto che conducono all’intersoggettività, all’incontro tra le loro menti; si tratta di una conoscenza che include la comprensione della soggettività dell’uomo e delle mutevoli e imprevedibili vicende del vivere sociale. Tutte e tre gli autori, intendono lo sviluppo cognitivo come percorso caratterizzato da trasformazioni qualitative, ma secondo Piaget sono le strutture che si trasformano, secondo Vygotskij si trasformano le funzioni e secondo Bruner sono i metodi di rappresentare e significare la realtà a trasformarsi. CELEBRARE LA DIVERGENZA: PIAGET E VYGOTSKIJ Protagonisti di questa ricerca sono Piaget e Vygotskij, che avevano concezioni profondamente differenti: PIAGET – la sua genialità fu quella di aver riconosciuto il ruolo fondamentale delle operazioni di tipo logico nell’attività mentale umana; secondo l’autore, la mente può essere descritta come un gruppo organizzato di operazioni logiche che mediano tra il mondo e la nostra conoscenza del mondo. Dal momento che il mondo non può essere conosciuto direttamente, ma solo attraverso la mediazione di queste operazioni logiche, la nostra conoscenza è una costruzione, la quale va verificata ulteriormente a fronte dell’azione in corso nel mondo. Le operazioni logiche della mente, che iniziano con l’interiorizzazione dell’azione immediata. La crescita mentale consiste nello “spostamento” del bambino da sistemi di operazioni logiche più semplici a sistemi più complessi: si tratta di un processo attuato per mezzo della trasformazione e dell’interiorizzazione dell’azione nel pensiero; una volta che l’azione è stata interiorizzata nel pensiero, lo stadio è pronto per lo sviluppo delle operazioni formali in cui il pensiero diventa suo oggetto e può essere tradotto in proposizioni coscienti. Il pensiero delle operazioni concrete richiede la comprensione dell’identità di un oggetto attraverso le trasformazioni del suo aspetto o delle azioni che eseguiamo su esso; le operazioni formali presuppongono la capacità di ridefinire il pensiero sotto forma di proposizioni, per cui la condizione preliminare è l’essere in grado di sapere che cosa uno sa. In entrambi i casi, non è mai stato chiaro né se la coscienza sia una condizione primaria per fare un passo avanti verso un livello superiore oppure sia un fattore contaminante, né che cosa spingesse la mente in crescita del bambino da uno stadio di operazioni logiche a uno stadio successivo superiore. Si trattava di prise de conscience, riconoscimento della contraddizione. Quello che è sempre sembrato evidente è che la crescita mentale segue un corso invariante, il quale veniva stimolato dal disequilibrio: un processo creato dalla relazione tra due processi costituenti. Le cause dello sviluppo nella teoria piagetiana sembrano non specificate a sufficienza, anche se la direzione invariante di questo sviluppo apparisse abbastanza evidente, quindi la teoria è diventata sempre di più una teoria della direzione dello sviluppo. La decisione dell’autore di occuparsi della direzione dello sviluppo mentale, piuttosto che sulle cause contingenti, fu geniale, in quanto gli studi sulle cause erano arrivati a un punto morto. Nella sua teoria è importante sottolineare una grande lacuna relativa all’intersoggettività: il modo in cui riusciamo a conoscere reciprocamente e sufficientemente bene da aiutarci l’un l’altro a costruire i nostri mondi tramite la negoziazione, l’istruzione, il nostro adattarci a una cultura ecc… La scelta di Piaget di considerare la logica formale come modello delle operazioni mentali umani lo porta a trascurare qualsiasi operazione mentale che non poteva essere inclusa in un perfetto calcolo logico, in particolare quelle operazioni ermeneutiche implicate nel “ricostruire e interpretare” il mondo sociale. Uno dei primi lavori di Piaget sullo sviluppo morale rivela una sensibilità dell’autore nei confronti della reinterpretazione delle norme culturali esistenti da parte del bambino, anche se egli dimostra poco interesse all’interpretazione come processo mentale vero e proprio; quindi un’altra lacuna nella sua teoria riguarda anche le forme culturali che si basano sulle sue operazioni. VYGOTSKIJ – la mente media tra il mondo esterno e l’esperienza individuale; non la concepisce come manifesta...


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