2 - Cognitivismo - Piaget, Bruner, Vygotskij PDF

Title 2 - Cognitivismo - Piaget, Bruner, Vygotskij
Author Christian Pintus
Course Pedagogia Generale 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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Cognitivismo attraverso Piaget, Bruner e Vygotskij...


Description

4 – Il Cognitivismo. Il cognitivismo è una corrente della psicologia che studia i processi mentali considerandoli simili ai processi di elaborazione di informazione, simili cioè ad un software che elabora le informazioni ricevute (input) restituendo conoscenza (output). Il costruttivismo è considerato una corrente del cognitivismo, anche se non tutti sono d'accordo con questa classificazione. Secondo il cognitivismo, la mente umana funziona elaborando attivamente le informazioni che le giungono tramite gli organi sensoriali, come un meccanismo di tipo cibernetico. I più grandi esponenti del cognitivismo sono: Jean Piaget, Lev Vygotskij e Jerome Bruner, ai quali va riconosciuto il merito di aver apportato contributi fondamentali alle teorie dell'apprendimento. 4.1 – Cognitivismo e psicologia dello sviluppo. Secondo i cognitivisti (Piaget, Erickson) il processo di formazione dell'individuo avviene per stadi. È possibile estrapolare almeno cinque momenti durante i quali lo sviluppo è fortemente critico: - Infanzia; - Fanciullezza; - Adolescenza; - età adulta; - tarda età. Ciascuno di questi momenti presenta delle criticità: - Durante l'infanzia (0-2 anni) ad esempio, il processo di adattamento nel bambino è costantemente attivo (nozioni innumerevoli da imparare, interazione con l'ambiente). Studiosi come Bowlby e Winnicott considerano la prima infanzia un periodo cruciale per lo sviluppo di una fiducia di base in se stessi e negli altri. Si tratta di una fase di fondamentale importanza per lo sviluppo delle capacità di agire con efficienza, oltre che per la possibilità di costruire un atteggiamento di fiducia e concretezza. Il fallimento dei compiti evolutivi in questa età, si manifesterà nell'adulto o nel bambino in molteplici forme: ritardo nello sviluppo cognitivo, sentimenti di dubbio, vergogna o inferiorità; sentimenti di ambivalenza verso di sé e gli altri. - Nel corso della fanciullezza (fino agli undici anni circa) ritroviamo alcuni elementi dell'infanzia, ai quali si aggiungono nuovi compiti che richiedono ulteriori esperienze di apprendimento e nuove abilità. Il bambino in questa fase è messo di fronte a possibilità, soprattutto attraverso il gioco, di compiere delle scelte e prendere delle iniziative. Sviluppa interesse per le relazioni interpersonali; si libera progressivamente del “pensiero egocentrico”; sviluppa la capacità di pensare in

modo logico e sistematico. - Molti autori concordano di attribuire al periodo dell'adolescenza il compito educativo della formazione di una identità stabile. - Il compito evolutivo fondamentale dell'età adulta consiste nella percezione della propria generatività (erikson), che riguarda problemi relativi al senso di sé e degli scopi della propria vita. - La tarda età è caratterizzata da mutamenti fisiologici e sociali che impongono all'individuo una nuova serie di adattamenti. Alcuni studiosi individuano in questa fase il compito evolutivo di costruire una piena accettazione di sé. 5 – PIAGET e lo sviluppo mentale del bambino. A suo parere i comportamenti intelligenti sono influenzati da due processi fondamentali: 1 – Assimilazione: ossia il processo secondo il quale i dati ricavati dall'esperienza vengono incorporati in schemi mentali preesistenti; 2 – Adattamento: ossia il processo per cui i nuovi dati incorporati modificano gli schemi preesistenti, adattandoli alle nuove esigenze della realtà. L'intelligenza è quindi una forma di adattamento dell'organismo all'ambiente basata sul dinamico equilibrio fra i processi appena descritti (assimilazione e adattamento). Ogni attività mentale, secondo Piaget, presuppone una maturazione neuro-biologica che ne orienta lo sviluppo, il quale a sua volta, non può essere ridotto esclusivamente all'influenza di fattori esterni (sociali e culturali) sul bambino. In altre parole, lo sviluppo deve tener conto e soprattutto dell'esistenza di un livello genetico alla base delle formazioni cognitive. Lo sviluppo nasce così da un'interazione assai complessa e stratificata tra individuo e amviente. In tal senso, Piaget distingue i fattori generali dello sviluppo che sono: - maturazione del sistema nervoso; - interazione con l'ambiente biologico, culturale, sociale e storico; - integrazione adattativa attraverso cui il bambino autoregola progressivamente il proprio sviluppo. La teoria Piagetiana, basata sul collegamento tra psicologia e biologia, tra sviluppo fisico e psichico, distingue quattro stadi principali dell'evoluzione del bambino, che vanno dalla nascita all'adolescenza. 1 . - Stadio senso motorio (0 a 2 anni). Il bambino non riesce a distinguere tra se stesso e l'ambiente, né tra gli oggetti e le azioni che esercita su di essi. Conosce il mondo attraverso l'intelligenza senso-motoria, che gli permette di intervenire sulle cose, percepire gli effetti dell'azione e tornare ad agire. Appena il bambino verifica il successo di un'azione, tende a ripeterla. Il risultato ottenuto per caso la prima volta, diventa uno schema d'azione che viene attivamente riprodotto in seguito. 2. - Stadio pre-operatorio (dai 2 ai 7 anni). Mentre nel primo periodo l'intelligenza ha carattere sensoriale e motorio, in questa fase lo sviluppo intellettivo trae impulso dalla capacità del soggetto di svincolarsi dall'apparenza dei fenomeni.

Fino ad ora l'azione era puramente concreta e momentanea; in questo periodo essa viene interiorizzata: il bambino ne conserva una traccia nella mente. Egli acquisisce la capacità di rappresentazione, cioè di riprodurre mentalmente un oggetto o un avvenimento con le medesime caratteristiche spazio-temporali con cui è stato percepito la prima volta. 3. - Stadio delle operazioni concrete (7 a 12 anni). Questo periodo è segnato dalla comparsa delle operazioni, cioè dalla capacità di immagiare trasformazioni della realtà e perciò di compiere manipolazioni mentali delle cose in base a determinate regole. Il bambino comprende i meccanismi dell'addizione, della sottrazione, della moltiplicazione, della divisione, dell'ordinamento, della reversibilità. 4. - Stadio delle operazioni formali (12 a 15 anni). In questa fase, il pensiero del preadolescente è in grado finalmente di staccarsi dal dato concreto per operare sui ricordi, immagini mentali, idee e concetti astratti. Egli effettua confronti fra concetti, ragiona per ipotesi e immagina nuove situazioni per comprendere meglio gli eventi reali. Il ragionamento si fa progressivamente complesso e il pensiero diventa formale. Il ragionamento si avvale ora del procedimento deduttivo, che consiste nel partire da una relazione già nota fra due proposizioni per individure la verità o la falsità della prima di esse e affermare con certezza la verità o falsità della seconda. Il pensiero del preadolescente acquista sempre maggior rigore, per cui egli è in grado di ripetere alcune dimostrazioni scientifiche ed esperimenti, partendo dalle medesime premesse. 6 – Sviluppo morale: Piaget e Kohlberg. Lo sviluppo morale durante l'età evolutiva è intimamente legato allo sviluppo cognitivo. La morale diventa autonoma solo dopo l'acquisizione del pensiero reversibile e operativo. Nel bambino, secondo Piaget, quando non ha ancora acquisito il “gioco delle regole” (morale autonoma), si attiene a quelle imposte dai genitori (morale eteronoma). Le regole del comportamento e la morale autonoma si sviluppano non solo attraverso la reciproca collaborazione tra adulti (genitori, parenti, insegnanti) e bambini, ma anche tramite i giochi che questi ultimi intraprendono tra loro. Il senso morale (giusto o sbagliato, bene o male) si struttura in una personalità come conseguenza delle esperienze dirette e dei comportamenti indiretti degli altri. Lo psicologo Lawrence Kohlberg, ha supposto che lo sviluppo morale fosse provvisto di precise sequenze evolutive. Egli ha formulato, attraverso le sue ricerche, l'esistenza di tra livelli di sviluppo morale: 1. - pre convenzionale: si basa su l'orientamento (che è basato su obbedienza e punizione) e su l'edonismo strumentale ( che consente al bambino di conformarsi alle regole, per ottenere le ricompense) 2. - livello convenzionale: si struttura nello stadio dell'ordinamento (che si basa sulle relazioni interpersonali) ovvero quando il comportamento è buono quando gli altri

gradiscono e approvano; l'altro è quando il comportamento è buono quando ognuno rispetta l'autorità, agisce in coformità al dovere e opera per la stabilità dell'ordine sociale. 3. - post-convenzionale, sono rappresentati dall'esigenza di sottoscrivere un contratto sociale e di orientarsi seguendo la propria coscienza e il principio etico universale. 7- Istruzione e cultura dell'educazione per Bruner. È possibile dunque definire l'apprendimento come un cambiamento di attitudini e delle capacità umane che non si può attribuire semplicemente al processo di crescita. Jerome Bruner sosteneva che lo sviluppo cognitivo non si realizza attraverso una sequenza fissa di stadi, in quanto l'intelligenza sarebbe definibile piuttosto come una capacità di mettere in atto una serie di strategie e procedure utili per risolvere i problemi. Sotto questo profilo Bruner attribuisce grande importanza alla situazione e al contesto in cui l'individuo apprende ( ossia i fattori sociali ) ma anche alle spinte motivazionali ( ossia fattori individuali ). Piaget aveva del tutto trascurato i fattori che possono agevolare lo sviluppo cognitivo, ossia il passaggio da sistemi poveri a sistemi sempre più ricchi ed efficaci nell'elaborazione dell'informazione. Tale passaggio, che avviene non in maniera regolare ma per scatti e pause, e che può essere accelerato dall'ambiente in cui l'allievo matura, avviene attraverso tre forme di rappresentazione: l'azione, l'immagine e il linguaggio. Per Bruner, tutto può essere insegnato a individui di qualsiasi età: l'importante è che le informazioni siano tradotte in forme di rappresentazione adatte allo sviluppo cognitivo del soggetto. Per Bruner esistono 3 sistemi di rappresentazione della conoscenza e sono: 1. - Rappresentazione esecutiva (azione) dove il bambino nel primo anno di vita impara facendo; 2. - rappresentazione iconica ( immagine ) dove il bambino fino ai 6-7 anni impara attraverso le immagini visive oltre che uditive e tattili, che gli permettono di evocare mentalmente una realtà non presente. 3. - rappresentazione simbolica (simbolo) dai 7 anni in poi la realtà viene codificata attraverso simboli e segni convenzionali (lettere, numeri, note musicali). È bene che l'apprendimento scolastico prenda avvio, tutte le volte che ciò sia possibile, dall'esperienza diretta e dalla manipolazione, ma ciò nulla toglie alla necessità di avviare gradualmente l'allievo ad un'osservazione sempre più attenta della realtà, all'uso consapevole di simboli e linguaggi fondamentali e all'acquisizione dei concetti basilari delle varie discipline. Tutti i processi mentali hanno un fondamento sociale: la struttura della conoscenza umana è influenzata dalla cultura attraverso i suoi simboli e le sue convenzioni. In ogni fase di sviluppo l'attività è guidata sia da scopi individuali che dal bisogno di relazioni sociali.

Su queste basi Bruner considera l'apprendimento come un processo attivo in cui il soggetto costruisce nuove idee o concetti a partire dalle proprie conoscenze passate e presenti. L'apprendimento si produce nell'ambito di una varietà di pratiche socialmente e culturalmente determinate e si configura come un fenomeno sociale in cui intervengono molti elementi diversi, ma tutti ugualmente attivi. In conclusione: l'educazione non ha luogo solo nelle aule scolastiche, ma anche e in pari grado, nelle famiglie, per la strada, nei luoghi di lavoro, cioè ovunque vi sia un incontro e un confronto fra soggetti diversi. 8 – Ambiente e sviluppo secondo Vygotskij. Anche le tesi di V. divergono dalla psicologia genetica di Piaget. Vygotskij sostiene infatti come centrale nello sviluppo, l'influenza specifica del contesto sociale. I sistemi di rappresentazione vengono generati dal contesto socio-culturale. Uno dei campi di studio in cui è emersa maggiormente la differenza teorica tra Piaget e V., riguarda l'origine e il significato del linguaggio umano. Secondo Piaget nelle prime fasi dello sviluppo infantile il linguaggio è “autistico”, ossia non comunicabile e non rispondente alla realtà. Nelle fasi successive il pensiero diventa “egocentrico” per cui il bambino non concepisce punti di vista diversi al proprio. Il linguaggio egocentrico scompare progressivamente man mano che il pensiero diventa più completo e si razionalizza. Per Vygotskij il rapporto tra pensiero e linguaggio è inverso: il bambino è fin dalle prime fasi di sviluppo immerso in relazioni interpersonali. Il primo linguaggio è soprattutto “sociale” e riesce ad esprimere emozioni ed affetti. Solo in seguito, col processo di interiorizzazione, il linguaggio diventa strumento del pensiero, contribuendo alla strutturazione dei processi mentali. Per Vygostkij quindi, l'interazione tra individuo e ambiente avviene attraverso due tipi di strumenti: - strumenti materiali, consistenti in oggetti più o meno complessi di cui l'individuo si serve per entrare in contatto con l'ambiente; - strumenti psicologici, a loro volta rappresentai dal linguaggio, da sistemi di numerazione e calcolo, da scrittura, arte, ecc. Tali strumenti, mettono il soggetto in condizione di sviluppare funzioni psichiche elevate fra cui: - ragionamento; - volontà; - pensiero e memoria logica; - concetti astratti; - capacità progettuali in rapporto al raggiungimento di un obiettivo....


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