Domande Psicologia Dinamica PDF

Title Domande Psicologia Dinamica
Course Psicologia Dinamica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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DOMANDE PSICOLOGIA DINAMICA 1. Parla della Scuola di Francoforte La scuola di Francoforte (o Istituto per la ricerca sociale di Francoforte) nasce, al termine della Prima Guerra Mondale, come una terza via che si discosta sia dal socialismo moderato della repubblica di Weimar che dal Partito comunista. Si compone di studiosi di diversa formazione, uniti dall’approccio critico alla società, basato sul rifiuto del riduttivismo. L’obiettivo principale che pone la SDF è l’individuazione dei fattori che si oppongono al cambiamento sociale. Nei primi Anni trenta, a causa della persecuzione antisemita, l’istituto si trasferisce negli Stati Uniti, dove viene influenzato da valori liberali e dalla società di massa. La scuola di Francoforte esplicita il rapporto tra psicoanalisi e filosofia; è stata un antidoto alla psicoanalisi del consenso, e ha permesso alla psicoanalisi di crescere e rinnovarsi. Inoltre l’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte è lo sfondo culturale in cui nascono i culturalisti neofreudiani, Horney, Fromm, Sullivan e Thompson. Questi sono accomunati dalla critica ai fondamenti biologici e all’innatismo della teoria freudiana per cui la psicoanalisi si riduce all’espressione del pessimismo borghese. A loro spetta un progetto di revisione e rinnovamento, che viene reso possibile anche dall’ambiente multiculturale ed eterogeneo degli USA. In questa nazione la psicoanalisi si trasforma in psicoterapia finalizzata al riadattamento, più incentrata sulla comunicazione che sui contenuti dell’inconscio. I neofreudiani guardano in modo semplicistico la contrapposizione dell’individuo al sociale e alla malattia. L’individuo è considerato influenzato da un ambiente esterno alienato. La funzione storica del culturalismo è stata quella di correlare la psicoanalisi con la psichiatria, la sociologia e l’antropologia tramite la centralità attribuita ai rapporti interpersonali, dimenticando la priorità della dinamica intrapsichica. Dalla scuola di Francoforte nascono due scuole antropologiche: la scuola anglosassone, che privilegia le determinanti sociali, considera i comportamenti individuali come risposte indotte, e la scuola ungherese, che pone come presupposto della ricerca che tutti i prodotti culturali possono essere interpretati in termini psicologici.

2. Psicopatologia della vita quotidiana Psicopatologia della vita quotidiana è un’opera scritta da Sigmund Freud nel 1901 in cui affronta il tema della memoria e dell’oblio. Come già aveva analizzato attraverso il sogno nulla viene mai definitivamente dimenticato, ci sono continui tentativi di ritorno del rimosso che operano una perturbazione delle attività coscienti. Mentre nel nevrotico il rimosso inverte e disturba le prestazioni psichiche più importanti (alimentazione, sessualità e lavoro), nella persona “normale” (ma non sana) sono le attività marginali che subiscono la perturbazione (lettura, conversazioni, compiti marginali). Il materiale su cui lavora l’analisi è sempre prodotto da una rimozione riuscita a metà; nulla possiamo dire infatti dei suoi successi, che si sottraggono completamente alla nostra presa. Freud si concentra su come si impongono determinati elementi rimossi e su come vengano rimossi altri. Per fare ciò prende in esame gli atti mancati, le dimenticanze, i lapsus e le azioni sintomatiche. Fondamentale quindi diventa l’analisi del linguaggio come luogo della rimozioni e come luogo in cui sono visibili i prodotti dell’inconscio; Lacan riprenderà

proprio il linguaggio come punto fondamentale per la sua teorizzazione.

3. Coazione a ripetere (evoluzione dal 1914 al 1920) La ripetizione tra la prima e la seconda Topica Freud si occupa del tema della ripetizione in due occasioni: la prima è un articolo del 1914 intitolato “Ricordare, Ripetere, Rielaborare” e la seconda è il testo “Al di là del principio di piacere” del 1920. In queste due opere Freud introduce prima e riprende poi il termine di “coazione a ripete”(coazione come il termine giuridico con il quale si indica il costringimento all’azione). Questo termine andrebbe ad indicare una serie di comportamenti messi in atto dal paziente senza che esso ne sia conscio e senza la sua volontà. Questi comportamenti tornerebbero ogni volta identici a se stessi senza che il paziente possa consciamente modificarli (una teoria simile all’eterno ritorno Nietzschiano). La volontà di ricordare del paziente verrebbe sostituita dalla ripetizione della messa in atto, per la quale il paziente ripete i suoi sintomi, soprattutto posto davanti al rapporto transferale con l’analista. La coesione a ripetere sarebbe svincolata dal principio di piacere e legata piuttosto al principio di realtà, come appare evidente nel gioco del rocchetto messo in atto dal piccolo nipote di Freud, che così facendo drammatizza la mancanza della madre e la mette in scena.

4. Scientificità della Psicoanalisi Sin dalla sua nascita la Psicoanalisi è stata un sapere alla ricerca della sua convalida e dell’inserimento nella comunità scientifica. Le prime severe critiche provengono dall’epistemologo Popper che, dopo aver formulato la sua teoria epistemologica che considera come scienza tutte le teorie che possono essere falsificate almeno in linea di principio, accusa la psicoanalisi di essere un discorso troppo ampio e vago per poter essere messo alla prova o avere dei limiti. In realtà lo stesso Freud aveva sottolineato i limiti della sua teoria nel trattamento delle psicosi e nel transfert negativo. La speranza di un riconoscimento da parte della comunità scientifica arriva con le nuove teorie epistemologiche di Kuhn, Feyerabend e Lakatos e dall’ermeneutica che rivalutano la psicoanalisi e la rivoluzione scientifica da essa applicata.

5. Interpretazione dei sogni L’interpretazione dei sogni è considerata il capolavoro di Freud. L’opera è stata pubblicata nel 1899 e segna formalmente la nascita della psicoanalisi, almeno per quanto riguarda il suo statuto terapeutico. Quella che Freud applica è una vera e propria rivoluzione poiché per primo da voce a un fenomeno che sino ad allora era stato sottovalutato: il sogno. Questo elemento si era imposto a Freud durante la sua attività attraverso le associazioni libere e nella sua meditazione teorica. Freud sottolinea in modo particolare alcuni aspetti del sogno: - ribalta la concezione classica che vedrebbe il sogno come disturbo del sonno e lo considera invece un guardiano del sonno in quanto lo protegge da tutti gli stimoli che potrebbero disturbarlo - mostra per la prima volta la scoperta di una logica del sogno che lo vedrebbe organizzarsi secondo un sistema di regole che lo sottrae alla concezione classica che lo

vedrebbe come casuale e insignificante - considera il sogno come rappresentazione diretta dell’Inconscio, rappresentazione “razionale” che formerebbe una mappa diretta per l’Inconscio nell’Analisi.

6. Complesso d’edipo, tra mito e realtà Freud, nella sua ritrattazione della teoria del trauma reale afferma che le nevrosi derivano da avvenimenti sessuali della prima infanzia, dove è determinante l’elemento fantastico, che si pensa siano ricordi reali. Il bambino nasce infatti dotato di una organizzazione sessuale e di una energia sessuata, che in parte si evolvono in quelle successive e in parte vengono rimosse di fronte alla norma sociale e alla moralità. Verso il terzo anno di età, sorge una richiesta pulsionale genitale che reclama come oggetto la madre. Il padre viene quindi visto come ostacolo, come divieto dell’incesto e perciò diventa oggetto di odio. L’Edipo è la messa in scena della tragedia di Sofocle attraverso i nostri desideri, è una struttura universale che si applica alla vicenda personale di ognuno di noi. Esistono due forme di complesso edipico: l’Edipo semplice e l’Edipo complesso, che compare come forma inversa, omosessuale. Nel primo il divieto dell’incesto si tramuta in ansia della castrazione, che porta il bambino a passare da un sentimento di antagonismo a uno di identificazione con il padre, perché nel conflitto tra l’interesse narcisistico e gli investimenti libidici sugli oggetti parentali prevale il primo. Gli investimenti oggettuali vengono sostituiti dall’identificazione con l’autorità paterna, che costituisce il nucleo del Super-io, erede del conflitto edipico. Il tramonto di questo complesso coincide con l’inizio del periodo di latenza. Tracce antiche dell’Edipo vengono riattivate dalla relazione con il partner sessuale adulto. L’Edipo si presenta come una struttura che organizza le istanze psichiche individuali e le modalità di rapporto sociale.

7. Le formazioni dell’inconscio: il valore del sintomo Il valore del sintomo viene esemplificato nel racconto del caso di Anna O. da parte di Breuer a Freud, da cui si considera anche discenda la psicoanalisi. Anna era una ragazza apparentemente normale, colpita però da un numero impressionante di sintomi isterici, sorti dopo mesi di assistenza al padre malato, poi deceduto. Breuer identificò nello stato ipnoide che aveva provocato l’insorgenza della patologia isterica l’elemento chiave per riprodurre una situazione in cui operare l’abreazione con la quale la paziente si sarebbe liberata dei sintomi isterici. Così facendo il sintomo infatti sparì. La rievocazione emotiva divenne quindi espressione del metodo catartico utilizzato da li in poi. Viene individuata l’eziologia del sintomo e la connessione con la causa, e cioè il discorso. Freud riprende questo tema, differendo dalla visione di Breuer per la centralità dell’accettazione della propria sessualità (in quanto operatore psicologico), ritenendo che è proprio l’affettività del rapporto terapeutico (traslazione o transfert) che permette al nevrotico di recuperare l’efficienza perduta. Freud chiama il sintomo “discorso d’organo”: psicologizza il corpo e materializzo lo psichico.

8. Dall’ipnosi alle libere associazioni Freud vuole allontanarsi dalla figura dello psichiatra tradizionale e rinuncia però all’ipnosi, anche se continua a sollecitare il ricordo con una ingiunzione autoritaria, per ricercare i ricordi traumatici che hanno reso determinati soggetti isterici. L’effetto

produce la causa e la realtà psichica dipende da quella storica. In tale teoria vi è una prima intuizione del rapporto genitore-figlio del sesso opposto, che porterà all’elaborazione del complesso edipico. La teoria del trauma reale sarà abbandonata quando l’auto-analisi di Freud toccherà il suo rapporto con Fliess, e quindi il rapporto del transfert, grazie al quale Freud si renderà conto che la consequenzialità causa-effetto non rende giustizia alla complessità insita nello psichico. Coglie però l’aspetto dinamico del transfert. Gli avvenimenti traumatici non sono necessariamente avvenuti ma sono pensati, immaginati nello psichico. Ciò che traumatizza però non è l’evento in se ma viene riconosciuta una realtà psichica, di pari dignità a quella obiettiva, che rappresenta il vissuto inconscio mentale del soggetto. La realtà della psicoanalisi sta nella catena associativa che, connettendo un evento neutrale e uno immaginario, li carica di senso ed elimina l’amnesia. Tale catena si produce grazie alla “regola fondamentale”: ognuno deve comunicare, senza sottoporre a critica, tutto ciò che gli viene in mente. Sono le libere associazioni del paziente, apparentemente casuali, che conducono al blocco, prodotto una resistenza, una censura. Un vuoto che deve essere colmato dalla rievocazione dell’evento traumatico. Ricordare, ripetere e rielaborare è il compito dell’analisi. La risoluzione del transfert costituisce il termine dell’analisi.

9. Lutto e melanconia L’accostamento del lutto e della melanconia è giustificato dal loro quadro d’insieme, e dalle loro cause occasionali. Il lutto è la reazione alla perdita di una persona amata o di un’astrazione che ne ha preso il posto. Tale evento però, in alcuni individui conduce alla melanconia. Il lutto non viene mai considerato uno stato patologico, nonostante implichi nel soggetto un cambiamento nel suo modo di approcciarsi alla vita, poiché si ritiene che, col passare del tempo, venga superato. La melanconia è caratterizzata da un profondo scoramento, dalla perdita di interesse per il mondo esterno e della capacità di amare, apatia, atteggiamento di rimprovero nei confronti del sé. Il lutto presenta tutte queste caratteristiche tranne l’ultima. Il lutto profondo, che riguarda una persona amata, implica perciò la perdita di interesse per il mondo esterno, l’incapacità di scegliere un nuovo oggetto d’amore, l’avversione per ogni attività che non implichi il riportare la persona cara in memoria. L’inibizione e la limitazione dell’io esprime una dedizione esclusiva al lutto, che non lascia spazio ad altro. Il lutto è una perdita conscia di un oggetto di amore, mentre nella melanconia si sa quando ma non cosa sia andato perduto. Il melanconico, non essendo quindi cosciente di cosa sia andato perso, accusa un avvilimento del senso del sé, quindi riporta la perdita al suo Io, mentre colui che è in lutto percepisce la perdita come oggettiva.

10. Melanie Klein e la scuola delle relazioni oggettuali Melanie Klein seguirà le teorie di Freud sulla dualità delle pulsioni di vita e di morte, concependoli però come la dualità tra odio e amore. Organizza inoltre la vita psichica intorno al rapporto con l’oggetto, privilegiando l’asse relazionale. La sua teoria si basa sui concetti di scissioni e di identificazione introiettiva e proiettiva. La Klein si concentra sui bambini e teorizza che il gioco è analogo alle libere associazioni degli adulti, ed esprime un significato simbolico che può essere interpretato. Per Melanie Klein l’Io funziona nella dialettica con gli oggetti fantasmatici interni. La psicoanalisi infantile e la focalizzazione sulle primissime fasi dello sviluppo assume importanza, e la diade madrefiglio è posta in posizione privilegiata, dando importanza anche alla comunicazione

preverbale. L’ambiente non è più determinante, i kleiniani si riferiscono un mondo interno autonomo e autosufficiente e prediligono un approccio clinico, centrato sul transfert e sulla patologia.

11. Anna Freud e la sua scuola: l’adattamento L’analisi dell’Io freudiana sarà ripresa da sua figlia Anna Freud nel 1930, studiando la funzione mediatrice e armonizzatrice dell’Io tra le esigenze dell’Es e quelle del mondo esterno, rappresentate dal Super-Io. L’Io deve rafforzare le proprie difese per riuscire a non soccombere all’inconscio, e quindi impedire l’insorgenza di malattie nervose. La terapia appunto deve essere applicata fin da subito al bambino per minimizzare i danni inflitti nel corso del processo educativo, la miglior educazione è la minor educazione. La tecnica terapeutica di Anna Freud si inserisce nella sua prospettiva genetica in cui elabora un insieme di scale evolutive, cercando di cogliere, per ogni livello evolutivo, l’interazione di Es, Io, Super-Io e le loro reazioni alle influenze ambientali. Anna Freud vuole riportare la psicoanalisi alla sua specificità, alla diagnosi e alla terapia. Bisogna perciò ricercare nuovi metodi per cogliere l’esperienza emotiva preverbale. Nasce da questo nuovo obbiettivo la teoria del concetto di adattamento di Hartmann, che deriva da Darwin. L’adattamento è una situazione di equilibrio tra organismo (funzionamento degli apparati biologici) e ambiente (scienze sociali). Il soggetto è predisposto all’adattamento, con modificazioni autoplastiche e alloplastiche.

12. Freud: la scoperta dell’inconscio Freud trasgredisce i sistemi delle conoscenza istituzionali e organizza un nuovo campo di sapere. Cercherà di non scindere mai la teoria dalla prassi, la metapsicologia dalla clinica. Per lui, tutto l’agire umano è dotato di senso, un significato nascosto da ricercare con i dovuti mezzi. La psicoanalisi permette l’emergere dell’inconscio. Per Freud l’inconscio è un’esperienza concreta e una necessità logica, perché solo con esso possiamo recuperare l’irrazionale che si cela dietro ogni esperienza e ricomporre così il senso del mondo. L’inconscio tuttavia è inconoscibile e possiamo coglierlo solo attraverso i suoi derivati. La psicoanalisi è quindi una scienza delle tracce. Freud stesso definisce la psicoanalisi come un procedimento di indagine per i processi inconsci, che vengono per la prima volta visti da un punto di vista nuovo, unitario.

13. Dualismo pulsionale e le sue evoluzioni: il gioco del rocchetto Freud, nella sua opera intitolata “Al di là del principio di piacere”, elabora un dualismo pulsionale di vita e morte. Freud prende le mosse dalla clinica osservata nelle nevrosi ossessive che rivelano la tendenza a ripresentarsi in modo coercitivo. All’inizio si ipotizzava che ciò che fosse doloroso per una parte dello psichico, fosse piacevole per un’altra. Si capì poi che normalmente, le pulsioni di vita e di morte partecipano al funzionamento di tutte le istanze, connotando ogni processo psichico di ambivalenza.

Questo dualismo si presenta soprattutto nella nevrosi traumatiche. Freud infatti prende in considerazione il gioco dei bambini come espressione di queste nevrosi. In particolare il figlio neonato di una coppia di conoscenti aveva l’abitudine di scaraventare oggetti lontano da sé facendoli poi ricomparire. Il bambino rinunciava ai moti pulsionali e accettava che la madre lo lasciasse solo, cercando però il soddisfacimento del suo impulso nella vendetta figurata dell’abbandono della madre allontanando il rocchetto.

14. Scuola di Nancy Tra il 1860 e il 1880 il magnetismo e l’ipnotismo erano caduti in un tale discredito che i medici che adoperavano tali metodi mettevano a repentaglio la propria carriera. Tra i pochi che ipnotizzavano senza nascondersi c’era Liébeault, da cui ha origine la Scuola di Nancy. Era un medico che offriva la terapia della magnetizzazione come terapia gratuita alle cure della medicina tradizionale. Egli credeva che il sonno ipnotico fosse identico a quella naturale, solo indotto per suggestione, facendo concentrare l’attenzione sull’idea del sonno. Nel 1882 Bernheim si convertì alle sue idee e introdusse il suo metodo nel proprio ospedale universitario. Egli insegnava inoltre che era più facile indurre l’ipnosi in persone abituate all’obbedienza passiva. In quel tempo si accese una disputa con Charcot. In opposizione a quest’ultimo, Bernheim affermava che l’ipnosi non era una condizione patologica riscontrabile solo nei casi di isteria, ma che era l’effetto della suggestione. Definiva l’ipnosi come uno stato di accentuazione della suggestionabilità indotto dalla suggestione. Bernheim si servì sempre meno dell’ipnotismo, sostenendo che gli effetti che si potevano ottenere erano ottenibili anche tramite la suggestione nello stato vigile, che egli chiamava “psicoterapia”. Lo stesso Sigmund Freud visitò la scuola di Nancy.

15. Principio di piacere e di dispiacere Nella sua opera intitolata “Metapiscologia” Freud vuole indicare la dimensione teorica della psicoanalisi. Quest’ultima si presenta come un discorso parziale, che non può chiarire tutto. Cercando di definire l’oggetto della sua indagine, Freud trova un primo limite nella pulsione (Trieb), che si trova ai confini tra il somatico e lo psichico. Determina uno stato di eccitazione che richiama l’intervento del sistema nervoso. Secondo il principio di costanza esso è un apparato con la funzione di eliminare gli stimoli o ridurli al minimo livello. Questo assioma fondamentale si declina in diverse formulazioni: il principio di morte (o di dispiacere), come tendenza al raggiungimento di uno stato del tutto esente di stimoli, e il principio di piacere, come tentativo di raggiungere al più presto una scarica della tensione attraverso l’appagamento di un bisogno. Nella pulsione vi sono tre elementi fondamentali. La fonte, cioè la zona dell’organismo dove appare l’eccitazione e il processo fisio-chimico che la provoca; l’oggetto, cioè il tramite attraverso il quale si ricerca il soddisfacimento; e la meta, che corrisponde sempre alla soddisfazione del bisogno.

16. Transfert Se l’eliminazione dei sintomi, attenuando la sofferenza, allontana dal processo di guarigione, tale sofferenza va ripristinata sotto forma di privazione, di astinenza. Spesso il paziente...


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