Domande su Platone - Appunti di lezione Tutte PDF

Title Domande su Platone - Appunti di lezione Tutte
Author Marco Manganelli
Course Storia Della Filosofia II
Institution Università degli Studi di Siena
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Questo file contiene le risposte a tutte le domande che, durante il colloquio, possono essere poste sulla vita e sull'ideologia dell'autore in questione....


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Domande su Platone 1) Domanda: Vita e Opere Platone nasce nel 427/428 a. C. , un anno dopo la morte di Pericle. Nel 408, all'età di vent'anni, avviene l‘incontro con Socrate, il quale, definirà la vita del ragazzo che, da quel momento, sarà segnata dalla filosofia, nonostante il contrasto fra essa e la sua vena artistica. Nel 404 Atene perde la guerra del Peloponneso e Sparta comincia ad imporre il proprio regime di 30 tiranni, fra i quali è presente lo zio di Platone. Nel 399 si ha la morte di Socrate, in seguito proprio a delle accuse legate al nuovo dominio spartano. Platone e dunque costretto a fuggire. Nel 388 compie il primo viaggio a Siracusa da Dionisio il vecchio passando prima per Taranto per incontrare i pitagorici. Qui il filosofo tenta di convertire il sovrano alla filosofia, ma senza riuscirvi. Circa nel 387 riesce a tornare ad Atene e li fonda l'Accademia. Nel 367 fece un nuovo viaggio Siracusa. Tenta due volte di convincere il nuovo sovrano a convertirsi alla filosofia, ma ancora senza successo, così, nel 361, torna ad Atene. Infine, muore nel 348 quando le invasioni dal nord stanno portando la decadenza della Grecia.

2) Domanda: Argomento etico e politico La delusione che Platone provò dopo la caduta del governo dei 30 tiranni, la successiva morte del suo maestro a causa sempre di tale forma di governo, impostò la sua filosofia che non sarebbe più stata fine a sé stessa, ma che sarebbe andata a ricercare i principi della felicità (sia pubblica che privata) dell'uomo. Essi vanno ricercati nella natura, ma, a differenza delle opinioni precedenti, egli non va a cercare tali principi , ma solo la loro esistenza. Per quanto riguarda l’etica, invece, essa parte dal presupposto che tutti gli uomini vogliono essere felici, e, tale condizione, fornisce anche l’unica regola fondamentale. La filosofia, e dunque la conoscenza, sono i mezzi attraverso i quali si possono dettare i canoni di felicità a cui tutti aspirano.

3) Domanda: Critica alla cultura tradizionale Il difetto della cultura tradizionale è l'ignoranza di chi si crede sapiente in base a questa pretesa promuovono determinati principi e stili di comportamento. In Grecia tale condizione era associata ai poeti agli uomini politici e agli artigiani. Il poeta, essendo ispirato dalle Muse, non possiede alcun tipo di sapere, poiché esse azzerano la sua coscienza. Gli uomini politici si comportano come i poeti, credendo di sapere, ma non sapendo nulla. Gli artigiani, nonostante dimostrino di conoscere il proprio lavoro, ritengono di conoscere anche cose molto lontane dal proprio mestiere, ma ciò non è vero. Da qui si ha anche la conclusione che trae Socrate, ovvero, che egli è la persona più sapiente della Grecia in quanto cosciente del fatto di non sapere.

4) Domanda: Platone e la Sofistica I collegamenti fra di essi sono chiari fin dalla vicenda socratica. Egli infatti fu accusato di non credere negli dei e di corrompere i giovani, accuse tipicamente di destra. Nonostante ciò egli fu accusato da i sostenitori di una cultura non più tradizionale ma bensì definibile come sofistica. Riassumendo dunque possiamo capire come ci fossero dei legami indissolubili tra quella che veniva considerata una cultura tradizionale e quella che invece è considerata la cultura sofistica dato che l'unico personaggio che andava contro corrente era appunto Socrate. Diviene così importante per Platone sottolineare i punti in comune per mettere a fuoco quello che era il suo parere il vero

conflitto culturale ovvero, tra mentalità socratica e mentalità classica. Per Platone la sofistica si limitava ad una mera confutazione di ogni tipo di tesi proposta, ma non andava ad arricchire la conoscenza di coloro che facevano tali confutazioni. Inoltre, non faceva che diffondere anche a persone ritenute indegne una conoscenza della retorica, ciò per il filosofo era male poiché aveva una visione elitaria della cultura.

5) Domanda: Concezione di realtà e del conoscere Platone si oppone ad Eraclito postulando l'esistenza di un oggetto stabile nel tempo, immateriale, che fa da perno a tutta la conoscenza nel mondo sensibile . Esso deve essere al di fuori della realtà, poiché essa è pervasa dal mobilismo eracliteo. L'anima nella conoscenza gioca un ruolo fondamentale. Essa, infatti, deve convalidare la veridicità di un’opinione mossa da un oggetto sensibile. Tale opinione, se supera il giudizio dell'anima, viene considerata opinione vera. Essa non può essere discussa in quanto non si può mettere in discussione la sensazione provata da un'altra persona. Infine, si fa riferimento ad un periodo di accostamento fra Socrate e Anassagora. Egli aveva posto al centro della sua filosofia un nous come causa ordinatrice di tutte le cose. Egli però non faceva un vero e proprio uso della mente e presentava le cause attraverso gli elementi naturali. Socrate rimane dunque deluso dal suo pensiero.

6) Domanda: Scoperta della dimensione ideale e caratteri della metafisica Si parla della domanda socratica “che cosa”. Essa, cerca l'essenza delle cose trattate. Spesso questa domanda è rivolta da Socrate, ai suoi interlocutori , ma sempre con esito aporetico. Ciò è dovuto all’universalità della domanda stessa. Il ragionamento socratico e orientato verso la ricerca di un oggetto stabile, immobile e immutabile. Questo tipo di oggetto non può appartenere al mondo materiale dominato dal mobilismo eracliteo. Da qui Platone ricava la teoria delle idee, secondo la quale, esiste un mondo di oggetti intelligibili, diversi da quelli sensibili , ma che intrattengono con essi un rapporto di unità e molteplicità. Collegata a questa teoria, abbiamo la dottrina della reminiscenza. Esplicitata nel Menone e nel Fedone, essa si basa sull’idea della conoscenza. Secondo Platone noi conosciamo attraverso la visita dell’anima, nel momento in cui essa si stacca dal corpo a causa della morte, al mondo delle idee. Con il trauma della nascita la conoscenza ottenuta viene a mancare, ma, attraverso lo studio e la conoscenza, è possibile ricordare ciò che l'anima ha visto nell'altro mondo. Il filosofo dunque si allena tutta la vita per la morte e per la visita nel mondo delle idee. Secondo Platone, inoltre, esistono quattro strumenti di conoscenza:    

il nome; il discorso; l'immagine; l’intelletto.

Nonostante tutto, non esiste un discorso capace di dire la cosa nella sua purezza. Tali discorsi devono dunque riferirsi alla percezione sensibile, per affermare l'esistenza delle idee. Essi vengono chiamati logoi. Si definisce infine metafisica la dottrina che postula l'esistenza di oggetti che stanno al di là di quelli fisici. Nel tempo la metafisica platonica è stata interpretata come un’epistemologia, cioè, una dottrina che individua e descrive gli schemi concettuali per interpretare il mondo. Ad essa è stata mossa una critica molto importante, chiamata “del terzo uomo”. Essa afferma che se

una cosa nel mondo reale è bella, ed esiste un’idea per cui essa bella, deve esistere anche un’idea di bellezza in sé ad essa correlata. Facendo così però si cercherebbe l'idea che correla l'idea di bellezza all'idea che quella cosa è bella e così via discorrendo.

7) Domanda: repubblica

Metafisica

ed

epistemologia

nella

Importante nella Repubblica è l'allegoria della caverna. Egli spiega come il non filosofo è abituato al suo mondo e non vorrebbe mai uscire dalla propria caverna. Esso quando viene portato all'aperto è colpito dal dolore e vorrebbe solo tornare indietro. Il filosofo, invece, vive in un mondo tutto suo e non vorrebbe avere a che fare con il mondo degli altri uomini . Esso viene educato attraverso prima un complesso studio delle scienze, poi mediante l'esercizio dialettico egli impara la necessità di porre una realtà è un ordine intellegibile. Non tutti possono però essere filosofi , infatti, esiste nella realtà una divisione non solo tra filosofi e non , ma anche all'interno di questi ultimi . Esistono infatti i cosiddetti filodossi. Se i filosofi sono gli amanti della conoscenza e i non filosofi sono ignoranti, i filodossi saranno coloro che sono amanti dell’opinione , ma che non desiderano superarla per giungere alla conoscenza. Per Platone nella metafora della caverna, compare anche l'elemento del bene. Esso ha delle implicazioni politiche in quanto coloro che devono governare devono conoscere in primo luogo che cosa sia il bene.

8) Domanda: La natura dell’uomo e l’anima L'uomo nella cultura greca e un sinolo di anima e corpo. Per Omero l'anima dà vita al corpo, mentre per Socrate essa è la sede dell’intelletto e della conoscenza. Per Platone prende entrambi i significati, assumendo la superiorità rispetto al corpo fisico. Esso è uno strumento di cui gli uomini si servono, ma il vero uomo è solamente la sua anima. Essa per sua natura ha rapporti con il corpo, ma esiste prima della nascita, e sopravvive dopo la morte. Tale concezione è spiegata nel Fedone, nel quale l'anima diventa anche l'organo con cui l'uomo comprende la realtà intelligibile. Dal punto di vista psicologico, l'anima e incarcerata nel corpo come fosse una prigione, mentre, dal punto di vista cosmico, essa ha il compito di dare vita ai corpi. Essa rimane però soggetto indipendente dal corpo. Esistono degli impulsi fisici che possono essere controllati dall' anima nonostante siano generati dal corpo. Essa si divide dunque in tre parti:   

Razionale, dove vengono i ragionamenti; Animosa, che si può alleare con le altre due parti; Concupiscibile, dove nascono i desideri fisici e corporei.

La parte razionale è quella davvero immortale nel Fedone è spiegata tale immortalità attraverso quattro dimostrazioni:    

ad ogni processo corrisponde il proprio contrario, dunque alla vita corrisponde la morte e viceversa; la dottrina della reminiscenza assicura la continuità della conoscenza e quindi l'immortalità in senso individuale; l’affinità dell'anima con le idee indica che l'anima è qualitativamente diversa dalla realtà materiale che è corruttibile; la morte è separazione dell'anima al corpo, ma l'anima non subisce questa morte.

9) Domanda: Amore platonico e educazione anima L'eros in Platone può essere tradotto come tensione o desiderio. Esso è lo stimolo che conduce l'uomo a praticare la filosofia. L'eros è il desiderio delle cose in sé belle e buone. Il possesso di tali cose rende il possessore felice, e la felicità è il desiderio di possedere ciò che è bene. Gli scopi dell’eros sono due: il primo, possedere ciò che bene; il secondo ricavare dall' Eros dei frutti, che abbiano una ricaduta positiva sulla vita etica e politica. Esistono dunque tre fasi:   

la bellezza e l'amore per il corpo; la bellezza dell'anima, maggiore rispetto a quella del corpo; la bellezza in quanto tale.

L'esperienza della bellezza offre dunque un punto di mediazione tra reale e ideale. Occorre dunque che il desiderio si rivolga verso l'altro cioè alla bellezza, non più al piacere fisico, ma al piacere che l'idea stessa procura.

10) Domanda: Etica e politica nella repubblica In Platone non troviamo una netta distinzione tra etica e politica, e infatti, una parte consistente della legislazione ha come fine proprio quello dell’educazione etica delle persone. Nella Repubblica si sviluppa un’analogia delle strutture dello Stato e con l'individuo. Socrate vuole infatti dimostrare che il bene dello Stato non è fine a sé stesso , ma che va scelto e coincide con il bene del singolo cittadino. Per dire ciò egli divide la popolazione in due categorie:  

coloro che soddisfano i bisogni materiali; i guardiani.

Questi ultimi devono conoscere il bene e il male, oltre a essere formati come filosofi e dunque convivere con armonia psicofisica. Tra i guardiani verranno scelti coloro che governeranno il paese. Essi sono persuasi che il bene personale non sia il vero bene , ma che esso coincida con il bene dello Stato. Non tutti gli uomini però hanno la capacità di divenire guardiani, e non tutti i guardiani quella di divenire governatori. Per giustificare questa divisione Socrate utilizza il mito delle razze. Esso afferma che gli dei hanno creato tutti gli uomini fratelli e uguali , ma esaltando una caratteristica in particolare per ogni uomo. I guardiani governeranno solo attraverso il criterio della meritocrazia, ovvero, per attitudine, indipendentemente dal ceto sociale di nascita. Attraverso questo lungo discorso, Socrate ora può stabilire che cosa sia la giustizia, ma non prima di aver assegnato ad ogni classe una virtù:   

I filosofi corrisponde la conoscenza di ciò che bene e male; i guardiani corrisponde il coraggio, che è comunque una forma di sapere; a tutte le classi sociali appartiene la saggezza, anche chiamata temperanza.

La giustizia non è dunque una virtù specifica , ma è ciò che permette alle altre virtù di conservarsi . L’ingiustizia nasce quando i cittadini svolgono compiti che non sono di loro competenza . A questo punto Socrate passa dallo stato all’individuo parlando della partizione dell'anima. Essa dunque si divide in tre parti:   

parte razionale dedicata alla Sapienza; parte animosa, dedicato al coraggio; parte concupiscibile dedicato la temperanza.

La parte razionale e quella animosa unendosi possono controllare la parte concupiscibile. Questa triplice partizione dell'anima assume un significato politico. Infatti, Socrate parla di tre ondate, ovvero, tre principi politici paradossali:   

il primo, che le donne compiono le stesse attività degli uomini; il secondo, che si basa sulla creazione dei criteri eugenetici per la procreazione; il terzo, l'abolizione della proprietà privata.

Essi, essendo principi irrealizzabili, vanno a costituire un’idea utopistica dello Stato. Esso, dovrebbe essere governato dai filosofi, ma ciò è impossibile, poiché il filosofo si interessa solo della conoscenza, ed è totalmente disinteressato sia dei beni materiali sia del mondo terreno. Socrate inoltre parla anche di quattro tipi di costituzioni e delle loro possibili degenerazioni. Esse sono: timocrazia, oligarchia, democrazia e tirannide.

11) Domanda: Idee, conoscenza e dialettica (Teeteto, Parmenide e Sofista) Successivamente si va a trattare dei dialoghi dialettici. In essi si vanno esaminando i problemi relativi alla dottrina delle idee non fornendo una negazione dei precedenti, ma presupponendoli e proseguendo nel ragionamento. Nel Teeteto possiamo distinguere due parti:  

nella prima parte si va a confutare l’eraclitismo, visto come una dottrina preparatoria rispetto a quella delle idee; nella seconda parte Platone affronta i vincoli cui la dottrina deve sottostare.

Tornando alla prima parte, Platone afferma che la conoscenza non è sensazione. Esiste infatti un’opinione vera, cioè il sapere occasionale di colui che coglie la verità senza una conoscenza precisa. Ciò comporta l'esistenza di opinioni false. Tale esistenza risulta problematica, in quanto, si giunge ad un dualismo:  

o si opina il vero, o non si opina per niente.

Infatti, avere opinioni o sensazioni, significa opinare e percepire qualcosa che c'è, dunque, chi opina ciò che non c’è, non opina in generale. Si dice che ha un’opinione falsa chi scambia una cosa per un'altra. Ciò appare però impossibile, poiché ogni opinione deve sottostare al giudizio dell’anima. Si vanno quindi a formulare altre ipotesi, tra cui quella che la falsa opinione derivi da un errato scambio tra sensazione e conoscenza. Tale errore avviene presupponendo di conoscere di già cosa sia il conoscere, mentre questo è esattamente ciò che si va cercando. Si arriva dunque a poter affermare che la conoscenza non può essere definita tale se basata sulle sensazioni. La conoscenza può essere solo quella intellettiva. L'unico caso in cui errore può essere spiegato e quando c'è un'imperfetta corrispondenza tra la conoscenza sensibile e la conoscenza intellettiva. Non avendo ancora una definizione di conoscenza possiamo affermare che l'opinione vera sia comunque accompagnata dal logos. Secondo Socrate esso può essere inteso con tre accezioni:  

manifestazione del proprio pensiero; enumerazione degli elementi di cui è composta una cosa;



indicazioni attraverso un segno attraverso la quale differisce dalle altre.

Il logos quindi sono forme di ragionamento che hanno lo scopo di rinforzare una certa valutazione. Se da un lato ogni ragionamento è necessario dall'altro, ognuno di essi è sottoposto al giudizio dell’anima. Il Parmenide e uno dei dialoghi più enigmatici dell'intero corpus platonico. Esso rappresenta una conversazione tra Socrate e Parmenide, alla presenza di Zenone. Il dialogo prende origine dall' affermazione di quest'ultimo per cui se i molti esistessero, allora dovrebbero essere simili e dissimili. Per Socrate questo problema non può essere risolto con il ricorso alle idee. Gli enti materiali infatti possono avere contemporaneamente predicati opposti, unità e molteplicità. Infatti, le cose mutuano i loro attributi con la partecipazione dell’idea corrispondente . Parmenide formula una serie di obiezioni contro la teoria delle idee:   

vuole capire se esistono le idee di tutte le cose; se l'idea, ad esempio, della piccolezza è la cosa unica di cui partecipano tutte le cose piccole o l'idea si moltiplica per ogni singolo oggetto piccolo; esplicita la critica del terzo uomo, ovvero, la necessarietà di porre un’idea capace di giustificare che tutti gli oggetti quali fiati con X e l'idea X hanno sempre X come caratteristica comune.

Socrate, a questo punto, ipotizza che le idee esistono solamente nell’anima dell’uomo, facendo così decadere le obiezioni di Parmenide stesso. Infatti, se le idee le cose costituiscono dei mondi separati, sono possibili solo i rapporti tra le cose e le idee e non tra le idee le cose. Allora le idee saranno inconoscibili per l'uomo fisico. Alcune persone ammettono l'esistenza del bene, del bello e del giusto, ma non di tutte queste cose in sé. Nonostante ciò, questa posizione è contraddittoria. Infatti, le idee sono necessarie alla conoscenza e, se non esistessero, il pensiero raziocinante non saprebbe dove rivolgersi. Platone fa capire che la teoria delle idee è necessaria per discutere dialetticamente. Infatti, il filosofo sta cercando di conservare il nucleo teorico essenziale, rielaborando la sua dottrina. È necessario dunque lasciar cadere l'immagine di un mondo delle idee come di una galleria di sostanze che raddoppiano quelle sensibili, e deve essere salvato il principio per cui le idee sono unità relative a un determinato molteplice. Riassumendo, in questa prima parte si prospetta una ridefinizione generale della teoria delle idee in termini di uno/molti. La seconda parte, molto più enigmatica, ci fa vedere un Parmenide che mostra a Socrate la procedura corretta per ragionare sulle idee. Tale metodo prevede che ogni ipotesi venga verificata sono 8 prospettive diverse. Il sofista, ultimo dialogo dialettico, vede l’interlocutore leader in uno straniero di Elea, e il suo interlocutore in Teeteto. Questo dialogo utilizza il metodo della dicotomia, ovvero, procedere per successive divisioni fino ad arrivare all’oggetto dell’indagine. L'obiettivo di Platone è quello di distinguere la sofistica dalla filosofia pratica della sua scuola, data la grande somiglianza tra le due. Il sofista infatti è colui che possiede una scienza apparente di tutto, ma che è privo della verità. Si limita perciò ad imitare e contraffare, venendo così a introdurre il problema dell'essere e del non essere. Per Parmenide, infatti, ciò che è non può non essere, e ciò che non è non può essere. Tale principio va però contro l'esperienza, poiché nella realtà alcune cose sono e altre sono in maniera diversa. Platone, appoggiando quest'ultima ipotesi, commette il famoso parricidio. Lo straniero si

focalizza dunque sul problema dell'essere, prendendo in considerazione varie opinioni, ed estrapolando due coppie di persone:  

i pluralisti, per i quali la realtà è...


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