Donata levi discorso sull arte dalla tarda antichita a ghiberti PDF

Title Donata levi discorso sull arte dalla tarda antichita a ghiberti
Course Fondamenti di letteratura artistica
Institution Università degli Studi Roma Tre
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DISCORSO SULL’ARTE DALLA TARDA ANTICHITA’ A GHIBERTI introduzione Il discorso sull’arte vuole approfondire quelle che sono state le ricerche, la storia della critica di tutto quel materiale considerato “di qualità” nel tempo, considerato appunto “arte” rispetto ad altri manufatti, e capire come tali oggetti hanno iniziato ad assumere valore attraverso le vicende storiche, indagando quindi la nascita di una particolare attenzione nei confronti proprio dell’oggetto artistico e di chi lo ha creato attraverso fonti storiche di diverso genere, dalla trattatistica, alla biografia, all’epistolografia, alla periegetica, sino a documenti come contratti, inventari, cataloghi di collezioni, restauri ecc. riguardanti un arco cronologico che va dalla tarda antichità a Ghiberti, cioè che precede poi quello che sarà il discorso sull’arte istituzionale. PAOLA BAROCCHIà La prima cattedra di critica d’arte alla SCUOLA NORMALE DI PISA nel 1968 SHLOSSERà considerato il padre fondatore della disciplina, pubblica KUNSLITERATURE nel 1924, con il quale Shlosser intende RIVENDICARE ALL’ARTE LA SUA SCIENTIFICITA’ in quanto sorella gemella dell’ARCHEOLOGIA. Shlosser infatti basava la sua ricerca storico/artistica su delle fonti. Questo però rende il suo trattato una sorta di “cronaca”, “una pelle di serpente già vecchia prima ancora della pubblicazione” lo definisce BENEDETTO CROCE. CROCEà critica Shlosser poiché la considera una raccolta indiscriminata di dati e cronache, di avvenimenti politici ecc. mentre croce sostiene che la vera critica d’arte deve essere CRITICA STORICA E CRITICA ESTETICA INSIEME, operando anche da un punto di vista della concezione filosofica e non solo della narrazione dei fatti accaduti… La concezione di croce segnerà profondamente i critici d’arte dagli anni ’20 in poi LIONELLO VENTURI e ROBERTO LONGHI sono i due maggiori critici del Novecento. VENTURIà “Storia della critica d’arte” del 1945 à l’arte era legata ad un processo creativo, a quella “ispirazione” che lui definisce RIVELAZIONE, l’arte dipende dalla RIVELAZIONE mentre la critica no, la critica adopera i mezzi della RAGIONE. Attraverso la critica, la ragione, il giudizio, si può giungere alla vera COMPRENSIONE DELL’OPERA d’arte, tenendo in considerazione le motivazioni intrinseche alla rivelazione, al perché quell’opera è stata creata. Un semplice apprezzamento (o non apprezzamento) non sorretto da uno studio, dalla teoria, da motivazioni ragionate è semplicemente un giudizio personale, è gusto personale, non è certo critica. Compito principale della critica è studiare tutte le dottrine filosofiche che nelle varie epoche hanno legittimati, giustificato e dato il via alla nascita dei vari movimenti artistici e di conseguenza delle varie opere d’arte nel tempo. Venturi risaliva alle idee direttrici della cultura di un’epoca per studiarne poi l’arte come effetto direttamente proporzionale alle ideologie di una determinata società. LONGHIà pubblica “L’Illuminazione acerrima e tenebrante” nel 1948. Lui aveva una idea di critica d’arte molto diversa da quella di Venturi. Secondo Longhi la critica d’arte non doveva ricercare tanto le motivazioni estetico-filosofiche che hanno determinato la nascita delle varie correnti artistiche, piuttosto pensava che la critica andava INSEGUITA SUL CAMPO, RECUPERATA NELLE OPINIONI DELLA GENTE, DI SCRITTORI, DI ARTISTI, DI POETI, DI CONOSCITORI, AMATORI, COLLEZIONISTI ecc. privilegiando queste testimonianze dirette, vere, per indagare quali effetti avesse l’arte IN TUTTI I CAMPI D’INTERESSE: dal mercato, al collezionismo ecc. LA CRITICA D’ARTE DIVIENE TESTIMONIANZA DI UN GUSTO DELL’EPOCA, Dagli anni ’80 si apre una nuova idea di critica, diversa sia da Longhi che da Venturi: PAOLA BAROCCHIà RICONTESTUALIZZAZIONE dell’arte attraverso lo studio di diverse fonti, anche di stime di mercato o di inventari ecc. per una corretta critica. LE SCARPE DI VAN GOGH Un paio di scarpe è un dipinto a olio nel 1886 da Vincent van Gogh. È conservato nel Van Gogh Museum di Amsterdam. Questo aneddoto ci permette di comprendere come ci si possa muovere in maniera estremamente differente di fronte ad una stessa opera d’arte. HIDEGGERà La natura dell’arte sta nel farci cogliere l’essenza delle cose, la sua verità intrinsecaà le scarpe rappresentano la fatica, il duro lavoro nei campi

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SCHAPIROà critica Hidegger inquanto ha proiettato sulla tela una propria idea personale, un proprio sentimento associando le scarpe vecchie all’dea di un contadino o comunque a qualcosa di personale e non di oggettivo, soprattutto Hidegger NON HA CONSIDERATO IL PUNTO DI VISTA DELL’ARTISTA, IL SUO PERSONALE VISSUTO ED IL SUO LINGUAGGIO. DERRIDAà Né Hidegger e né Shapiro hanno ragione, in entrambi manca qualcosa: DONALD PREZIOSIàl’impossibilità di una piena e assoluta verità, di una oggettività d’interpretazione non deve autorizzare qualsiasi interpretazione. CASSIODOROà ministro del re Ostrogoto Teodorico, trascrive le volontà di quest’ultimo nelle”Variae”. Secondo il racconto di cassiodoro emerge un dato importante: Teodorico autorizzava il recupero di materiale edilizio di antiche costruzioni ormai in rovina per la costruzione di nuovi edifici ( lo spoglio). Procedendo alla legalizzazione dello spoglio ne assume anche un maggiore controllo e questo tuttavia nasconde comunque la voglia di recupero dell’antico, una sensibilità nei confronti dell’antico ed una consapevolezza del valore. Dal deterioramento al mutamento. PLATONEà considerava le arti “ingannevoli” poiché erano fuorvianti rispetto all’immagine reale, alla vera conoscenza delle cose, poiché solo un pallido riflesso del mpondo delle idee. ARISTOTELEà Considera invece le opere d’arte come un possibile strumento di conoscenza e di indagine della realtà. Suddivide le arti in liberali e meccaniche e ne individua comunque un positivo scopo didattico. EKPHRASISà(descrizione verbale di un’opera visiva) è un vero e proprio genere, da Omero, a Eschilo, a Luciano, la pittura è una poesia muta, la poesia è una pittura parlante. Bisogna lodare la bellezza anche con le parole, non solo guardarla (disse Luciano) FILOSTRATOà Filostrato il vecchio e Filostrato il giovane scrissero due raccolte di descrizioni di statue: “Immagini” in cui l’opera figurativa è forse solo un pretesto per l’esercizio della scrittura. EPIGRAMMAà si diffonde dopo l’Ekphrasis. Un discorso più specifico sulle arti è nato con L’ENCICLOPEDIA DI PLINIO IL VECCHIO “HISTORIA NATURALIS” e il “DE ARCHITECTURA” DI VITRUVIO. QUESTI DUE TESTI SONO CONSIDERATI L’INCIPIT, L’INIZIO DI UN PERCORSO DI STUDIO DELLA STORIA DELL’ARTE E DELLA CRITICA D’ARTE. VITRUVIO--> scrisse il suo trattato tra il 27 e il 23 a.C. Dedicato all’imperatore Gliulio Cesare, Vitruvio si propone di liberare l’architettura romana dalla condizione di inferiorità rispetto all’architettura greca. Il trattato si compone di 10 libri dove affronta le discipline più disparate: aritmentica, disegno, geometria, musica, astronomia ecc.. PLINO IL VECCHIO--> NATURALIS HISTORISA --> enciclopedia composta da 37 libri. Ci dà una panoramica generale di quella che era la scienza, l’astronomia, la botanica eccetera, in relazione alla cultura umana e alla sua applicazione alle arti e alle tecniche. Il punto di partenza sono i materiali e la loro utilizzazione in campo artistico. Plinio costruirà una delle principali fonti del Ghiberti e in particolare per il primo dei suoi commentari. L’invenzione della stampa inoltre darà all’opera di Plinio una straordinaria diffusione Il testo sarà tradotto in italiano da LANDINO NEL 1476 Dai primi trattati tecnici dedicati inizialmente all’architettura, l’interesse si estende anche alla pittura, alla scultura (DURIDE DI SAMO) e alla descrizione dei luoghi, monumenti d’arte, templi eccetera, che offrivano digressioni di carattere storico e geografico (PERIEGESI DELLA GRECIA) sino ai TITULI che nel medioevo che erano brevi iscrizioni metriche in versi (più raramente in prosa) che sostituivano l’antico EPIGRAMMA. BELTINGàHans Belting (Andernach 1935) è uno storico dell'arte tedesco, specializzato soprattutto nell'arte del Medioevo, del Rinascimento e del XX secolo. Secondo Belting vi è una sostanziale differenza fra IMMAGINI e storia dell’Arte. L’immagine era anticamente legata a rappresentazioni sacre, aveva un fine didattico/educativo e l’artista non aveva alcuna autonomia all’interno della creazione artistica. IL MEDIOEVO è quello che lo storico dell’arte definisce” l’epoca delle immagini”, ed è quel periodo in cui l’oggetto/immagine è legato alla chiesa cattolica.

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L’ARTE invece nasce da quel momento in cui l’artista ha maggiore libertà di rappresentazione e soprattutto diviene un uomo di un certo livello sociale, non è più solo un semplice artigiano o garzone di bottega ma diviene pari di un poeta o di un letterato. Le produzioni artistiche avevano una funzione completamente diversa nel medioevo rispetto ai secoli successivi. Nel Medioevo si considera l’immagine unicamente per quella che è la sua funzione didattica e gli oggetti d’arte venivano apprezzati per il loro valore materiale (oro, pietre preziose ecc.) non certo per il valore in quanto elaborati artistici di per sè... KRAUTEMAIRà afferma che fino al 300 l’arte ha ancora un ruolo didattico ed educativo collegato ad una realtà morale, politica o religiosa della società... l’arte diventerà tale solo quando sarà svincolata da una funzione, da una motivazione di fondo, sino ad essere legittimata semplicemente in quanto tale. NEL MEDIOEVO si parla di IMMAGINI, invece DAL RINASCIMENTO IN POI l’arte inizierà ad avere valore in quanto tale e anche il ruolo dell’artista ed il suo posto nella società avrà maggiore importanza rispetto ai prima. PRUDENZIO E PAOLINO DI NOLAà sono autori di titulus, dove il contenuto e il valore morale del messaggio è ciò che conta. Questi versi recuperano il fine edificante dell’arte e Paolino nello specifico sottolinea la funzione etica della pittura. LA RESISTENZA ALLE IMMAGINI La Chiesa cristiana alle sue origini non ebbe un attegg iamento favorevole nei confronti della produzione di immagini, e questo fu un aspetto negativo per quanto concerne la produzione artistica, tant’è vero che nei primi due secoli non vi sono testimonianze di una produzione artistica. Questo perché Il secondo comandamento della legge di Mosè vietava non solo il culto delle immagini ma anche la loro realizzazione. DUNQUE NON ERANO AMMESSE IMMAGINI DELLA DIVINITA’. La Chiesa rifiuta l’idolatria e questo atteggiamento è certamente negativo per la produzione artistica. TERTULLIANOà nel suo “De Idolatria” si rivolge in particolare non solo agli adoratori di immagini, tacciandoli di peccato grave, ma anche e soprattutto agli artefici di statue e immagini (gli artisti appunto) la cui attività è considerata di origine diabolica. GLI ARTISTI CHE REALIZZANO QUALSIASI TIPO DI SIMULACRO COMMETTONO PECCATO. Nel 313 Costantino emana l’editto di Milano con il quale la religione cristiana diviene la religione ufficiale. GREGORIO MAGNO à finalmente PONE FINE ALL’ICONOCLASTIA. fu papa tra il 590 e il 604, egli legittimerà l’uso delle immagini vedendo l’arte come mezzo di educazione spirituale. GREGORIO MAGNO DEFINISCE LE IMMAGINI COME “I LIBRI DEI LETTERATI”. Giustifica infatti l’utilizzo delle immagini poiché secondo il papa una cosa è adorare la pittura, un’altra è invece apprendere cosa debba essere adorato grazie a ciò che è illustrato. Infatti, secondo Gregorio Magno ciò che la SCRITTURE offre a coloro che leggono, la PITTURA OFFRE A COLORO CHE GUARDANO. Gregorio aveva maturato un atteggiamento positivo nei confronti delle immagini legittimandone l’utilizzo in virtù della loro funzione didattica. Tuttavia nel corso del sesto e settimo secolo (500-600) le cose si inasprirono. LEONE IIIà Ritorno all’Iconoclastia. IN REALTA’ IL TERMINE ICONOCLASTIA E’ NATO PROPRIO CON QUELLA AGGUERRITA CAMPAGNA CONTRO LE IMMAGINI PORTATA AVANTI DA LEONE III NEL 730. A Bisanzio, appunto nel 730, Leone III fece deporre con un editto la sua ostilità nei confronti delle immagini che riproducevano Cristo o i santi. L’unico simbolo utilizzabile era la croce. TUTTE LE IMMAGINI VENNERO RICERCATE E DISTRUTTE, SI ADOTTO’ LA PENA CAPITALE NON SOLO PER GLI ADORATORI CHE PER I FABBRICANTI DI IMMAGINI! Nel 727 fu distrutta l’icona di Cristo posta sopra la porta di bronzo che serviva da ingresso principale del palazzo imperiale di Costantinopoli. GRAN PARTE DEI MOSAICI PRESENTO NELLE CHIESE DI BISANZIO VENNERO DISTRUTTE. Erano ammesse solo le immagini “acheropite” ovvero quelle considerate miracolose e soprattutto di origine divina. Si riteneva infatti che codeste immagini fossero state realizzate, impresse miracolosamente, per mano di Cristo stesso, come nel caso del “Mandylion” (il Mandylion o immagine di Edessa era un telo, venerato dalle comunità cristiane orientali, sul quale era raffigurato il volto di Gesù. L'immagine era ritenuta di origine miracolosa ed era quindi detta acheropita, cioè "non fatta da mano umana". Il mandylion era conservato inizialmente a Edessa di Mesopotamia (oggi Urfa, in Turchia). Nel X secolo fu traslato a Costantinopoli. Se ne persero le tracce nel 1204, quando la città fu saccheggiata nel corso della Quarta crociata. Alcuni studiosi ritengono che esso fosse lo stesso telo noto oggi come Sindone di Torino).

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GREGORIO III e STEFANO IIIà successori di Leone III. Il primo convocò nel 731 a Roma un concilio durante il quale SCOMUNICO’ GLI ICONOCLASTI. Il secondo era ugualmente a favore del culto delle immagini e ne confermò l’utilizzo. I LIBRI CAROLINIà Fra il 793 ed il 794 d.C. vennero scritti i Libri Carolini, inizialmente considerati opera di Carlo Magno ma successivamente attribuiti ad altri dotti della sua corte, forse Teudulfo. L’intento dei libri carolini era quello di dimostrare che il mondo bizantino si era allontanato terribilmente dal vero insegnamento della Bibbia, inizialmente aveva esagerato nella condanna feroce alle immagini, e successivamente aveva esagerato nell’ammetterle senza alcun ritegno. I libri carolini in sostanza condannano sia l’esagerazione degli iconoclasti sia il libero e spropositato utilizzo delle immagini sacre. I libri carolini propongono un giusto compromesso, ribadiscono la supremazia della parola e della scrittura all’immagine ma sottolineano il valore che hanno queste ultime nell’evocare un ricordo, un sentimento benevolo nell’animo umano, anche se a differenza di ciò in cui credeva Gregorio Magno secondo quanto scritto nei libri carolini le immagini non avevano valore morale ma solo evocativo di un ricordo. LE IMMAGINI SACRE VANNO PERCIO’ USATE CON MODERAZIONE, COME ORNAMENTO DELLE CHIESE perché siano di aiuto al fedele, perché scaturisca in loro il ricordo che li avvicini alla fede. L’ARTIFEX INGEGNOSUS E L’OPUS MIRABILE Dalla seconda metà dell’XI secolo e nel XII si notano cambiamenti nei confronti degli artisti e delle loro opere. Si assiste ad un PROGRESSIVO RICONOSCIMENTO DELL’INGEGNO DELL’ARTEFICE, IN PARTICOLARE DELL’ARCHITETTO E EDELLO SCULTORE (esempi: sulla facciata del Duomo di Pisa un’iscrizione celebra Buscheto, Nel duomo di Modena due iscrizioni ricordano l’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo). Si possono avvertire gli echi di una nuova sensibilità: l’opera e l’ingegno dell’artefice sono dimostrazioni della grandezza divina, l’architettura e la scultura divengono DIMOSTRAZIONE MATERIALE DI UNA SOSTANZA SPIRITUALE. L’INGEGNO E L’OPERA DELL’ARTISTA SONO FRUTTO DI UNA ATTIVITA’ INNANZITUTTO SPIRITUALE COLLEGATA AL DIVINO.NELLA LETTERATURA SONO SEMPRE PIU’ NUMEROSI I PASSI CHE ESALTANO (E NON CENSURANO) IL POTERE DELLE IMMAGINI E CELEBRANO LA SAPIENTE ABILITA’ DELL’ARTISTA. INIZIA FINALMENTE AD ESSERE RICONOSCIUTO IL VALORE ED IL POTERE ATTRATTIVO DELL’IMMAGINE E INOLTRE VIENE ESALTATO ACNHE L’INGEGNO E LA CREATIVITA’ DEL SUO CREATORE (in particolar modo l’architettura era considerata sopra le altre arti poiché era l’architetto che edificava la chiesa, la casa di Dio, GLI ARCHITETTI ERANO METAFORICAMENTE COSTRUTTORI DI SPIRITUALITA’). QUESTA NUOVA ACCETTAZIONE E APPREZZAMENTO DELLE IMMAGINI PORTA AD UN NUOVO PERIODO DI FIORITURA ARTISTICA, SOPRATTUTTO NEI MONASTERI. Nei monasteri infatti le decorazioni, i mosaici e lo sfarzo si fanno sempre più portavoce di una ricchezza “spirituale”. La primitiva semplicità lasciò il passo a chiese metropolitane. LA RIFORMA CISTERCENSEà è una reazione allo sfarzo eccessivo presente nei monasteri del X e XII secolo. Questa nuova ideologia di semplicità e austerità nata nel 1114 da Bernardo da Chiaravalle bandiva ogni forma di lusso e di sfarzo, di decorazione delle chiede poiché erano fonte di distrazione per il fedele e non permettevano di concentrarsi su una vita spirituale ma peggio ad un attaccamento ai beni e alle bellezze terrene. Beni e utensili d’oro e d’argento, pitture e sculture erano motivo di distrazione ed in netto contrasto con la semplicità e la povertà di cui la chiesa è portavoce. ABATE SURGERà nella sua abbazia di Saint Denis legittimerà invece le decorazioni e il possesso di oggetti preziosi poiché la bellezza è specchio di bontà e virtù divina. L’abbate mosse delle pesanti critiche alla rigida ideologia cistercense di Bernardo da Chiaravalle. Surger studiò gli scritti di colui che credeva essere san Dionigi (e che in realtà era un filosofo omonimo) che scrisse trattati metafisici e in particolare sulla luce. Surger comprese che la luce e la bellezza erano elementi positivi in quanto capaci di elevare la mente, le decorazioni e gli oggetti d’arte sono un mezzo spirituale che permettono l’uomo di arrivare a dio. SURGER DUNQUE LEGITTIMA LE DECORAZIONI, IL LUSSO E LO SFARZO COME MEZZO SPIRITUALE PER ELEVARE LA MENTE E GIUNGERE A DIO. TEOFILOà”Diversarum Artium schedula” e una risposta alla rigidità ed alla chiusura proposta da Bernardo da Chiaravalle. Anche Teofilo si scaglia contro l’ideologia cistercense, scrivendo nel suo testo come un crocifisso dipinto può focalizzare l’attenzione del fedele sulle sofferenze di Cristo, dandogli un’idea di quelle che sono state le sue sofferenze ed inducendo nell’osservatore il sentimento della compassione.

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QUESTA SCHEDULA PUO’ ESSERE DEFINITA COME UNA ENCICLOPEDIA D’ARTE MEDIEVALE: I TRE LIBRI DI CUI E’ COMPOSTA TRATTANO DI MINIATURA, FABBRICAZIONE E PITTURA SU VETRO. E’ DI FONDAMENTALE IMPORTANZA QUESTO TESTO POICHE’ AL SUO INTERNO TEOFILO ESALTA L’ARTEFICE (L’ARTISTA CIOE’) POICHE’ ESSO COMPIE UN LAVORO SPIRITUALE, E’ AL SERVIZIO DI DIO. L’ARTEFICIE GIUNGE ALLA NOBILTA’ E AL RICONOSCIMENTO DEL SUO LAVORO NELL’ETERNITA’. LETTERATURA PERIEGETICAà è un tipo di scrittura volta all’esaltazione del territorio anche tramite la descrizione delle opere d’arte e delle architetture presenti sul territorio. Solitamente sono dei veri e propri itinerari per pellegrini e viaggiatori, infatti Roma e la Terra santa sono fra i luoghi più tipici della letteratura periegetica. A partire dal 1100 questo genere letterario finalizzato a descrizione di luoghi e itinerari è favorito dall’incremento di spostamenti e scambi legati alle crociate, all’aumento dei pellegrinaggi e anche all’aumento e allo sviluppo delle vie commerciali. Roma è itinerario di viaggi e di pellegrinaggià “Mirabilia Urbis Romae”à sono un primo tentativo di una topografia e ci mostrano l’interesse per l’arte e l’architettura antica presenti sul territorio romano. I Mirabilia sono composti da tre parti: una lista descrittiva dalla periferia ai monumenti della città, una raccolta di leggende e storie fantastiche, aneddoti vari e racconti relative ai vari monumenti più celebri, e infine un itinerario della città. ELEMENTI REALI ED ELEMENTI FITTIZI SI MESCOLANO ABILMENTE. IL TACCUINO TECNICOà VILLARD DE HONNECOURT Sempre maggiore attenzione si mostra nei confronti dell’arte e delle opere in tutta Europa. L’architetto francese V. De Honnecourt mette a punto un taccuino di appunti correlato da disegni, quasi un portfolio, relativo alla geometria e “all’arte del costruire”. Egli mise a punto diversi studi di anatomia umana attraverso l’utilizzo di forme geometriche. Siamo nell’età dell’oro del gotico, sorgono cattedrali come Notre Dame a Parigi e assistiamo ad una vera e propria esplosione dell’architettura. Questo taccuino è una vera e propria luce su quella che era la dottrina medievale delle proporzion...


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