Elaborato: “Il bambino abusato diventa adulto: riflessioni su alcune situazioni trattate\" PDF

Title Elaborato: “Il bambino abusato diventa adulto: riflessioni su alcune situazioni trattate\"
Author Chiara Ciarini
Course Psicologia Clinica
Institution Università degli Studi di Padova
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA SCUOLA DI PSICOLOGIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE PSICOLOGICHE DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE A.A. 2016-2017 INSEGNAMENTO DI PSICOLOGIA CLINICA – CORSO DEL PROF. EMILIO FRANCESCHINA TESTO ORIGINALE ELABORATO DALLO STUDENTE

“Il bambino abusato diventa adulto: riflessioni su alcune situazioni trattate.”1 Stefano Cirillo2

IL RAPPORTO TRA LEGAME DI ATTACCAMENTO E TRAUMA NELLO SVILUPPO DELL'INDIVIDUO Tra le varie esperienze traumatiche che possono coinvolgere la vita di un individuo nel periodo dell'infanzia – tossicodipendenze, povertà, catastrofi naturali, perdita di uno o entrambi i genitori, ecc – quella del maltrattamento (sia fisico che psicologico) che parte dalla trascuratezza per arrivare alla violenza sessuale, rappresenta la condizione più dannosa per chi la vive e che lascia le tracce più profonde a livello psichico e fisico. “La consapevolezza ormai diffusa di questa relazione tra trauma nell’infanzia e sofferenza nell’età adulta fa sì che molto spesso gli operatori che lavorano con bambini gravemente traumatizzati si interroghino su quale sarà il loro destino una volta diventati grandi, quasi a domandarsi se i loro sforzi riparativi riusciranno a prevenire lo strutturarsi di personalità più o meno seriamente compromesse.”3 Il cardine della trattazione si sviluppa a partire da tale interrogativo; per farlo, l'autore offre esempi di condizioni di terapia da lui vissute in prima persona, focalizzandosi su casi di abusi sessuali, in cui le vittime sono di sesso maschile, “si tratta di una casistica relativamente poco conosciuta, sia per una probabile minor diffusione di questa aggressione nei confronti dei maschi, sia forse per una maggiore riluttanza degli stessi a rivelarla.”4 (S.Cirillo) A tal proposito, l'autore riprende una riflessione alla quale cercherà di dare risposta:“ Non so perché gli individui a volte mantengono lo stesso ruolo [di vittime] dell’infanzia (….) e a volte lo cambiano 1 Cirillo, S. (2009, November). Il bambino abusato diventa adulto: riflessioni su alcune situazioni

trattate. Terapia familiare. Retrieved from www.scuolamaraselvini.it 2 Stefano Cirillo è psicologo e psicoterapeuta, è Co-responsabile della Scuola di Psicoterapia “Mara Selvini Palazzoni” di Milano e uno dei fondatori del Centro bambini maltrattati. 3 Cirillo, 2009 4 Cirillo, 2009

per identificarsi con l’aggressore"5 (L.S.Benjamin, Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità, tr.it. LAS, Roma 1999) Per chiarire l'argomento che andrà a trattare, l'autore introduce un elenco di elementi che, indirettamente , influiscono sull'abuso. Tale elenco è estrapolato dalla Dichiarazione di consenso in tema di abuso sessuale all'infanzia, ratificato dal Coordinamento Italiano dei Servizi Contro il Maltrattamento e Abuso all'infanzia (CISMAI) e si articola in vari punti: 1. la relazione con l’abusante. Più stretto e significativo è il legame che intrattiene con la vittima, più doloroso dovrebbe essere il trauma; 2. l’età della vittima. Più il trauma è precoce, più distruttivo può rivelarsi. Ma anche: più la psiche è plastica, più la ferita può rimarginarsi; 3. le modalità con cui l’abuso è stato agito. Più invasivo è stato, più dannoso si rivelerà. Ma anche: più è stato subdolo, più difficile sarà per la vittima decodificarlo come abuso; 4. la durata. Più il trauma si prolunga nel tempo, peggiori ne saranno le conseguenze. Ma anche un singolo gesto può avere esiti drammatici; 5. le reazioni della vittima. E’ un fattore importantissimo, a cui gli inesperti pensano raramente: più la vittima è riuscita a difendersi, a ottenere l’interruzione dell’abuso, a chiedere aiuto successivamente, a rivelare precocemente, meno intensi e pervasivi saranno i sensi di colpa; 6. i fattori di protezione intra ed extrafamiliari, il cui intreccio complessivo si somma alla dotazione di risorse individuali a determinare il fenomeno noto come resilienza.6 Questi fattori si presentano nel paziente che viene preso in terapia e costituiscono fonte di dubbi e preoccupazioni che li portano a formularsi una serie di domande (“perché io? Cosa c’era in me di sbagliato che ha fatto sì che l’abusante abbia scelto proprio me? Perché non mi sono difeso? Perché

5 L.S.Benjamin, Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità, tr.it. LAS, Roma 1999 cit. in Cirillo, 2009, p. 3

6 DICHIARAZIONE DI CONSENSO IN TEMA DI ABUSO SESSUALE Approvata dall’Assemblea Nazionale dei soci CISMAI tenutasi a Roma il 15 maggio 2015, http://cismai.it/dichiarazione-di-consenso-in-tema-di-abuso-sessuale/

non ho parlato prima?”)7, che dimostrano una forte vittimizzazione e un senso di inefficacia che per il terapeuta saranno il primo ostacolo da superare. L'autore, prosegue il suo percorso chiarificatore esponendo tre diverse dinamiche che entrano in scena in un adulto che ha subito abusi nell'infanzia; la prima circostanza che ci viene illustrata è quella che vede il passaggio “ da vittima ad aggressore” 8 , una pesante possibilità che vede l'attuarsi della reiterazione dell'abuso. Padri che, in seguito a denunce di maltrattamenti a danno dei propri figli, entrano in un percorso terapeutico durante il quale affiora l'esperienza da vittima di abusi. Per contestualizzare meglio la problematica, viene riportato il resoconto di un caso supervisionato dall'autore, che sintetizza come l'uomo in questione (padre - con esperienza di abuso all'età di sei anni e denuncia per violenza sessuale su un bambino tunisino) sia diviso tra l'idea che ha di se stesso come figura paterna e la sottovalutata comprensione del dolore provocato ad un bambino all'incirca coetaneo del figlio. Tale meccanismo di scissione viene ulteriormente spiegato tramite altri due casi in cui l'autore viene, ancora una volta, in contatto prima con i figli e in seguito con i padri con un passato da vittime. Analizzando il secondo e il terzo esempio si può comprendere, ancora più nel profondo quanto il meccanismo di difesa dell'identificazione con il vessatore, abbia un ruolo cruciale che racchiude in sé un carico assai gravoso per la psiche. Questa infatti è costretta ad una scissione della mente che crea, nel soggetto, da una parte l'idealizzazione della figura genitoriale insita nella persona e dall'altra l'imposizione della violenza come

espediente per riesumare la propria

esperienza ma in modo diverso, avendo – in questo caso – il pieno controllo della situazione, grazie al capovolgimento delle parti. Per far sì che ciò accada, il soggetto dovrà necessariamente annullare tutte le sue capacità empatiche nei confronti della vittima. La seconda condizione che l'autore spiega è “per sempre vittima 9”. Anche il questo caso, come nel precedente, l'autore riporta degli esempi tratti dalla sua esperienza personale dai quali si evince, in modo chiaro, che i soggetti a cui si riferisce la circostanza sopra citata non hanno invertito i ruoli dell'abuso sfogando la loro aggressività esplicitamente. Questi individui non sfogano l'impeto 7 Cirillo, 2009 8 Cirillo, 2009 9 Cirillo, 2009

vendicativo per il trauma che hanno subito, anzi tendono a reprimere l'aggressività mostrando “personalità caratterizzate da scarsa assertività, dipendenza, insicurezza nella relazione con gli altri.”10 Il caso descritto vede come protagonista un uomo di 35 anni vittima di abuso a 16, il quale risulta scarsamente affiancato da solide figure di attaccamento quali la madre - “fragile, sofferente e assente e il padre - distante e impervio; precocemente consegnato al ruolo di perdente, a cui l’abuso appone un suggello definitivo, inducendolo a dubitare in modo radicale del proprio valore maschile [...], che cercherà poi di riscattare spasmodicamente attraverso il successo professionale.”11 In questo caso non è presente la paura nei confronti delle figure di attaccamento che anzi sono addirittura spinte a muoversi in aiuto del figlio. Il caso che spiega poi è cruciale per la comprensione di tale dinamica, in quanto si può comprendere come “l’abusante viceversa è stato vissuto come gentile e affettivo, tanto che la sua idealizzazione ha in parte resistito alla delusione di fronte al tradimento rappresentato dall’abuso.” 12 La terza e ultima condizione che l'autore propone è quella dello “spettatore”13. In questo contesto viene messa sotto la lente d'ingrandimento la figura del fratello. L'autore sostiene il rischio di perdere di vista l'importanza di questo personaggio, troppo spesso lasciato ai margini della storia. Il pericolo risiede a questo punto nella dimenticanza di una sofferenza che esiste e progredisce nonostante l'assenza del trauma vero e proprio (perché protratto ai danni della sorella). L'ultimo caso che l'autore introduce per evidenziare questa condizione riassume il problema dei legami di attaccamento privi di consistenza che causano sia nella bambina (vittima di abuso) ma ancor di più nel fratello una forte predisposizione alla depressione conseguenza di uno spiccato decentramento dell'attenzione sia da parte del padre (abusante), che da parte della madre verso la bambina.

10 Cirillo, 2009 11 Cirillo, 2009 12 Cirillo, 2009 13 Cirillo, 2009

L'autore esaminando i casi clinici analizza quali conseguenze può avere l'evento dell'abuso (subito durante l'infanzia) nello sviluppo dell'uomo adulto. E' perciò chiaro alla luce delle esperienze e delle riflessioni riportate, quanto il legame di attaccamento sia un elemento selettivo per presagire quali saranno gli effetti dell'abuso nel corso del tempo: ”Tanto più intenso è il terrore associato al trauma, tanto più necessaria è la presenza di figure sicure e responsive, che salvino la piccola vittima dallo sprofondare nel vissuto di abbandono provocato dalla propria inerme solitudine, che porrebbe le premesse per l’identificazione con l’aggressore. Viceversa, attaccamenti comunque insicuri, ma privi di aspetti di spavento, e quindi non di tipo disorganizzato, indurranno probabilmente processi di costruzione di un Sé più integro, ma consegnato a un destino di disistima di sé e di autosvalutazione, che – in assenza di un intervento terapeutico riparativo - renderà probabile la ripetizione di esperienze di vittimizzazione.”14, ed è alla luce di ciò che si può tentare di rispondere al quesito iniziale affermando che, se sono presenti figure capaci di assicurare un attaccamento sicuro la possibilità di conseguenze negative diminuisce, favorendo una solida resilienza.

14 Cirillo, 2009...


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