Emilio Rousseau riassunto PDF

Title Emilio Rousseau riassunto
Course Scienze dell'educazione
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Riassunto del libro Emilio di Rousseau...


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RIASSUNTO “EMILIO” DI ROUSSEAU LIBRO PRIMO Secondo Rousseau, tutte le cose vengono create buone da Dio, e nelle mani degli uomini perdono la loro bontà poiché questi ultimi sconvolgono e distruggono ogni cosa. La specie umana non può essere educata parzialmente perché se abbandonato a sé stesso sin dalla nascita, l’uomo si mostrerebbe deforme; inoltre, egli non potrebbe essere affidato esclusivamente alle istituzioni sociali, dal momento che queste soffocano la natura originaria umana. La madre, quindi, è la figura educativa più importante per la crescita di un fanciullo, poiché la donna è l’unica capace di seguire lo sviluppo sino alla fine e ad essere interessata al suo esito finale, a differenza degli uomini i cui vizi possono solo far del male al giovane. E’ necessario che l’uomo viva, all’inizio della propria vita, come fanciullo. Il bambino nasce privo di capacità e ha bisogno di aiuto; quello che serve all’uomo nella sua vita, proviene dall’educazione stessa. L’educazione può essere impartita: -

Dalla natura= riguarda lo sviluppo degli organi e facoltà interni. Dagli uomini= insegna ad utilizzare in un certo modo facoltà e organi stessi. Dagli oggetti= il contatto con questi permette la costruzione di una propria esperienza.

Ogni individuo è formato da queste categorie che vengono definite “maestri”; se i loro insegnamenti risultano in contraddizione, il fanciullo non può crescere coerentemente, solo in caso contrario può raggiungere la propria meta (ovvero crescere naturalmente). L’unica educazione che possiamo controllare è quella degli uomini, tuttavia la possibilità è solo teorica, mentre quella della natura è indipendente dall’uomo e quella delle cose ne dipende solo in parte; in questo contesto, è possibile solo avvicinarsi gradualmente alla meta della natura stessa. Ma cosa è la natura? La natura non è solo abitudine (poiché se viene a mancare l’abitudine stessa, la natura stessa riprende il controllo), così come non lo è solo l’educazione. L’uomo nasce dotato di sensibilità e riceve impressioni dalle cose con cui entra in contatto sin da subito; impara a distinguere le sensazioni e ad allontanarsi da ciò che le produce prima per l’effetto piacevole o no prodotto, per poi giudicarle in base all’idee fornite dalla ragione. Le sensazioni si strutturano man mano che si sviluppa l’intelletto, e danno origine alla natura stessa. Non si può formare contemporaneamente l’uomo e il cittadino, per il fatto che l’uomo è un assoluto in relazione con sé stesso o col proprio simile, mentre il cittadino è una parte frazionaria dell’assoluto, il cui valore dipende dalla relazione col corpo sociale. Nè si può essere contemporaneamente uomo naturale e civile, perché si è divisi tra le inclinazioni e i doveri; osservando questo stato di cose, vi sono due forme opposte di istituzioni educative: una pubblica e collettiva, l’altra privata e domestica. L’educazione pubblica (impartita in collegi e in generale proveniente dalla società) non può essere valida poiché, mirando alla formazione dell’uomo naturale e civile, non riesce in questi due scopi e fallisce: l’uomo, in balia degli impulsi naturali e degli uomini, non raggiunge né la prima né la seconda meta. In questa forma di educazione, ogni individuo è istruito in vista della posizione sociale che ricoprirà da adulto e, se viene abbandonata, egli non sarà capace di fare altro. Per poter giudicare un uomo, bisogna aver prima osservato le sue inclinazioni e in seguito i progressi gradualmente, ovvero conoscere l’uomo naturale; nell’educazione naturale, tutti gli uomini sono eguali e tutti devono raggiungere la condizione umana. Se questa viene raggiunta, il soggetto è capace di svolgere qualsiasi compito; prima di tutto però è uomo. L’oggetto di studio di questo pensatore è la condizione umana; l’uomo meglio educato è in grado di sopportare i vari eventi della vita, di conseguenza la vera educazione è costituita da esercizi. Bisogna considerare nell’educando l’uomo astratto che vive tutte le vicissitudini della propria esistenza. Si inizia ad apprendere sin dai primi momenti di vita. Puericultura Rousseau critica l’antica usanza di avvolgere i neonati, nei primi istanti di vita, in fasce, in modo da abituare il giovane corpo a una posizione unica; egli sostiene che il piccolo ha bisogno di distendersi e muoversi proprio perché le sue membra hanno bisogno di crescere e facendo così, si ostacola questo impulso naturale. Al bambino viene impedito di crescere e rafforzarsi; inoltre egli compie invano sforzi per liberarsi, sprecando così energie preziose. Questa pratica ha origine dall’affido dei bambini, da parte delle loro madri, alle nutrici, in modo da potersi dedicarsi ad altro e non al faticoso compito di crescere i figli; il bambino viene semplicemente nutrito dalla balia e poi fasciato in modo da non arrecare fastidio e infine abbandonato in un angolo. Questo perché tale donna deve crescere qualcuno a lei estraneo e non sente la 1

necessità naturale di ciò. La soluzione sarebbe l’allattamento del bimbo da parte della propria madre, ma il piccolo non ha bisogno solo di cure fisiche, perciò la cura materna è insostituibile; un possibile rimedio dopo l’allevamento da parte della nutrice è allontanare il bambino da questa e farla dimenticare. Così però si insegna il disprezzo e a non amare nemmeno la madre stessa, generando così effetti inaspettati: il male mina le inclinazioni naturali sino a distruggere la stabilità della famiglia. Solo la crescita del fanciullo da parte della madre può porre rimedio a questa condizione e a migliorare anche la società (influenzata da quella trasformazione che in origine ha interessato il nucleo familiare). Se il bambino non viene allevato dalla madre, si troverà poi fuori della natura, perchéle inclinazioni naturali si spengono; egli può trovarsilontano dalla condizione naturale anche per un altro motivo, ovvero l’eccesso di cure (il piccolo che è stato protetto estremamente, cresce debole e soffrirà maggiormente una volta adulto).Bisogna quindi seguire l’operato della natura, ovvero temprare il carattere e insegnare che cosa sia il dolore, in modo che le giovani forze risultino rinvigorite e il loro uso successivamente, sia proficuo; questa operazione deve essere attuata finché il corpo del giovane è plasmabile, perché una volta adulto, l’individuo difficilmente si abituerà ai cambiamenti. Il padre come educatore L’uomo fuori della natura viene così cresciuto: da bambino, da un lato si tende ad assecondare la sua volontà, dall’altro a esigere da lui ciò che piace all’adulto; così egli cresce apprendendo le idee di autorità e soggezione, prima di agire impara ad obbedire. Dopo questo periodo di cure, della durata di 6-7 anni, viene affidato a un precettore che continua l’opera di sviluppo di ciò che è artificiale, senza però insegnare a conoscersi. Una volta adulto, dotato di scienza ma debole nel corpo e spirito, è soggetto alcompianto. Affinché nel bimbo si possa conservare la natura originaria, bisogna occuparsi di lui fin dalla nascita; mentre la madre è la vera nutrice, il padre è il vero educatore ed entrambi devono alternarsi nelle loro funzioni. Il padre stesso deve svolgere il proprio compito anche per un altro motivo, ovvero dare uomini all’umanità e cittadini allo Stato. Qualità del pedagogo e del suo allievo Il pedagogo deve avere caratteristiche precise: non deve essere mercenario, deve essere padre in modo da formare un uomo, deve avere ricevuto una buona educazione in modo da formare correttamente l’allievo. Rousseau si rende conto di non essere in grado di svolgere il delicato compito di educare qualcuno, perciò preferisce dedicarsi alla scrittura di un libro che possa essere un trattato sull’educazione leggibile da chi deve educare; egli si immagina un allievo di nome Emilio, del quale si occuperà sino all’età adulta, applicando nella formazione di questo tutti i principi del suo pensiero. Emilio è un ragazzino che ha bisogno di un’educazione adatta a lui, viene sempre controllato dal suo insegnante, il quale deve essere giovane, possibilmente un fanciullo come Emilio, poiché solo tra coetanei possono nascere interessi comuni. Se nel processo educativo consueto, i fanciulli hanno diversi maestri o ne conoscono di nuovi e apprendono da questi quando già hanno ricevuto insegnamenti elementari, Emilio avrà un pedagogo presente ancor prima di nascere, tale da rimanere unico per tutto il processo di formazione. Ai fanciulli si deve insegnare una sola scienza, quella dei doveri umani, e di conseguenza anche l’educazione è una sola; il maestro è detto pedagogoperché il suo compito è guidare il ragazzo, al quale deve far trovare le regole anziché imporle. Sia la scelta dell’educando, così come del pedagogo, è importante: non deve essere influenzata dall’intelligenza o dal carattere del bambino (questi sono visibili al termine dell’opera educativa). La scelta migliore è un allievo di intelligenza media, poiché è l’uomo comune che deve essere educato, essendo poi di esempio per i suoi simili. Nell’educazione ha importanza anche il paese nel quale l’uomo abita; dal momento che l’allievo deve crescere armoniosamente, deve provenire da una zona temperata, e l’educazione deve renderlo adatto a tutte le condizioni umane. Emilio è un bambino nobile, perché nell’educare un uomo ricco, si ha la certezza di sottrarre un uomo in più dalla corruzione della società, mentre il povero si educa da sé; inoltre il fanciullo è orfano, non importa se ha oppure no i genitori, dal momento che i compiti sono assunti dal pedagogo, e non deve essere separato da quest’ultimo senza il consenso di reciproco. Educatore ed educando devono considerarsi inseparabili, solo in questo modo nasce affetto reciproco; per questo accordo è necessario che il bambino sia ben formato e sano (nel caso in cui è il padre stesso ad essere pedagogo dei figli, non deve fare distinzioni tra di loro, mentre nella situazione in cui una persona esterna ha il compito di educare, deve scegliere bene i mezzi per adempiere il suo dovere), dal momento che curarne uno malato, sottrae tempo prezioso nella formazione di una vita di valore, e di conseguenza, il corpo deve essere forte per poter obbedire. 2

La medicina e l’arte della salute La medicina è necessaria per curare un corpo debole, il quale indebolisce l’anima; coloro che praticano la medicina sono considerati negativamente perché insegnano la paura e soffocano il coraggio. A tal proposito bisogna imparare a distinguere la scienza che istruisce da quella che inganna. Se si vuole crescere un uomo coraggioso, bisogna crescerlo secondo natura, perché diventerà tale solo imparando a sopportare il dolore e la fatica; il bambino perciò deve imparare a guarire dai mali da solo, e solo in occasioni estreme è necessario l’intervento del medico. Le uniche medicine utili all’uomo sono il lavoro e la temperanza: il primo favorisce l’appetito, la seconda controlla l’appetito stesso; accanto a ciò sono utili i lavori manuali e l’esercizio fisico per rafforzare la salute. La nutrice Poiché con la vita iniziano i bisogni, il neonato ha bisogno di qualcuno che lo nutri; è meglio che sia la madre a soddisfare il suo primo bisogno e a lei il pedagogo sceltodeve dare istruzioni, le quali vengono seguite volentieri se la madre stessa ha interesse per il bambino e ha stima per il precettore che lo seguirà successivamente. Se invece è una nutrice che deve svolgere questa mansione, deve essere scelta con cura; ella deve essere sana sia fisicamente che caratterialmente e ciò è fondamentale perché il bambino deve essere allattato da una sola nutrice, così come poi cresciuto ed educato da un solo pedagogo. Se riceve insegnamenti da persone diverse, non viene educato bene; il fanciullo non deve avere altri maestri fuorché i genitori e in mancanza di questi, deve conoscere solo la nutrice e il pedagogo (la figura della nutrice è eccedente, ma è necessaria; considerando ciò, ella e il pedagogo devono accordarsi circa l’agire in modo da operare in vista di un solo scopo). Soprattutto nei primi anni di vita, l’aria influenza lo sviluppo del corpo, dando origine ad effetti che rimangono nel tempo; perciò il bambino deve essere portato a vivere in campagna in modo da respirare l’aria buona, adattandosi poi alle condizioni di vita della nuova nutrice. Egli inoltre deve vivere in campagna anche per un altro motivo: in città gli uomini vivono in alte concentrazioni in medesimi luoghi e a causa di ciò, la loro vita diventa corrotta, il corpo diventa infermo e l’anima viziata. Le città sono la causa della degenerazione umana, le generazioni nuove devono essere recuperate tramite la vita in campagna, da qui la necessità della crescita in spazi aperti. Solo in questi il bambino potrà rigenerarsi e riprendere vigore. Sin dai primi momenti di vita, il bimbo deve essere abituato al bagno non solo per questioni di igiene ma anche per abituare il corpo ai mutamenti di temperatura. I suoi movimenti non devono essere ostacolati da fasciature rigide, ma favoriti da pannolini agevoli, così come il giaciglio in cui riposare: entrambi devono permettere al piccolo di muoversi con agio e, quando si sarà irrobustito, dovrà essere lasciato libero di gattonare per la stanza, col fine di sgranchire gli arti. L’educazione inizia quando comincia la vita e il bambino è discepolo non del pedagogo ma della natura; il primo deve limitarsi a operare in nome della natura stessa e deve impedire tutto ciò che la ostacola. Gli inizi dello sviluppo spirituale Gli uomini nascono capaci di apprendere, ma non conoscono nulla; i movimenti e i pianti del bambino sono atti meccanici, indipendenti dalla volontà. Ognuno progredisce secondo le proprie attitudini e bisogni. Le prime sensazioni dei bambini sono affettive e questi ultimi avvertono, inizialmente, solo piacere e dolore; non ancora capaci di camminare, necessitano di molto tempo per costruire rappresentazioni mentali degli oggetti a loro esterni. Il ripetersi di queste sensazioni abituano il bambino ad esse. E’ necessario però operare affinché il bambino non si abitui ad avere abitudini, perché in questo modo si aggiungono ai bisogni naturali, quelli artificiali, e bisogna quindi creare le circostanze adatte all’uso autonomo delle sue forze, aiutandolo a diventare padrone di sè stesso. Emilio deve abituarsi ad animali e oggetti sconosciuti in modo da non averne più paura, dopo averli toccati e aver visto gli altri fare ciò; con l’esercizio graduale in questo ambito, si rende il piccolo coraggioso davanti ad ogni cosa. All’inizio della vita sia la memoria che l’immaginazione sono inattive e perciò il bambino è attento solo a ciò che colpisce immediatamente i suoi sensi; se queste vengono presentate ordinatamente adesso, in futuro saranno precise anche all’intelletto e non solo alla ragione (si può partire dal mostrare il legame tra le sensazioni e gli oggetti che le producono). Le sensazioni possono essere distinte e riconosciute da parte del bimbo solo se questo ha la possibilità di toccare e manipolare gli oggetti, capendone anche le qualità sensibili (forma, durezza...).

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Il movimento è fondamentale perché permette di comprendere che le cose sono esterne a noi e favorisce la comprensione delle distanze; perciò bisogna far muovere il bambino dapprima gradualmente, poi farlo spostare nello spazio secondo la volontà degli adulti. Nei primi mesi di vita, il disagio originato dai bisogni viene espresso con segni, indirizzati a qualcuno che li possa così soddisfare; il pianto è un segno usato per comunicare il disagio stesso. Alla nascita e nei primi istanti di vita, siamo dotati di una lingua naturale che però viene disimparata con l’apprendimento di quella artificiale. E’ fondamentale capire le ragioni del pianto perché con questo si instaura la prima relazione con la realtà. Bisogno di attività e capricci E’ fondamentale capire le ragioni del pianto perché con questo si instaura la prima relazione con la realtà; se non si agisce attentamente, però, il pianto come manifestazione di un bisogno diventa atto di comando e di ordine nei confronti dell’adulto. Se il bambino tende la mano verso un oggetto perché non riesce a raggiungerlo, bisogna aiutarlo facendolo avvicinare con piccoli spostamenti ad esso, mentre se si protende verso l’oggetto stesso, è la richiesta o ordine a qualcuno di portarglielo. Bisogna da un lato ignorare il pianto come ordine e dall’altro avvicinare il bambino all’oggetto, in modo da abituarlo a non comandare. E’ la ragione ad insegnare la conoscenza del bene e del male e la coscienza, che porta ad apprezzare il primo e a disdegnare il secondo, non può svilupparsi senza la prima; prima dell’età della ragione, il bambino compie il bene e il male senza conoscerli, egli vuole far esperienza di tutto ciò che incontra e si dimostra molto vivace. Crescendo, egli acquisisce maggiori forze e si mostra meno turbolento, la sua forza mira meno all’esplorazione e maggiormente alla conservazione, ma permane in lui il desiderio di comandare (questo va al di là del bisogno che lo fa scaturire, egli prova amor proprio e da ciò ha origine il capriccio). Bisogna agire tenendo conto di questi punti: -

Il bambino non ha forze superflue e frequentemente non ne ha di sufficienti per fare ciò che la natura chiede a loro; bisogna perciò permettergli di usare le forze stesse delle quali la natura lo ha dotato. Aiutandolo, bisogna limitarsi in quanto è necessario, inibendo il capriccio. Bisogna comprendere accuratamente il suo linguaggio e segni, in modo da distinguere ciò che deriva dalla natura e ciò che non lo è.

Queste accortezze favoriscono la libertà del bambino, lo inducono a fare di più con le sue forze e, abituandosi a dosare i desideri alle forze, si abitua a non dolersi di ciò che non è in suo potere; il fatto di lasciarlo libero nei movimenti rende facile capire quando è necessario dargli assistenza e, se questa serve a poco nel calmarlo, non bisogna fare altro, in modo da non trasformare tale azione in un comando da parte sua (così facendo, ci sarà meno bisogno di riprenderlo e, non diventando ribelle, conserverà la propria natura). L’unico modo per diminuire il pianto è non prestare troppa attenzione a questo. Svezzamento, dentizione, nutrimento solido e l’inizio del linguaggio. Il momento giusto per iniziare lo svezzamento è lo spuntare dei denti, quando il bambino porta istintivamente alla bocca ogni oggetto per masticarlo; gli oggetti migliori per questa cosa sono piccoli ramoscelli o liquirizia. Come nutrimento, bisogna preferire pancotto e crema di riso. Egli deve abituarsi a masticare, in modo che lo sviluppo dei denti sia facilitato. Fin dalla nascita, il bimbo sente parlare, ancor prima di comprenderle e prima di riprodurre i suoni (l’organo per parlare si sviluppa lentamente e solo successivamente si percepisce distintamente i suoni); le prime articolazioni di parole devono essere semplici e ripetute, circa oggetti sensibili che vengono mostrati prima al fanciullo. Quest’ultimo possiede una propria grammatica, più generale rispetto a quella degli adulti, i quali devono sempre parlare correttamente in sua presenza e accertarsi che il suo linguaggio sia sempre più preciso modellandosi al proprio; l’eccessiva fretta di farlo parlare lo porta ad esprimersi in modo confuso e a non articolare correttamente le parole. I bambini di città e di campagna si esercitano in maniera differente nel parlare: ai primi si suggeriscono le parole, mentre i secondi imparano a farsi capire e a misurare la voce sullo spazio che li separa dalla persona con la quale vogliono comunicare, imparando così a pronunciare bene le parole. I fanciulli dovrebbero correggere i difetti del linguaggio nelle scuole, ma il vero ostacolo al parlare è il fatto di farfugliare e il pronunciare senza voglia; devono imparare a parlare in modo da essere capiti; le difficoltà del linguaggio possono essere 4

risolti con facilità. Allevati in campagna, essi avranno un modo di parlare più sciolto e devono ascoltare solo le parole che possono capire e pronunciare quelle che riescono ad articolare. Se stimolati a parlare precocemente, non hanno il tempo di imparare a pronunciare bene né di comprendere quanto si fa loro dire; se apprendono spontaneamente, si esercitano prima nelle sillabe più semplici e poi in quelle più complesse e a...


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