Ente Ed Essenza PDF

Title Ente Ed Essenza
Course Storia della Filosofia Medievale
Institution Università degli Studi di Parma
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RIASSUNTO ENTE ED ESSENZA...


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L’ENTE E L’ESSENZA – Tommaso d’Aquino Il "De ente et essentia" è un opuscolo scritto dal filosofo Tommaso d'Aquino tra il 1252 e il 1256 sotto richiesta dei suoi confratelli quando era bacelliere biblico, ossia assistente di cattedra che teneva lezioni e svolgeva un ruolo preciso nelle dispute. Se non ci sono dubbi sull'autenticità dell'opuscolo, vi è qualche esitazione riguardo il titolo: "De ente ed essentia" è quello privilegiato dalla tradizione ma lo scritto è circolato anche sotto altri nomi (“De quidditate et esse”, “De quidditate Pentium”, “De essentia”) ma, tutte le diverse denominazioni fanno riferimento al concetto centrale dell'opera: l'essenza. Lo scopo dello scritto è esposto fin dalle prime righe: chiarire i concetti di ente ed essenza, spiegare le caratteristiche dell'essenza dei diversi ambiti della realtà (sostanze composte, semplici e accidenti) ed infine esaminare come l'essenza si rapporti con le intenzioni logiche (genere, specie e differenza). L'obbiettivo quindi è quello di chiarire le questioni di carattere terminologico anche se non si sofferma sui termini di per sè: non vuole delineare ciò che dirà nella sua metafisica ma i presupposti di essa. Nel primo capitolo, intitolato "Ente ed essenza", Tommaso inizia la trattazione affermando che l'ente e l'essenza sono i concetti primi del nostro intelletto per cui basta un errore per compromettere tutto il processo conoscitivo. Il termine ente, propriamente parlando, puo' essere preso in due accezioni: l'una "è ente ciò che sta a significare la verità delle proposizioni" , quindi l'ente di ragione; l'altra per cui "si divide nei dieci dieci generi" (le dieci categorie) e cioè l'ente reale. Secondo la prima definizione, che è quella logica, si dice ente tutto ciò che può essere oggetto di una qualsiasi affermazione positiva: in questo modo sono enti anche le negazioni o le privazioni; mentre la seconda definizione rimanda all'ente reale perciò a ogni ente che possiede un'essenza. Poichè l'ente, in tale accezione, si divide nelle dieci categorie è necessario che il termine essenza designi qualcosa che è comune a tutte le realtà che si collocano nei diversi generi e nelle relative specie. Proprio perchè l'ente di cui si parla qui ha un valore predicamentale , il termine ens è preso come sinonimo di res: è ciò che possiede l'essenza (che puo' essere in atto o in potenza) prima ancora di possedere l'esistenza (atto d'essere). Il soggetto che possiede l'essere è identico a quello che possiede l'essenza , e ciò giustifica l'uso del termine ente nelle due accezioni. Di conseguenza ente possiede un'estensione maggiore del termine essenza che è ciò per cui e in cui l'ente possiede il suo essere. L'ente è ciò che possiede l'essenza, e l'essenza è ciò attraverso cui e in cui l'ente ha il proprio essere. L'essenza è ciò che fa essere ogni cosa quella determinata cosa. L'essenza, inoltre, è ciò che è espresso dalla definizione della cosa e per questo viene spesso designata anche con il nome di quiddità (ogni definizione risponde alla domanda “Quid est?”, ovvero “che cos'è?”) oltre che con forma (l'essere proprio di ogni cosa) e natura (tutto ciò che viene appreso dall'intelletto). Le diverse accezioni del termine essenza, permettono di dilatare o restringere il significato di esso in base alle circostanze, soprattutto in rapporto al caso di Dio in cui l’essenza coincide con l’essere; e poichè l'ente che possiede l'essenza è ciò che si divide nelle dieci categorie, l'essenza dovrà essere intesa in modo diverso rispetto alle sostanze e agli accidenti. Le sostanze di suddividono in semplici (prive di materia) e composte (con materia), siccome quest'ultime sono più accessibili ed evidenti delle prime, è necessario considerare in primo luogo l'essenza delle sostanze composte per passare a quella delle sostanze semplici. Nel secondo capitolo (“L’essenza delle sostanze composte”), Tommaso continua la trattazione spiegando come si differenziano le essenze delle sostanze composte che sono composte dalla materia e dalla forma ed entrambe sono elementi costitutivi della loro essenza. È evidente che la

materia non possa costituire l'essenza delle sostanze composte poichè si ascrive una sostanza ad una determinata specie sul versante della forma, ma neanche la sola forma coincide con l'essenza in quanto essa è ciò che viene indicato tramite la definizione della realtà di cui si sta parlando e la definizione delle sostanze naturali non contiene solo la forma ma anche la materia. Dunque, afferma Tommaso, "l'essenza comprende la materia e la forma" , continua scivendo, "si accorda anche la ragione, dal momento che l'essere della sostanza composta non è nè solo della forma, nè solo della materia, ma dello stesso composto: ma l'essenza è ciò per cui una cosa è certa essere, e pertanto occorre che l'essenza, in virtù della quale la cosa è chiamata ente, non sia nè la sola forma, nè la sola materia, ma ,l'una e l'altra". Ora, si pone il problema di conciliare l'universalità dell'essenza di ciò che esiste, il fatto che nell'essenza delle sostanze composte sono incluse sia la forma che la materia e il principium individuationis che dipende solo dalla materia. La materia va considerata principio di individuazione in quanto materia contrassegnata dalla quantità (materia signata), nel senso che un individuo è tale non perchè ha carne ed ossa ma perchè si tratta di questa carne e queste ossa. Un ulteriore approfondimento tali idee passa attraverso la precisazione dei rapporti tra genere, specie (indicata a prescindere al principio di individuazione) e differenza specifica, cercando di scardinare alcuni equivoci derivanti dalle speculazioni di chi ha confuso l'ente logico e l'ente reale. Se si parla di ente reale, il rapporto tra genere e specie non va concepito intendendo il primo come una sorta di realtà chiusa in sé in cui le perfezioni proprie delle specie si aggiungerebbero in modo quasi estraneo, mentre le differenze specifiche sono contenute in modo implicito nelle nozioni di genere. Di conseguenza, l'essenza dell'ente reale include in sè il genere, la differenza specifica e la stessa materia da cui le sostanze composte non possono prescindere, anche se ciascuna si rapporta in modo diverso all'essenza: il genere designa la sostanza senza indicare la determinazione della forma che le è propria, la differenza specifica viene desunta dalla forma, la specie li comprende entrambi. Gli universali si rapportano alla materia, alla forma e al composto (sinolo) ma non vanno identificati connessi poichè ognuno designa la sostanza sotto un determinato aspetto; motivo per cui diciamo che l'uomo è un animale, l'uomo è razionale, l'uomo è un animale razionale mentre sono scorrette le frasi "uomo è corpo/anima". Nella chiusura del capitolo, il filosofo prende in considerazione il rapporto tra la specie e l'individuo prendendo in esame la differenza tra l'essenza della specie e quella dell'individuo. Parlando di ente reale vi è un parallelismo tra il rapporto descritto precedentemente tra genere e specie (la natura del genere è indeterminata rispetto alla specie) e quello tra individuazione e specie (la natura della specie è indeterminata rispetto agli individui). Se ci riferiamo invece all' ente di ragione, per cui intendiamo alludere all'essenza dell'uomo intesa come specie, utilizziamo il termine umanità che non si puo' predicare degli individui (ad esempio non posso affermare "Platone è l'umanitá) perchè esclude il principio di individuazione ed è proprio per questo motivo che non posso dare una definizione degli individui. Il riferimento al problema dell’individuazione favorisce l’ampliamento dell’argomentazione di Tommaso chiarendo, nel capitolo terzo (“Genere, specie e differenza nelle sostanze composte”), in che rapporto siano tra loro l’individuo, la specie, il genere e la differenza specifica. Il genere è ciò che dimostra l’esistenza di un soggetto, puo’ essere predicato di più cose e puo’ includere le specie sottostanti, le quali sono subordinate ad esso e non possono a loro volta fungere da genere: ad esempio “animale” funge da genere nei confronti di “uomo” e che funge da specie (chiamata in senso più ristretto infima o species specialissima). Il genere dunque si predica della specie in quanto ha una maggiore estensione, mentre la specie non puo’ predicarsi del genere. La differenza specifica invece è ciò che, all’interno del genere, permette di distinguere le diverse specie: ad esempio nel genere “animale” ho la differenza “razionale” che separa la specie umana dalle altre (“irrazionali”). L’unione del genere e della differenza specifica costituisce la definizione: stando all’esempio precedente, l’“uomo” è un “animale razionale”.

All’interno della specie, gli individui si distinguono tra loro grazie alla “designazione” che ricevono dalla materia considerata per la quantità dimensionale; la specie di distingue dal genere per una sua particolare “designazione” che ricava dalla forma: ad esempio Socrate di distingue da “uomo” perché in lui la materia si trova concretamente in determinate dimensioni quantitative; “uomo” si distingue come specie dal genere “animale” in virtù della differenza specifica “razionalità”, la quale non si aggiunge al genere dall’esterno ma costituisce una determinazione dii ciò che è contenuto nel genere stesso. In generale, il genere indica tutta l’essenza di una specie ma non è necessario che tutte le specie che appartengono ad un dato genere possiedano un’unica essenza comune. Mentre la specie contiene tutto ciò che è contenuto nell’individuo e, quando essa viene presa senza materia designata, funge da forma. Inoltre, un’essenza può fungere come genere, specie e differenza solo quando è presa come tutto e può essere considerata da tre punti di vista può essere presa come senso assoluto (cioè in quanto in se stessa indifferente all’esistenza o alla non esistenza), può essere considerata in quanto esistente nell’anima (cioè in quanto dotata di essere cognitivo) o nelle singole sostanze (in quanto dotata di esser reale); ma solo l’essenza esistente nell’anima puo’ fungere da universale perché essa è spogliata dall’intelletto dalle condizioni individuanti e presenta un carattere di similitudine o comunanza con tutti gli individui realmente esistenti da cui viene ricavata per astrazione. Contrariamente ad Averroè, per il quale è l’intelletto a creare l’universalità nelle cose, per Tommaso d’Aquino l’universalità si riferisce all’oggetto del pensiero: la natura umana può essere riferita a tutti gli individui esistenti perchè, una volta ottenuta attraverso lo stesso procedimento astrattivo, rappresenta una similitudine di tutti gli uomini esistenti. L’umanità dunque esiste individualmente in ogni intelletto ed è prodotta da esso: esprime il contenuto oggettivo e la capacità referenziale delle forme intellette. Concludendo, ogni essenza è predicabile come universale solo in ragione degli accidenti che lo accompagnano secondo l’essere che ha nell’intelletto. Nel capitolo quarto (“L’essenza delle sostanze separate”) si discute sull’essenza delle sostanze semplici (le intelligenze angeliche e le anime umane) e cioè totalmente immateriali. Il capitolo verte sulla dimostrazione dell’esistenza delle sostanze semplici diverse da Dio e Tommaso prende subito le distanze dall’ilemorfismo universale, la dottrina secondo la quale le intelligenze e le anime sono date dall’unione di forma e materia incorporea. Dopo aver brevemente esposto la tesi riguardo questo argomento di Ibn Gabirol (conosciuto come Avicebron), Tommaso spiega che la capacità intellettiva delle sostanze semplici esige l’immaterialità, tutte le forme infatti sono intellegibili in atto solo se separate dalla materia e ciò puo’ essere opera di una facoltà strutturalmente priva di materia. L’essenza delle forme più nobili e perfette coincide con la loro forma e ciò permette di cogliere due importanti differenze: in primo luogo che l’essenza delle sostanze semplici segna il tutto sicchè la forma esaurisce l’intera realtà della sostanza e, in secondo luogo, se l’individuazione ha luogo in virtù della materia designata e le sostanze semplici sono prive di materia, esiste solo una pluralità di specie. Ogni angelo quindi costituisce una specie a sé e non possono quindi darsi più angeli appartenenti ad una stessa specie e poiché non vi è nulla che in una specie possa distinguere un angelo da un altro, l’unità numerica coincide con l’unità specifica. Nel capitolo quinto (“L’essenza divina e le essenze creaturali”), l’autore spiega l’essenza divina e quella creaturale e, da quanto affermato nei capitoli precedenti risulta chiaro come l'essenza si possa trovare nelle diverse realtà in tre modi: Dio, le sostanze semplici e composte. In Dio, l'essenza coincide con il suo stesso essere, ed è perfettamente in atto; e da ciò consegue che egli non appartenga ad un genere e che non sia nemmeno tale, è distinto da ogni essere e tutte le perfezioni che si trovano in tutti i generi (attualizzazione, esistenza). Nelle sostante semplici l'essere è distinto dall'essenza, benché la loro essenza sia priva di materia e coincida con la forma.

Perciò il loro essere non è assoluto, ma è "ricevuto", mentre la loro forma non è in alcuna materia, per cui ognuna di esse è una specie a sè stante. Riguardo alla possibilità di conoscere le differenze specifiche che distinguono tali sostanze, Tommaso propone una riflessione tramite la quale capiamo anche il modo con cui ci è dato conoscere l'essenza delle realtà materiali: "si trovano in esse il genere, la specie e la differenza, benché le loro differenze proprie siano per noi sconociute. Nelle cose sensibili, infatti, anche le stesse differenze essenziali ci sono ignote, per cui vengono inficate attraverso le differenze accidentali che traggono origine da quelle essenziali, così come la causa viene indicata per tramite del suo effetto, come quando il fatto di essere bipede viene indicato come differenza dell’uomo. Ma gli accidenti propri delle sostanze immateriali ci sono ignoti, e per questo le loro differenze non possono essere indicate né per sé né attraverso le differenze accidentali". Le differenze specifiche delle sostanze immateriali dipendono dal loro grado di perfezione. Infine, l'essenza si trova nelle sostanze composte di materia e forma, in cui l'essere è dato da un duplice legame con la finitudine e la potenzialità: l'atto di essere è finito e ricevuto da un altro essere e l'essenza stessa è ricevuta nella materia contrassegnata dalla quantità; la forma e la materia sono in potenza rispetto all’essere che è ciò che attalizza la forma. Nelle sostanze corporee, a causa della loro materialità, è possibile la molteplicità numerica degli individui di una stessa specie. Tommaso introduce il sesto ed ultimo capitolo (“L’essenza degli accidenti”) parlando dell’essenza degli accidenti. Questi, avendo una definizione incompleta data dal fatto che hanno un essere solo accidentale (possono solo "in altro"), avranno anche una essenza incompleta. Gli accidenti infatti partecipano a sostanze che hanno già un loro essere ed essi ne causano un altro, perciò l'unione stessa dell'accidente con la sostanza è ha una sua consistenza ontologica accidentale. Gli accidenti si possono a loro volta distinguere secondo il fatto che il loro essere dipenda più dalla forma o dalla materia. I concetti di genere, specie e differenza specifica vanno intese in modo diverso rispetto alle sostanze poiché l'unione dell'accidente con il soggetto non costituisce per sé un'unità essenziale e quindi, dalla loro unione non risulta una sostanza che possa essere designata come genere o specie. Si distinguono i diversi tipi di accidenti secondo il modo diverso in cui si riferiscono alla sostanza che coincidono con i nove predicamenti della sostanza. All'interno di ciascuno di tali generi di accidenti le differenze specifiche si captano dalla diversità dei principi da cui vengono causati gli accidenti e il fatto che gli attributi propri vengono causati dai principi propri del soggetto, entra nella loro definizione in relazione alla differenza specifica. Risulta pertanto evidente che l'essenza si trova in modo diverso nelle sostanze e negli accidenti, così come si trova diversamente nelle sostanze composte, nelle sostanze semplici e in Dio.

Maggi Annalisa, studentessa del primo anno del corso Studi Filosofici....


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