Esempio/prova d\'esame 4 Febbraio 2020, risposte PDF

Title Esempio/prova d\'esame 4 Febbraio 2020, risposte
Course Didattica dell'italiano l2
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Summary

Prova d'esame unità didattica. Argomento a scelta libera. Proposta di verifiche e ore laboratoriali,...


Description

UNIT UNITA A’ DID DIDA ATTICA: “Le parole parole hanno il potere potere di distr distrugger ugger uggere e e di cr crear ear eare” e” L’arte della parola in alcune novelle del Decameron

TESTI PROPOSTI: • Chichibio e la gru (VI giornata IV novella). • Guido Cavalcanti (VI giornata IX novella). • Frate Cipolla (VI giornata X novella).

ILLUSTRAZIONE DEL PERCORSO DIDATTICO La presente unità didattica, destinata ad una classe terza di un istituto di istruzione secondaria di primo grado, è finalizzata a far conseguire agli alunni alcune competenze chiave di cittadinanza definite e condivise in ambito europeo tra cui: comunicazione nella madrelingua (1); competenze digitali (4); imparare a imparare (5); competenze sociali e civiche (6); spirito di iniziativa (7); consapevolezza ed espressione culturale (8). Si è scelto di illustrare il tema della forza della parola, il principale veicolo attraverso il quale l’uomo può esprimere i propri pensieri, i propri ideali, la propria interiorità. Il leitmotiv esposto dall’autore nella VI giornata del Decamerone mostra in che modo la capacità dialettica e l’impiego di strategie linguistiche aiutino gli stessi personaggi a superare un’iniziale situazione di difficoltà come pure a valicare momentaneamente le differenze sociali. Dunque, si vuole spiegare agli alunni quanto sia significativo mantenere sempre vigile la mente e servirsi delle parole giuste al momento opportuno. Altresì dimostrare come l’uso ponderato dell’ironia con la pronuncia di alcune battute di spirito, riescano a ribaltare circostanze complesse a nostro vantaggio. A mio avviso, la lettura di testi letterari come quelli proposti, potrebbe spingere gli alunni a vedere la letteratura come qualcosa lontano da noi e poco attraente. Per tali motivi, questa UD ha un duplice scopo: educativo e ricreativo-formativo. Infatti, lavorare con i testi letterari in modo divertente e coinvolgente può aiutarci a farli nostri ed apprezzarne la bellezza e il valore. Quindi, per entrare nel vivo del discorso e per stimolare gli studenti, sarebbe interessante dare loro l’occasione di simulare e reinterpretare mediante il teatro una novella a loro piacimento. Lettura, studio e riflessioni sull’Opera e sull’autore saranno coadiuvati da attività laboratoriali. Si proporrà agli studenti, divisi in gruppi, ispirandosi alle novelle del Decamerone analizzate in classe, di scrivere una propria sceneggiatura teatrale. Gli alunni avranno la possibilità di mettersi in gioco e di rivelare specifiche attitudini al di fuori del comune ambito scolastico.

DENOMINAZIONE SCUOLA: Istituto di istruzione comprensivo “BALILLA-COMPAGNONE” San Marco in Lamis Totale: 10 ore e 30 minuti (+ 11 ore di laboratorio pomeridiano) DESTINATARI Scuola secondaria di primo grado, classi terze OBIETTIVI GENERALI • Individuare le caratteristiche del contesto storico-sociale • Conoscere gli ideali propugnati dalla società dell’epoca • Capacità di creare collegamenti con le epoche precedentemente studiate • Capacità di ascolto e controllo della propria voce • Assumere atteggiamenti collaborativi e partecipativi con il gruppo classe • Sviluppare spirito critico, strumento indispensabile per orientarsi nella complessità del presente OBIETTIVI DIDATTICI • Conoscere l’autore e le opere • Conoscere la definizione di novella nonché le caratteristiche linguistiche e stilistiche • Conoscere la struttura di una commedia teatrale • Conoscere le modalità per la scrittura di un testo teatrale • Riflettere sul valore di ciascun testo come espressione della personalità dell’autore • Leggere il rapporto tra parola e immagine • Creare insieme ai compagni riscritture autonome.

• Argomentare la propria tesi sul tema affrontato nello studio e nel dialogo in classe con dati pertinenti e motivazioni valide. ABILITA’ • Progettare • Lavorare in gruppo e collaborare • Leggere testi letterari • Scrivere testi teatrali a partire da un testo letterario • Impegnarsi nel campo espressivo • Utilizzare una forma di espressione per valorizzare la letteratura COMPETENZE • Interagire in modo efficace nelle diverse situazioni comunicative • Usare la comunicazione orale per collaborare • Esporre oralmente argomenti di studio e di ricerca • Comprendere testi di vario tipo “diretti” e “trasmessi” dai media, riconoscendone le caratteristiche METODOLOGIA DIDATTICA • Lezione partecipata • Lezione potenziata con LIM • Cooperative learning FASI DI LAVORO • Illustrazione del percorso didattico alla classe e illustrazione del contesto storico-sociale (1ora) • Cenni biografici su Boccaccio (1ora) • Prime opere boccaccesche (1ora) • L’opera più importante di Boccaccio: il Decamerone (1ora e 30)

• Lettura partecipata in classe delle novelle: Chichibio e la gru, Fra’ Cipolla, Guido Cavalcanti (1ora) •

Videolezione: I Grandi della Letteratura Italiana-Giovanni Boccaccio, Università “La Sapienza”, Roma. (fonte: “Youtube” durata: 1 ora).https://youtu.be/8ZA8-95ohxs

• Come impostare la scrittura di un testo teatrale (1ora) • Ultima lezione in aula TV, documentario trasmesso su Rai Scuola, incentrato sulla figura del poeta e sulla critica letteraria (2ore)

ORE LABORATORIALI TEMA FOCUS Imparare a interpretare la letteratura in modo personale e originale ATTIVITÀ Ispirandoti alle novelle del Decameron lette in classe, scriverai con i tuoi compagni delle sceneggiature di brevi commedie e organizzerai quindi un evento teatrale dove queste verranno rappresentate. SCOPO Dare una nuova voce al Decameron di Boccaccio attraverso il teatro. RISORSE Noleggio di: costumi teatrali, elementi di scenografia e oggetti di scena. Allestimento degli spazi. Scelta delle musiche. FASI DI LAVORO FASE 1: Dibattito sullo scopo dell’attività e definizione degli aspetti organizzativi dello spettacolo (1ora) Si evidenziano gli obiettivi, i valori boccacciani che lo spettacolo deve trasmettere (nel nostro caso il potere della parola). Si scelgono luoghi e durata dello spettacolo e quale sarà il pubblico (le altre classi della scuola? Il corpo docente? Famigliari ed amici?)

FASE 2: Divisione degli studenti in gruppi e scrittura dei testi, con l’ausilio del docente (4 ore) FASE 3: Preparazione delle commedie (tempo variabile con prove extrascolastiche) Assegnazione dei vari ruoli, considerando le abilità di ciascuno studente (Chi sarà il regista della rappresentazione? Chi saranno gli attori? Chi si occuperà della scenografia e dei costumi? Chi curerà la colonna sonora?). FASE 4: Inviti e pubblicità (1ora) Creazione di volantini, locandine al fine di pubblicizzare l’evento FASE 5: Allestimento dello spettacolo (2ore) Nel luogo prescelto e con l’aiuto di un corpo docente si provvederà ad allestire lo spettacolo FASE 6: Spettacolo (2ore circa) Presentazione introduttiva. Spettacolo. Ringraziamenti conclusivi.

COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI STORIA: approfondimento sulla “Peste nera” CITTADINANZA E COSTITUZIONE: diritto alla salute LETTERATURA INGLESE: Geoffrey Chaucer, I Racconti di Canterbury

ARTE E IMMAGINE: Emanuele Luzzati, illustratore di Boccaccio VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE Le verifiche saranno di tipo formativo (in itinere) e sommative (conclusive), svolte mediante prove scritte e interrogazioni orali. Verranno utilizzati i criteri e le griglie di valutazione predisposte dal dipartimento disciplinare con l’utilizzo di specifici indicatori e descrittori atti a rilevare i livelli raggiunti dai singoli alunni. Ambiti oggetto di verifica: • Alfabetizzazione culturale, acquisizione di abilità operative, padronanza di conoscenze e linguaggi. • Maturazione dell’identità, senso di responsabilità, senso critico. • Disponibilità relazionale e consapevolezza dei rapporti sociali. Tipi di verifiche: • Tema scritto. • Colloqui strutturati con domande sull’argomento trattato. • Osservazioni durante le attività laboratoriali. Ambito cognitivo: ricerca e gestione delle informazioni; autonomia; problem setting e problem solving. Ambito metacognitivo: consapevolezza riflessiva e critica; capacità di cogliere i processi culturali, scientifici e tecnologici sottostanti al lavoro svolto; capacità di veicolare le conoscenze acquisite; creatività; curiosità; autovalutazione. Ambito pratico: precisione e destrezza nell’utilizzo degli strumenti e delle tecnologie; funzionalità; correttezza. Ambito relazionale: superamento delle criticità; assunzione di un comportamento stimolante e produttivo con gli insegnanti e con i compagni.

Ambito sociale: rispetto dei tempi di cooperazione e disponibilità ad assumere degli incarichi. QUESTIONARIO

Comprensione del testo: 1) Che ordine dà Currado a Chichibio, dopo aver ammazzato la gru? • Gli ordina di cucinarla • Gli ordina di sotterrarla • Gli ordina di venderla 2) Il finale della novella Chichibio e la gru può definirsi : • Tragico • A sorpresa • Comico 3) Analizza i seguenti arcaismi presenti nella novella Chichibio e la gru: • Et • Puote • Viniziano • Governassella • Acconcia • Veggendola

• Caramente • Di’ • Ronzino 4) Qual è, secondo te, l’elemento fondamentale della novella Chichibio e la gru? 5) Quale figura incarna Guido Cavalcanti nell’omonima novella di Boccaccio? • Quella dell’intellettuale umanista superiore alle masse grazie alla sua brillante intelligenza. • Quella del sapiente. • Quella dell’ateo materialista. • Quella del contestatore della virtù aristocratica. 6) Nella novella Guido Cavalcanti, Boccaccio tralascia volutamente il complesso quadro politico della Firenze del Duecento: • Vero • Falso 7) Cosa, secondo te, rimpiange Boccaccio nella novella Guido Cavalcanti?...................... 8) Di Frate Cipolla viene delineato un ritratto fisico e psicologico: scrivi quali sono questi tratti: ..…………………………… 9) Quale beffa architettano Giovanni e Biagio per mettere in difficoltà frate Cipolla e divertirsi alle sue spalle? ……………… Come riesce il frate a uscire d’impaccio?............................... Analisi del testo: Il personaggio di frate Cipolla è portatore di alcuni temi e messaggi particolarmente cari al Boccaccio. Quali sono? Parlane brevemente. Elaborato:

Sintetica presentazione dell’autore e del suo capolavoro. (trattazione in non più di trenta righe).

Giovanni Boccaccio - Decameron

NOVELLA QUARTA: Chichibio e la gru.

Chichibio, cuoco di Currado Gianfigliazzi, con una presta parola a sua salute l’ira di Currado volge in riso, e sé campa dalla mala ventura minacciatagli da Currado. Tacevasi già la Lauretta, e da tutti era stata sommamente commendata la Nonna, quando la reina a Neifile impose che seguitasse; la qual disse. Quantunque il pronto ingegno, amorose donne, spesso parole presti e utili e belle, secondo gli accidenti, à dicitori, la fortuna ancora, alcuna volta aiutatrice de’ paurosi, sopra la lor lingua subitamente di quelle pone, che mai ad animo riposato per lo dicitor si sarebber sapute trovare; il che io per la mia novella intendo di dimostrarvi. Currado Gianfiglia sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori al presente lasciando stare. Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru ammazata, trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano, e sì gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e governassela bene. Chichibio, il quale come riuovo bergolo era così pareva, acconcia la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò. La quale essendo già presso che cotta grandissimo odor venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina; e sentendo l’odor della gru e veggendola, pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia. Chichibio le rispose cantando e disse: • Voi non l’avrì da mi, donna Brunetta, voi non l’avrìda mi. Di che donna Brunetta essendo un poco turbata, gli disse:

• In fè di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai dame cosa che ti piaccia e in brieve le parole furon molte. Alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata l’una delle cosce alla gru, gliele diede. Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere messa la gru senza coscia, e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo che fosse divenuta l’altra coscia della gru. Al quale il vinizian bugiardo subitamente rispose: • Signor mio, le gru non hanno se non una coscia euna gamba. Currado allora turbato disse: • Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? Non vid’io mai più gru che questa? Chichibio seguitò: • Egli è, messer, com’io vi dico; e quando vi piaccia, io il vi farò veder né vivi. Currado, per amor dei forestieri che seco aveva, non volle dietro alle parole andare, ma disse: • Poi che tu dì di farmelo vedere né vivi, cosa che iomai più non vidi né udii dir che fosse, e io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti giuro in sul corpo di Cristo, che, se altramenti sarà, che io ti farò conciare in maniera che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del nome mio. Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l’ira cessata, tutto ancor gonfiato si levò e comandò che i cavalli gli fosser menati; e fatto montar Chichibio sopra un ronzino, verso una fiumana, alla riva della quale sempre soleva in sul far del dì vedersi delle gru, nel menò dicendo: • Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io. Chichibio, veggendo che ancora durava l’ira di Currado e che far gli convenia pruova della sua bugia, non sappiendo come poterlasi fare, cavalcava appresso a Currado con la maggior paura del mondo, e volentieri, se potuto avesse, si sarebbe fuggito; ma non potendo, ora innanzi e ora addietro e da lato si riguardava, e ciò che vedeva credeva che gru fossero che stessero in due piedi. Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare. Per che egli prestamente mostratele a Currado, disse: • Assai bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno. Currado vedendole disse: • Aspettati, che io ti mosterrò che elle n’hanno due –;e fattosi alquanto più a quelle vicino gridò: – Ho ho –; per lo qual grido le gru, mandato l’altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire. Laonde Currado rivolto a Chichibio disse: • Che ti par, ghiottone? Parti ch’elle n’abbian due? Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose: • Messer sì, ma voi non gridaste «ho ho» a quella diiersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste. A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse: – Chichibio, tu hai ragione, ben lo dovea fare. Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore.

Giovanni Boccaccio - Decameron

NOVELLA NONA: Guido Cavalcanti.

Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi cavalier fiorentini li quali soprappresso l’aveano. Sentendo la reina che Emilia della sua novella s’era diliberata e che ad altri non restava a dir che a lei, se non a colui che per privilegio aveva il dir da sezzo, così a dir cominciò. Quantunque, leggiadre donne, oggi mi sieno da voi state tolte da due in su delle novelle delle quali io m’avea pensato di doverne una dire, nondimeno me n’è pure una rimasa da raccontare, nella conclusione della quale si contiene un sì fatto motto, che forse non ci se n’è alcuno di tanto sentimento contato. Dovete adunque sapere che né tempi passati furono nella nostra città assai belle e laudevoli usanze, delle quali oggi niuna ve n’è rimasa, mercé dell’avarizia che in quella con le ricchezze è cresciuta, la quale tutte l’ha discacciate. Tra le quali n’era una cotale, che in diversi luoghi per Firenze si ragunavano insieme i gentili uomini delle contrade e facevano lor brigate di certo numero, guardando di mettervi tali che comportar potessono acconciamente le spese, e oggi l’uno, doman l’altro, e così per ordine tutti mettevan tavola, ciascuno il suo dì, a tutta la brigata; e in quella spesse volte onoravano e gentili uomini forestieri, quando ve ne capitavano, e ancora de’ cittadini; e similmente si vestivano insieme almeno una volta l’anno, e insieme i dì più notabili cavalcavano per la città, e talora armeggiavano, e massimamente per le feste principali o quando alcuna lieta novella di vittoria o d’altro fosse venuta nella città. Tra le quali brigate n’era una di messer Betto Brunelleschi, nella quale messer Betto è compagni s’eran molto ingegnati di tirare Guido di messer Cavalcante de’ Cavalcanti, e non senza cagione; per ciò che, oltre a quello che egli fu un de’ migliori loici che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale (delle quali cose poco la brigata curava, sì fu egli leggiadrissimo e costumato e parlante uomo molto, e ogni cosa che far volle e a gentile uom pertenente, seppe meglio che altro uom fare; e con questo era ricchissimo, e a chiedere a lingua sapeva onorare cui nell’animo gli capeva che il valesse.

Ma a messer Betto non era mai potuto venir fatto d’averlo, e credeva egli co’ suoi compagni che ciò avvenisse per ciò che Guido alcuna volta speculando molto astratto dagli uomini diveniva. E per ciò che egli alquanto tenea della oppinione degli epicuri, si diceva tra la gente volgare che queste sue speculazioni eran solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse. Ora avvenne un giorno che, essendo Guido partito d’Orto San Michele e venutosene per lo corso degli Adimari infino a San Giovanni, il quale spesse volte era suo cammino, essendo quelle arche grandi di marmo, che oggi sono in Santa Reparata, e molte altre dintorno a San Giovanni, ed egli essendo tra le colonne del porfido che vi sono e quelle arche e la porta di San Giovanni, che serrata era, messer Betto con sua brigata a caval venendo su per la piazza di Santa Reparata, veggendo Guido là tra quelle sepolture, dissero: – Andiamo a dargli briga–; e spronati i cavalli a guisa d’uno assalto sollazzevole gli furono, quasi prima che egli se ne avvedesse, sopra, e cominciarongli a dire: • Guido tu rifiuti d’esser di nostra brigata; ma ecco,quando tu arai trovato che Iddio non sia, che avrai fatto? A’quali Guido, da lor veggendosi chiuso, prestamente disse: • Signori, voi mi potete dire a casa vostra ciò che vipiace –; e posta la mano sopra una di quelle arche, che grandi erano, sì come colui che leggerissimo era, prese un salto e fussi gittato dall’altra parte, e sviluppatosi da loro se n’andò. Costoro rimaser tutti guatando l’un l’altro, e cominciarono a dire che egli era uno smemorato e che quello che egli aveva risposto non veniva a dir nulla, con ciò fosse cosa che quivi dove erano non avevano essi a far più che tutti gli altri cittadini, né Guido meno che alcun di loro. Alli quali messer Betto rivolto disse: – Gli smemorati siete voi, se voi non l’avete inteso. Egli ci ha detta onestamente in poche parole la maggior villania del mondo; per ciò che, se voi riguardate bene, queste arche sono le case de’ morti, per ciò che in esse si pongono e dimorano i morti; le quali egli dice che sono nostra casa, a dimostrarci che noi e gli altri uomini idioti e non litterati siamo, a comparazion di lui e degli altri uomini scienziati, peggio che uomini morti, e per ciò, qui essendo, noi siamo a casa nostra. Allora ciascuno intese quello che Guido aveva voluto dire e vergognossi né mai più gli diedero briga, e tennero per innanzi messer Betto sottile e intendente cavaliere.

Giovanni Boccaccio - Decameron

NOVELLA DECIMA: Frate Cipolla.

Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell’agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san L...


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