F. Barello, Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell’antichità copia PDF

Title F. Barello, Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell’antichità copia
Author Miriam Tolentino
Course Numismatica antica
Institution Università degli Studi di Catania
Pages 23
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Summary

Questo volume vuole chiarire nel modo più didattico possibile quale debba essere l'approccio "archeologico" ad una delle più sfaccettate e complesse testimonianze di una società antica, la moneta, non solo nei suoi aspetti più esteriori (iconografici, celebrativi, propagandistici ecc.), ma soprattut...


Description

1. 2. 3. 4. 5.

la numismatica: definizione e storia: la moneta tecniche di fabbricazione archeologia e moneta grecia e roma

1. La numismatica: definizione e storia 1.1 Significato del termine e ambiti di ricerca Per la definizione ci si rifà all’etimologia: il latino NUMMUS è il termine preciso per definire la moneta, di qualunque genere, sottolineandone l’aspetto “convenzionale”, “legale”. Stiamo quindi parlando della scienza delle monete in tutti i suoi aspetti. Ma se si cerca di definire meglio l’oggetto, si apre una nuova difficoltà: moneta non è esattamente il denaro (pecunia), ma solo un tipo di questo, che può assumere altre forme, essendo il secondo termine più generico, che può indicare tutti i tipi di ricchezza, anche immobile. Tentando una definizione sintetica, la Numismatica è si la scienza delle monete sotto tutti i loro aspetti, e storia della moneta, ma anche storia di tutta una serie di oggetti paramonetali, che alla moneta assomigliano pur avendo tutt’altro uso (celebrativo, ludico ecc.): medaglie, tessere, gettoni… A sua volta la numismatica antica si suddivide convenzionalmente in due grandi tronconi, quello della numismatica greca, che comprende tutte le monetazioni del mondo mediterraneo, comprese l'ispanica, la celtica, la punica, l'etrusca ecc, e quella romana, che include tutte le emissioni ufficiali di Roma e delle zecche direttamente controllate all'interno dei suoi possedimenti. La numismatica romana si divide a sua volta in repubblicana, dalle origini sino all’assunzione del titolo di Augusto da parte di Ottaviano (gennaio 27 a.C.), e imperiale, da Augusto fino a Zenone (476-491 d.C.).

2. La moneta 2.1 Cos’è la moneta 2.1.1 Baratto e moneta Gli economisti definiscono la moneta terza merce ovvero un bene che funge da intermediario negli scambi di 2 merci diverse tra di loro non direttamente comparabili. Lo scambio diretto tra 2 merci è invece il Baratto. Oggi si tende a considerare moneta e denaro come sinonimi, ma i 2 termini non sono equivalenti: la moneta è infatti una specifica assunta dal denaro in dati luoghi e in dati momenti, le cui caratteristiche vanno definite caso per caso. Per quanto riguarda il monto antico, la moneta è Moneta Metallica, ovvero una quantità definita di metallo prezioso o semi-prezioso munito di un’impronta; 1

questa ha la funzione primaria di dichiarare quale sia l’autorità che garantisce per il peso e il titolo della lega. Una definizione più precisa sulle finalità della moneta consiste nell’analizzarne le funzioni. La moneta deve necessariamente poter essere: - mezzo di pagamento: serve ad estinguere un’obbligazione (multe, tributi, doni, offerte sacrificali ecc.); - misura di valore: gli oggetti utilizzati come unità di misura consentono di determinare un’equivalenza tra merci differenti; - sistema di tesaurizzazione: l’accumulazione di oggetti quantificabili consente la conservazione della ricchezza; - mezzo di scambio: la funzione di più immediata percezione. La necessità di espletare queste funzioni venne risolta, nelle società antiche, con una grande varietà di oggetti. Indubbiamente, data la sostanziale preminenza di un'economia basata sull'agricoltura, i primi ad essere usati per gli scopi descritti dovettero essere i prodotti della natura, dell’allevamento, delle colture. Tali derrate formano le cosiddette monete naturali. 2.1.2 Autorità e moneta Ciò che costituisce una delle innovazioni fondamentali che portarono dalle forme pre-monetali alla moneta vera e propria è l’intervento di una qualche autorità che sovrintenda alla sua produzione, all’emissione e alla circolazione, che sia rappresentata singoli individui (monarchia, tirannide, oligarchia) o da vasti gruppi di rappresentanza (democrazia). Per essere efficace la potestà monetaria deve oltre essere esclusiva, affinché non vi siano possibilità di alterazioni o interventi di modifica degli standard previsti da parte del mercato. Non è chiaro in quale misura nelle fasi più antiche della moneta sia intervenuta una tale forma di autorità, dal momento che nel mondo antico è ipotizzabile un amplissimo ventaglio di possibilità, sia per la natura diversa dei vari sistemi politici, sia per la vasta gamma di sfumature potenziali (comprese tra un totale controllo statale e una sostanziale anarchia nella produzione e distribuzione). 2.2 Lo scambio e gli oggetti premonetali 2.2.1 Antropologia dello scambio Esistono diversi fenomeni che hanno contribuito a dare origine alla moneta. Uno di questi è il potlatch degli indiani del Nord-ovest americano, dalle coste canadesi fino all'Alaska. Questo consiste nello scambio di doni che, diciamo, diede vita a una forma arcaica di scambio. Questo donare e scambiare doni è soggetto a 3 obblighi: quello di donare, quello di accettare il dono e quello di ricambiare quanto ricevuto. Un altro fenomeno è quello del Wergeld, sviluppatosi in Germania, che consiste nel pagamento di un risarcimento per offesa a un singolo o a un 2

gruppo, che comprende una scala di valori proporzionali al danno subito, sino a coprire l'offesa, la mutilazione o l'assassinio, allo scopo di evitare la vendetta sanguinosa della legge del Taglione. 2.2.2 Metallo a peso come misura del valore nel Vicino Oriente e in Egitto Esistono numerosi documenti di una precoce introduzione di sistemi ponderali nel mondo orientale e di un loro uso per quantificare il metallo. I documenti più antichi ci vengono da testi scritti in Mesopotamia intorno alla metà del III millennio a.C. Per fare un esempio il cosiddetto tesoro di Tod, rinvenuto in un ripostiglio egizio, con oro, argento e lapislazzuli, poteva aver assunto un valore pre-monetale. Manca in questa come in tutte le altre evidenze metalliche di quest’epoca il sigillo di garanzia da parte di un’autorità pubblica o privata che garantisca per quel che concerne il peso e la qualità del metallo, per cui siamo ancora lontani dalla moneta, ma non c’è dubbio che il metallo a peso, argento soprattutto, sia utilizzato come misura del valore, mezzo di pagamento o scambio. 2.2.3 Lingotti a pelle di bue dall’Egeo alla Sardegna Si tratta di grosse placche quadrangolari di rame, di forma e di peso standardizzato (mediamente 29 kg) che assunsero, nel corso del tempo, una particolare sagoma nella quale gli studiosi hanno pensato di riconoscere la pelle di un animale: in realtà si tratta di un progressivo prolungamento delle 4 estremità per facilitarne il trasporto. L'elenco dei luoghi di rinvenimento è lungo e va da Creta, Cipro, Turchia, Sicilia e, con una densità unica, in Sardegna, dove un rinvenimento del 1857 è stato il primo a far conoscere questo genere di oggetti. A certificare la destinazione di tali lingotti al commercio transmarino mediterraneo sono stati ritrovamenti di 2 eccezionali relitti nei pressi della costa turca: quello di Ulu Burun dove sono stati recuperati 354 lingotti di rame a pelle di bue e quello di Capo Chelidonia con 34 lingotti.

2.2.4 Il mondo greco: Minoici e Micenei, Omero Per quanto riguarda il mondo minoico-miceneo, diciamo che, non comprende l'esistenza di segni pre-monetali. Troviamo soltanto l'esistenza di alcuni oggetti che assunsero nel corso del tempo funzioni premonetali, in particolare la misurazione del valore. Si tratta delle scuri e delle bipenni, che a Creta e a Cipro divennero il nome di unità ponderali corrispondenti a 6, 8, 10 e 12 mine. Un altro esempio sono i tripodi ed i calderoni. Un discorso a parte va fatto invece per gli spiedi (obeloí), strumenti fondamentali nel banchetto per la cottura delle carni, in relazione alla cerimonia religiosa del sacrificio. L'obolo (obolós) è infatti, nella nomenclatura monetale greca, la frazione principale (1/6) della dracma. Plutarco ci dice che i pezzi in uso erano piccoli spiedi (obelískoi) in ferro, talvolta in rame, per cui ancora oggi persiste il chiamare oboli la maggior parte delle monetine (kérmata) e dracma sei oboli: tanti infatti poteva afferrarne una mano. Non esiste tuttavia una documentazione sicura di un uso premonetale degli spiedi, che sono certamente utensili legati alla sfera aristocratica. In sostanza, lo spiedo poteva, nella distribuzione dei pezzi di carne arrostita, fungere da quantificatore di questa: porzioni uguali di carne sarebbero state misurate con il numero di spiedi utilizzati per infilzarle e, dunque, lo spiedo rappresenterebbe una certa quantità o valore di carne; questa, infine, può essere parificata ad un equivalente in argento a peso e di qui il passaggio del termine dall'utensile all'unità ponderale e, poi, monetaria. 2.3 Le prime testimonianze 2.3.1 Il deposito del tempio di Artemide a Efeso Soltanto agli inizi del 20° secolo fu offerta agli storici la possibilità di toccare con mano quelle che sino ad oggi appaiono essere le più antiche monete della storia, mettendoli di fronte ad una delle pochissime notizie che l’antichità abbia mai tramandato sull’invenzione della moneta. A Efeso, sul sito del celebre santuario dedicato ad Artemide (scoperto nel l869 da John Turtle Wood), una delle sette meraviglie del mondo antico, fu portato alla luce durante gli scavi del British Museum del 1904/05, un ricchissimo complesso di gioielli, avori, ambre, ex voto metallici ecc. Per quanto riguarda l’ambito numismatico, assieme a sette gocce in argento, furono recuperate in tutto 93 proto-monete. Sono tutte in elettro, lega naturale di argento e oro. Quanto a provenienza e datazione, dopo una fase di ipotesi e smentite, si è arrivati a stabilire con certezza, con l’analisi iconologica di Robinson, che le monete con la testa di leone al dritto furono coniate sotto il regno di Lidia, precisamente tra il 640-630 a.C. (il che parrebbe confermato dal fatto che di elettro sono ricchi alcuni fiumi in Asia minore, in particolare quello che attraverso Sardi, 4

capitale del regno); alle città greche potrebbero essere invece assegnate quelle con le teste di falco, cervo e foca. 2.3.2 Phanes Agli esemplari di Efeso viene naturale accostare un’altra serie in elettro, nota sinora soltanto da due esemplari conservati al British: uno statere e un terzo di statere. Al dritto, su entrambe, un cervo pascente. Al rovescio sono le tipiche punzonature delle monete più arcaiche, ma il vero motivo di interesse sta nelle legende, in greco “io sono il segno di Phanes” sul primo, “di Phanes” sul secondo. L’immagine parla dunque in prima persona, dichiarando di essere il simbolo personale di un certo Phanes, secondo uno schema che ricorda le iscrizioni votive e i sigilli. Non si ha notizia di questo Phanes; l'unica traccia recuperabile della tradizione classica è in Erodoto, il quale ci dà testimonianza di un cittadino di Alicarnasso di tale nome, il quale servì come mercenario il faraone egizio Amasis, per poi tradirlo a favore del re persiano Cambise II. 2.3.3 Dai re di Lidia all’impero persiano I moderni hanno etichettato con il nome di creseidi due serie di monete arcaiche, in oro e argento, rinvenute in quantità significativa a Sardi e nel suo territorio, per le quali l’attribuzione al re lidio Creso resta tuttora ipotetico. Si tratta di stateri e frazioni caratterizzati da un unico tipo, quello della protome (elemento decorativo) leonina o taurina. L’attribuzione a Creso si deve principalmente a Erodoto. Tuttavia, man mano che gli studi si sono approfonditi, si è diffusa l’ipotesi che non tutti i creseidi siano stati battuti ai suoi tempi, ma anzi che una certa quantità di esse, se non tutte, debba essere attribuita al re persiano che ne aveva inglobato il regno (Ciro II), e ai suoi successori (Cambise II, Dario I). Un punto più fermo è stato posto invece sulla collocazione dell’introduzione della più antica moneta reale persiana, quella contraddistinta dal tipo re arcere. Questa monetazione è stata divisa in 4 gruppi sulla base della tipologia del dritto: - il re coronato con la tiara, rappresentato di profilo, a mezzo busto, con un arco nella sinistra e due frecce nella destra; - il re a figura interna, in “corsa inginocchiata”, che porta la faretra e tira con l’arco; - il re, sempre in corsa, con un arco nella sinistra e una lancia nella destra; - il re con, al posto della lancia, una corta spada. Quanto alla datazione, il ritrovamento di un impronta su una tavoletta di argilla datata all’anno 500 a.C. costituisce il termine ante quem per l’inizio della monetazione con il re arcere. Questa andrà avanti per decenni, probabilmente fino alla fine della dinastia con Dario III (330 a.C.). 5

2.3.4 Le prime emissioni delle città greche Accantonata la grande incertezza che riguarda l’esatta attribuzione di queste varie tipologie, si arriva ad alcune serie alto-arcaiche in elettro per le quali i numismatici ritengono di aver trovato una collocazione certa tra le città greche della costa dell’Asia Minore. A Mileto, ad esempio, vengono ricondotti stateri con il tipo del leone accovacciato retrospiciente, entro un riquadro corniciato. Il tipo della foca che caratterizza per esempio alcuni stateri è verosimilmente da attribuirsi a Focea, in virtù dell’assonanza tra nome dell’animale e della città.

3. Tecniche di fabbricazione Argento (Ag) Metallo più utilizzato per la fabbricazione delle monete. Fonde: 960° Durezza: 2,5 ed è molto malleabile Impossibile trovarlo puro in natura Composti più diffusi: a base di galena (solfuro di piombo), in cui la % di argento va da 0,05 a 0,7. Procedimento di estrazione—> 2 fasi: una prima fusione in forno in atmosfera riducente (senza ossigeno), che produceva il passaggio di tutto l'argento nel piombo e l'eliminazione delle scorie; un secondo passaggio in forno con immissione di aria forzata, che produceva ossido di piombo (litargirio) nel quale confluivano anche gli altri metalli presenti in traccia e argento puro (coppellazione). Per migliorare le caratteristiche si aggiungeva una quantità piccola di rame (7,5 %). Più importanti giacimenti si trovavano nel distretto di Laurion in Attica meridionale e sul monte Pangeo in Tracia, con ricchi giacimenti d'argento ma, soprattutto, d'oro. ———————————————————————————————— Oro (Au) Metallo ampiamente usato nella monetazione Fonde: 1064° Durezza: 2,5 - 3, estremamente malleabile e resistente all'ossidazione. Lo si trova allo stato puro come pagliuzze o piccole pepite nei corsi d'acqua, mentre quello estratto dalle miniere va purificato attraverso la fusione. 6

Nel mondo greco l'oro è piuttosto raro. Lo si trova sul Monte Pangeo, ma anche sull'isola di Siphnos, dove si traeva anche argento. Altri luoghi di approvvigionamento furono la Nubia, l'Arabia e l'India. Per i Romani la Spagna costituì una delle risorse principali. In Italia questo metalo è quasi assente. Nelle monete antiche l'oro è sempre impiegato ad alto grado di purezza, espressa oggi in carati. Le monete d'oro anticamente venivano coniate solo per i fatti eccezionali, legati a particolari circostanze. Così l'unica moneta ateniese in oro fu realizzata durante la crisi della guerra del Peloponneso (407/6 a.C). Roma batte moneta d'oro solamente durante gli anni difficli della 2° guerra punica. ——————————————————————————————— Rame (Cu) Fonde: 1083° È malleabile, e tende a ricoprirsi di una patina stabile verde-azzurra di carbonati. Si tratta nonostante ciò di uno dei metalli più usati nella storia dell’uomo, per via dell’ampia disponibilità in natura sia allo stato nativo che di lega. Nell’antichità non era chiara la distinzione tra questo metallo e le sue leghe principali, utilizzandosi un unico termine per tutti. Uno dei principali giacimenti utilizzati nell’antichità fu Cipro, ma anche i Pirenei, la Sardegna, la Toscana, la Cornovaglia. Il rame pure viene utilizzato nella monetizzazione romana imperiale per i nominali inferiore, a partire da Augusto sino alla crisi del III sec. Più frequente è l’utilizzo della lega: la principale è il bronzo, costituito da rame + stagno (temperatura di fusione più bassa (950°) e durezza della lega più alta, quindi versatile); altra lega importante è l’ottone, ovvero rame + zinco (917°) (dal colore simile all’oro, ma di difficile fusione). ——————————————————————————————— Stagno Componente fondamentale per l'ottenimento del bronzo. 7

Fonde: 232° Durezza: 1,5 - 1,8 Molto raro in natura, si trova sottoforma di cassiterite, ossido stabile presente in giacimenti alluvionali. Greci: kassíteros Romani: plumbeum album (piombo bianco) Le principali fonti di approvvigionamento antico furono la fascia tra Spagna e Portogallo e le isole britanniche: Cornovaglia, Davonshire e Isole Scilly. Esistono dei giacimenti anche in Toscana e in Sardegna. Zinco Metallo raro Fonde: 419° Durezza: 2,5 ——————————————————————————————— Leghe particolari Si tratta in particolare del biglione o billone (fr. Billon, lingotto di metallo non depurato), ovvero lega di argento e rame, in cui il primo era presente in quantità inferiore al 50%. Ebbe largo uso in età imperiale nelle produzioni autonome della zecca di Alessandria. Un uso più ristretto è quello del potin, lega monetale di rame, stagno e piombo utilizzata dai popoli celtici occidentali per fabbricare serie monetali fuse. 3.2 La produzione 3.2.1 Aspetti tecnici L’invenzione della moneta comportò anche la messa a punto del suo procedimento di fabbricazione, che rimase attraverso i secoli il metodo per eccellenza di produzione della moneta metallica: la battitura o coniazione. Si tratta di una tecnica di tipo artigianale piuttosto elaborata, che richiedeva manodopera specializzata, non solo dal punto di vista metallurgico (creazione delle leghe) ma anche nella preparazione degli elementi di base, i tondelli, e nell’esecuzione di tutte le operazioni connesse alla battitura (incisione, rifiniture ecc.). 3.2.2 Il tondello È pezzo di metallo destinato ad essere coniato. Il nome prende origine dalla forma grosso modo circolare che questi assunsero sin dalle origini, ovvero 8

quelle gocce d’argento e d’elettro, che noi conosciamo grazie ai rinvenimenti di Efeso e doveva essere prodotto in dimensioni e peso standardizzate. Le modalità possibili per ottenere ciò sono 2: in italiano, al marco o al pezzo. Il marco è un’unità di peso medievale, di origine germanica, equivalente a 8 once, variabile a seconda del mercato di riferimento. Coniare al pezzo significa invece che ciascuna moneta deve corrispondere esattamente al peso teorico predefinito, e dunque che il margine di tolleranza per l’eventuale scarto di peso tra un esemplare e l’altro debba essere estremamente basso. La matrice poteva essere aperta (da cui tondello tronco-conico) o chiusa (da cui tondelli globulari-sferici o lenticolari-bordi arrotondati). Le matrici, dovevano essere realizzate con materiale refrattario (pietra o terracotta) per poter essere riutilizzate più di una volta. Naturalmente ciascuna matrice aveva più impronte uguali, collegate da brevi canaletti per consentire il passaggio del metallo fuso. Con il raffredamento, il metallo che riempiva tali canaletti dava origine a codoli di fusione, che venivano poi recisi e le cui tracce potevano essere lasciate parzialmente sui tondelli o eliminati tramite una lima. In alternativa il tondello poteva essere segato da una barra metallica del diametro voluto; oppure ancora poteva essere ritagliato con le cesoie da una lamina dello spessore voluto. Caso particolare da citare è quello dei denari serrati (lat. serra= sega): si tratta di una serie di denari romano-repubblicani caratterizzati da una serie di tagli triangolari lungo il bordo. N.B. da non confondere con le monete dentellate, di produzioni di età ellenistica di ambito cartaginese, seleucide e macedone, dove la presenza di piccole dentellature lungo il bordo della moneta è ottenuta già con la fusione del tondello entro stampi preparati con tali appendici. Per quanto riguarda la contraffazione, la tecnica più diffusa era la suberatura o suberazione (con il rame sotto): si trattava di produrre esemplari falsi di moneta in metallo prezioso (argento) il cui nucleo era però metallo vile (rame, bronzo, piombo), allo scopo di trarre profitto dalla sensibile differenza di valore tra questi. 3.2.3 La coniazione Per quanto riguarda gli attrezzi, i più caratteristici ritornano su alcune raffigurazioni di epoca romana, in particolare su un denario in argento battuto a Roma nel 46 a.C., che presenta sul rovescio l’attrezzatura essenziale: un incudine cilindrica, delle tenaglie (per porre i tondelli...


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