Fabliau della vedova consolata PDF

Title Fabliau della vedova consolata
Author Alessia Carella
Course Filologia e Linguistica Romanza
Institution Università telematica e-Campus
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appunti dettagliati del corso...


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Filologia romanza “La vedova consolata” 08-10-16

“ I fabliaux”

I fabliaux sono piccole favole, definite “favolelle”. La desinenza “fabi”, infatti, significa favola, mentre il suffisso “au” sta per piccola. Pertanto, il nome suggerisce già che si tratti di “racconti incentrati sul tema della brevitas” che suscitano il riso, appartenendo alla cosiddetta “letteratura di svago”. I fabliaux francesi possono essere comparati alle novelle italiane del Decameron di Boccaccio, appartenendo a quel filone della letteratura laica/profana. Nella maggior parte dei casi, tali racconti sono anonimi, tuttavia fanno eccezioni autori quali Jean Bodel, che hanno ‘firmato’ le proprie opere.

“Il sogno dei falli” Vicenda: narra la storia di una coppia borghese. Lui, mercante, si assenta per tre mesi e la moglie gli rimane fedele. Al suo ritorno, ella gli prepara una cena così ricca che il marito si addormenta subito dopo mangiato, lasciando la moglie insoddisfatta, poiché aveva ben altre aspettative per quella prima notte insieme. Tuttavia, ella non vuole apparire dedita ai piaceri della carne, pertanto, decide di non svegliare il marito e, lei stessa, cade in un sonno profondo. D’un tratto sogna di essere ad una sorta di fiera nella quale vengono esposti “falli” e decide di comprarne uno che pare particolarmente “efficiente”, contrattando addirittura il prezzo con il mercante. Quando si dichiara decisa a voler concludere l’affare si avvicina per battere il cinque al mercante, per acconsentire al prezzo proposto ma, con la mano, colpisce, invece, suo marito, il quale, svegliatosi, le chiede spiegazioni e la donna, allora, gli racconta del sogno appena conclusosi. Così i due trascorrono una notte di fuoco e, l’indomani, il mercante racconta l’episodio ai suoi amici, vantandosi; se ne parla talmente tanto che giunge alle orecchie di Jean Bodel, il quale lo letteralizza. NB: Il tema del vanto è, però, estraneo alla morale cortese

“Criteri di classificazione dei fabliaux” Secondo studi moderni sulla base: -

Contenuto: 1. Ambientazione cortese 2. Ambientazione borghese

-

Forma: 1. STILE: tragico e/o comico 2. STESURA: versi e/o prosa NB: Nel Medioevo non era importante la scelta della stesura in prosa piuttosto che in versi (Italia: prosa; Francia: versi). Ciò che contava, in quanto criterio distintivo, era di carattere critico-letterario, ossia la contrapposizione fra “narrativa breve”, a cui appartengono i fabliaux, e la “narrativa lunga”, a cui appartengono i poemi epici o i romanzi.

Il minimo comun denominatore dei testi medievali è, pertanto, la brevità dei testi stessi (brevitas), i quali vengono raccolti in grandi collettori unici (lais, fabliaux, exampla, vita dei santi). Le categorie teoriche medievali, rispetto quelle classiche, sono caratterizzate dalla volontà di realizzare l’abbreviatio, ossia di raccontare brevemente i fatti. Tuttavia, ad essa si contrappone la volontà di amplificare l’argomento (Amplificatio) tramite descrizione dei personaggi ed episodi secondari. NB: Alle tre forme narrative esistenti corrispondono tre generi narrativi NARRATIO BREVIS: FABULA

NARRATIO APERTA: HISTORIA

NARRATIO PROBABILIS: ARGUMENTUM

“Tratti distintivi” 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

BREVITAS LINEARITÀ DELL’AZIONE NARRATIVA DELECTATIO VERITAS MARGINALITÀ SOCIO-CULTURALE VARIETÀ TIPOLOGIE AFFINI DI RACCONTO BREVE “Brevitas” 1. Fattore quantitativo 2. Fattore qualitativo

Un racconto è breve se è sintetizzato e ridotto alla sua pointe finale, ossia al suo arrivo. “Linearità”  

Il racconto dev’essere esaustivo in se stesso -> non deve lasciare questioni irrisolte La sua conclusione deve esaurire le premesse poste in apertura -> dev’essere compiuto nella sua risoluzione

“Delectatio” Un fabliau dev’essere dedito all’intrattenimento (categoria d’ascendenza classica) in quanto appartiene alla sfera dell’ozio (otia) che ci distoglie dal quotidiano (negotia). È, pertanto, dedito al “piacere estetico”

“Veritas” Il senso (sensus) del racconto è nel racconto stesso. Esso è, pertanto, univoco: espresso e deducibile dal lettore. “Marginalità socio-culturale”   

Racconto = genere minore -> rivolto presso più al popolo Ha una tradizione manoscritta poco prestigiosa La sua esecuzione è affidata a semplici menestrelli o giullari NB: I critici del tempo volgevano la loro attenzione verso grandi generi, come il Romanzo

“Varietà”   

Genere frastagliato -> tendenze vengono applicate in modo vario Caratterizzato dalla sua adattabilità -> adatto a strutture diverse (NB: racconto medievale non è uniforme -> si identifica in sottogeneri) La varietà si realizza con la Novella

“Tipologie affini al racconto breve”   

Proverbio -> (letteratura gnomica) si tratta di una sorta di “condensazione del racconto” che punta al massimo compimento della “brevitas” Parabola -> non frequente nel Medioevo, durante il quale viene sostituita dall’ “exemplum”, tipico nell’ambiente religioso, poiché tramite le prediche i religiosi tentavano di esplicitare un insegnamento morale Fables o Isopets -> fiabe che hanno per protagonisti animali; si tratta di una vera e propria trasfigurazione animalesca di vizi e virtù umani in cui viene meno la “veritas”

“Narratio brevis sacra”

1. Legenda  Ambito etimologia/significato -> il termine“Legenda” deriva da “Legendus” che significa “ciò che dev’essere letto”, riferendosi ai testi sacri che i religiosi dovrebbero leggere e, in senso più ampio, a ciò che i credenti dovrebbero leggere per la santificazione



Ambito narrativo/letterario -> si passa dai racconti della Vita dei Santi, fino a giungere a racconti tradizionali d’argomento religioso-eroico, sorto come “trasfigurazione fantastica di fatti/personaggi reali”

Le Legendae Nove, a partire dal XII° secolo, si tramandano in maniera anonima, successivamente alcuni autori decidono di rendersi noti, quali per esempio Jacopo da Varazze con “Legenda Aurea”, dal particolar valore artistico. Le legendae vengono raccolte in “grandi raccoglitori” in quanto i Monasteri si servivano di tali scritti per “promuovere” il proprio Monastero, pertanto non si tratta unicamente di testi liturgici orali. NB: La legenda è una narrazione asciutta che non procura piacere artistico e/o estetico; essa non è altro che un “racconto agiografico”, il quale è caratterizzato da “sottogeneri” letterari: -

Passio del martire Vita dei Santi Miracula Traslatio -> Spagna e Francia caratterizzate dal sottogenere “Letteratura Mariana” (i miracoli della Vergine) Vita, Morte e Miracoli

“Exemplum”  

Inizialmente vengono contenuti in “racconti agiografici”, scritti sotto forma di “Facta” o “Dicta”, ossia azioni esemplari o sentenze che dettano un insegnamento Successivamente, divengono un sottogenere narrativo autonomo, come vere e proprie enciclopedie del vissuto/parlato, grazie all’operato di Jacopo di Vitry, il quale compose “Sermones vulgares”

NB: i predicatori essendo in contatto con il popolo sfruttano gli exemplum al fine di vivacizzare la “predica morale”, parliamo quindi di “Imitatio Christi”, attraverso cui l’imitazione dei Santi risulta immediata, tramite l’uso di sentenze. Ciò viene definito “Imitatio Santorum” Dal XV° secolo, gli exemplum “escono” dall’area religiosa e alla loro narrativa si accompagnerà l’esplicitazione della loro spiegazione (in passato affrontata dal predicatore), letta direttamente dal singolo (appartenente ad un pubblico colto). Vi sarà, perciò, maggiore cura estetica e si tratterà materia non solo di tipo cristiano, ma anche di carattere orientale (“Le mille e una notte”), che verrà riadattata al mondo cristiano. NB: Nasce la “Cornice” (che non viene quindi inventata da Boccaccio); si tratta di un “macroracconto” in cui si inseriscono gli altri racconti. Essa è intesa come collegamento delle varie storie in una portante. NB: Con l’Exemplum la narratio brevis sacra si orienta verso quella profana. I racconti orientali offrono nuova ninfa narrativa al filone occidentale -> es: “Dolophatos” tradotto in latino da Giovanni di Altaselva a partire da una versione araba di una leggenda medio-persiana : il Sindbad. 15-10-2016

“Narratio brevis profana”

1. 2. 3. 4.

Lais Novas Vidas Razos

1. “Lais” Dal punto di vista etimologico, probabilmente, il termine lais deriva dal celtico “laid” e dal germanico “leich” (canto,melodia)  Dal punto di vista del contenuto, il lais è un racconto cortese in versi di materia bretone, accompagnato da musica  Ambientazione = corte  Materia bretone = ciclo arturiano (di ascendenza celtica)  Tutti i lais ruotano intorno al “sentimento amoroso” che è il motore della vicenda  L’amore viene considerato fonte/vettore/fine dell’avventura cavalleresca  L’avventura è frutto di una commistione del mondo fantastico e di quello reale, ossia si vive al confine fra elementi realistici ed altri fantastici  È costituito da distici di octosyllabes a rima baciata (da 100 a 1000 versi, mentre il roman ne possiede 7mila)  Meno prestigioso del roman -> ma più elegante e raffinato del fabliau  Diffusione ristretta -> genere di “nicchia” (vi sono solo una quarantina di testimoni)  Esistenza brevissima (XII-XIII°) -> dovuta al fatto che mirava ad un “pubblico selezionato”, ossia poteva avere una valida esistenza solo nel momento in cui la sua materia avesse trovato la sua maggiore espressione, cioè durante il mondo cortese, dando voce proprio alla società cortese stessa che smetterà d’esistere dal XIII° secolo  “Lai d’Aristote” -> la vicenda narra che Alessandro Magno si era innamorato di una principessa indiana e il suo maestro Aristotele aveva tentato di farlo ragionare mostrandogli come le donne siano “malvagie” e sconsigliando tale unione; tuttavia, lo stesso Aristotele conoscerà la principessa e se ne innamorerà NB: questa vicenda (totalmente frutto dell’invenzione dell’anonimo autore) non è poi così nobile, quindi risulta essere più simile ad un fabliau che a un lais) 

“Lais: processo formativo”       

Il lais nasce incitato da un’avventura, ossia un evento straordinario vissuto da un personaggio d’eccezione Dal punto di vista etimologico, “ad venio” indica “le cose che devono accadere” Ma, dal punto di vista semantico, arriva ad identificare “ciò che è accaduto” Le chevalier è quindi actor e autor poiché racconta e vive l’avventura Quest’avventura si diffonde oralmente grazie ai giullari (composizioni musicali, narrative o combinate) Quando si letteralizza la narrazione orale le si conferisce un nuovo senso una veste artistica originale -> la scrittura sostituisce l’avventura Tale procedimento è stato realizzato da Marie de France

“Marie de France”

     





Autotrice e codificatrice della forma originaria del genere del lais Molti mettono in dubbio la sua reale esistenza Scomponendo il suo nome, infatti, è naturale che sorga qualche dubbio circa la sua identità Marie -> essenza femminile cristiana De France -> riferimento culturale La sua identità risulta misteriosa -> molti pensano non sia mai esistita, ma sia in realtà un uomo che scrivendo racconti carici di sentimentalismo, tipico femminile, preferisce l’utilizzo di uno pseudonimo per firmarli; altri credono sia esistita e sia stata relegata sul suolo inglese (perciò ha acquistato il toponimico “de France”), probabilmente è stata membro attivo della corte dei piantageneti o addirittura sorella illegittima di Enrico II L’ipotesi più probabile è quella di Carla Rossi, la quale ipotizza che Maria sia la sorella di Thomas Becket, cancelliere di Enrico II, che aveva ottenuto la carica di vescovo di Canterbury ed acquistato molto potere, pertanto era stato fatto giustiziare dal re Chiunque Maria sia è stata in grado di coniugare perfettamente l’aspetto sacro con quello profano

“Elementi caratteristici dei lais”



Argomento bretone - Avventure nei confini della Piccola-Grande Bretagna - Corte Arturiana = punto di riferimento - Gli eroi sono secondari (es: cavalieri minori) - Attenzione al piccolo -> lo porta ad essere un genere minore NB: l’avventura è sempre personale, riguarda solo l’eroe (≠Lancillotto -> sì libera Ginevra, ma libera anche tutta la Corte)

“L’amore: il tema fondamentale” 



L’amore è la forza propulsiva del racconto -> si mostrano varie sfaccettature dell’amore Viene proposto di più dal punto di vista femminile -> la dama è la protagonista di una ricerca esistenziale

“L’avventura”      

L’avventura intesa nei lais non è di carattere cosmico-universale ma limitata e personale Non tratta conflitti storici-morali ma piccoli contrasti intimi o psicologici Non è dettata dal destino ma dalla casualità Non è necessario “l’exploit guerresco”, ma solo chiare discussioni Non ci sono particolari ostacoli per l’eroe -> molte riflessioni Realtà & magia convivono

“Le tre direttrici principali” 1. Lais tradizionali (modello: Marie de France) 2. Lais realistici-borghesi (modello: Jean Renart)

3. Lais parodici-burleschi (influenzati dai fabliaux) 2. “Novas”  Plurale femminile dell’aggettivo “nou” che significa “nuovo” e, quindi, riguarda racconti di “fatti nuovi”  Sono narrazioni brevi di area occitanica con forte coinvolgimento  Si tratta di racconti il cui autore è testimone dei fatti stessi che racconta e perciò sono caratterizzati da veridicità 3. “Vidas”  Si tratta di un genere a cui appartengono biografie sintetiche-commentate di un trovatore  Tali biografie dovevano essere collocate nel Canzonerie del trovatore a cui appartenevano, prima dei componimenti lirici  Sono, pertanto, dei componimenti postumi  Esse si diffondono nelle Corti del Nord Italia poiché dopo la “crociata contro gli Albigesi” i trovatori emigrano in Spagna e Nord Italia e ciò determina la diffusione dei loro scritti 4. “Razos”  Glossa narrativa finalizzata a capire il senso dei singoli vers dei trovatori, l’occasione storica in cui compongono e la loro origine  Il termine “razos” deriva da “rationem”, ossia “argomento”, “materia”, “soggetto”  I Razos vengono sovente confusi con le Vidas -> tuttavia, non fanno riferimento a un componimento di un autore, bensì ad un episodio in particolare della sua vita  Si ha un passaggio dai “razos” a “narrativa autosufficiente” -> es: serie della vita di Huilhem -> che ispirerà la nona novella di Boccaccio (trama: donna tradisce il marito che se ne rende conto e durante una battuta di caccia uccide l’amante della donna, dopodiché cucina e serve il suo cuore alla moglie che, una volta scoperto ciò, decide di suicidarsi) 22-10-16

“La novella”

 La novella è il risultato ultimo della narrativa medievale, la quale porta a compimento e al perfezionamento le qualità distintive della novella stessa  Possiamo parlare di una sorta di “arte suprema del raccontare”  Gli esiti più completi sono: - Chaucer -> “Canterbury tales” - Boccaccio -> “Decameron”  Dal punto di vista formale, è importante sottolineare la scelta della prosa come “strumento espressivo tipico del testo narrativo”  Essa garantisce unità-continuità narrativa e rispetta causa-effetto degli episodi narrati

“Les fabliaux: etimo e significato” Il termine fabliau deriva dal latino :

FABULAM + ELLUS / ELLUM -

FÁBULAM -> la “u” è in posizione post-tonica per cui cade, così come la “m” (consonante debole) FABULAM>FABLE -> a>e ELLUS > ELS -> cadono la “l” e la “u” ELLUM > EL (NB: per il soggetto singolare si usa la “s” perché in latino era presente “nell’accusativo”, ma infine vince il “dativo” per cui si conserverà per il plurale) -> FABLE-EAUS (le due “e” si uniscono) FABLEAUS > FABLIAU -> e>i

NB: la parola “fabliau” non è tipicamente franciana, bensì risente dello sviluppo fonetico piccardo (e>i). L’origine del genere dei fabliaux si deve alla Piccardia; si tratta di una zona di grande fermento borghese e ne è una prova la variante “-iaus” che designa la parola stessa. “La definizione del fabliau” > cit. Bédier o Racconti o Narrazioni che muovo il riso o Racconti in versi -> Bédier sottolinea che si tratta di un esito artistico, cioè di una letteralizzazione di un racconto di cui si cura la forma; per questo con i fabliaux si compie un passo avanti rispetto ai contes o aventures, che sono materiali artisticamente non formulati “Il pubblico e la destinazione dei fabliaux”

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I principali destinatari dei fabliaux sono di classe media, poiché il genere stesso è espressione della borghesia Con i fabliaux, infatti, si esce dalla corte dentro la quale eravamo confinati con i Lais Tuttavia, non tutti i fabliaux sono di matrice borghese, molti hanno tematiche cortesi Forse, il fabliau nasce come genere di corte, che poi si sviluppa “per strada” Per molti studiosi essi sono espressione di una società in rapida crescita ed evoluzione -> Francia del XIII° è in fermento economico-culturale A differenza di altri generi, i fabliaux descrivono differenti classi sociali (troviamo dal re al contadino) Ma è la classe media ad essere rappresentata al meglio

“Qualità del riso” 

I fabliaux sfruttano la comicità sotto ogni punto di vista possibile : 1. Riso bonario -> ironia lieve/velata (si narra un episodio simpatico di cui è “vittima” il protagonista) 2. Riso tragico-amaro -> si può parlare di “parodia”, soprattutto per quanto concerne gli elementi cortesi (il modello da serio acquista un risvolto ridicolo-comico) 3. Riso volgare-tabernare -> ricorda atmosfera delle taverne; A volte il riso può essere provocato da un accumulo di termini legati ad organi genitali, attività sessuale ecc.. 4. Riso sadico -> condanna usi e costumi del tempo 5. Parliamo anche di “comicità circense” quando vi sono episodi di lotta o elevata fisicità NB: la commedia ha il compito di tenere uniti il “basso” e “l’alto”

“Il mondo alla rovescia”   

Michail Bachtin insiste sulla comicità medievale che sembrerebbe essere frutto di un “rovesciamento della realtà naturale” -> riporta al tema carnevalesco (es: servi diventano signori e l’ignorante è colto) Nel Medioevo il carnevale era un “momento serio” in cui si sospendevano le leggi vigenti della società e si aveva una sorta di rovesciamento dei valori tradizionali Tuttavia, si tratta di un’evasione fine a se stessa in quanto è una sospensione del tutto provvisoria

“Riflessioni teoriche complesse”  

I fabliaux sono testimoni di un genere ben caratterizzato, ossia quello della “narrativa breve” ma, in alcune loro manifestazioni, essi sembrano muoversi al confine con altri generi, come per esempio quello dei Lais Spesso gli studiosi tentarono di creare una sorta di “raccolta” di fabliaux, ma ciò risultò difficile per due ragioni: 1. Problema di denominazione -> spesso i fabliaux si pongono come “conte” o “dicte” 2. Problema di contenuto -> è difficile trovare sempre corrispondenza fra la definizione di fabliau e un fabliau in particolare, anche perché gli studiosi adottano canoni differenti per classificarli

NB: I fabliaux vivono sull’articolazione interna, ossia sulla capacità di dare voce a più dimensioni della società; ciò risulta essere il loro elemento unificante di maggior rilievo Ciò fa sì che il pubblico stesso venga coinvolto in quanto destinatario dei testi, proprio perché l’intera società viene “dipinta” ed è proprio la classe media a rivestire un ruolo di particolare rilievo. LA VEDOVA CONSOLATA “Breve introduzione e antecedente classico” La vedova consolata, configurandosi come fabliau, “gioca” sul tema dell’amore e dell’adulterio, trattato in una chiave “più lieve”, in quanto il tradimento avviene post-mortem. La protagonista è in contrasto fra un dolore assoluto e un irrefrenabile impulso sessuale. L’antecedente classico della Vedova consolata è la novella de “la vedova d’Efeso” di Fedro. Si narra di una donna che, sepolt...


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