Fedro PDF

Title Fedro
Author Mariana Camposeo
Course letteratura italiana liceo delle scienze umane
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Riassunto vita e opere di Fedro...


Description

Fedro Fedro è il principale rappresentante latino di un genere minore,la favola, che egli introdusse per primo nella letteratura romana.! Fedro nasce a Macedonia, venne a Roma da bambino come schiavo, è liberto di Augusto (libertus Augusti). Molto probabilmente, come molti liberti di madrelingua greca, grazie alla sua cultura si dedicò all’insegnamento e si può supporre che la sua produzione poetica sia nata dall’esercizio della professione infatti, le favole erano comunemente usate come libri di testo nelle scuole per l’apprendimento della lingua latina in quanto brevi e semplici nello stile. Fedro sperava con i suoi componimenti di raggiungere la fama, ma così non fu infatti venne anche perseguitato da Seiano, ministro di Tiberio, che urtato dal carattere satirico di alcuni componimenti lo fece processare e condannare. di Fedro ci sono pervenuti cinque libri di favole inversi per un totale di un centinaio di componimenti.! Il modello a cui Fedro s’ispira è Esopo, uno scrittore greco che gli antichi considerarono l’iniziatore della favola letteraria: egli per primo avrebbe raccolto il materiale favolistico greco dando forma letteraria ad una materia che viveva soprattutto a livello popolare, rimanendo affidata alla tradizione orale. La favola divenne così un vero e proprio genere, costituito da brevi racconti di fantasia, dotati di un significato pedagogico e morale: essi proponevano modelli di comportamenti positivi o negativi, esprimevano una visione della vita ispirata a una saggezza tipicamente popolare, con spunti di critica sociale e di protesta degli umili e dei deboli contro i potenti e prepotenti. I protagonisti della favola esopica sono molto spesso animali parlanti, simboli di atteggiamenti umani; ma la tradizione esopica comprendeva anche una serie di storielle con aneddoti e battute relativi allo stesso Esopo (l’umile schiavo molto più intelligente e saggio del suo padrone). Esopo scrive in prosa. Per quanto riguarda la stesura di favole in poesia Fedro s’ispira agli autori Romani Ennio, Lucilio e Orazio che avevano inserito il genere delle favole nelle loro raccolte di satire.! Lo scopo dichiarato nel prologo del I libro è duplice: il poeta intende divertire ma anche monēre (ammonire, consigliare). Questo duplice intento viene riproposto anche nel prologo del II libro: in esso Fedro ribadisce la sua stima verso Esopo, e chiede al lettore che gli sia concesso di inserire qualcosa di suo oltre a ciò che trova nel modello per garantire la varietas, in cambio di benevolenza egli assicura che continuerà ad attenersi al criterio della brevitas. La varietas e la brevitas risultano infatti i capisaldi della poetica fedriana. La varietà s’muove dall’intento di superare gli schemi ripetitivi è un po’ angusti della favola animalesca, e si manifesta chiaramente nel passaggio dal primo libro, dominato dai animali parlanti, ai successivi, in cui compaiono spesso altri personaggi come divinità dell’Olimpo, personaggi mitologici, aneddoti su Esopo e Socrate; e troviamo inoltre alcune storielle e raccontini non fantastici ma realistici. Dunque la varietas è il criterio a cui Fedro si appella per rinnovare in parte il genere tradizionale attuando

l’aemulatio del modello. L’emulazione non si esercita però soltanto nell’ampliamento dei contenuti, ma anche nel campo delle scelte stilistiche; Fedro infatti, pur adottando uno stile semplice, non rinuncia alla cura e all’elaborazione stilistica e si attiene al criterio della brevitas. Quest’ultima si manifesta specialmente nei dialoghi, essenziali e pregnanti, scritti in un linguaggio colloquiale che assume movenze realistiche; ma si può riconoscere pienamente anche nell’uso dei proverbi.! In quanto il genere favolistico è di derivazione popolare la visione della vita coincide con il punto di vista degli umili, dei poveri, degli esclusi dal potere. Fedro consapevole della carica di protesta sociale insita nel genere favolistico nel prologo del III libro egli precisa di non aver mai avuto l’intenzione di attaccare personalmente qualcuno, ma semplicemente di “mostrare la vita i comportamenti degli uomini“: infatti nelle favole conservate non troviamo mai un atteggiamento satirico (aspro, aggressivo e pungente); ma l’intento moralistico e pedagogico sembra rivolto genericamente contro i difetti e gli errori umani.! Caratteristica della favola è la presenza della “morale”. La morale che si ricava dal complesso delle favole è piuttosto amara e pessimistica, ma anche rassegnata, basata sulla constatazione che la legge del più forte domina sovrana nel mondo. Si tratta di una morale statica e rinunciatoria, che deplora il male ma lo ritiene inevitabile e non s’illude di potervi porre rimedio. Il povero e il debole, se vogliono sopravvivere, evitando guai peggiori, devono saper stare al loro posto, accettando le regole del gioco e cercando nella prudenza e nell’astuzia i mezzi per difendersi dall’ingiustizia e dalla prepotenza. All’interno di questa visione del mondo, che egli eredita dalla tradizione esopica e a cui aderisce pienamente, inserisce talora spunti di derivazione diatribica: tra di essi spicca l’affermazione del valore incalcolabile della libertà, che è presentata come il bene più prezioso, da anteporre ogni vantaggio materiale.!

Il lupo e l’agnello

Un lupo e un agnello erano giunti allo stesso ruscello, spinti dalla sete. Più in alto stava il lupo, molto più in basso l'agnello. Allora, spinto da una fame ingorda, quel brigante cominciò la rissa; "Perché -disse-mi hai intorbidito l'acqua mentre bevevo?" Ma l'agnello tremante:"Come posso, di! grazia, oh lupo, fare ciò di cui ti lamenti?" Dai tuoi sorsi ai miei scorre l'acqua". Quello, messo alle corde dalla forza della verità,"Sei mesi fa -dicehai parlato male di me". Risponde l'agnello: "Veramente non ero ancora nato" "Allora tuo padre, per Ercole, ha parlato male di me".! E cosi afferratolo lo sbranò con un'ingiusta morte. Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.! Analisi: È una tipica favola animalesca a due personaggi, narrata con efficace brevitas ; il dialogo è vivo e naturale; la morale è proposta negli ultimi due versi. Il lupo è un predatore e l'agnello una preda, avrebbe potuto

mangiarsi il tenero animale senza nemmeno rivolgergli la parola ed invece ha cercato un pretesto, credendo di avere la meglio anche verbalmente oltre che sul piano fisico. In realtà l'agnello si è saputo difendere bene, anche perché non poteva essere accusato di nulla, ma questo non gli è mica servito a salvarsi la pelle. La favola dimostra che contro chi ha deciso di fare un torto non c'è giusta difesa che valga. la favola di massa esemplarmente la dura e spietata legge del più forte che domina nei rapporti umani.! Morale:! I prepotenti calpestano i deboli con falsi pretesti. Chi è dalla parte del giusto talvolta non può nulla contro chi è più forte.!

La parte del leone

non si può stringere alleanza con il più potente questo è dimostrato nella favola che segue: la mucca, la capretta e la pecora rassegnata al male si alleano con il leone. tutti collaborano alla cattura di un cervo, il leone fece le parti dicendo: “la prima è mia perché mi chiamo leone, la seconda è mia perché sono il più forte, la terza è mia perché sono il più potente e la quarta guai a chi la tocca”. Così quel furfante del leone si portò a casa l’intera preda. ! Analisi: Fedro denuncia la società del tempo che si basa sulla legge del più forte. Infatti nonostante tutti e quattro gli animali abbiano collaborato per catturare il cervo l’unico che ha mangiato la preda è il leone perché più forte.! La morale – La favola vuole dimostrare che l’alleanza con i potenti non è mai conveniente, visto che si è immancabilmente sopraffatti da loro.!

La volpe e la cicogna

non fare del male; ma se uno ti offende, ripagano della stessa moneta: è la morale della favola.! Una volpe e una cicogna – si racconta – si invitarono a cena vicendevolmente. La volpe, prima a invitare, preparò in un vassoio una brodaglia dal profumo molto appetitoso. La cicogna, pur essendo affamata, in nessun modo riuscì a mangiare, a causa del suo lungo becco, e si mangiò tutto la volpe. Questa, avendo ricambiato l’invito, mise davanti alla volpe una bottiglia piena di cibo sminuzzato, di cui si saziò dopo avervi ficcato il becco facendo soffrire la fame all’invitata. E mentre questa cercava invano di infilare la sua bocca nel lungo collo della bottiglia, sappiamo che l’uccello migratore le abbia detto: « Deve ognuno subire di buon grado quello di cui egli stesso ha dato esempio >! Analisi: La volpe vorrebbe far prevalere la sua astuzia sulla cicogna prendendosi gioco di lei: la invita a pranzo ma poi le serve il cibo in un recipiente non adatto a un animale con le sue caratteristiche fisiche. La cicogna che non è riuscita a toccare cibo, anziché abbattersi o arrabbiarsi, se ne va senza mostrarsi sconfitta, ma non prima di aver invitato a sua volta la volpe a pranzo. Questa volta sarà lei ad usare la stessa tattica della volpe,

lasciandola con lo stomaco vuoto... ma quello della cicogna è più di una banale vendetta, è un insegnamento di vita: non bisogna mai fare dei torti agli altri se non vogliamo che gli stessi torti vengano fatti anche a noi.! Morale:!Non far del male, ma punisci chi ne fa a te con la stessa sua legge.!

La volpe e l’uva

Spinta dalla fame una volpe tenta di raggiungere un grappolo d'uva posto sin alto sulla vite, saltando con tutte le sue forze. Non potendo raggiungerla, esclama: "Non è ancora matura; non voglio coglierla acerba!". Coloro che sminuiscono a parole ciò che non riescono a fare, devono applicare a se stessi questo esempio.! Analisi: Al contrario di altre favole o racconti, la volpe non è astuta, bensì incapace di raggiungere un obiettivo che si era prefissata: arrivare all'uva con un salto per sfamarsi. Ancora affamata e frustrata per non essere riuscita ad arrivare all'uva, si allontana dicendo che "non è ancora matura". Con tale espressione,% la volpe vuol far credere che è inutile fare tanti sforzi per un grappolo d’uva acerba; l'unica che probabilmente è riuscita a ingannare è solo se stessa.! Morale:!La morale del racconto è che non bisogna disprezzare ciò che non si può ottenere.% Questo comportamento della volpe è una tipica abitudine di quelle persone che non riescono ad ammettere di non essere portati per fare un determinato lavoro e, per nascondere le proprie lacune, mentono sapendo di mentire: cambiando discorso, dando la colpa ad altro, spregiandolo. possono sopravvivere solo con astuzia e prudenza, in questa favola Fedro denuncia l’uso sbagliato dell’astuzia. infatti, la volpe che nella tipologia convenzionale è simbolo di astuzia, qui applica il suo ingegno per ingannare se stessa.!

I difetti degli uomini

Giove ci mise addosso due bisacce: una piena dei nostri difetti e ce la mise sulle spalle, l’altra pesante dei difetti degli altri sospesa fissò davanti al nostro petto. Per queste ragioni non possiamo vedere i nostri difetti; non appena gli altri commettono uno sbaglio siamo giudici inflessibili.! Analisi e Morale: in pochi versi Fedro descrive una modalità di comportamento frequente tra gli uomini: severità nel giudicare difetti degli altri e incapacità di vedere i propri.!

La novella della vedova e del soldato (Fedro)(Appendix Perottina)

una donna dopo aver perso l’amato marito non faceva altro che passare le giornate piangendo nel sepolcro di quest’ultimo. Nel frattempo dei ladri avevano spogliato il tempio di Giove e vennero crocifissi, perché nessuno potesse portar via le loro spoglie venne posto sul luogo un soldato, proprio accanto al sepolcro in cui la donna era chiusa. Il soldato rimase affascinato

dalla bellezza della donna e questa conquistata dalle attenzioni dell’uomo cedette alla tentazione e si abbandonò alla passione. una notte quando i due erano insieme uno dei cadaveri dei ladri venne rubato, il soldato preoccupato per il suo lavoro raccontò tutto alla donna che mossa dal sentimento che provava per lui decise di cedergli il corpo del marito per camuffare il misfatto. ! Morale: la novella è preceduta dal sottotitolo “la grande volubilità e sensualità femminile“ in cui è condensata la morale. Fedro denuncia l’incoerenza e la volubilità della donna e denota che anche le persone più virtuose e nobili cedono di fronte alla sessualità, tanto da annullare persino onore e fedeltà.! La stessa storia, narrata più distesamente e arricchita di particolari, troverà spazio nel Satyricon di Petronio, nella novella della matrona di Efeso....


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